FRANCAVILLA FONTANA,

di Terra d'Otranto ora provincia di Brindisi

 

Nel 1895 fu edificato il Convento di San Pasquale dei Padri Alcantarini poi occupato, nel 1899, dai Padri Cappuccini (- esso era l'ottavo Convento costruito in Francavilla.' quello dei Francescani, quello degli Osservanti, quello dei Cappuccini vecchi, quello dei Fatebenefratellì, quello degli Scolopi, quello dei Carmelitani ed il monastero delle Clarisse -). Nel 1864 fu rafforzato con barbacani il lato Nord del­la Chiesa Matrice. Si lastricarono le vie principali, si posero

i primi alberelli sugli ampi marciapiedi di via Castello. Nel largo fuori Porta Nuova sorse 'un giardinetto". Nel i 875 fu aperto l'ufficio telegrafico presso il Municipio: era ciò forse il segno più evidente di una società che cambiava. Si cominciò ad usare la carta-moneta e a vendere il petrolio per la illuminazione. La vita culturale ebbe figure eminenti in Luigi Raggio, Francesco e Pietro Palumbo, Vincenzo Caroli, Nicola Argentina, Caterina Barbaro Forleo; quella artistica si onorò del talento dei Flora (Abramo, Agesilao e Francesco) e del frate Serafino Marinosci.

Il dibattito politico ruotò, si può dire tutto intero, negli ulti­mi anni del secolo, attorno alle figure-famiglie dei Barbaro­Forleo e dei Maggi, mentre il Galante ebbe l'onore dì fare il sindaco per oltre 14 anni. E a quel dibattito parteciparono con animosità e partigianeria i primi giornali francavillesi:

'L'Amico del Popolo", "La luce", “Il Pungiglione". Il secolo si chiudeva mentre il Conservatorio delle Orfanelle ve­deva mettere all'asta le sue proprietà (Masserie ed abitazioni-botteghe) e le sue ospiti venivano fatte oggetto di 'attenzioni" obbrobriose, mentre le Confraternìte di San Bernardino (del 1500) e quella dell'Immacolata (del 1700) si dila­niavano apparentemente per il diritto di precedenza di una processione ma in realtà per gli "appetiti" che i beni della Confraternita Bernardiniana suscitava in molti. Sì chiudeva il secolo con una popolazione che superava ormai i 20.000 abitanti e con l'arrivo e la penetrazione tra le masse popolari delle nuove idee del socialismo. La città si presentava or­mai diversa, piena di ricchi commerci e dì "industrianti", di opifici e di stabilimenti che lavoravano: farine, solfuri, alcool, acetilene, fiammiferi, cotone, pellami, mobili (quelli di Demetrio Petrera varcarono i confini regionali), sapone, olio, vino. E le botteghe dei cretaioli continuavano la loro produzione che nel Settecento aveva raggiunto momenti di alta ed originale fattura. E gli studi fotografici di Palumbo e Mazza, e la tipografia di B. Zaccaria divennero famosi e molto richiesti. La campagna con le sue masserie rimaneva comunque anche per quel secolo e per l'altro che sopraggiungeva centro dinamico e propulsore di ricchezza e prosperità. Ma ai margini della società rimaneva però una gran massa di popolo analfabeta e legata all'agricoltura ed ai campi concentrati nelle mani di poche e ricche famiglie.

Nei primi anni del 1900 si assistette ad avvenimenti straordinari che, pur se tutti francavillese, sì svolgevano ormai al­l'interno dì un gioco ancora più grande, facevano ormai parte di quel totale cambiamento o rivolgimento e risveglio dello Stato, della storia nazionale e delle coscienze che lo stesso processo di Unità aveva lentamente preparato; e nuovi soggetti si affacciarono come protagonisti della vita civile, politica ed economica della città. L'attività prevalente rimaneva sempre l'agricoltura: vi lavoravano oltre 6.000 persone su una popolazione di 20.510 abitanti. Le idee socialiste in questa nostra realtà più attenta e più dinamica attecchirono più facilmente e prima che in altre realtà limitrofe, anche perché qui, possiamo dire, il "terreno" era sta­to già preparato, sul finire dell'800, dal "movimento politico e dal programma democratico e progressista" del "socialismo romantico" di quell'illuminato ed aristocratico combattente a favore del riscatto delle plebi popolari, e dello stesso nome della sua città, che fu Alfredo Barbaro-Forleo, amato e venerato dal popolo come fosse un Gesù Bambino, e poi divenuto, dopo essersi "prestato" per qualche anno alla politica, eccellente romanziere. L'avv. A. Barbaro­Forleo era stato sindaco di Francavilla dal 1891 al 1893.

Il 16 agosto 1903 fu fondata da Luigi Andriani la prima Lega dei Contadini, ed agli inizi del 1904 lo stesso Andriani fondò la prima sezione del Partito Socialista.

Il propagarsi di un nuovo spirito di libertà e di emancipazione si contrappose subito, con lotte accesissime, e con riscontri spesso violenti, ai cosiddetti "agrarì" che non sempre però rappresentavano l'aristocrazia del paese nè tutti i grandi possidenti: si lottava per il lavoro, contro il caroviveri, per la richiesta di suffragio universale e talvolta, come nel 1911, per combattere l'uso smodato di lavoranti forestieri a cui i "padroni" facevano ricorso, o come nel 1912, con l'as­salto al Consorzio Agrario, per combattere contro l'introduzione e l'uso di moderne macchine agricole in presenza di una disoccupazione sempre più preoccupante specie dopo l'inganno e la delusione provenienti dal mancato possesso dì nuove terre in seguito alla conquista della Libia.

Col suffragio universale entrò in scena per la prima volta, come protagonista, tutto intero il mondo cattolico che intervenne massicciamente nella vita politica nazionale e cittadina (essendo finalmente caduto, col patto Gentiloni, il non expedit" di Papa Pio IX) spostando così, ma spesso a favore del "conservatorismo", le grandi scelte popolari, come accadde proprio nel 1913, nelle prime elezioni a suffragio universale. La lotta politica si fece accesa, talvolta violenta e cruenta, e i vecchi detentori del potere non ri­sparmiarono di servirsi di losche figure per colpire ed annientare gli avversari, come accadde la sera del 19 luglio

1914 quando, "circa alle ore 21,00, mentre il partito del Blocco popolare era riunito in pubblico comizio in Piazza Umberto I di Francavilla Fontana, un povero contadino, padre di famiglia, chiamato Antonio Nardelli, marito di Rosa D'Amone, padre dì famiglia, consigliere della Lega dei contadini e appartenente al partito del Blocco, cadeva" ucciso da una coltellata al cuore. "La voce pubblica immediata­mente accusò, quali autori del delitto, certo Antonio Di Castri detto Veleno e certo D'Ambrosio Damiano, detto Mannieddu. La immensa folla, ch'era ammassata in piazza, mareggiò in modo tempestoso e violento in cerca degli assassini". Da mille petti dì lavoratori sorse un grido lugubre e disperato: «il nostro compagno, il nostro fratello è morto!». Ad un tratto da mille e mille petti uscirono le grida della vendetta sociale; e mille e mille braccia di lavoratori si levarono in alto in senso di minaccia e di disperazione. Tutte le classi sociali protestarono. Tutta Francavilla chiedeva giustizia. Il Di Castri era notoriamente il Capo della malavita di quel partito, quello dell'Amministrazione Comunale del tempo combattuta dal Blocco, ed il D'Ambrosio era ritenuto quale sgherro assoldato".

Ma il secolo ventesimo era iniziato anche all'insegna dì un grande avvenimento tutto francavillese, di unità e di sp­ranza e con una popolazione tutta presa dalla preparazione delle "celebrazioni sotto ogni riguardo grandiose" del sesto centenario (14 settembre 1910) dello scoprimento dell'immagine di Maria Santissima della Fontana e della fondazione della Città. I festeggiamenti (in realtà si tennero dal 5 al 15 settembre del 1911 a causa di un'altra epidemia di colera sopraggiunta proprio nell'estate del 1910) ebbero un grande sfarzo con una imponente "galleria" di "luminarie ad acetilene" lungo tutta via Roma. Fin dal 9 novembre del 1905 il consigliere comunale Domenico Calò "con nobile pensiero" ne aveva fatto richiesta presentando una mozione. Si deliberò immediatamente, sindaco il dott. Giuseppe Di Summa, si nominò un comitato di ben 117 membri che elesse al suo interno un Consiglio Direttivo sotto la presidenza del "noto industriale Angelo Casalini" che, come sempre, subito partì "con febbrile attività, zelo e slancio ge­neroso" per "la nobile manifestazione religiosa e civile". Sotto la guida spirituale dell'indimenticabile Arciprete, e Sant'uomo, il canonico don Vito Cervellera, si assistè ad una straordinaria partecipazione di tutti i francavillesi, di ogni ceto ed estrazione, per festeggiare in modo degno la Santa Protettrice nel solco di una fede che nei secoli passati aveva sempre dato prove di commossa e profonda religiosità. Vi parteciparono addirittura sei bande ed una famosa Schola Cantorum, quella di don Cesare Franco.

Ed il 1908, proprio di fronte alla centralissima piazza Grande, furono costruiti gli uffici di Polizia Municipale con alle spalle "la piazza scoperta" del mercato giornaliero e quella "coperta" per il pesce (la famosa "tuana").

Ed in quegli anni di inizio secolo furono aperte le prime sale cinematografiche (Radium, Roma): del 1910 è quella dì G. Leo, in viale Vincenzo Villa. Il primo vero Teatro pubblico "Schiavoni", fu costruito nel 1921. 111910 è anche l'anno della prima illuminazione. Con l'arrivo delle acque del fiume Sele furono installate le prime fontanine pubbliche (-di quelle rimaste, la più antica, quella nelle vicinanze della Chiesa dì San Sebastiano, porta la data del 1914), e, tra il 1907 ed il 1915 si ottenne il completamento dei due troconi, Martina - Francavilla e Francavilla - Lecce, della Ferrovia ora Sud-Est.

Durante gli anni della Grande Guerra gli animi parvero es­sersi placati, ma già nell'anno successivo alla sua conclusio­ne la lotta politica e sociale riprese più forte e divenne ancor più violenta. I nostri contadini, che pur erano tornati dal fronte orgogliosi della vittoria conquistata, si sentirono ingannati per le promesse loro fatte e non mantenute della distribuzione delle terre; anzi, al loro ritorno molti si trovarono pure senza i piccoli appezzamenti che avevano abbandonato per oltre tre anni. E poi bruciava ancora la lacerante ferita degli oltre 280 morti lasciati sulla nuda petraia del Carso per l'onore della Patria e del Re; e poi ancora si aggiunsero l'aumento sconsiderato dei prezzi, la mancanza o l'esiguità di alcuni generi di prima necessità, la disoccupazione sempre più in crescita, l'inconsistenza e l'infruttuosità di trattative o accordi raggiunti o di scioperi che duravano giorni e giorni o di continue e disordinate agitazioni pur mosse da bisogni concreti o da fatti reali e situazioni ineludibili; tutto ciò rinfocolò antichi odi ed acuì la durezza dello scontro sociale e politico. Le elezioni politiche del 1919 videro la vittoria dell'Associazione Nazionale Combattenti e del blocco moderato e portarono al Parlamento il concittadino, filosofo e pedagogista, Giovanni Calò. Le elezioni amministrative del 1919 videro invece la vittoria dei socialisti e della Lega dei Contadini uniti nel blocco "democratico" Ma quelle politiche dell'anno successivo rividero la vittoria del blocco moderato, ripresentatosi in modo più compatto, e portarono alla rielezione al Parlamento del professore Giovani Calò che divenne sottosegretario alla P.I.. E fu proprio in quest'ultima occasione che ai "rossi", i quali - si diceva - sulla scia della Rivoluzione bolscevica volevano "sovvertire" l'ordine sociale, si opposero con minacce e violenze gli uomini di Alfonso Attanasi, che capeggiò in quegli anni i "puri" del primo squadrismo fascista francavillese, e diedero in Francavilla la loro prima dimostrazione di forza arrivando financo a chiedere con spavalderia le dimissioni "per incompatibilità" della Giunta rossa e "bolscevica E all'ovvio rifiuto dell'Amministrazione Comunale diedero inizio a "dimostrazioni" più consistenti e brutali con assalti e distruzioni di case e di sedi socialiste e della Lega dei contadini facendo spesso uso anche di armi da fuoco. E naturalmente a tali attacchi i socialisti rispondevano con altrettanta violenza e forza. E sempre, ogni volta, tutto ciò avveniva senza nessun controllo della "piazza" da parte delle forze dell'ordine. L'uccisione del socialista Luigi Pentassuglia, avvenuta in piazza Umberto I, sabato 28 ottobre 1922, fu la fine delle "follie" bolseviche", la capitolazione generale del fronte "democratico" (socialisti e contadini), il trionfo del fascismo francavillese e l'inizio di una nuova pagina di storia. Alla soppressione di partiti, Leghe, organizzazioni democratiche seguì la nascita di altri organismi e dì altre organizzazioni, anche per incanalare il consenso dì massa che non si fece, in larga misura, attendere. E sì affermarono, nel ventennio successivo, nuove mode, sorsero nuovi ceti e sì moltiplicarono le iniziative. Le città furono rette dai Podestà, di nomina governativa.

Fu ampliata la rete idrica con la installazione di molte fon­tane pubbliche compresa quella monumentale di Piazza Umberto I. Anche la rete fognaria fu ampliata e sistemata. Fu creato, unico nel suo genere il grande Parco della Rimembranza dedicato ai figli di Francavilla caduti nell'ultima guerra. Fu aperto il Liceo Classico come sezione staccata di quello di Brindisi.

Nel 1926 ci fu la separazione da Francavilla della vecchia frazione di Villa Castelli che divenne Comune autonomo. Nel 1927 fu creata la nuova provincia dì Brindisi e Franca­villa ne fece parte lasciando la provincia di Lecce e perdendo definitivamente l'appellativo di "Terra d'Otranto". Ma nello stesso anno, -strana coincidenza! - cessava le sue pubblicazioni "Il Controllo" che, con i suoi quindici anni di vita, ci aveva consegnato un prezioso documento della storia troppo movimentata di quel quarto di secolo denso difatti e di personaggi.

Furono poi costruiti: il Monumento ai caduti (1928), il Campo Polisportivo (1930), il primo grande edificio per le scuo­le elementari (1929-31) che sorse, proprio di fronte alla chiesa Matrice, al posto del vecchio centro storico completamente smantellato (- per la sua antigienicità, si disse!-) e fu "sventrato" il secentesco e grande monastero delle Clarisse per far posto ad una strada, a via Castello. E con deliberazione n. 2894 del 24 marzo 1934, che per fortuna non trovò applicazione, Pisciotta aveva deciso anche la demoli­zione di tutte le Porte Cittadine rimaste in piedi perché di "»nocumento dell'estetica e del traffico".

Fu istituito il Dopo-Lavoro Comunale che ebbe una Com­pagnia quasi stabile diretta egregiamente prima dal sarto-attore Lorenzo Casalino e poi da Cesare Di Pietrangelo. E nel 1929 fu ripristinata, dal Podestà dr. Pompeo Pisciotta, la Fiera della Madonna della Croce o dell'Ascensione voluta ed istituita a suo tempo dai Principi di Francavilla. E nel 1938, il dr. Francesco Braccio, secondo Podestà di Francavilla, volle e costruì un'ampia ed elegante Chiesa all'interno del Cimitero che fu ampliato ed ebbe anche un monumentale nuovo ingresso. E l'ex grande giardino del Convento degli ex Cappuccini Vecchi fu trasformato in colonia elioterapica (e divenne per tutti "la culonia").

Aldilà comunque delle iniziative, degli impegni e delle opere intraprese (anche l'apertura di nuovi sportelli bancari), la popolazione francavillese, come del resto quella di altre città, finì per vivere intensamente le vicende (buone e brut­te) della propria nazione a cui si sentiva ormai indissolubilmente legata iniziando a relegare quelle "tipicamente paesane" a puri fatti di campanile o di cronaca senza alcuna valenza propriamente storica.

Con la caduta del fascismo si insediò a Palazzo Imperiali una Giunta espressione del Comitato Nazionale di Liberazione, che raccoglieva tutti i Partiti Antifascisti; e Francavilla ebbe un Sindaco socialista il prof. Cesare Teofilato, antifascista, tornato dall'esilio. Con la fine però del secondo conflitto mondiale riaffiorarono di nuovo gli odi a lungo sopiti e sì infiammò lo spirito di vendetta che portò all'atroce uccisione di due giovani comunisti, Cosimo Carriere e Cosimo Pesce, ed al barbaro eccidio dei fascisti fratelli Francesco e Salvatore Chionna avvenuto anch'esso, come ormai da qualche secolo, nella centralissima Piazza Umberto I. Subito dopo però, la lotta politica, per quanto accesa, ed a tratti durissima, divenne, per alta responsabilità morale e civile di tutti i nuovi soggetti protagonisti (Democrazia Cristiana, Partito Comunista Italiano, Partito Liberale Italiano, Partito Monarchico Italiano, Partito Socialista Italiano, Movimento Sociale Italiano, ecc.), scontro di idee ed impegno civile. E dopo la vittoria della Repubblica nel Referendum Istituzionale del 2 giugno 1946 e la conseguente promulgazione della Nuova Carta Costituzionale anche Francavilla Fontana ebbe una nuova stagione, quella della democrazia, della libertà, delle grandi conquiste sociali, delle grandi trasformazioni che la portarono in pochi decenni ad un elevato sviluppo in quasi tutti i campi, e le assicurarono, tra l'altro, mezzo secolo di pacifica convivenza supportata da grandi e nobili ideali e dalla cultura del­la tolleranza e del rispetto estremo delle culture altrui.

E sarebbe veramente nobile e significativo se Francavilla Fontana, in un grande sforzo di rinnovata tensione morale, celebrasse, tutti assieme, i figli migliori che l'hanno nobilitata in questo secolo ventesimo che sta per chiudersi, tutti quanti e aldilà della loro appartenenza sociale, economica, politica, culturale, religiosa, filosofica e scientifica e aldilà dei campi in cui hanno operato. Sono molti questi suoi figli e diversi di loro hanno travalicato gli angusti confini urbani e nazionali e si annoverano, con fierezza, anche come degni rappresentanti della nuova comune grande patria che è l'Europa.