SETTORE AGRO-PASTORALE ED ITTICO

La Sardegna è costituita per il 68% da collina e per il 18% da pianure per lo più alluvionali. Anche se la pastorizia rimane l'attività più praticata (con 1/3 del patrimonio ovino nazionale), le colture sono diffuse ma non sfruttate managerialmente in modo da produrre lavoro e ricchezza.

Come mai abbiamo assistito, nel passato, alla crisi delle poche industrie sarde che lavoravano i prodotti dell'agricoltura locale? Perché vi è una crisi così profonda dell'agricoltura quando Regioni simili alla nostra (vedi Puglia) stanno risolvendo con intelligenza i loro problemi? Dobbiamo iniziare una politica di non rassegnazione. Dobbiamo modernizzare non solo gli impianti ma, soprattutto, le persone e le loro idee. Cominciamo ad eliminare la politica regionale "clientelare" che ha ispirato il Piano di Rinascita.

Dobbiamo smettere di subire.

E' mancato in passato un sistema di elementi facilmente individuabili:

L'import-export molto dinamico nel settore caseario deve essere diffuso a tutti i prodotti fortemente tipizzati (vinicoli, conservieri, dolciari, salumi etc.) ma è importante comprendere che il turismo potrà costituire un importantissimo volano per le industrie alimentari con un indotto locale che può darci speranze per il futuro. Una particolare attenzione merita il settore ittico con i problemi del fermo biologico, dei parchi marini, del controllo dei mercati, dei sistemi di pesca, etc.

La mancanza di un polo comune tra i produttori è stato penalizzante: è necessaria la costituzione di uno staff di imprenditori agricoli che curino la produzione e la commercializzazione favorito dalla Regione.

Dobbiamo investire in ciò che abbiamo in natura. Soprattutto avvicinare i giovani all'agricoltura offrendo certezze legislative, incentivi, servizi per poter lavorare. Alle soglie del 2000 ci troviamo all'interno dell'Unione Europea che naviga nel mare procelloso della riforma della politica agricola, come una piccola barca dai fasciami consunti e senza remi.

Con l'allargamento ai cinque paesi dell'Est e i problemi sui fondi strutturali, la Sardegna, povera e mal guidata, rischia di uscire stritolata da tali mutamenti senza che si sia presa coscienza della necessità di un cambio di rotta generale.


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