Considerazioni sulla multimedializzazione di un racconto.

 

Il racconto va innanzi tutto destrutturato, ovvero occorre individuarne gli elementi descrittivi, ambientali, ma anche parlati, le eventuali parti soggettive distinte da quelle più generali, di introduzione ad una situazione o parti di storia nella storia.

 

La prima cosa è determinare l’ambientazione del racconto, il leit motiv grafico e scenografico da dare a tutto il sito. Ambienti crepuscolari o notturni piuttosto che solari, cittadini o spaziali. La scelta dipende, oltre che dalla oggettiva descrizione e narrazione, anche dallo stato d’animo e dalle sensazioni che la scritto trasmette. La scelta dipenderà quindi anche dal tono della narrazione e dallo stile: asciutto, scarno, pessimistico, duro oppure elaborato, dagli aggettivi curati e le descrizioni particolareggiate o ancora epico. Il linguaggio scelto per la narrazione può anche rimandare ad un’epoca letteraria, basti pensare alla differenza anche nel raccontare e descrivere temi analoghi tra Asimov ed Heinlein, oppure le descrizioni visionarie di Dick e Gibson. E, beninteso, il paragone si limita allo stile ed al linguaggio. Ma anche uno stesso autore spesso connota con linguaggi diversi quello che vuole racontare, a seconda dell’impronta emotiva che vuole lasciare ed anche dello stato d’animo con cui l’ha scritta.

Tutto ciò deve costituire lo scheletro del sito, ovvero la struttura che accoglie e nel quale la narrazione multimediale è immersa. Quindi il design, i colori, elementi mobili, l’organizzazione delle pagine devono introdurre il navigatore nel mondo dipinto dall’autore con la parola. Devono riprodurre (e non solo più con la parola ma con i nuovi elementi) quello che il racconto vuole comunicare emotivamente.

Per esempio: fin dalle prime scene di Blade Runnner è chiarissimo in quale ambiente tutto il film si svolgerà. E’ un film notturno, melanconico, la storia ed il ritmo sono rallentati e resi più intimi dall’ambiente. Questo a prescindere dall’intreccio che può essere più o meno denso di azione o articolato. Questo è lo stato d’animo che Ridley Scott ha voluto comunicare, trasmettere allo spettatore, che connota tutto il film, che ne costituisce l’impalcatura all’interno della quale si svolgerà la storia.

 

L’obbiettivo della creazione di un racconto/sito è quello, tramite la destrutturazione del racconto stesso, di fargli perdere la bidimensionalità di lettura. Di riorganizzarlo quindi in modo tale che il navigatore possa scegliere l’ingresso al racconto ed anche i passi dello svolgimento della narrazione o i piani narrativi o addirittura la granularità narrativa. Mi spiego meglio: un libro, una storia scritta è un flusso narrativo sequenziale che il lettore può “scorrere” in avanti o all’indietro, può saltarne delle parti, ma almeno per quanto riguarda la massima parte dei lettori, la lettura comincia dall’inizio del testo, ovvero dalla situazione che l’autore ha deciso di proporre per prima ed in modo logico e sequenziale seguire l’intreccio, le caratterizzazioni e l’evoluzione dei personaggi, fino alla sua conclusione. Non vi sono altri punti di ingresso alla narrazione.

L’idea è quella di smontare il testo, individuando una serie di momenti narrativi e le relazioni che li legano. Ma non solo, di individuare anche i diversi piani di lettura, da quello più generale, fino al livello più dettagliato, di individuare e isolare l’evoluzione dei personaggi e delle loro relazioni, di una dato ambiente raccontato, di isolare le eventuali “storie nella storia”. Il punto d’ingresso per la navigazione potrà allora essere un certo personaggio, e la storia “letta” attraverso il suo punto di vista. O un dato ambiente, o un dato avvenimento raccontato. Viene introdotta anche la granularità, ovvero il grado di dettaglio con cui la storia può essere seguita, i particolari sui quali soffermarsi e da approfondire. Beninteso: senza inventare o aggiungere nulla di più a quanto scritto dall’autore, ma rappresentando ciò che ha scritto in uno scenario e con delle regole più articolate e complesse.

 

Bisogna strutturare un esempio:

scegliere un candidato.

Applicare le regole definite e, tramite l’esempio, codificarle in dettaglio. Costruire un piano di lavoro.

Definire l’ambiente, lo scheletro. Creare un template (sfondo, caratteri, banner, elementi mobili).

Scomporre il racconto, individuando le “isole” del racconto che dovranno essere ospitate nelle pagine.

Ricercare e definire gli elementi multimediali o multimedializzabili.

Studio di fattibilità delle multimedializzazioni

Creare e definire le strutture logiche che uniscano le varie isole e la navigazione attraverso esse, i legami.

Comunque: iniziare dalla scomposizione pura del testo e la sua distribuzione all’interno dell’impalcatura, del sito, a prescindere dagli elementi multimediali. Vedere se il risultato regge.

 

Caratteristiche del racconto:

pochi dialoghi, molte descrizioni, magari riferimenti a musiche o canzoni esistenti.

Ambienti ben definiti, pochi, poco neutri, fortemente caratterizzati.

Forte caratterizzazione dei personaggi, pochi anch’essi ma ben delineati.

Poca azione o comunque non descritta confusamente, chiara.

Colpo di scena: uno finale o più.

 

Proposte papabili?

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Il mio racconto dell’Universo.