Che cos'è l'uranio impoverito
di Carlo Gubitosa



SCHEDA INFORMATIVA

L'Uranio naturale e' composto da tre tipi di Uranio (isotopi): l'Uranio 234, Uranio 235 e 238. Tutti hanno 92 protoni ma un numero differente di neutroni, rispettivamente 142, 143 e 146. Per essere utilizzato nei reattori nucleari l'Uranio naturale deve essere "arricchito" e trasformato in Uranio 235.

Questo processo di arricchimento ha come conseguenza la produzione di una notevole quantita' di Uranio 238. Una volta esaurito l'utilizzo dell'Uranio per la produzione di energia, le scorie di materiale radioattivo devono essere stoccate e smaltite. Da qui il nome di "Uranio impoverito" o "Uranio esaurito", un nome che puo' trarre in inganno in quanto ad essere esaurita non e' la radioattivita' del materiale, ma la sua capacita' di essere utilizzato per produrre energia in una centrale nucleare.

Nel mondo esistono attualmente quasi 6 milioni di tonnellate di scorie di Uranio, pari ad un chilo per ogni abitante della terra. Alcune aziende, tra cui spicca la statunitense STARMET, riciclano queste scorie gia' da diversi anni, rivendendole e disperdendole sul pianeta.

Moltissimi aerei civili utilizzano gia' da diversi anni l'Uranio 238 come zavorra e contrappeso nella parte delle ali e della coda, sfruttando la grande pesantezza e resistenza di questo materiale, utilizzato anche per fabbricare proiettili anticarro con un altissimo potere di penetrazione. Il Boeing 747, ad esempio, contiene 1500 chili di Uranio impoverito all'interno della sua struttura, e non e' il solo ad utilizzare questo materiale, impiegato anche sui DC 10 della MacDonnell-Douglas e su vari modelli di aerei Lockheed.

L'Uranio 238 ha la caratteristica di essere un materiale in grado di bruciare con grande facilita'. In caso di disastro aereo, quando il velivolo prende fuoco, l'Uranio si trasforma in ossidi e diossidi di Uranio che, nebulizzati nell'aria, possono essere respirati anche a varie decine di chilometri dal luogo di emissione, a seconda delle condizioni atmosferiche.

e-mail del 13 luglio 2000 
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