MANIFESTO Incontro a Roma |
Chi e perché Noi sottoscritti, che viviamo da lungo tempo le problematiche dellambiente siamo profondamente convinti del loro interesse vitale, imprescindibile, per il nostro presente e il nostro futuro. Il mondo in cui viviamo è sempre più segnato dal degrado ambientale: sulle dimensioni globali come su quelle locali. E ciò si accompagna a crescenti sofferenze umane e sociali di cui sono segnali la fame nel mondo, il divario sempre più marcato fra ricchi e poveri, il peggioramento delle condizioni per il lavoro. Laccelerazione di questi fenomeni nel nostro tempo è leffetto di un processo neoliberista di globalizzazione delleconomia che ha sconvolto i modi di produzione, gli assetti sociali e i nostri stessi modi di vivere, segnando una nuova fase di dominio del capitale. Siamo convinti che un orientamento culturale, mentale e politico allaltezza dei problemi, cui lumanità si trova di fronte nel nostro tempo, e le azioni da portare avanti di conseguenza, si legano strettamente alle scelte di cui saremo capaci in fatto di politiche ambientali, e che proprio da queste ci possano venire nuovi motivi validi, e una volontà rinnovata per fuoriuscire dal modello capitalista. Perciò avvertiamo lesigenza del presente invito alla discussione. E proponiamo una possibile agenda di temi. La Economia Globale Lestensione al mondo intero, dopo la caduta del Muro, di un Sistema Economico Globale fondato sulla totale libertà di movimenti e comportamenti di capitali e di imprese ha impresso al degrado unaccelerazione ulteriore: col moltiplicarsi dei consumi di risorse, dei guasti e degli inquinamenti sotto i colpi di una corsa sfrenata al profitto ad opera di soggetti deresponsabilizzati - nei confronti dei governi e dei popoli, sempre più insensibili ai valori civili ovvero ai diritti umani e alle istanze sociali. Soggetti che dispongono perdipiù di sempre nuove tecnologie portatrici di alterazioni ambientali, sanitarie e sociali sempre meno controllabili. Al punto che contrariamente alle speranze di ieri gran parte dellumanità non si aspetta più miglioramenti per la propria esistenza. La
situazione Appare sempre più manifesta, dietro i processi delleconomia globale, la presenza egemonica USA a tutto campo: dai protezionisti vecchio-stile (la "guerra delle banane") allimposizione al mondo dei brevetti transgenici, alluso ormai sistematico degli strumenti di guerra a sostegno della supremazia economica. La guerra è divenuta strumento ordinario di gestione della potenza imperiale USA sugli scacchieri mondiali e delle sue contraddizioni, senza riguarda per gli effetti umanamente e ambientalmente tragici e inaccettabili. Non cè nessun sollievo per le "aree povere", i cui abitanti vedono addirittura tornare ad abbreviarsi le speranze di vita, mentre la pressione demografica e la povertà spingono allemigrazione verso le "aree forti" del mondo. Dove più che accoglienza li aspettano, come sappiamo, lo sfruttamento o lespulsione. Così linsicurezza sta diventando, per parti sempre maggiori degli uomini e delle donne del nostro tempo, la normale condizione di vita. Le istituzioni della democrazia contano sempre meno. Lamericanizzazione imposta porta a sostituirne i loro poteri con quelli di strutture tecnocratiche (FMI, WTO, Banca Mondiale) espressione diretta dei potentati economici. Anche le esperienze di governo delle sinistre moderate e verdi in Europa subiscono la "curvatura liberista": anzi la assumono come connotato di modernità, rinunciando perciò a perseguire le priorità sociali e ambientali. Cade così anche la speranza di far prevalere in qualche misura le esigenze dellambiente sulle logiche di mercato. Anzi accade il contrario. È il mercato che ingloba lambiente: dalla "brevettabilità genetica" alla compravendita delle quote di inquinamento, alla mercificazione delle risorse naturali primarie (acqua, energia, suolo). Le privatizzazioni sono uno degli strumenti di questo processo mercificatore. Ma laspetto forse più inquietante sta nella passività coatta a cui sono condannate le grandi moltitudini umane per la cappa di piombo imposta dal "pensiero unico" alle capacità di reazione e alle volontà di riscatto. La necessità di reagire È necessario rimettere in campo un fronte di alternativa, che contesti apertamente economia globale e neoliberismo, si schieri a favore di un modello diverso di società, si alimenti delle aspirazioni a una nuova prospettiva di liberazione: a un nuovo modo di essere di sinistra, di perseguire insieme libertà ed eguaglianza. A un ambientalismo che rifiuti la subalternità al sistema capitalistico. Un fronte che si ispiri alle tante esperienze di lotta che mettono insieme ambiente e equità sociale: dal Chiapas ai Sem-terra ai Paysans francesi di José Bové ai comitati nostrani contro i rifiuti e per la lotta allelettrosmog. Un fronte simile vedrà necessariamente ancora nel mondo del lavoro una sua parte integrante. Tanto più oggi, quando il "compromesso sviluppista" messo in crisi da una "crescita senza sviluppo" né maggiore occupazione né redistribuzione del reddito ed anzi il neoliberismo mira a vanificare le stesse conquiste dei lavoratori. Un fronte che rifiuti le lusinghe mistificanti della Terza Via ("lamore per il rischio"), il lavoratore "imprenditore di se stesso", i fondi-pensione sul mercato dei capitali) e si dia invece come finalità le "garanzie come diritto". Garanzie di lavoro con laffermazione dei diritti umani e fra essi le libertà e i diritti sindacali e fondamentali della persona e per condizioni di lavoro sicure, non inquinanti nonché per condizioni decorose di vita. Un fronte, infine, capace di ri-creare le condizioni favorevoli a un movimento autenticamente rosso-verde. "Ecosocialista". Che possa aiutare donne e uomini a ricostruire e a superare positivamente le cause e i nessi del loro disagio sociale e ambientale. E a muoversi per venirne fuori. Da questo punto di vista ciò che è accaduto a Seattle è di grandissima importanza e mostra la praticabilità. Queste, grosso modo, le opzioni che un fronte alternativo simile dovrebbe impegnarsi a portare avanti:
Il
caso ITALIA Ambiente e qualità sociale non sono iscritti in realtà nella pratica di questo governo. La possibilità di creare "nessi virtuosi" lavoro-ambiente-patrimonio artistico-culturale (nonostante le proposte avanzate da anni dagli ambientalisti) non sono prese in considerazione. Si seguitano a privatizzare risorse fondamentali. Anzi sulla privatizzazione delle risorse, acqua, energia, suolo, si pensa di costruire occasioni di accumulazione. Analogamente le infrastrutture (dallAlta Velocità in poi) tendono a divenire luogo di profitto e di controllo sugli assetti territoriali e sulla circolazione di merci appaltato a poteri forti. Così come permane la logica delle grandi opere sbagliate e a grave impatto ambientale (dal Ponte sullo Stretto al Mose di Venezia). Si liberalizzano le tecnologie produttive di elettrosmog senza neanche averle prima disciplinate con leggi. Addirittura si svendono i beni culturali e gli usi civici di proprietà pubblica. Il territorio è sempre più compromesso, aria acqua e terre sempre più contaminate, le città in preda alla congestione, ai gas venefici e agli inquinamenti acustici da mezzi motorizzati. Le scelte per il "che
fare" Guerra e ambiente Dobbiamo aprire una battaglia politica contro la logica complessiva della distruzione e diffondere la coscienza che oggi la Nato e il suo militarismo, braccio armato del nuovo governo mondiale e delle sue istituzioni economiche, sono la più grossa minaccia per la vita sul pianeta e tutti i suoi equilibri naturali. Ambiente e pace sono temi inscindibili, non per motivi ideologici, ma per le condizioni concrete della nostra vita oggi, in epoca di restaurazione e neo-militarismo. Non possiamo veramente ricominciare a costruire se non smettiamo di distruggere, o almeno se non facciamo prendere coscienza allopinione pubblica che i responsabili della guerra hanno commesso un atto tragicamente colpevole con la guerra alla Serbia e bisogna ripararlo, invece di perseverare diabolicamente nella logica della morte e della distruzione con le nuove decisioni in campo militare. La presenza della guerra accanto a noi, come figura mentale oltreché catena infinita di violenze fisiche e materiali non può essere rimossa, deve essere sempre presente nelle nostre analisi e proposte. Per questo pensiamo che gli ecopacifisti debbano impegnarsi anche in una battaglia culturale, difendendo un altro modo di ragionare e contestando la logica della distruzione fondata sulla categoria del nemico, per cominciare a disarticolare sistematicamente il militarismo delle coscienze. Per ricostruire sulle macerie dellambientalismo istituzionalistico e dello umanitarismo bellico della sinistra liberista e della Federazione del sole che ride, partecipi di un governo che ha fatto la guerra, noi ambientalisti critici, rosso-verdi, ci impegniamo a sviluppare un pensiero alternativo e una pratica politica attorno al rinnovato ripudio della guerra ed alle iniziative a favore della cooperazione dal basso e del governo non armato dei conflitti. Leconomia locale,
autocentrata
Di un processo simile faranno parte le attività agricole-zootecniche ecologicamente compatibili (dagli orti sotto-casa agli allevamenti sul campo); quelle di recupero e riclico dei residuati e rifiuti; quelle di restauro-risanamento-manutenzione per ledilizia e larredo urbano, verde incluso; quelli di aggiustatori, artigiani, operatori culturali, ecc., attività tutte che andranno sostenute con agevolazioni pubbliche. Lavoro - Ambiente I piani di bacino Le conversioni ecologiche Ciò di cui cè bisogno è una conversione complessiva "in chiave ecologica" delle diverse attività: produzioni, infrastrutture, energia, trasporti Il
rischio zero Questo deve valere per tutti i componenti dei cicli e dei processi produttivi oltreché per i prodotti finali. Il risanamento dei siti industriali e la loro messa in sicurezza nonché la riconversione degli impianti inquinanti devono essere progettati e promossi con rigorosi interventi guidati dal pubblico. E che ci deve essere un adeguato controllo pubblico sui rischi delle produzioni, che sia a disposizione dei delegati alla sicurezza e fornisca strumenti utili alla contrattazione. Le
città La riconquista di una vita cittadina, della qualità dellabitare e di un "effetto-città" in armonia con la natura è un grande obiettivo. Richiede la riqualificazione di tutti i cicli e di tutte le funzioni urbane. Emblematico è il "diritto alla mobilità", che richiede scelte concrete (trasporto pubblico, blocco delle ulteriori espansioni, razionalizzazioni di funzioni e di orari) per avvicinarci al massimo allobiettivo della città senzauto. Ma altrettanta importanza va data per lo stesso fine al "diritto alla non-mobilità": allassicurare ai cittadini le cose più necessarie allesistenza quotidiana entro distanze quanto più possibile pedonali. Il ciclo delle merci Un circuito virtuoso, cioè, in cui le merci incorporino valenze sociali e ambientali, siano pensate per lutilità ed il benessere di tutti, possano essere aggiustate per parti e non sostituite necessariamente per intero, siano adatte ad essere reinserite dopo luso nel ciclo produttivo (intere o per parti) non trasformandosi in rifiuti evitando dunque le discariche e gli inceneritori che non vogliamo. Alla qualità delle merci, delle produzioni e delle attività economiche va finalizzato il sistema di incentivi nazionali e europei. La sanità dellambiente E dunque la bonifica delle aree industriali è una necessità. Ed è anche una straordinaria occasione per ripulire i territori ricostruendo "nel profondo" la loro storia produttiva. Conoscere è indispensabile sia per prevenire i rischi e le nocività che per bonificare e per monitorare e tutelare la salute delle lavoratrici e dei lavoratori nonché quella degli abitanti. La bonifica va considerata come un terreno fruttuoso per sviluppare ricerche a ciò finalizzate ovvero in grado di dar vita a una vera e propria attività industriale nuova: propedeutica e complementare rispetto a diversi aspetti delle funzioni e degli insediamenti industriali. Democrazia senza segreti e
diritto alla sicurezza Il che significa necessariamente una gamma molto ampia di provvedimenti di prevenzione dei rischi e delle nocività, di tutela dellintegrità psico-fisica della persona, dellambiente e dellinformazione. Non si può seguitare ad esser ridotti al ruolo di cavie del profitto. Perciò occorre regolamentare, risanare (e quando necessario vietare) le diverse fonti di rischio possibili, dallelettrosmog agli agenti cancerogeni, mutageni e teratogeni, ai prodotti transgenetici. La società alla quale aspiriamo e per la quale operiamo non ammette segreti sui dati che riguardano la vita delle lavoratrici e dei lavoratori e dei cittadini. Richiede quindi non solo laccessibilità ma la socializzazione di tutte le informazioni. Biotecnologie La manipolazione biogenetica è lopzione messa in campo dalle Multinazionali per assumere il controllo e la proprietà della alimentazione. In realtà per appropriarsi del controllo sulla riproduzione della vita e giungere così al controllo totale. Intenti e rischi inaccettabili. Perciò vanno rifiutate le sperimentazioni "sul campo", le commercializzazioni, le brevettazioni e va mantenuta in mani pubbliche la ricerca, i cui temi vanno però preventivamente dibattuti pubblicamente per definire gli scopi, le finalità e le priorità, vietando tassativamente le ricerche di carattere militare. Alimentazione
Per una critica ecologista
delleconomia e della politica Fabrizio Giovenale, Roberto Musacchio, Giorgio Nebbia, Franco Russo, Andrea Agostini, Vincenzo Aita, Gianni Alasia, Fabio Amato, Ivano Bechini, Corrado Bendinelli, Marco Bersani, Antonio Bruno, Boscarol, Carlo Borriello, Virginio Bettini, Fabio Baglioni, Santino Bonfiglio, Marco Caldiroli, Maurizio Catroppa, Franco Coppola, Francesco Cirillo, Marinella Correggia, Francesca Cau, Walter De Cesaris, Simona Colzani, Vezio De Lucia, Rossano Ercolini, Enrico Falqui, Enrico Fedreghini, Francesco Francisci, Giancarlo Furlan, Nella Ginatempo, Fulvio Grimaldi, Aldo Iacomelli, Angelo Imbriani, Gianfranco Laccone, Marcello Limoli, Ezio Locatelli, Severo Lutrario, Isidoro Malandra, Luigi Mara, Laura Marchetti, Sandro Medici, Andrea Mengozzi, Paolo Menichetti, Emilio Molinari, Andrea Morniroli, Gianni Naggi, Luigi Nieri, Ciro Pesacane, Onofrio Petillo, Dante Pomponi, Giuseppe Prestipino, Carla Ravaioli, Mauro Riccardi, Giovanna Ricoveri, Giorgio Riolo, Carlo Ripa di Meana, Annamaria Rivera, Elio Romano, Lello Russo, Antonello Sotgia, Antonio Thiery, Lucio Triolo, Anna Maria Valentino, Stefano Zuppello. |
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