Carbone? No, grazie

di Luciani Manlio e
Maurizio Puppi
(8 novembre 2000)



Quando abbiamo appreso la notizia, non volevamo crederci. Non possiamo pensare che in una città martoriata da decenni di servitù energetica ,che ha prodotto pesanti ricadute sulla salute dei cittadini (basti pensare che all’alto indice di malattie respiratorie attestato da ripetute indagini dell’O.E.R. Lazio) e sul territorio, ci sia qualcuno così incosciente da prospettare la riconversione a carbone della più grande centrale presente, Torre Valdaliga Nord dalla potenza di 2.640 Mw.

Ovviamente, per far digerire quest’ennesimo insulto, costoro si sono subito preoccupati di tranquillizzare l’opinione pubblica parlando di "…avanzatissime tecnologie americane…" che darebbero ampie garanzie ambientali. In cosa esse consistano non è stato detto e, probabilmente, è ben difficile che possano rendere la combustione del carbone più accettabile dell’uso del metano. Nessuno, infatti, può negare che si creerebbero, visti i milioni di tonnellate impiegate, enormi problemi in ordine al: transito e stoccaggio, emissioni di zolfo, carbonio, polveri, smaltimento dei residui, eccetera.

Rammentiamo agli smemorati che il 18 giugno 1989 le popolazioni di ben sette Comuni del comprensorio, stanche si subire "polveri nere" e "piogge acide", votarono a grandissima maggioranza a favore di un Referendum (fino ad oggi l’unico che il "popolo inquinato" sia riuscito a far celebrare!) che chiedeva, tra l’altro, l’utilizzo del metano nelle centrali del polo energetico Civitavecchia - Montalto di Castro. Purtroppo l’insipienza di una classe politica succube dei poteri forti ha impedito di tradurre in realtà quella volontà. Oggi, addirittura, la si vorrebbe stravolgere. Sarebbe il colmo!

Aggiungiamo che il nostro Paese è firmatario degli impegni di Kyoto sulla riduzione dei gas di serra imputati di produrre quei cambiamenti climatici di cui oggi tanto si parla, pertanto l’impiego massiccio del carbone nelle centrali determinerebbe una plateale violazione del suddetto accordo con inevitabili ripercussioni di portata mondiale.

Ci sembra poi di ravvisare delle plateali contraddizioni riguardo alle ricette sullo sviluppo del territorio di Civitavecchia quando, da un lato, si favoleggia di turismo, terziario avanzato, termalismo, poli universitari, portualità e dall’altro si assecondano enormi traffici petroliferi, termovalorizzatori e C.D.R., carbone.

Infine non possiamo non cogliere l’inaccettabilità di una logica delle "privatizzazioni" che sembra risolversi nella solita ricetta: massimi profitti a danno di occupazione ed ambiente.

e-mail:
Da: Luciani Manlio <luciani.manlio@tiscalinet.it>
Data: mercoledì 29 novembre 2000 10.18
Oggetto: Carbone
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