Città del Messico, la metropoli più popolosa del mondo

Nel cuore dell'altopiano messicano, al centro di un antico cratere vulcanico, giace caotico e assordante un «mostro» del nostro secolo: è Città del Messico, la città più grande del mondo. Al ritmo di crescita attuale nel 2000 la capitale messicana sarà la città più densamente popolata dell'intero pianeta, con oltre 30 milioni di abitanti, ammassati in uno spazio che costituisce soltanto lo 0,1% del territorio nazionale.Assediata ogni giorno da migliaia di contadini che, sfuggendo alla povertà delle campagne accorrono qui in cerca di dimora e di lavoro, la città diventa sempre più povera e le possibilità di impiegare un'enorme massa di mano d'opera diventano giorno dopo giorno sempre più scarse; a ciò si aggiunge il fatto che ogni anno nascono qui 1 milione e mezzo di bambini che una volta adulti chiederanno altrettanti posti di lavoro. A un ritmo del genere risulterà impossibile soddisfare una simile richiesta. Gli immigrati dalle campagne comunque continuano a riversarsi nella grande metropoli, sistemandosi con fatalistica rassegnazione in povere borgate poste ai bordi della periferia. Qui per centinaia di metri si allineano, lungo strade prive di asfalto, caseggiati bassi e tutti uguali, costituiti generalmente da 2 vani, uno sul fronte ed uno sul retro, che funge da cucina. In questi locali di quattro metri per quattro vivono spesso nuclei familiari di 8-10 persone di tutte le età. Sono quartieri nei quali manca quasi completamente la presenza dell'amministrazione pubblica, che non è stata capace di adeguarsi al grande boom demografico degli ultimi 50 anni: mancano le strade, gli acquedotti, le fognature, la rete elettrica e telefonica.



I confort della modernità i nuovi venuti se li procurano da sé, collegandosi abusivamente ai fili delle linee elettriche, ed acquistando l'acqua dai venditori ambulanti; il lavoro scarseggia e la grande università della città sforna ogni anno migliaia di laureati che non hanno la possibilità di un impiego. La disoccupazione e la miseria dilagante hanno stimolato però la fantasia dei messicani: i più poveri infatti non chiedono più l'elemosina ai semafori, ma si travestono con parrucche colorate e volti dipinti intrattenendo per pochi pesos gli automobilisti imbottigliati nel terribile traffico che attanaglia la città. E di automobilisti ce ne sono tanti se si pensa che sono 3 milioni e mezzo i veicoli che circolano nella città. I veicoli insieme a centinaia di altre attività industriali, dai cementifici alle industrie chimiche, dalle industrie siderurgiche alle farmaceutiche scaricano nell'aria oltre 4 milioni e 350.000 tonnellate di gas inquinanti, rendendo l'atmosfera della città pressoché irrespirabile. Il grado di inquinamento di Città del Messico è almeno quattro volte superiore ai limiti stabiliti dall'organizzazione mondiale della sanità. In grande aumento infatti sono le malattie dell'apparato respiratorio, della pelle, del cuore. Questa grave situazione ha portato negli ultimi tempi a decisioni e proposte a loro modo inquietanti: l'amministrazione ha deciso di sospendere l'ora di ginnastica all'aria aperta per i bambini delle scuole, perché ritenuta dannosa anziché benefica per la loro salute; il governo degli USA ha stanziato un indennizzo in denaro per i cittadini statunitensi che si rechino a lavorare a Città del Messico, per risarcirli del danno fisico che potrebbero subire; provocatoria infine la proposta del movimento ecologista messicano, che intende installare in mezzo al traffico, speciali cabine all'ossigeno in cui è possibile respirare a pagamento! La causa principale del grave ristagno di veleni sulla città è la sua stessa posizione geografica: vista dall'alto essa appare come adagiata sul fondo di una grande tazza dove difficile è il ricambio dell'aria e dove ristagnano di conseguenza fumi e gas. Il governo messicano ha comunque stanziato negli ultimi anni grosse somme impegnandosi a risolvere questo problema. Altra grande spina nel fianco di questa smisurata città è quella della “vasura” cioè la spazzatura, che viene depositata in discariche a cielo aperto, in una infernale ”ciudad de la vasura” (città della spazzatura) che si trova nelle vicinanze dell'aeroporto. In attesa di una soluzione, assai difficile da trovare, migliaia di pepenadores, cercatori di spazzatura, vivono ogni giorno cercando in mezzo a queste masse di rifiuti qualcosa di utile da recuperare o da rivendere.