Chichèn Itza

A 117 km dalla città di Merida, capitale dello stato dello Yucatan, sorge quello che è universalmente riconosciuto come il più importante centro maya dell’età postclassica, anche se è evidente un influsso tolteco negli edifici della zona nord. Gli edifici riportati alla luce sono suddivisi in due zone da una strada trasversale: a nord l’area di influenza tolteca, a sud l’area più antica. L’area nord è dominata dal “Castillo”, o “Tempio di Kukulcan”, in stile maya-tolteco. La piramide fu chiamata così dagli spagnoli forse perché, sopra di essa, il conquistatore dello Yucatán, Francisco de Montejo, nel 1533 aveva installato il suo quartier generale. Anche a prima vista il monumento rivela l'impronta tolteca con le teste del Serpente Piumato poste alla base delle quattro rampe di scale che conducono alla sommità e con le colonne serpentiformi del tempio eretto sopra di essa. Colonne di cui la testa del rettile, con le fauci aperte raso terra, forma il piede, il corpo il fusto e la coda, con i crotali, il capitello della colonna. Non furono i Toltechi a scoprire il Serpente Piumato, che già sedeva al primo posto nel panteon di Teotihuacán (come dio della pioggia e della fertilità) quando essi arrivarono e nella loro lingua nahuatl lo chiamarono Quetzacoatl , ma certo furono essi che lo valorizzarono e lo diffusero in tutto il Messico e furono essi che lo portarono qui in mezzo ai Maya.


El Castillo

Il numero totale dei gradini delle quattro rampe, più quello del basamento del tempio è 365, corrispondente ai giorni dell’anno e sotto la piramide ve ne è un'altra più antica con un altro tempio alla sommità. In questo tempio fu trovato un Chac mol (scultura tipicamente tolteca) unitamente a un trono di pietra a forma di giaguaro, dipinto in rosso e con il pelame incrostato di madreperla e di giada, che è invece scultura di provenienza tipicamente maya. Il Chac mol sorregge con lo stomaco il piatto su cui il sacerdote poneva il cuore della vittima. Anche la duplice sala a volta e il fregio di questo tempio sotterraneo sono autenticamente maya, il che sta a dimostrare che, nella cronologia dei monumenti, questo, nascosto nel ventre del Castillo, risale a poco dopo l'arrivo dei Toltechi. L’influsso tolteco si denota a Chichen Itzà nella presenza ricorrente dei chac mol e dei serpenti.

 

Il Giuoco della palla di Chichén ltzá è il più imponente che si possa vedere in tutto il Messico (l'area di gioco misura m. 95x35) ma è solo uno dei sei che possedeva la città. La sua importanza è sottolineata dai due piccoli templi che sono collocati all'estremità dell'edificio e dal piccolo, ma egualmente maestoso, Tempio dei Giaguari, che si articola in due santuari: uno basso aperto verso l'esterno e uno alto aperto verso l'area di gioco e dominante tutto il muro est dell'edificio. Tutto il monumento è un inno alla concezione tolteca del mondo. Le terrazze degli spettatori che corrono lungo l'area di gioco, sotto i due anelli collocati al centro del muro di contenimento, sono bordate da un lunghissimo serpente piumato che sporge la sua testa fuori del muro alla estremità; l'architrave del Tempio dei Giaguari riposa sopra le solite colonne serpentiformi e una modanatura a forma di serpente circonda la base del tempio. Le teste del rettile si inarcano nel vuoto agli angoli. Ma se tutto questo non bastasse, è nelle figurazioni dei bassorilievi che corrono lungo la base della terrazza che si vede consacrata la quintessenza di tutto quanto è tolteco. Si tratta di alcune fasi del gioco. I sette giocatori di ogni squadra convergono verso uno stesso punto che è costituito da una palla decorata con un cranio umano. Dalla bocca del teschio esce la lingua bifida di un serpente. Al di sopra della palla si svolge una scena molto significativa. Il primo giocatore della squadra di sinistra tiene nella mano destra un coltello di selce e, nella sinistra, la testa dei primo giocatore della squadra avversaria. Il decapitato è in ginocchio e dal collo sanguinante guizzano fuori sette serpenti. Questo riferimento al numero sette sta a ricordare la dea Chicomecoatl che vuol dire, appunto, sette serpenti, e sette era la cifra simbolica del mais. In questo gioco della palla i giocatori non potevano servirsi né delle mani né dei piedi e dovevano riuscire a far passare la palla attraverso anelli collocati ad almeno cinque metri da terra.

Usciti dal Gioco della Palla ci attende un'altra emozione. Sul basamento di una lunga piattaforma, davanti al Tempio dei Giaguari, lunghe file di teschi scolpiti su un muro ci fissano con le loro occhiaie vuote. Si chiama lo Tzompantli, cioè il Muro dei crani. Qui sopra venivano esposti, infilati su pertiche, i crani dei prigionieri sacrificati. Consideriamo che, secondo quanto si sa, il numero dei prigionieri sacrificati ogni giorno, poteva arrivare a molte migliaia! Tra gli edifici della parte meridionale di Chichen Itzà (in stile maya) risalta per la curiosa forma a chiocciola l’osservatorio astronomico o “Caracol” che peraltro è stato fortemente rimaneggiato in periodo tolteco. La torre circolare munita di scala a chiocciola è l’unico monumento di tale forma esistente in terra maya.



Imbocchiamo un lungo viale che porta lontano, verso la giungla. Dopo circa trecento metri siamo sulla sponda del Cenote Sacro. Cenote significa pozzo . Sul fondo del cenote sono stati ritrovati numerosi oggetti votivi e scheletri di adulti e di bambini. Quest’orribile rito che consisteva nell’annegare nell’acqua torbida giovani donne e fanciulli, continuò anche durante il dominio spagnolo. Il rito doveva essere di origine tolteca.