MACHU PICCHU

Quando scoprì Machu Picchu, nel luglio del 1911, Hiram Bingham stava in realtà cercando le rovine di Vilcabamba, la misteriosa roccaforte degli ultimi incas. Oggi siamo quasi certi che egli passò da Vilcabamba senza rendersene conto, quando, due mesi prima della sua sensazionale scoperta nell'alta valle dell'Urubamba, giunse a Pampa Espíritu (a un centinaio di chilometri a ovest di Machu Piccbu), dove le rovine giacevano nascoste dalla fitta vegetazione. Bingham esaminò la zona solo superficialmente e non si rese conto dell'importanza del sito. D'altra parte, considerando quello che scoprì in seguito, come biasimarlo? Laureato all'Università di Yale e successivamente senatore, Bingham si appassionò all'archeologia inca nel 1909, mentre si trovava in Perú per conoscere i luoghi dove Bolívar si era battuto per l'indipendenza. Vi fece quindi ritorno con la spedizione peruviana di Yale del 1911 e nel luglio di quell'anno si avventurò sulla stretta mulattiera della gola dell'Urubamba. Melchor Arteaga, un campesino che incontrò per caso mentre piantava le tende sulle rive del fiume, lo accompagnò fino alle rovine. La montagna che sovrastava la zona dei ritrovamento veniva chiamata dagli abitanti della zona Machu Picchu (Cima Vecchia), mentre l'altra cima poco lontana aveva il nome di Huayna Picchu (Cima Giovane). Tuttavia Bingham era convinto che il vero nome del luogo fosse Vilcabamba. Certo di avere trovato l'ultimo rifugio degli incas, ipotizzò anche di avere scoperto Tampu Tocco, la mitica città natale dei fratelli Ayar, padri fondatori degli Incas. L'errore di Bingham è comprensibile: chi poteva immaginare che nelle foreste a nord di Cuzco ci fossero ben due città perdute? Oggi è chiaro che le rovine trovate da Bingham non sono quelle di Vilcabamba; ma la scoperta pone un ennesimo enigma, forse più complesso di quanto egli stesso potesse immaginare: se Machu Picchu non era Vilcabamba, allora cos'era?



Fra il 1911 e il 1915 Bingham intraprese altre esplorazioni che lo portarono alla scoperta di varie rovine e di un'importante strada maestra degli Incas (la Pista Inca) a sud di Machu Picchu. Nel 1941 la spedizione del Fondo Viking, coordinata da Paul Fejos, scoprì, sempre nei pressi della gola dell'Urubamba, le importanti rovine di Huinay Huayna, a circa quattro chilometri e mezzo a sud di Machu Picchu. La città faceva quindi parte di un'intera regione "perduta", di cui non esisteva traccia nella tradizione orale popolare. Si è ipotizzato che Machu Picchu fosse un rifugio segreto, conosciuto da pochi e ignoto agli spagnoli. Una tesi apparentemente inverosimile: gli invasori avevano infatti numerosi alleati fra gli indios, e sembra impossibile che l'esistenza di un'intera popolazione attiva sia rimasta celata per tanto tempo. Eppure gli spagnoli erano all'oscuro dell'esistenza di Machu Picchu e l'unica spiegazione plausibile è che nemmeno gli Incas la conoscessero. La città e la regione furono probabilmente abbandonate prima della Conquista, scomparendo dalla memoria dello stesso Popolo del Sole. E’ probabile che la zona sia stata colpita da un'epidemia, o invasa dagli Antis, il feroce popolo della foresta. Ma come si spiega la totale ignoranza circa la collocazione delle rovine? In questo caso è forse più facile sciogliere l'enigma; la casta dei quipucamayocs, gli storici che si tramandavano oralmente le cronache ufficiali dell'impero, è conosciuta presso gli storici moderni per l'abitudine censoria di cancellare dalla memoria fatti o persone il cui ricordo fosse, per diversi motivi, scomodo. Forse fu proprio questo il destino di Machu Picchu: una provincia ribelle punita in maniera così crudele che la sua esistenza non era neppure passata alla storia. La teoria si adatta a quello che sappiamo, ma ne esiste anche un'altra. Alcuni documenti recentemente scoperti dall'archeologo J.H. Rowe negli archivi delle colonie spagnole provano l'esistenza di una "tenuta reale" dell'imperatore Pachacuti in un luogo chiamato "Picchu", a nord di Cuzco. E’ quindi probabile che Machu Picchu fosse stata costruita per ospitare la panaca (casa reale) di Pacbacuti. Alla scomparsa della panaca, circa una generazione dopo la morte dell'Inca, la regione e la città vennero abbandonate. Negli ultimi tempi sono state rinvenute a Machu Picchu tracce di popolazioni che precedettero gli incas di circa duemila anni, ma tutti sanno che nella zona non esistevano a quell'epoca importanti città pre-inca. Se si accetta la teoria secondo la quale Machu Picchu fu costruita per volere di Pachacuti, si può anche avanzare un'ipotesi plausibile sulla sua età. Secondo una cronologia generalmente accettata, l'espansione inca ebbe inizio nel 1438, quando Pachacuti sconfisse i Chanca, gli invasori del nord. Varie cronache riportano che questa area montagnosa, per ragioni strategiche (non ultima la lotta per respingere i Chanca) fu la prima ad essere colonizzata nel corso della rapida espansione dell'impero. Lo stile architettonico di Machu Picchu è il "tardo imperiale inca", il che sostiene quest'ultima teoria, e inoltre non ci sono tracce di occupazioni risalenti al periodo successivo alla Conquista. Machu Picchu sarebbe quindi stata costruita, abitata e abbandonata nello spazio di un secolo. Il resto è solo speculazione; ma chi può resistere alla tentazione di immaginare nuove teorie di fronte all'affascinante mistero di queste pietre silenziose?



Che tipo di insediamento era Machu Picchu? John Hemming sostiene che all'interno del sito le strutture abitative erano solo 200, il che lo ha portato a cal- colare una popolazione di circa 1.000 abitanti. Ma in questo caso la produzione agricola della zona sarebbe stata di molto superiore alle esigenze dei suoi abitanti: oltre ai vasti terrazzamenti della stessa Machu Picchu c'erano infatti quelli di Inti Pata (a sudest della città) e quelli di Huinay Huayna, lungo la Pista Inca. A questo proposito diversi archeologi hanno di recente formulato l'ipotesi che Machu Picchu fosse la principale fonte di foglie di coca per i religiosi e i regnanti di Cuzco. Hiram Bingham definì le rovine una "cittadella" creata secondo esigenze strategico-difensive, ma all'interno della sua cinta muraria circondata da un fossato si trovano molti edifici religiosi di ottima fattura. Di conseguenza, è stata formulata di recente un'ipotesi secondo cui Machu Picchu aveva un ruolo essenzialmente cerimoniale e spirituale e un’ importante funzione a livello agricolo, mentre i suoi scopi strategici erano secondari. L'idea della fortezza di Bingham non gli impedì di ipotizzare che Machu Picchu potesse essere una residenza delle Vergini del Sole di Cuzco, soprattutto perché il 75% dei resti umani ritrovati nella città sembravano appartenere a scheletri femminili. La notizia divenne uno dei terni preferiti dalle guide locali, ma fino a oggi l'argomento non è stato approfondito abbastanza. La spedizione Yale trovò in prevalenza dei teschi, poiché le altre ossa si erano deteriorate a causa dell'umidità, ed è molto difficile stabilire il sesso di un teschio, soprattutto quando (come in questo caso) non si conosce alla perfezione l'anatomia dei gruppi sub-razziali. Il dottor Eaton (l'esperto in medicina della spedizione) dichiarò che la maggior parte dei teschi era "gracile" e quindi, secondo lui, di donna. In realtà le ossa ritrovate potrebbero appartenere a maschi di piccola taglia, o a giovani. I teschi sono ancora a disposizione degli studiosi, ma nessuno se ne è più occupato. Secondo alcune indiscrezioni non sarebbe molto chiaro il modo in cui Bingham ottenne il permesso per effettuare gli scavi; questo fece sorgere vaghe accuse di contrabbando dopo che gli oggetti ritrovati vennero spediti all'Università di Yale, dove oggi si trovano in gran parte. Fortunatamente, il fatto che la collezione non sia particolarmente spettacolare (tra l'altro non comprende metalli preziosi), relega la disputa nell'ambito degli esperti.

A partire dal 1985 nei dintorni di Machu Picchu sono state effettuate moltissime scoperte, che nel complesso sembrano sostenere la teoria secondo cui la città sarebbe stata un centro cerimoniale e forse amministrativo di una regione vasta e discretamente popolosa. Il mito che vedeva Machu Picchu come una specie di Shangri-la delle Ande, appollaiata sul suo dirupo, deve quindi essere abbandonato. I ritrovamenti più estesi sono quelli a nordest del fiume, nello scosceso altipiano conosciuto con il nome di Mandorpampa, cento metri al di sopra della ferrovia. La caratteristica più evidente è l'enorme muro di cinta. Alto circa tre metri e mezzo, largo due e mezzo e lungo più di un chilometro, si estende lungo la parete della montagna fino a una cima che si chiama Yanantin e fu probabilmente costruito per proteggere i terrazzamenti agricoli. dall'erosione e per separare due aree con funzioni diverse. Il sentiero che lo percorre prosegue verso nordest, inoltrandosi nelle profondità delle foreste montagnose di Amaybamba e forse, chissà, porta ad altri insediamenti inca non ancora scoperti. Tra le altre cose, nella pampa sono state trovate cave, edifici circolari, una grande quantità di mortai di pietra e un'ampia piattaforma d'osservazione. All'interno della vera e propria Machu Picchu, nel settore sul versante nord dello Huayna Picchu noto come "Tempio della Luna" è stato scoperto un tempio sotterraneo, una splendida muraglia con un imponente ingresso e un osservatorio rivolto verso la cima del summenzionato Yanantin. Risalendo il fiume si incontrano due importanti centri funebri, Killipata e Ch'askapata; più avanti ancora, vicino alla centrale idroelettrica, sorgono le rovine di Choquesuysuy, che sembra siano molto più estese di quanto si credesse al tempo della loro scoperta. . Negli anni successivi alla scoperta di Bingham, le rovine furono liberate dalla vegetazione che le soffocava e venne costruita una linea ferroviaria che raggiungeva il luogo attraverso il grandioso canyon. Da allora, cominciarono ad arrivare i visitatori. Nel 1942 venne Pablo Neruda, che si ispirò alle rovine per scrivere il suo poema più famoso. Nel 1948, la tortuosa strada di dodici chilometri che collega le rive del fiume alle rovine fu inaugurata personalmente da Bingham. Bingham divise Machu Picchu in diversi settori, che prendono il nome da alcuni edifici. L'archeologia moderna contesta molte delle sue conclusioni, spesso arbitrarie e basate su prove insufficienti, ma poiché nessuno ha ancora proposto una classificazione diversa, Machu Picchu è presentato secondo le denominazioni originali di Bingham. La visita comincia dalla "Casa dei Guardiani delle Terrazze", che si trova a fianco del Settore Agricolo. Questa vasta area di terrazze era sicuramente destinata alle coltivazioni e rendeva la città autosufficiente dal punto di vista degli approvvigionamenti. I terrazzamenti terminano nel Fossato Asciutto, oltre il quale si estende la città vera e propria. Proseguendo, si incontrano le Fontane, che sono in effetti delle cascatelle disposte in una serie di sedici piccoli "bagni", costruiti in stili diversi, che probabilmente servivano per scopi rituali e religiosi legati al culto dell'acqua. Bingham formulò anche un'ipotesi secondo cui la città era stata abbandonata a causa dell'impoverimento delle risorse idriche destinate ai riti e alle irrigazioni dei campi. La Fontana Principale è il lavoro in muratura più raffinato e importante del complesso; scendendo dalle terrazze lo si incontra sulla sinistra. Vicino alla fontana sorge il Tempio del Sole . Questa torre affusolata è il capolavoro di Machu Picchu. Al suo interno si trovano nicchie sacre che contenevano idoli o offerte, e al centro un'enorme pietra affiora dal terreno, parte di uno strato di roccia su cui fu costruita la torre stessa. La base della pietra forma una grotta che è stata soprannominata Tomba Reale, sebbene al suo interno non si siano trovate ossa di alcun tipo. Recenti studi compiuti congiuntamente da archeologi e astronomi hanno dimostrato che il tempio era un osservatorio astronomico. La roccia al centro della torre presenta un taglio allineato con il punto in cui, fuori da una finestra, sorge il sole il mattino del solstizio di giugno.

Vicino al Tempio del Sole, oltre la fontana principale, si trova un edificio con tre muri portanti, che è stato restaurato e può dare un'idea di come si presentava ai tempi degli Incas. E’ chiamato la Casa del Guardiano della Fontana, ma è molto improbabile che fosse una vera casa, avendo un lato completamente aperto. E’ probabile che i sostegni in pietra al suo esterno servissero come supporti per appendervi oggetti pesanti. Alcuni studiosi degli aspetti più esoterici della cultura inca hanno suggerito una spiegazione che interpreta gli elementi architettonici del complesso come i simboli dei quattro elementi fondamentali: il Fuoco (il Tempio del Sole), la Terra (la "Tomba Reale"), l'Aria (la Casa del Guardiano della Fontana) e l'Acqua (la Fontana Principale). Gli edifici che si trovano nella parte opposta rispetto al Tempio del Sole, oltre la scalinata, sono stati classificati come Settore Reale per la loro spa- ziosità e per le architravi formate da pietre di tre tonnellate, caratteristica comune delle case dei potenti nell'architettura inca. In cima ai terrazzamenti c'è un piccolo edificio isolato, dietro a un declivio noto come il cimitero, dove Bingham trovò una grande quantità di ossa e di mummie. A pochi metri dalla costruzione appare una roccia scolpita in modo strano, chiamata Pietra Funeraria. Bingham ipotizzò che servisse come supporto per esporre le mummie o come piano di lavoro per gli imbalsamatori. In cima alla scalinata che parte dalle fontane si trova un grande cumulo di pietre dal quale i muratori inca ricavavano il materiale per le loro costruzioni. Particolarmente interessante una roccia parzialmente lavorata, che illustra la tecnica per procurarsi le pietre dalla cava. L'esemplare in questione mostra una serie di impronte del cuneo utilizzato per staccare la pietra. Proseguendo lungo la cresta rocciosa della cava, lasciandosi alle spalle la scalinata, si giunge a uno dei punti più interessanti della città: il Tempio delle Tre Finestre. La parete orientale è totalmente ricavata da un'unica, gigantesca roccia; le finestre trapezoidali sono parzialmente scavate nella pietra. L'edificio ha tre pareti e nel lato libero c'è una colonna di pietra che serviva come sostegno per il tetto. Ai piedi del- la colonna c'è un masso omato con le tipiche decorazioni sacre a gradini di tanti templi degli incas e dei loro predecessori. A poca distanza sorge il Tempio Principale, anch'esso con una facciata aperta, scolpito nella roccia dagli abilissimi muratori inca. La denominazione deriva dall'imponenza e dalla raffinatezza della costruzione, l'unica che abbia una specie di dépendance. Il piccolo edificio vicino, che è stato chiamato Sacrestia, sembra proprio un luogo deputato alla preparazione dei sacerdoti per i riti che si tenevano nel tempio. Salendo sulla collina alle spalle del tempio, si arriva a quello che probabilmente è il santuario più importante di tutta Machu Picchu: l'Intihuatana , che l'esploratore americano Squier battezzò nel XIX secolo il "palo per i cavalli del Sole". La funzione di questa pietra e di altre simili è ancora un mistero. In ogni centro religioso principale degli incas se ne trova una, ed è probabile che venissero utilizzate per l'osservazione degli astri e per il calcolo della stagioni. Nei pressi di Machu Picchu doveva esserci almeno un'altra "Intihuatana", vicino all'odierna centrale idroelettrica a ovest delle rovine. Questa seconda pietra era probabilmente allineata con la principale, e serviva a eseguire osservazioni astronomiche ancora sconosciute. Questa Intihuatana è una scultura di stupenda bellezza, l'unica di tutto il Perú che sia sfuggita alla furia iconoclasta degli spagnoli mantenendo intatta la sua condizione originaria.