Sulla sperimentazione di OGM
di Ivan Verga, Vicepresidente V.A.S. (Verdi Ambiente Società)



280 sono i campi sperimentali di colture OGM in Italia: le autorizzazioni sono state concesse dal Comitato Interministeriale Biotecnologie senza alcuna seria verifica dei dossier delle aziende proponenti e senza che l'impatto ambientale dei campi venisse in seguito verificato. In pratica le autorizzazioni sono concesse su "autocertificazione aziendale" e le sperimentazioni sono monitorate solo per verificare gli aspetti agronomici del prodotto.

7 dei 9 alimenti OGM autorizzati alla vendita in Europa sono illecitamente commercializzati attraverso la violazione del Regolamento UE 258/97. La denuncia dell'associazione Verdi Ambiente e Società è stata confermata con Deliberazione del Consiglio Superiore di Sanità, ma a tutt'oggi il Ministro della Sanità non ha ancora firmato l'Ordinanza di sospensione dal commercio dei sette OGM che si calcola stiano inquinando geneticamente il 60% dei prodotti alimentari confezionati.

In Italia (come nel resto d'Europa) non è concessa l'autorizzazione alla coltivazione di OGM. Tuttavia, da almeno due anni, gli OGM sono illegalmente coltivati nel nostro Paese: già nel luglio 1999 Verdi Ambiente e Società denunciò alla Magistratura i regali di sementi di mais OGM effettuati dalle imprese biotech ad alcune aziende agricole nel bergamasco e nel ravennate. In seguito alla denuncia la Magistratura di Roma ha aperto una inchiesta che ha già accertato contaminazioni da OGM nelle farine per polenta prodotte con mais nazionale oltreché, in Veneto, nei magazzini di stoccaggio del mais.

Neppure una lira è destinata dalla ricerca pubblica italiana per indagare sui fattori di rischio (ambientale e sanitario) indotti dalle agrobiotecnologie. CNR ed ENEA impiegano la totalità dei pochi fondi disponibili per la ricerca applicata sui prodotti biotech: ricerche in gran parte inutili come il tartufo transgenico creato nei
laboratori del CNR.

L'etichettatura obbligatoria per gli alimenti contenenti OGM é derisa dalle tecniche di importazione della materia prima (soia e mais), che nei porti di Ravenna, Ancona e Siracusa giunge miscelata senza alcun obbligo di segregazione fra prodotto OGM e prodotto naturale. Di fronte alla tecnica di contaminazione intenzionale della materia prima l'industria dell'agroalimentare italiano, schierata sulla linea dell'OGM-FREE, è pressoché disarmata e rischia un incalcolabile danno economico. Altro che libertà di scelta per il cittadino-consumatore!

e-mail del 22 maggio 2000 da: 

Da: zeldalilliput <zeldalilliput@tiscalinet.it>
A: casale podere rosa <
casalepodererosa@tiscalinet.it>
Data: lunedì 22 maggio 2000 14.49
Oggetto: tebio lilliput lazio

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