Posizione, struttura e confini

La Val Taleggio è una delle più estese convalli di destra della Val Brembana. E' percorsa dal torrente Enna che, diretto da ovest a est, sfocia nel fiume Brembo a San Giovanni Bianco. Ha la forma di due rettangoli di superficie diversa(minore l'occidentale, ben maggiore l'orientale) contigui(superficie complessiva circa 80 Kmq): è solcata per lungo dal torrente principale che taglia la valle in due versanti: quello settentrionale, a dolci pendenze, a frequenti ripiani e altipiani, qua e là franoso in rapporto alle rocce affioranti(dolomia, calcari marnosi e scisti retici) ma nel complesso fertile, dominato da cime verdi di pascoli che variano dai 1600 ai 2000 m; quello meridionale, alquanto più aspro, dominato da cime generalmente a dolci pendenze).

Fa corona tutt'attorno una linea chiusa di monti che isolano la valle dalle contermini, cioè dalle valli Brembilla e Imagna a sud, dalla Valsassina a ovest, dalla Valtorta-Stabina a nord, dal solco medio di Val Brembana a est nel cui fiume Brembo confluisce il torrente Enna dopo essersi aperto il varco in una strettissima forra. E' a San Giovanni Bianco che si inizia a percorrere la strada che, sul fondo dello stupendo orrido, ci introduce nel cuore della Val Taleggio.

In uno studio sulla zona, il prof. Rocco Zambelli cosi descrive l'itinerario: nel primo tratto, dopo San Giovanni Bianco, possiamo osservare gli strati nerastri del Carnico più o meno soggetti a franare per la loro inclinazione. Dopo pochi chilometri la valle si restringe, appaiono le rupi grigio chiare della dolomia norica che ci accompagnano per tutto l'orrido. L'itinerario attraversa rocce sedimentate sui fondi dei mari dell'era Mesozoica: più precisamente gli strati più alti del Mesozoico inferiore (Triassico superiore). Le rocce, da Bergamo a San Giovanni Bianco, sono in genere inclinate verso sud. Risalendo quindi verso nord, attraverseremo le loro testate successivamente dalle più alte alle più basse, cioè dalle più recenti alle più antiche. Percorrendo l'orrido attraversiamo il pacco delle dolomie formatesi in un mare limpido, a spese di grandi scogliere. Su queste scogliere, circa 170 milioni dì anni fa, innumerevoli gasteropodi e lamellibranchi vivevano tra le alghe incrostate di calcare che avevano la stessa funzione costruttrice di barriere coralline oggi affidate dalla natura soprattutto ai coralli. Durante le erosioni dei lunghi periodi pre- glaciali , l'acqua scavò una sottile forra attraverso il pacco della dolomia spesso circa 1000 metri. Attraversata la forra, entriamo invece in un paesaggio più ampio, nel quale l'acqua lavorò le rocce argillose del Retico, molto più tenere. Ancor oggi, sul greto del torrente, l'azione erosiva dell'acqua è seguita dal crollo dei neri strati rocciosi che sostengono le verdi praterie della vallata il cui equilibrio non è ancora raggiunto. Non quindi escavazione di ghiacciai (che non riempirono mai la vallata) né fondi di laghi, bensì la paziente azione delle acque plasmò le rocce tenere e preparò le fertili praterie per le intelligenti popolazioni. Il limite dei terreni prativi e fertili è segnato tra Vedeseta e Morterone da una lunga parete rocciosa: riappaiono le chiare rocce compatte del Retico superiore con le sue forre, i suoi strapiombi dalle pareti lisce e le ricche sorgenti. Sopra di esse le rocce del Lias formano verso sud i colli del Pallio che separano la Val Taleggio dalla Valle Imagna, mentre a occidente sono interrotte dalle rupi noriche del Resegone. Se ci portiamo presso il ponte della frazione Lavina, fra Olda e Peghera, possiamo osservare una serie di frammenti delle sponde del torrente Enna che ha portato nel fondovalle numerose rocce riccamente fossilifere. Sono lastre nere che facilmente si aprono alla percussione, mettendo in mostra numerosi gusci fossili, spesso assai ben conservati. Un luccichio dorato talora richiama da lontano l'attenzione su questi sassi: i gusci sono stati trasformati in piriti, i cui cristallini non sono ancora alterati. Si tratta dei gusci di lamellibranchi e di piccoli gasteropodi vissuti nei mari dell'età Retica circa 170 milioni di anni fa. Dopo la morte i loro resti si confusero con i fanghi ferroso- solforosi di quel mare: i minerali di ferro e zolfo sostituirono lentamente la sostanza del guscio delle conchiglie, conservandone la forma. Ancor oggi lo zolfo e il ferro di quelle rocce sono attivi e lasciano la loro traccia nelle acque che le attraversano. Non è invece mineralizzata l'acqua del torrente spumeggiante chiamato Fiumelatte che esce da una caverna e che è la principale sorgente dell'Enna. La cresta meridionale della Val Taleggio, tondeggiante nella Costa del Pallio(circa 1400 m) si innesta con la vetta dolomitica del Resegone alla cresta occidentale che è bassa e si innalza a superare di poco i 1600 m solo nello Zuc di Maesimo, dominante i Piani di Artavaggio. Tutto il Resegone è formato da un'imponente pila di strati calcarei, frutto della deposizione di calcare, fanghiglie, gusci di molluschi,sul fondo del mare. Durante l'emersione e dopo, il Resegone si è mosso dall'alta Valsassina ed è scivolato, poggiando su rocce più recenti, fino all'attuale posizione sopra Lecco. Sul calmo paesaggio di Artavaggio anormalmente poggia lo scoglio calcareo dello Zucco di Maesimo, ben emergente. S'è detto "anormalmente" perché a somiglianza di quanto è avvenuto per il Resegone, lo scoglio dello Zucco, fatto di rocce calcaree del periodo Norico, è scivolato più a nord, fermandosi e poggiandosi sulle più tenere e più recenti rocce del Retico.

La cresta settentrionale della Val Taleggio è la più elevata e si mantiene attorno ai 2000 m. Comprende la cima di Sodadura, elegante piramide triangolare(m 2010). Le rocce della vetta si sono formate sul fondo marino circa 210 milioni di anni fa (calcari e arenarie del periodo anisico),mentre quelle sottostanti 190 milioni di anni fa (sovrascorrimento). La piramide del Sodadura è l'unica forma propriamente piramidale delle montagne della Valsassina.

Altre cime della cresta settentrionale: il m. Aralalta e il m. Basamorti, ambedue di scisti retici, tipicamente tondeggianti sul versante orientale. La cresta orientale, tutta dolomitica, è un imponente e aspro diaframma intagliato a forza dall'Enna e costituito dalle tre cime: Venturosa (m 1999), Cancervo (m 1840), Sornadello (m 1580). Notevole la presenza sul Cancervo di numerosi fenomeni carsici (grotte, doline, campi solcati); interessanti alcune profonde spaccature strette, sul cui fondo permane la neve. La linea di cresta qua e là si abbassa, determinando valichi, facili anche per le comunicazioni che hanno notevole importanza per l'economia della regione. Fra questi ricordiamo: il Culmen di S.Pietro(verso la Valsassina) come pure la forcella di Artavaggio; la forcella dì Bura(verso la Val Brembilla),il passo del Pallio(Val Imagna). Il territorio è occupato da sei Comuni, di cui tre hanno il capoluogo e le abitazioni permanenti (da occidente: Morterone, Vedeseta, Taleggio) . Tre vi hanno solo abitazioni temporanee estive(casere con pascoli): Lecco con le pendici nord-orientali del Resegone, Cremeno, San Giovanni Bianco(con un lembo della sommità del Cancervo). Se seguiamo le linee di confine comunale per vedere entro quali limiti viene rispettata la linea spartiacque, possiamo osservare che essa serve da confine solo a sud e a est, dove questa linea è alquanto marcata per l'asprezza delle forme di sommità. L'Enna non fa mai da confine. Ci troviamo di fronte a due piccole regioni abitate, separate da fasce disabitate o abitate solo nel periodo estivo: e cioè la conca di Morterone e la Val Taleggio propriamente detta, separate dal la parete di dolomia che attraversa il solco dell'Enna; la Val Taleggio separata dalla conca brembana di San Giovanni Bianco dal diaframma di dolomia principale del Venturosa-Cancervo-Sornadello.

I centri abitati sono otto (Morterone, Peghera, Olda, Pizzino, Sotto- chiesa, Avolasio, Lavina e Vedeseta). In prevalenza sono situati sul versante sinistro, in pieno sole. Soltanto due sul versante destro(Morterone e Peghera).