Il volto nuovo dell'economia australiana


Accanto all'Australia tradizionale, quella delle pecore e del grano, sta acquistando una sempre mag- giore rilevanza economica anche l'Australia nuova, quella degli impianti minerari e industriali e delle attività terziarie. Questo Paese dispone infatti di cospicue risorse minerarie, per cui l'industria estrattiva è molto sviluppata, soprattutto in seguito agli ingenti investimenti effettuati dagli Stati Uniti e dal Giappone, interessati all'estrazione di materie prime necessarie alle loro industrie. Oltre all'oro, scoperto nel secolo scorso nel Queensland e nell'Australia occidentale, si estraggono grandi quantità di bauxite, di cui il Paese è il massimo produttore mondiale, di ferro, zinco, rame, argento e altri minerali pregiati e di importanza strategica come il cobalto e il tungsteno. Nel terri- torio del Nord poi è stato localizzato uno dei più grandi giacimenti mondiali di uranio, un minerale che, insieme al carbone e al gas naturale, pure presenti nel sottosuolo australiano, costituisce un'importante fonte nazionale di energia. Se scarse sono le risorse idroelettriche per la limitata pos- sibilità di sfruttare le acque dei fiumi, notevoli sono invece i giacimenti di petrolio nell'Australia occidentale e nel Queensland; una rete di oleodotti trasporta il greggio dai luoghi di estrazione alle raffinerie e ai centri industriali. Per potenziare il settore minerario sono stati rinnovati gli impianti di estrazione, sono stati razio- nalizzati sia la lavorazione che il trasporto dei metalli, sono state create, in aree completamente de- sertiche, delle vere e proprie città minerarie, dove i lavoratori possono vivere insieme alle loro fami- glie. Oggi, in questi centri caratterizzati prevalentemente da basse case unifamiliari intercalate da radi alberi, hanno il loro punto di arrivo ferrovie e carreggiate stradali che garantiscono il collegamento con i centri di lavorazione e esportazione dei minerali.



Fra le città minerarie australiane un posto a parte occupa Coober Pedy, una cittadina di appena quattromila abitanti situata ai margini dei Gran Deserto Vittoria. Coober Pedy significa nella lingua degli aborigeni «gli uomini bianchi nei buchi della terra»: qui infatti la gente vive in cunicoli, pozzi e gallerie minerarie trasformate in confortevoli appartamenti; in superficie soltanto un pub, una scuola, un piccolo ospedale e qualche fabbricato cadente. Tutto questo perché gli abitanti possano sottrarsi sia al calore torrido che incombe nella regione (60 gradi di giorno, in estate), sia alle violente tempeste di sabbia e alle incursioni di sciami di mosche. La ricchezza di questa città fantasma risiede nei giacimenti di opale, una gemma lattiginosa la cui presenza ha richiamato, fin dagli inizi del secolo, migliaia di cercatori giunti con vanga e piccone, e che spinge ancora oggi centinaia di persone a lavorare in miniere poste a 35 metri di profondità. Grazie a queste ingenti risorse minerarie, l'Australia ha avviato un rapido sviluppo industriale: sono sorte numerose industrie siderurgiche, con poderosi impianti a Newcastle nel Pacifico; la produzione dell'acciaio è ormai sufficiente al fabbisogno delle industrie meccaniche, che fabbricano automobili, macchine agricole, materiale ferroviario. Le industrie chimiche e petrolchimiche sono dirette soprat- tutto alla produzione di fertilizzanti, materie plastiche e caucciù sintetico. Collegate ai prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento, invece, sono le fiorenti industrie tessili, che lavorano la rinomata lana australiana, e quelle alimentari; queste ultime si sono sviluppate nel settore conserviero e, data la notevole produzione di latte, anche in quello caseario. Un altro settore che ha avuto un forte incremento negli ultimi anni è quello turistico: parchi naturali e deserti sconfinati, barriere coralline e animali esotici richiamano migliaia di turisti in cerca di una natura che può dirsi ancora quasi del tutto incontaminata.