L'economia dell'Australia è da considerare tra le più solide del Mondo, grazie ad una serie di fattori favorevoli: la ricchezza di materie prime, il numero ridotto di abitanti rispetto all'estensione dei territorio e all'abbondanza delle risorse, la stabilità politica e l'efficace azione del Governo nella gestione del Paese. Rispetto ai Paesi più avanzati, i cui settori più importanti sono l'industria manifatturiera, con un amplissimo ventaglio di prodotti, e il terziario, l'Australia ha ancora come attività principali l'allevamento, l'agricoltura e l'industria estrattiva. Agricoltura e allevamento occupano il 5% degli australiani, eppure alimentano grandi correnti di esportazione perché sono attività interamente meccanizzate. La superficie coltivata è aumentata, ma è solo il 6,4% dell'immenso territorio. Le zone temperate forniscono frumento e altri cereali, quelle tropicali danno canna da zucchero, cotone, frutta, ortaggi; la Tasmania è grande produttrice di patate. Per ricavare nuove piantagioni è stato sacrificato il 50% della foresta pluviale del nord-est. Si esporta legname: è molto ricercato l'eucalipto "karri" dal legno duro e rossastro, utile per costruzioni. Più di metà Australia ospita allevamenti di bestiame. Vi pascolano 138 milioni di ovini (in gran parte da lana) e 24 milioni di bovini: è come dire che per ogni australiano vi sono 8 pecore e 1,5 mucche. E il primo produttore mondiale di lana e uno dei grandi esportatori di burro, latticini e carni. L'attività peschereccia si è sviluppata per l'impulso di marinai di origine abruzzese e siciliana, e ha grandi prospettive.
Sui campi e sui pascoli pesano le minacce di una natura che non si lascia facilmente dominare. Poche coppie di conigli, lasciate in libertà nel secolo scorso, si sono moltiplicate fino a diventare centinaia di milioni per l'assenza sia di animali carnivori (a parte l'ormai rarissimo dingo, un cane selvatico) sia di uccelli rapaci. Questi roditori distruggono la vegetazione e forano il terreno per le loro tane favorendo la scomparsa delle acque superficiali: per proteggere le colture sono state stese reti metalliche di sbarramento lunghe migliaia di chilometri, che i conigli superano scavando gallerie. Nel 1839, due coltivatori portarono dall'America una pianta cactacea, che faceva frutti saporiti e formava siepi economiche. Oggi, muraglie di cactus avanzano dall'interno contro i campi. Falliti tutti i tentativi di distruggere cactus e conigli con mezzi meccanici e chimici, rimane la lotta biologica, attraverso la diffusione di malattie che colpiscono i conigli e di insetti che aggrediscono i cactus.