La popolazione

L'agricoltura in Cina è molto sviluppata, occupa 285 milioni di persone su una popolazione attiva di 475 milioni. Praticamente il 79,4% dei cinesi vive nelle campagne e solo il 20,6% nelle città. Questo spiega il perché nel perseguire lo sviluppo della Cina si tenda sempre a dare la precedenza ai progetti che coinvolgono le campagne. La Cina conta oggi 1.300.000.000 di abitanti, praticamente più di una persona ogni cinque su questa terra è cinese, ma la Cina occupa solo il 6,3% delle terre emerse, in altre parole solo 1,26% (il 20% del territorio cinese è fertile) della terra deve nutrire un quinto della popolazione mondiale. La densità della popolazione per chilometro quadrato è quanto mai disuguale e occupa tutte le medie fra il massimo di 1913 persone per kmq di Shanghai e il minimo di una persona per kmq del Tibet. Il censimento del 1982 informa che il 93,3% della popolazione è di razza Han mentre il restante 6,7% è costituito da 55 minoranze etniche (l'etimologia di Han proviene dal nome della dinastia che regnò in Cina dal 206 a.C. al 220 d.C.), ma questi 74 milioni di persone occupano il 50% del territorio cinese.



Alcune minoranze etniche si distinguono ormai dagli Han solo per lingua o religione e portano i vestiti tradizionali solo durante feste o cerimonie, altre invece sono immediatamente individuabili sia per i caratteri somatici diversi che per l’abbigliamento tipico. Un censimento del 1600, fatto durante la dinastia Ming, indicava la popolazione cinese in 150 milioni di abitanti. Nel 1911, alla caduta del- l'impero, i cinesi erano già 373 milioni. Nel 1953 (4 anni dopo l'instaurazione della Repubblica Popolare) la popolazione era salita a 540 milioni con un incremento di oltre 15 milioni all'anno. Nonostante la grande carestia durata dal 1959 al 1962, e una prima campagna per il controllo demografico, nel 1965 la popolazione salì a 760 milioni, un quarto della popolazione mondiale. Durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976) Mao Zedong incoraggiò l'aumento demografico premiando le famiglie numerose. Era confortato dal fatto di essere riuscito a raddoppiare la produzione agricola anche grazie al controllo sulle inondazioni e al potenziamento dell'irrigazione e inoltre era riuscito a far decollare l'industria leggera. Le condizioni di vita erano molto migliorate, l'assistenza igienico-sanitaria cominciava a dare i suoi frutti e l'aumentata disponibilità di cibo portava la vita media dei cinesi da 40 a 70 anni. Nel 1971 il tasso di crescita demografica si attestava intorno al 2,3%, tasso che avrebbe i ulteriormente raddoppiato la popolazione in 43 anni. Nel 1976, si aprì una nuova era per la Cina che cominciava a rompere il suo secolare isolamento. Per la prima volta la popolazione cominciò a realizzare che gli sforzi per raggiungere il progresso collettivo venivano vanificati da un'incontrollata esplosione demografica che finiva per assorbire ogni successo acquisito. Nel 1979 il tasso di aumento demografico si attestava intorno all'1,2% (contro l'obbiettivo posto da Hua Guofeng dell'l% entro il 1980). 14 milioni di nuove coppie si erano impegnate ad avere solo un figlio. L'età minima matrimoniale era stata portata a 22 anni per gli uomini e 20 per le donne, se però la donna si fosse sposata dopo i 25 anni, avrebbe potuto godere di maggiori esenzioni dal lavoro per maternità. Se la coppia fosse riuscita a mantenere l'impegno a non procreare il secondo figlio avrebbe goduto di uno stipendio mensile all'anno in più fino al compimento del quattordicesimo anno del proprio figlio, più ferie, precedenza nell'attribuzione dell'alloggio e nelle promozioni sul lavoro, nella scelta della scuola per il figlio, assistenza medica gratuita per la famiglia ed ancora altri privilegi diversi a seconda della città o della provincia di residenza. Al comparire del secondo figlio sarebbero decaduti tutti i privilegi e sarebbero comparse le penalizzazioni che avrebbero potuto giungere anche alla retrocessione nella gerarchia di fabbrica o dell'ufficio giungendo anche alla perdita del lavoro. Ricordiamo comunque, per non sottovalutare l'importanza del problema che un aumento demografico al tasso dell'1,2% annuale vuol dire che ogni anno la Cina deve nutrire in più una popolazione due volte quella della Svizzera.