I PAESI ANDINI

I quattro Paesi che occupano la fascia occidentale del Sudamerica, dai margini dell’Amazzonia al Pacifico, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, hanno in comune alcune caratteristiche e una storia tormentata. Sono a cavallo delle Ande, dato che la maggior parte della popolazione vive sugli altipiani compresi fra le vette, e varie città sorgono oltre i 3000 metri di quota. Il popolamento è scarso nelle basse terre tropicali, dove il clima è sfavorevole. Hanno le ferrovie più alte del mondo e un’agricoltura povera di alta quota; in vari modi la montagna condiziona la vita, l’economia e la storia di questi quattro Paesi. Sono soggetti a un’intensa attività sismica. Hanno un’alta percentuale di popolazione india o meticcia, che parla lingue indigene antichissime (quechua, aymarà, chibca); i bianchi sono il 20% in Colombia, il 15% in Ecuador, il 12% in Perù, il 14,5% in Bolivia. Furono uniti dall'Impero degli Incas, che aveva il suo centro nel Perù e che crollò all'arrivo dei conquistadores; rimasero uniti nel Vicereame spagnolo, si divisero con vari contrasti nell'800 e guerreggiarono fra loro nel '900. Come lingua ufficiale usano lo spagnolo.



Hanno un'economia fragile e povera: le Ande sono ricche di metalli (il nome Ande deriva da una parola quechua che significa "rame"), e in ogni Paese vi sono piantagioni di prodotti tropicali, ma queste ricchezze vanno a vantaggio di multinazionali straniere o dei benestanti locali, generalmente creoli (discendenti degli Spagnoli). La maggior parte della popolazione lavora nei campi praticando un'agricoltura di sussistenza di tipo misto, a seconda dell'altitudine: mais, patate e fagioli anzitutto, poi canna da zucchero, cereali, ortaggi. Gran numero di contadini poverissimi si sono spostati verso le città, negli orrendi agglomerati di baracche. Sono i principali produttori delle foglie di coca, in parte consumate sul posto (masticando le foglie per lenire i morsi della fame e della fatica ad alta quota) e in gran parte usate per estrarne la cocaina, una droga dagli effetti devastanti. La coltivazione, ostacolata dai governi, è una tentazione per i contadini poverissimi che vi trovano un reddito superiore ad altre colture; poi l'affare passa in mano alle organizzazioni di trafficanti, che influiscono sulla politica e sull'economia e alimentano la criminalità in tutto il mondo.