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Prodi da Vespa
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PRODI DA VESPA : CHE TRAGEDIA !!! 

1. Ma chi glielo spiega a Romano Prodi che andare in televisione senza contraddittorio annoia mortalmente i telespettatori? Ieri sera il Professore si è presentato a Porta a Porta da Bruno Vespa pretendendo che non ci fosse alcun esponente politico della coalizione di centrodestra (c'erano De Bortoli, Pininfarina e Rossella). In piena sintonia, insomma, con il metodo berlusconiano. Peccato, però, che quando il Cavaliere va in tv senza avversari i partiti di centrosinistra strepitano e gridano al regime. E oggi chi si azzarderà a dire qualcosa? La settimana scorsa ci provò il senatore di Forza Italia Vittorio Pessina (intervista a Media Quotidiano dopo l'ospitata di Prodi a Primo Piano), infrangendosi contro un assordante silenzio.

2. Ma il Porta a Porta di ieri sera ha riservato molte altre sorprese. Tralasciando le gaffes di Prodi, che dopo aver lanciato l'Ulivone ha enumerato i temi principali del suo progetto politico dicendo testualmente che le tre priorità sono "il Sud, l'immigrazione e il Mezzogiorno", occorre segnalare quel buon uomo di Renato Mannheimer. Il sondaggista più amato da Bruno Vespa ha portato in studio le proprie ricerche sul tema del giorno, ovvero le primarie. Ma indovinate un po' a quando risalivano le interviste fatte per la rilevazione? Al 28 e 29 luglio 2004, come certificato in sovrimpressione mentre scorrevano le tabelle con i dati. Insomma, la trasmissione regina dell'informazione Rai paga profumatamente un istituto di ricerca per avere dati risalenti a sei mesi prima della messa in onda. Che dire?

3. Diciamo che quella di ieri è stata anche la giornata di passione di Piero Fassino, che in serata si è trovato a dover smentire un suo sfogo al quale sarebbero stati testimoni molti giornalisti in Transatlantico. Il segretario dei Ds non ne potrebbe più dei prodiani, che come hanno dimostrato le primarie in Puglia rischiano di portarlo a fondo nel gorgo della disgregazione del suo partito. Il ragionamento di Fassino è questo: "Ma come, io sostengo il Professore andando contro il mio ex grande amico Francesco Rutelli, creo problemi a tutti i miei dirigenti locali che vedono come il fumo negli occhi la lista unitaria nelle regioni rosse, cedo i collegi per fare l'accordo con Mastella e questi vogliono anche spaccarmi il partito con le primarie?". Per questo le candidature di Tonino Di Pietro e Alfonso Pecoraro Scanio alle eventuali primarie di maggio sono una delle contromosse studiate dal segretario diessino per fare in modo che la consultazione non abbia mai luogo. Se si candidassero tutti i segretari di partito, infatti, le primarie non avrebbero alcun senso.

4. Ma la vittoria di Vendola in Puglia ha fatto emergere anche un altro buco nero all'interno dei Democratici di sinistra. Quello che alcuni dirigenti sussurravano ma che nessuno osava dire chiaramente si è manifestato in tutta la sua evidenza: Massimo D'Alema non conta più nulla all'interno del partito e rappresenta anzi un elemento di perdita del consenso. "E' chiaro che lì c'è uno scollamento tra partiti e istituzioni del territorio. Se tutti i sindaci dei capoluoghi si erano schierati per Boccia e ha vinto Vendola quel rapporto è da rivedere", ha detto Fassino, alludendo alla rendita di potere poco giustificata che Baffino ha nella regione. E allora tra alcuni dirigenti trentenni che sostengono il segretario è emersa l'intenzione di presentare al congresso un documento per abolire la carica di presidente del partito. Una mossa studiata non per raggiungere il lasciapassare dall'assise (il documento verrebbe solo ventilato e poi ritirato), ma per inviare un chiaro segnale a D'Alema ("Il nuovo padrone del partito è Fassino"). E a quel punto per l'ex premier non ci sarebbe altra strada che quella di rinunciare all'incarico. Alla Achille Occhetto, diciamo.

5. Ma per i Ds non ci sono solo notizie negative. I dati dell'Osservatorio di Pavia per il mese di dicembre indicano chiaramente che il Tg3 è impegnato nel dare la maggior parte dello spazio dell'opposizione proprio al partito di Piero Fassino. Nell'edizione delle 19 il tg di Antonio Di Bella dedica ai diessini il 15,8 % del tempo gestito direttamente (le interviste che vanno in voce), mentre per la Margherita di Francesco Rutelli lo spazio è ridotto esattamente alla metà (il 7,5 %). Ma anche gli altri partiti della Gad non sorridono. A Rifondazione è andato appena il 2%, molto meno rispetto allo Sdi (3,1 %), ai Verdi invece l'1,7%, all'Udeur l'1,5%, al Pdci lo 0,8 %. Per Di Pietro un tondo 0,0 %.

6. Ma con numeri e percentuali il subcomandante Fausto Bertinotti si sta togliendo comunque qualche soddisfazione, giocando con le cifre del tesseramento di Rifondazione comunista, in vista del congresso nazionale del 3 marzo che rischia di metterne in discussione la leadership. Vi avevamo parlato negli scorsi giorni di un tesseramento "alla democristiana", cioè con numeri che improvvisamente si dilatano per garantire al segretario uscente la base necessaria alla conferma. E in effetti, a scorrere i dati, si affaccia più di qualche sospetto.

7. Nei conti ufficiali del tesseramento di Rifondazione comunista spunta un aumento sospetto di dodicimila tessere. Guarda caso concentrate in federazioni di stretta osservanza bertinottiana: a Foggia gli iscritti da 831 nel 2003 diventano 1.673 nel 2004; a Salerno gli 850 iscritti diventano 1.452; nel Lazio arrivano 1.300 iscritti in più. Complessivamente dei dodicimila nuovi iscritti a Rifondazione, novemila provengono da regioni del centro-sud, dove questi giochi sono più facili da organizzare. Rifondazione alla democristiana, insomma. Il tutto, nel silenzio dei media che sanno quanto sia decisivo puntellare Bertinotti nella sua corsa alla segreteria per la tutela di tutti gli equilibri.

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Aggiornato il: 31 marzo 2005