LE CITTA'

Il Perù ha una popolazione di 22.454.000 abitanti con una densità di 17 abitanti per kmq . La popolazione è costituita per circa la metà da Amerindi, discendenti degli antichi Inca, per il 32% da Meticci, per il 12% da Creoli, per il resto da Negri, Mulatti e lndios delle foreste. Le lingue ufficiali sono lo spagnolo e il quechua; tra gli Amerindi degli altipiani è diffuso l'amayrà, tra quelli delle foreste si parlano idiomi amazzonici. La maggioranza pratica la religione cattolica; tra gli Amerindi persistono culti animisti. La capitale è Lima (6. 414 .500 ab.) che forma con Callao (574. 000 ab.), suo sbocco marittimo, un'unica conurbazione. Altri centri sono Trujillo (513.200 ab.), Arequipa (612.000 ab.), Cuzco (264.000 ab.) posta a 3.360 metri e antica capitale degli lnca. Il Perù è una Repubblica unitaria presidenziale, membro dell'ONU. Herman Melville definì una volta Lima "la città più triste della terra". Altri viaggiatori nel corso degli anni si sono dichiarati d'accordo con lui, e talvolta i suoi abitanti sono stati addirittura più severi. All'inizio degli anni Sessanta lo scrittore Sebastian Salazar Bondy, che vi nacque, la chiamò "Lima l'orribile". Eppure, il turista che si lascerà convincere da questi giudizi (e magari dalla prima impressione che in effetti la capitale può dare) rischia di sottovalutare una città di raro fascino e in grado di riservare molte piacevoli sorprese. Nonostante le critiche, gli abitanti di Lima vivono da sempre un rapporto di odio- amore per la loro città e per i suoi paradossali contrasti. Lima possiede sia lo splendore decadente delle città coloniali che la vitalità pullulante di un bazar orientale; offre inverni rannuvolati e malinconici ed estati calde e ventilate; presenta quartieri disordinati e poveri, ma anche angoli tranquilli ed eleganti nascosti fra edifici antichi dove l'aria profuma di gelsomino.Lontano da Lima, isolata in una fertile valle chiusa fra il deserto e le montagne, sotto un cielo azzurro turchese, Arequipa era un tempo una stazione di transito fondamentale per il traffico commerciale che legava le ricche miniere d'argento boliviane alla costa peruviana. La città, costruita con la pietra candida proveniente dal Misti, uno dei tre vulcani che si trovano nei dintorni, è soprannominata "Città del Bianco". E’ la seconda area urbana del Perù in ordine di estensione e uno dei centri più ricchi della nazione. Ai tempi delle colonie era il luogo dove le tradizioni europee erano più forti e la sua popolazione era composta in mag- gioranza da spagnoli; le attività che la resero prosperosa, l'agricoltura e la pastorizia, sono ancora le fonti di ricchezza della regione. Nel 1541 il re di Spagna conferì a quest'oasi ai piedi di un vulcano innevato il titolo di "Nobilissima, Lealissima e Fedele Città dell'Ascensione della Nostra Signora della Bella Valle di Arequipa". Gli indios Aymará che vivevano nei pressi del fiume Chili la chiamavano più semplicemente Ariquepa: "il posto dietro il monte a punta". Secondo un'altra versione l'Inca Mayta Capac durante un viaggio fu commosso dalla bellezza della valle e ordinò al suo seguito di fermarsi con le parole quechúa: "Ari quipay" (sì, fermiamoci!). Qualunque sia la verità, oggi Arequipa è diventata una splendida città, nonché la capitale intellettuale del Perù. Lo spirito di Trujillo, la città più importante del Perù settentrionale, si rivela ogni anno nel corso della coloratissima Sagra dell'Estate, durante la quale donne scalze, con gonne e camicette di pizzo bianco e i lobi ornati di filigrane d'oro, volteggiano e s'inchinano per la strada danzando la Marinera. Aggettivi come affascinante, semplice, formale e delicato, usati in genere dai turisti che vengono qui, sono tra i più adatti a descrivere questa città della costa, luogo ideale per iniziare l'esplorazione del nord del Perù. Trujillo fu fondata nel 1535 e il suo nome deriva da quello della città natale spagnola di Francisco Pizarro. Nata come luogo di ristoro sulla strada spagnola che univa Lima a Quito, ben presto fu denominata "la Città Signorile". Le sue residenze coloniali, con i loggiati in legno e le finestre ornate da elaborate inferriate sono ancora una testimonianza tangibile del suo elegante passato. Gli indios che vendono i loro prodotti al mercato parlano in spagnolo con i turisti e in quechúa fra di loro; le suore degli ordini cattolici vivono in edifici che un tempo ospitavano le donne consacrate degli Incas; i dipinti raffiguranti l'Ultima Cena mostrano Gesù e i suoi discepoli davanti a formaggi andini e porcellini d'India arrosto. Cuzco è una città dove presente e passato convivono non senza una certa difficoltà. Quasi cinquecento anni dopo che gli spagnoli fecero il loro ingresso a Cuzco, la città rimane ancora un incrocio fra due culture. Naturalmente oggi Cuzco è molto diversa dalla spaventosa città che troviamo nelle descrizioni delle cronache spagnole. Cinque secoli addietro la sua popolazione era stimata intorno alle 15.000 anime, fra nobili, sacerdoti e servi. Da qui partivano i chasqui, i veloci messaggeri dell'impero, per portare notizie e ordini in ognuno dei quattro settori di Tahuantinsuyu, come veniva chiamato l'insieme delle regioni su cui gli Incas avevano esteso il loro dominio. Oggi i 225.000 abitanti di Cuzco sono collegati al resto del paese da treni, aerei e autobus, e la città è discretamente modernizzata, anche se ci sono ancora molte tracce del passato.