La gestione dei rifiuti.
Il punto di vista dell'IPAE
di Giulia Scherillo direttore IPAE (istituto di Patologia Ambientale ed Ecologia)



Il problema dei rifiuti, sia urbani che speciali, è strettamente collegato alle attività produttive, ai modelli di consumo ed ai sistemi di distribuzione dei beni e delle merci: se non si analizzano i difetti e le aberrazioni di questi sistemi non possono trovarsi soluzioni durature, sostenibili e di lungo respiro alle difficoltà che affliggono l’attuale gestione dei rifiuti. Nel dettaglio si devono analizzare i seguenti aspetti:

Materie prime: è assolutamente necessario affrontare nello spirito di un corretto principio di sviluppo sostenibile il reperimento e l’utilizzo delle risorse non rinnovabili, non solo nel senso di studiare le soluzioni per garantire in futuro ai paesi in via di sviluppo sistemi e tecnologie di crescita non esaustive delle risorse naturali, ma soprattutto nel senso di ridurre progressivamente, ma immediatamente e drasticamente i consumi superflui e lo spreco di risorse non rinnovabili dei paesi industrializzati. A tal fine vanno seriamente incentivati il riuso, il riciclaggio ed il recupero dei materiali e dei beni ponendo particolare attenzione alla loro progettazione e realizzazione con criteri di prevenzione della produzione dei rifiuti che privilegino la durata e la riutilizzabilità degli stessi.

Energia: in un processo di pianificazione generale di gestione dei rifiuti non è possibile prescindere da un corretto bilancio energetico che consenta di modulare le scelte di gestione con criteri razionali improntati alla migliore utilizzazione e conservazione delle risorse sia energetiche che materiali. A tal fine è utile ricorrere ad ecobilanci che siano in grado di mettere in evidenza i sistemi da adottare per ottimizzare il ciclo di gestione dei beni durante e dopo il loro utilizzo.

Territorio: il territorio non può essere considerato una risorsa inesauribile e vanno valutati tutti gli accorgimenti per ridurre l’impatto delle attività antropiche sia in termini paesaggistici, sia in termini di utilizzabilità del suolo. Vanno pertanto attentamente valutate le destinazioni d’uso delle aree dedicate alle attività produttive come a quelle di gestione dei rifiuti per evitare il deperimento irreversibile dei suoli e delle risorse idriche sottostanti.

Salute: Tutte le attività produttive sono soggette alle norme di salvaguardia della salute umana e dell’ambiente che vanno rigorosamente applicate e rispettate per evitare effetti nefasti sulla popolazione. Al di là delle normative igienico – sanitarie, di sicurezza e di salvaguardia dell’ambiente, vanno valutati e mitigati gli effetti negativi sulle popolazioni determinati anche da scelte squilibrate o atteggiamenti ecologicamente poco razionali introdotti senza considerazione dell’importanza di un giusto equilibrio tra popolazioni e territorio tenendo presente non solo gli aspetti meramente fisiologici, ma anche gli effetti sugli equilibri psico – fisici delle popolazioni dovuti a fattori di pressione ambientale o all’introduzione distorsiva di esigenze non essenziali che, lungi dal perseguire modelli di sviluppo sostenibile provocano bisogni indotti del tutto superflui non utili all’accrescimento della qualità della vita, ma anzi elemento di un suo progressivo deterioramento.

Le connessioni dirette sul ciclo dei rifiuti

Rispetto a tutti gli aspetti sopra accennati si ritiene indispensabile, nell’operare scelte pianificatorie di lungo termine nel settore di gestione dei rifiuti, valutare le esigenze reali dei sistemi produttivi e distributivi anche in riferimento alle auspicate e necessarie innovazioni tecnologiche che, con adeguato impulso, diventano strumento sostanziale per la riduzione dello spreco di risorse.

Il Termovalorizzatore di Acerra

Le caratteristiche generali del sistema di smaltimento rifiuti per la Provincia di Napoli sono incentrate esclusivamente sulla realizzazione di tre impianti per la produzione di CDR a Giugliano, a Caivano, a Tufino e di un Megatermovalorizzatore ad Acerra. Nessuna motivazione viene riportata per giustificare questa scelta rispetto ad altre possibilità di riutilizzo dei rifiuti. Gli impianti sono dimensionati per trattare la totalità dei rifiuti prodotti nella provincia ed è ovvio che qualora riuscissero a funzionare secondo la progettazione fungerebbero da deterrente per ogni altra possibilità di gestione dei rifiuti.

L’IPAE (Istituto di Patologia Ambientale e di Ecologia) e l’EIDOS, l’Associazione di Acerra, componente del Comitato Cittadino del NO al MegaInceneritore, che è impegnata nel coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte che riguardano il futuro e lo sviluppo sostenibile del territorio, evidenziano nel progetto della gestione dei rifiuti le seguenti gravi lacune.

  • Manca una analisi comparata tra i vari sistemi possibili di gestione del ciclo rifiuti che permetta di valutare esattamente la validità della scelta effettuata.
  • Con molta superficialità il territorio di Acerra viene definito di scarso valore paesaggistico, mentre è una delle aree della Campania più interessanti storicamente e geologicamente. I problemi che nei secoli il territorio ha spesso avuto, come impaludamenti, malaria, epidemie. sono dipesi sempre da una cattiva gestione delle ricchezze territoriali, alcune volte considerate una pericolosa minaccia per i governi centrali e, quindi, volutamente rese inutilizzabili dalle popolazioni locali.
  • Acerra, attualmente ha una vasta estensione di terreno agricolo, di cui le tante masserie storiche ne rappresentano il segno distintivo, testimonianza di un glorioso passato che ora in chiave moderna e nell’ambito di una lungimirante programmazione e corretta gestione territoriale potrebbe rivalorizzarsi, cogliendo gli indirizzi europei verso il rilancio delle aree storicamente rurali, attraverso l’utilizzo sia dei Programmi di Iniziativa Comunitaria (Leader plus per es.), sia usufruendo dei fondi FEOGA (fondi strutturali europei per l’agricoltura) che darebbero notevole slancio all’economia locale, fornendo peraltro occasione importante di riqualificazione paesaggistico-territoriale, recupero in senso turistico-produttivo dell’edilizia rurale e autentico sviluppo locale. E’ quindi necessario considerare, rispettare e rilanciare le peculiarità e le vocazioni dell’area, così come invoca l’Unione Europea, invece di consumare risorse preziose per l’insediamento di impianti che oltre ad essere incompatibili con le caratteristiche fisico-ambientali, hanno anche uno scarso valore produttivo.
  • Impianti come il Termovalorizzatore sono dannosi in ogni tipo di realtà, come dimostrano oramai numerosi studi epidemiologici e deve essere attentamente studiata la loro effettiva necessità in una corretta gestione del ciclo dei rifiuti. La realizzazione dell’impianto aggrava molto i problemi ambientali della zona che lo subisce, senza alcuna reale contropartita. Segue la logica dei vecchi impianti della Chimica di base che non hanno mai realmente contribuito allo sviluppo delle aree meridionali.
  • Non c’e nessun coinvolgimento della popolazione nella gestione dei rifiuti, e non viene in alcun modo stimolata la creatività imprenditoriale in un settore che, invece, è una vera e propria sfida per le risorse umane. E’ necessaria più creatività e fantasia per gestire i rifiuti che per trattare con metodi tradizionali materie prime nuove.
  • La gestione dei rifiuti non viene considerata parte integrante della dinamica di un territorio e, pertanto, non viene programmata con la partecipazione di tutte le componenti sociali, ma in maniera verticistica.
  • La relazione della commissione VIA, relativa agli impianti, contiene più critiche che conferme e quindi, almeno nella attuale versione, il progetto non può assolutamente essere approvato e realizzato.
  • La relazione della commissione VIA è comunque lacunosa sull’effettivo impatto ambientatale della quattro realizzazione proposte.
  • Si fanno solo rapidi cenni sulla necessità di predisporre uno specifico impianto di depurazione per le acque derivanti dalle aree dell’impianto e degli scarichi di processo e sulla previsione di produzione di scorie tossiche pari, nell’ipotesi dell’impianto funzionante al meglio, ad un milione di tonnellate in dieci anni.
  • Si accenna solo brevemente al negativo impatto visivo che il megaimpianto avrebbe sul paesaggio e sulla quantità di fumi dispersi nell’atmosfera e sul rumore prodotto.
  • L’impatto ambientale degli impianti di produzione di CDR non viene valutato.
  • L’emergenza rifiuti si trascina da anni con grave danno per l’ambiente. Il sistema proposto non risolve nulla per l’immediato in quanto gli impianti di CDR, nella migliore delle ipotesi richiedono un anno. Il CDR prodotto, in attesa della realizzazione del Termovalorizzare, verrà stoccato in discariche provvisorie che possono diventare definitive.
  • In effetti, durante l’emergenza, non molto è stato fatto per attivare realmente un sistema di raccolta differenziata, realmente coordinata con un effettivo riciclaggio.E’ un’oggettiva realtà il fatto che il materiale della raccolta differenziata, non trovando mercato, finisce poi nelle discariche.
  • Non è stata di fatto prevista nessuna forma di incentivazione e di sostegno per impianti di riciclaggio e per studi e ricerche sulle complesse problematiche del sistema rifiuti.
  • Nel progetto della gestione dei rifiuti della Provincia di Napoli, manca una visione completa delle problematiche ambientali.L’unica esigenza considerata è quella di liberare il Comune di Napoli dai suoi rifiuti.
  • Gli impianti di Compostaggio non sono stati finalizzati a produrre un materiale di qualità, utilizzabile in agricoltura, ma materiale scadente, senza mercato, utilizzabile solo per opinabili bonifiche territoriali.

Per quanto brevemente accennato si ritiene necessario sospendere immediatamente la realizzazione degli impianti che, come detto, non servono ad affrontare l’emergenza rifiuti, ma sono delle scelte strategiche ben definite, nonchè sospendere le illegittime procedure di esproprio, già in atto, per la realizzazione degli impianti di CDR.

Si propongono le seguenti iniziative:

  • attivare tutte le Istituzioni interessate per legge, come le Province, che finora non hanno svolto il ruolo loro assegnato,
  • chiedere l’intervento dell’ANPA e dell’ ARPAC
  • consultare Istituzioni, esperte nella composizione di vertenze ambientali
  • costituire un comitato di Sindaci, affiancati da un comitato di tecnici che con l’aiuto di Associazioni territoriali interessate, valutino attentamente tutte le possibilità alternative in tempi brevissimi, controllando che realmente siano realizzate tutte le procedure necessarie per avviare un nuovo modo di gestire i rifiuti adeguato alle esigenze di uno sviluppo sostenibile.

Questo comitato dovrà inoltre affiancare il lavoro del Commissario per l’emergenza rifiuti e valutare periodicamente l’esito delle operazioni proposte.

La cittadinanza campana è generalmente favorevole alla raccolta differenziata ed al riciclaggio rifiuti ed è, come sempre, ingiusto attribuire a questa la responsabilità delle scelte operate e trattarla come incapace rispetto alle più civilizzate popolazioni nordiche.

e-mail del 11 luglio 2000 
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