La lingua

La lingua cinese fa parte della famiglia Han-Zang (sino-tibetana), la sua scrittura deriva dai pittogrammi incisi nella terracotta risalenti a 6000 anni fa. Vari oggetti ritrovati dagli archeologi cinesi ne tracciano l'evoluzione graduale da tratti semplici e simbolistici (ritrovati a Dawenkou nello Shandong) a quelli più complessi e composti di epoca Yin (1300-1066 trovati ad Anyang nell’ Henan e incisi su ossa e bronzi). Pur avendo il sistema degli ideogrammi subito trasformazioni, la grafia ha subito meno cambiamenti dato che rimane molto simile alla scrittura di ventidue secoli fa quando l'unificatore della Cina, l'imperatore Qin Shihuangdi, uniforma gli ideogrammi sviluppatisi localmente durante le dinastie Xia, Shang e Zhou in modo che una unica scrittura possa essere letta nelle varie lingue parlate nella Cina appena unificata. La lingua ufficiale parlata oggi in Cina è il Putonghua e deriva dal dialetto parlato nella Cina settentrionale, uno degli otto dialetti maggiori che qui elenchiamo: Settentrionale, o Mandarino parlato dal 70% dei cinesi; Wu, nello Zejiang e nel Jiangsu meridionale; Xiang, in buona parte dell’ Hunan; Gan, nell’ Hubei meridionale e nello Jiangxi; Yue, nel Guangdong e nello Jiangxi sudorientale; Hakka, localmente nel Guangdong, Fujian, Guangxi, Sichuan; Min settentrionale, nel Fujian settentrionale e a Taiwan; Min meridionale nel Fujian del sud, Taiwan, Hainan e Guangdong. Questi dialetti a loro volta si evolvono localmente dando origine a lingue minori che hanno pronunce differenziate fra loro e utilizzano le parole in modo diverso. Prima della rivoluzione del 1911, cioè fino alla fine della dinastia Qing, nelle pubblicazioni ufficiali si ricorreva all'uso della lingua classica, il Wenyan, nella quale ogni sillaba coincide con una parola a senso compiuto (lingua monosillabica). Nel 1917 si abbandonò la lingua classica per il volgare, il Baihua, che presenta molti vocaboli polisillabici (allungando le parole si limitano i pericoli dell'omofonia). La lingua cinese prevede in tutto 415 sillabe che possono essere pronunciate in 4 toni diversi. Nella traslitterazione Pinyin, il sistema adottato a partire dal 1958 per trascrivere con caratteri latini la pronuncia degli ideogrammi, i 4 toni vengono trascritti sopra le sillabe con i seguenti segni: tono continuo; tono ascendente; tono discendente poi ascendente; tono discendente breve.



I toni si riducono in pratica nell'altezza della voce e sono molto importanti perché alterando il tono di una sillaba se ne altera il significato. Il tutto si complica ulteriormente quando si dice che molte parole omofone (che si pronunciano allo stesso modo) sono anche omotone (hanno lo stesso tono). La lingua cinese parlata non prevede flessioni né differenziazione del genere (maschile, femminile), i verbi non hanno tempi (passato, futuro), si usa sempre il presente aggiungendovi una parola che dica tempo fa, anticamente, ieri, domani, in futuro, ecc... Nella grammatica ha maggiore enfasi la sintassi che la morfologia. Nella lingua scritta, si utilizzano gli ideogrammi, un sistema ingegnoso di simboli che disegnano l'idea di oggetti, verbi, cose astratte. Ognuno li può leggere con una propria fonia ma il significato non cambia.



I nomi

I cinesi utilizzano due nomi, come noi, la prima sillaba è il cognome (ce ne sono 350 di molto comuni Li, Wang, Ma), il secondo, spesso composto da due sillabe è il nome dato (in genere si riferisce al temperamento, a un pregio dimostrato subito alla nascita oppure viene dato per buon augurio), per esempio: Mao Zedong (cognome)- (nome). Ciò non toglie che il cognome possa essere composto da due sillabe e il nome da una sillaba sola: Sima Qian (cognome)-(nome). Oggi si tende a unire nella traslitterazione le sillabe che formano il cognome e a separarle da quelle che formano il nome. Quando la donna si sposa mantiene il proprio cognome, per esempio le tre ultime mogli di Mao Zedong si sono chiamate Jiang Kaihui, He Zuzhe e Jiang Qing. 1 figli possono avere il cognome della madre o del padre, spesso due fratelli hanno diverso cognome per questa ragione. Non conoscendo bene una persona la si chiama con il cognome seguito da un titolo di rispetto: Zhu xi, presidente, Sheng, maestro, Zu ren, responsabile (i titoli sono troppi per elencarli tutti). Conoscendo invece la persona la si chiama col nome completo (cognome e nome). Per dimostrare affetto ci sono altri titoli, questa volta utilizzandoli prima del cognome: Lao Wang, vecchio Wang (per rispetto quando Wang è più anziano). Xiao Chu, giovane Chu (in segno di affetto, Chu è più giovane). Un bambino chiamerà rispettosamente zio, shushu, o zia, ayi, una persona dell'età dei genitori quando non ne conosce il nome. Il sistema dei nomi era ancora più complicato in passato perché si aveva il cognome (xing), poi un nome dato subito dopo la nascita (ming), quindi un nome letterario, poi raggiunta la maggiore età si riceveva il nome vero e proprio. Ognuno poi poteva scegliersi altri nomi, tanto per gradire e spesso dopo la morte si riceveva un nome postumo.