Le cascate Iguacu


Le frontiere che dividono gli stati Sudamericani sono per la maggior parte liquide, fiumi enormi e giallognoli creano all' interno della foresta meandri d'incredibile bellezza. Grazie poi ad una serie di chiuse, che uniscono i cinque fra i maggiori corsi d'acqua del Brasile, un'autostrada fluviale corre da San Paolo do Brasil a Asunción in Paraguay gettandosi infine nel Rio de la Plata e nell'Atlantico, con Buenos Aires a destra e la costa dell'Uruguay a sinistra. Ed è quest'idrovia a dover essere sfruttata dal turista più avventuroso per conoscere uno dei paesi più sorprendenti al mondo. Si viaggia in automobile, quando possibile in traghetto o sui barchini dei pescatori locali, e a mano a mano che ci si spinge avanti, si scoprono bellezze naturali fatte d'acqua, create dall'acqua o sommerse d'acqua che nessun catalogo di viaggi ha ancora pubblicato. L'itinerario fantastico potrebbe partire ad Ibitinga dove il turismo deve ancora arrivare. La città è circondata da una palude inesplorata considerata dai locali una versione in miniatura del Pantanal del Mato Grosso, grande attrazione turistica brasiliana, soprannominata appunto 'Pantaninho'. Si naviga su una coltre soffice di piante acquatiche, ci si infila in gallerie verdi create da fronde rigogliose intrecciate tanto da coprire il sole. Vi si incontrano tucani, giaguari, pappagalli, scimmie e boa che penzolano indolenti dai rami. Quando le gallerie si aprono, appaiono aironi e alligatori che amano la luce e si crogiolano immobili al sole. Il ritmo è lento, i rumori sono quelli della natura. Più a sud il fiume si dilata a dismisura e prende il nome di alto Paranà: diventa un lago insidioso, cattivo. Il paesaggio qui è diverso. Nonostante le migliaia di tonnellate di merce che ogni anno solcano le acque, non è affollato. In ogni città fluviale c'è un piccolo bar che si affaccia sull'acqua, ed in ogni bar c'è sempre una persona che non ha niente da fare e passa il tempo a bere birra e a fissare il fiume. Andando ancora verso sud l'emozione più grande che offre l'acqua s'incontra a Foz do Iguagu.



In mezzo al fragore solenne ed agli spruzzi che il vento trascina per centinaia di metri, l'acqua marrone ed impetuosa dell' Iguacu divide il Brasile dall'Argentina. Oltre che un confine territoriale l'enorme cascata marca nettamente anche la differenza tra i due Paesi, almeno per quel che riguarda il saper sfruttare le risorse naturali. Le guide di Puerto Iguazù commentano ironiche:" Le cascate sono lì a disposizione di entrambi i paesi. Ma in Brasile hanno costruito 180 alberghi, qui ce ne sono solo 13!". Le cascate di Iguacu furono sco- perte tra il 1541 ed il 1542 da un conquistatore nobile spagnolo: Alvar Nunez Cabeza de Vaca, durante un viaggio che iniziò sulla costa del Brasile e terminò ad Assunción, odierna capitale del Paraguay. Le cascate offrono la spettacolare realtà di un precipizio di 60 metri, con un estensione di oltre 2 chilometri e mezzo, dove si riversano ogni secondo 1750 metri cubi d'acqua che si spezzano in 275 cascate . Sono molti i modi di pronunciare il suo nome: in indio, U-Guazù, in brasiliano Iguacu, per gli argentini è Iguacù e per i paraguaiani Iguassu ma la sensazione di potenza e meraviglia è la stessa per tutti. Nel 1986 sono state dichiarate patrimonio internazionale (insieme al Pantanal) dall'UNESCO.