L' agricoltura

L'agricoltura è ancora la più importante attività economica della Cina, dato che in essa è occupato il 66% della popolazione attiva. Benché la produzione agricola non sia ancora molto elevata rispetto alla manodopera impiegata, a causa dello scarso impiego di macchinari e di fertilizzanti, nel complesso si può affermare che c'è stato un progresso consistente, tanto che la Cina è divenuta nel 1983 il primo produttore mondiale di cereali e oggi la sua produzione si aggira intorno ad 1/5 del totale mondiale. A questa evoluzione hanno contribuito le grandi opere di regolazione dei fiumi e la costruzione dei canali d'irrigazione (oggi la Cina è al primo posto nel Mondo per superficie irrigata). Tra le difficoltà che l'agricoltura è costretta ad affrontare figura innanzittutto la scarsità di terre coltivabili (il 9,7% del territorio nazionale); altri fattori negativi sono: la minaccia dela desertificazione, che si amplia di 1000 kmq all’anno, la scarsa diffusione dell’allevamento e quindi del concime di origine animale, le frequenti calamità naturali come siccità e inondazioni.



Antichissimo è l'uso di fertilizzanti naturali, formati da residui vegetali, fango di paludi, concime animale (maiali, anatre) e umano. Oggi è però in espansione la produzione e l'uso di fertilizzanti chimici e di antiparassitari, il cui impiego, insieme all'uso di sementi selezionate, è determinante per accrescere la produttività agricola. Se scarso è l'impiego di macchinari agricoli, largamente impiegato è al contrario il lavoro umano e animale. L'agricoltura cinese può essere definita di tipo intensivo, perché i contadini, con una cura minuziosa e un lavoro instancabile (un tipo di agricoltura-giardinaggio), riescono ad ottenere ottimi rendimenti: ad esempio, nel 1994, per il riso si è ottenuto un rendimento di 53,6 q per ettaro. Un aspetto tipico di questo intenso e ininterrotto sfruttamento delle terre è la pratica dei raccolti multipli, già attuata in passato e con la quale è possibile ottenere da uno stesso appezzamento più raccolti di riso in un anno: fino a 3 nella Cina Meridionale, 2 nel Centro e 1,5 nel Nord. Il lavoro nelle campagne, che fino agli anni Settanta era eseguito collettivamente nell'ambito delle Comuni Popolari, ha subito nel decennio 1979-1989 una storica riforma: è stato ripristinato il principio della responsabilità nella produzione (per cui il compenso è proporzionato al prodotto) e si è ritornati di fatto alla proprietà privata della terra. La «decollettivizzazione» ha rapidamente mostrato i suoi effetti positivi e negativi: aumento consistente della produttività agricola e del reddito degli agricoltori (con la conseguente comparsa di un nuovo ceto di contadini ricchi), ma anche aumento dei prezzi inflazione, numerosi contadini che abbandonano la campagna e si riversano nelle città alla ricerca di occupazione. La produzione agricola è dominata da tre cereali: al primo posto è il riso (coltivato in prevalenza a Sud del fiume Yangtze), seguito dal frumento (coltivato soprattutto nella pianura dell'Hoang Ho) e dal mais (diffuso in particolare in Manciuria). Altri prodotti importanti sono le patate, le patate dolci e la soia, largamente consumata anche come legume. Lo zucchero è estratto dalla canna da zucchero nelle regioni costiere e dalla barbabietola nelle regioni più fredde del Nord. Fra le piante tessili domina il cotone, che costituisce la base dell'abbigliamento cinese; ad esso si aggiungono la iuta, la canapa e il lino. La Cina è al primo posto per la produzione del tabacco e al secondo posto per il tè, che è la bevanda nazionale più diffusa.



L' allevamento

L'allevamento dei bovini non ha mai rivestito particolare importanza nella Cina Orientale. La limitatezza dei pascoli infatti non permette un intenso allevamento di questi animali: per allevarli su larga scala, si sarebbero dovute impegnare estensioni notevoli di terreni agricoli, che sarebbero state sottratte alla produzione di derrate alimentari. Cionondimeno, il numero dei bovini è in aumento e raggiunge gli 80 milioni di capi, utilizzati insieme ai 22 milioni di bufali più nei lavori dei campi che come animali da carne. Molto più importanti per l'alimentazione proteica dei Cinesi sono sempre stati i suini, che oggi con 394 milioni di capi costituiscono il più grande patrimonio suino del mondo. L'allevamento dei maiale in Cina è così diffuso perché ha carattere prevalentemente domestico, e gli animali possono essere nutriti con rifiuti (il maiale è lo «spazzino del villaggio»), diversamente da quanto avviene in altre parti del nostro pianeta, dove l'allevamento industriale è basato su granoturco, farina di soia, vitamine, sali minerali ecc., utilizzando quindi per i maiali alimenti vegetali, che in Cina devono essere destinati all'uomo. Nell'alimentazione tradizionale cinese, comunque, la carne ha una presenza limitata; il latte e il formaggio sono praticamente sconosciuti e ancora negli anni Ottanta la razione alimentare media era composta per oltre l'85% di cereali. Nelle regioni aride è diffuso l'allevamento di ovini e caprini; vi sono anche cammelli, mentre sull'altopiano del Tibet è caratteristico l'allevamento dello yak, un animale da soma. Tipicamente cinese è l'allevamento delle anatre che, con 430 milioni di animali, rappresenta il 66% del totale mondiale.