Osservazioni sulla costruzione della darsena artificiale come porto turistico a Marina di Pisa


di Giorgio Nebbia
professore merito
Università di Bari



La proposta di creare una darsena, cioè un lago artificiale, con relative isole e difese laterali, come porto turistico nella zona ex-Motofides a Marina di Pisa va, a mio parere, respinta in quanto l’intervento altererebbe ulteriormente, e in maniera irreversibile, un pezzo del delicato ecosistema costiero che dovrebbe essere protetto dal Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli.

La foce dell’Arno, come è ben noto, si è formata attraverso l’apporto di solidi trascinati dalle acque del fiume, in forma accelerata nel corso degli ultimi secoli, a mano a mano che il diboscamento delle valli interne faceva aumentare l’erosione del suolo e quindi il trasporto solido del fiume.

La foce dell’Arno è venuta così a inserirsi nell’ecosistema che si estende dalle paludi del "lago" di Massaciuccoli, alla foce del Serchio e che continua verso Tirrenia e Livorno, modificato da interventi di bonifica idraulica e dalla creazione di canali scolmatori. A mano a mano che, alla foce dell’Arno, si formavano nuovi spazi questi sono stati occupati per colture agricole fino alla creazione, nel corso del ventesimo secolo di insediamenti turistici, abitativi e anche industriali, attratti dalla vicinanza con Pisa, con Pontedera e con Livorno.

Questa antropizzazione ha richiesto opere di difesa della foce; opere che hanno accelerato da una parte l’erosione e dall’altra la deposizione di sabbie.

Cessate e abbandonate le attività industriali di Bocca d’Arno, i proprietari dei suoli hanno avuto la bella idea di utilizzarli per creare un porto turistico che, secondo il progetto, prevede tagli nell’asta terminale dell’Arno per assicurare l’accesso dei natanti alla darsena, una vera e propria laguna artificiale con canali scavati nella golena sud e isole e banchine e rive con abitazioni, strutture turistiche, strutture di rimessaggio, officine, servizi per il rifornimento del carburante, parcheggi per auto, negozi, eccetera.

Non toccherò gli aspetti giuridici delle autorizzazioni e delle prescrizioni che consentirebbero di accontentare i proprietari di una vasta area, rientrante in parte nel Parco Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, nella loro operazione speculativa. Né i furbeschi accorgimenti che consentirebbero di trasformare una "stazione marittima", prevista per le visite al Parco, in una gigantesca vasca interrata con le sue isole e i suoi attracchi e l’intensa urbanizzazione circostante.

Non toccherò la evidente violazione dello spirito della legge Galasso che si proponeva specificamente di difendere le rive dei laghi, dei fiumi e del mare da insediamenti speculativi ed ecologicamente dannosi.

Non toccherò le conseguenze che un così pesante intervento sarebbe destinato ad avere sulla futura ulteriore erosione dei due lati della foce dell’Arno.

Vorrei limitarmi a considerare alcuni aspetti che inducono, a mio parere, a considerare inaccettabile la proposta di insediamento del porto turistico a Bocca d’Arno e a mobilitare l’opinione pubblica contro un intervento dannoso per il territorio, per l’economia della zona e per l’economia della collettività.

--- Bonifica. L’insediamento dovrebbe avvenire con vaste escavazioni e edificazioni in una zona occupata per circa settanta anni da un grande stabilimento industriale e meccanico. E’ prevista una bonifica dell’area, giustamente considerata come premessa indispensabile per qualsiasi intervento sull’area, ma sorprende che la bonifica sia affidata alla stessa impresa che vuole costruire la darsena e le isole artificiali.

Una efficace bonifica dell’area contaminata, in grado di garantire i futuri occupanti da danni e contaminazioni dell’aria e delle acque, presuppone la conoscenza delle materie che sono state usate nelle fabbriche durante il loro lungo --- dal 1922 --- funzionamento con processi produttivi e attività manifatturiere variate nel tempo. Quali prodotti e macchinati sono stati fabbricati ? quali scorie sono finite nel suolo e sono ancora presenti nel sottosuolo ?

Quali sostanze nocive sono presenti nelle falde idriche al di sotto dello stabilimento abbandonato, falde che sarebbero raggiunte e alterate dalle escavazioni per la realizzazione della darsena ?

Senza queste informazioni non è possibile avviare, e tanto meno attuare, una "bonifica" significativa che deve essere sottoposta a rigorose prescrizioni e controlli pubblici; si tenga presente che una bonifica parziale, affrettata e incompleta, che lasci nelle acque e nel sottosuolo materie tossiche, comprometterebbe anche l’abitabilità e la utilizzabilità dell’area e potrebbe tradursi, per gli acquirenti, in un incauto acquisto.

--- Un grande porto turistico, con attracchi per circa 350 barche, richiede depositi di carburante, di lubrificanti e officine di manutenzione, tutte fonti di inquinamento delle acque. Un inquinamento aggravato dal passaggio nei canali e nella darsena di natanti a motore. Tale inquinamento inevitabilmente ristagna nei canali privi di ricambio delle acque con il fiume o con il mare.

La prescrizione che siano predisposti "idonei sistemi" di ricambio delle acque comprese nel bacino portuale --- sistemi che devono essere funzionanti per decine di anni in futuro --- non va al di là della dichiarazione di principio.

--- Per costruire il bacino artificiale del porto turistico devono essere fatti profondi interventi di escavazione --- stimabili, per uno specchio d’acqua di oltre 60.000 metri quadrati, di alcune centinaia di migliaia di metri cubi --- e di difesa degli argini del bacino circondato da oltre 40.000 metri quadrati di banchine.

Non è pensabile che il materiale di risulta dei dragaggi sia utilizzabile per il ripascimento degli arenili perché il sottosuolo della zona in cui dovrebbe essere scavata la darsena è costituito non da sabbia, ma da una miscela di sabbia, limo e fanghi trasportati dal fiume nel corso di decenni.

Anche in questo caso la prescrizione del Comune di Pisa come condizione per l’autorizzazione dell’intervento è inattuabile.

--- Lo stesso discorso vale per la manutenzione del canale di accesso alla darsena, esposto a continuo riempimento ad opera dei solidi trasportati dall’Arno e provenienti da un vasto bacino idrografico nelle cui acque affluiscono scorie, residui e rifiuti di migliaia di industrie e città.

Il bacino artificiale del porto turistico sarebbe così destinato a diventare il deposito di rifiuti e scorie inquinanti e dannosi per gli abitanti e utenti dell’area del bacino artificiale, depositi che richiederebbero, per la continua asportazione e discarica non si sa dove, né con quali effetti negativi ambientali, continue costose opere di manutenzione.

Chi acquistasse i posti barca e le ville dovrebbe sapere in anticipo che si affaccerà su una palude destinata a diventare sempre più fangosa e maleodorante e forse anche pericolosa per la salute e che dovrà pagare per decenni costi di manutenzione e pulizia che non si può pensare siano a carico del Comune di Pisa.

--- Opere di dragaggio, con i relativi problemi di smaltimento dei materiali di risulta, devono essere previsti anche per tenere libero un passaggio, con adeguati fondali, dal mare al canale di accesso alla darsena.

Nelle prescrizioni per la realizzazione del porto turistico nessun cenno viene fatto a carico di chi dovrebbero andare gli interventi di escavazione continua nel tratto terminale della foce dell’Arno, al servizio dell’accesso al porto turistico, e all’interno della darsena.

--- Gli insediamenti abitatiti previsti dovrebbero avere altezza massima di 9 metri e mezzo, che i proponenti sperano siano aumentabili a tredici metri. Sono previsti inoltre alberghi e inoltre è previsto un parcheggio in "silos pluripiano", senza peraltro che sia indicata l’altezza definitiva.

--- Sia per il bacino del porto turistico, sia per le fondazioni di molti edifici, le escavazioni vanno inevitabilmente al di sotto del livello del mare e richiedono isolamenti e impermeabilizzazioni destinati ad alterare il flusso delle acque dolci sotterranee verso il mare e che, di conseguenza, facilitano l’intrusione di acqua marina salina nelle falde sotterranee di acqua dolce.

E’ perciò ragionevole pensare che tale avanzata dell’acqua di mare interesserà in parte anche gli edifici di Marina di Pisa più vicini al previsto porto turistico.

Per concludere ritengo che il piano di porto turistico a Boccadarno --- di questa piccola Venezia artificiale paludosa e inquinata e fangosa --- vada respinto perché insostenibile per i seguenti principali motivi:

--- La violazione delle leggi della natura attraverso profonde alterazioni della circolazione delle acque sotterranee e come fonte di inquinamenti.

--- La violazione delle leggi umane. Anche se continuamente violata, con furbeschi rimandi nelle norme di attuazione, la "legge Galasso" esiste ed impone di non edificare sulle delle rive dei fiumi e del mare.

--- La inutilità economica; è ben difficile che un’opera con così pesanti effetti ambientali negativi attragga acquirenti; essa finirebbe per compromettere, anziché valorizzare, l’economia della parte più pregiata del territorio di Pisa, lasciando alla comunità pisana costi attuali certi e, alla fine, una palude fangosa e degradata.

incontro sul tema "Oltre il degrado, senza speculazione"
organizzato dal Coordinamento per la salvaguardia e la riqualificazione di Boccadarno
Pisa, Domus Galileiana, 14 luglio 2000
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