Aldo Palazzeschi
da Babilonia, aprile 2001


"Tutto soggiace in Palazzeschi alla categoria del provvisorio. E' crepuscolare coi crepuscolari, futurista coi futuristi, convertito (o quasi) quando Papini si converte, per entrare e uscire dall'ordine come più gli talenta ed essere ancora birichino con la nuova avanguardia, riservandosi sempre una porta di sicurezza che è il rovesciamento in caricatura di ogni singolo momento: del liberty, del futurismo, dei buoni sentimenti. Questo è il suo vero sigillo di moderno: il poeta non è più dentro la poesia, la gestisce".
Così Luigi Baldacci in un momento della relazione di apertura al Convegno internazionale di studi dedicato all'opera di Aldo Palazzeschi tenutosi a Firenze nei giorni 22-24 febbraio 2001 e che ha visto impegnati i maggiori studiosi di letteratura italiana del Novecento, italiani, ma anche francesi e tedeschi. Negli stessi giorni del Convegno c'è stata l'inaugurazione di una bella mostra al Museo "Alberto della Ragione" in Piazza della Signoria e la pubblicazione di un Album (Scherzi di gioventù e d'altre età. Album Palazzeschi (1885-1974) a cura di Simone Magherini e Gloria Manghetti, Pagliai Polistampa, pp.300, £.80.000). L'Album, che riproduce in gran parte il materiale della mostra, è una biografia per immagini: immagini di luoghi, di tempi, di persone, di amici e familiari, di fatti, di ambienti, di carte, di autografi, di libri, di riviste, di giornali. E ogni immagine è accompagnata da un commento dello stesso Palazzeschi: una lettera, una recensione, un'intervista, un brano narrativo, un verso. E così si ha veramente l'impressione di sfogliare un album di foto in compagnia dell'attore protagonista che ha vissuto intensamente, sempre con l'estro un po' anarchico e ribelle, anticonvenzionale e libero, con la leggerezza dell'omino di fumo di uno dei suoi romanzi più belli, quasi un secolo di storia italiana. E ad apertura dell'album, a farci capire subito chi è lo straordinario personaggio con cui abbiamo a che fare, è riprodotto un suo pensiero che risale al 1915: "gli uomini che prendono sul serio gli altri mi fanno compassione, quelli che prendono sul serio se stessi mi fanno sganasciare dalle risa".
Aldo Giurlani (Palazzeschi è il cognome della nonna materna adottato come pseudonimo anche per non dispiacere al padre che sognava per il figlio una seria carriera di uomo d'affari e non desiderava certo di vedere il suo "onorato cognome" su un libro di poesie o su un giornale) nasce a Firenze nel 1885. Frequenta un Istituto Tecnico per ragionieri, poi si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio di Venezia, ma anche ad una scuola di recitazione, insieme a Marino Moretti e a Gabriellino D'Annunzio, con l'ambizione di fare l'attore teatrale. Pubblica a sue spese il primo libro di poesie I cavalli bianchi nel 1905, editore Cesare Blanc, che è il nome del suo gatto. Nel 1906 esordisce come attore, ma presto abbandona l'idea di una carriera teatrale e pubblica , sempre a sue spese, una seconda raccolta di poesie, Lanterne. Del 1908 è il suo romanzo "liberty" :riflessi, la storia epistolare di un amore omosessuale, che figura ancora pubblicato dal suo gatto Cesare Blanc. Aderisce al futurismo e nel 1909 si reca a Milano per conoscere Marinetti. Nel 1910 pubblica L'incendiario, che segna la svolta più importante nel suo modo di fare poesia e nel 1911 per le Edizioni Futuriste di "Poesia" Il Codice di Perelà, un'opera assolutamente eccentrica nel panorama culturale italiano che dovrà aspettare decenni per essere riconosciuta nella sua straordinaria originalità. Nel 1914 rompe con i futuristi e compie il suo primo viaggio a Parigi. Dal 1916 al 1919 è soldato semplice prima a Firenze, poi a Roma. Negli anni venti pubblica la sua prima raccolta di novelle Il re bello dando l'impressione di allontanarsi dallo sperimentalismo giovanile, ma nel 1926 esce La Piramide, un altro testo di grande interesse, "vertice dell'esperienza avanguardistica", come è stato definito, che aspetta ancora di essere valorizzato in tutta la sua complessità e spregiudicatezza. Il fatto è che prevale in quegli anni, e per molti decenni ancora, un generale "ritorno all'ordine" e lo stesso Palazzeschi sembra adeguarvisi dando di sé l'immagine del narratore naturalista e nostalgico del piccolo mondo antico di Stampe dell'800 e di Sorelle Materassi, ma la critica più attenta coglie anche in queste opere la forte presenza di perturbanti elementi autobiografici in cui il tema dell'omosessualità, sia pur camuffato in vari modi, è facilmente decifrabile, come è decifrabile in I fratelli Cuccoli, come è apparso evidente nell'attenta lettura che del romanzo ha fatto nel corso del convegno Jole Soldateschi ("I romanzi romani").
Negli anni trenta Palazzeschi si reca più volte a Parigi dove diventa amico di Filippo De Pisis e del rapporto del poeta con Parigi ha parlato al Convegno Francois Livi della Sorbona ("Tra Firenze e Parigi: Palazzeschi memorialista"). Nel 1941 Palazzeschi si trasferisce a Roma dove ad opere non particolarmente esaltanti come Roma del 1953 fa seguito un ritorno della sua ispirazione più autentica nel clima neo-avanguardistico della fine degli anni sessanta con romanzi come Il Doge e Stefanino. L'ultimo libro di Palazzeschi è una raccolta di poesie Vie delle Cento Stelle del 1972, ma una delle sue opere più belle, Interrogatorio della Contessa Maria, che risale forse agli anni dieci, rimane in un cassetto e sarà pubblicato solo 14 anni dopo la morte dello scrittore, in una brutta edizione, nel 1988. E la Contessa Maria, che, secondo Baldacci, è "con Perelà, il più geniale personaggio di Palazzeschi" , è così un altro caso, tra i tanti della letteratura del Novecento italiano, caratterizzato da problemi di censura e di autocensura. Ed è un'opera in cui parla il corpo e non la buona educazione, in cui si parla della sensualità "inquinata da secoli di coglionerie morali religiose letterarie" e in cui la "virtù è vivere secondo la propria natura interamente". Di questo romanzo, oggi introvabile, è annunciata una nuova edizione per il prossimo mese di maggio.
Tra le numerose sollecitazioni a ripercorrere la vasta produzione di Palazzeschi, emerse nei tre giorni fiorentini, la più interessante è apparsa proprio l'attenzione alle opere "giovanili" nate nel clima libertario dei primi due decenni del Novecento, tutte caratterizzate da personaggi e situazioni riconducibili al tema dell'omosessualità. Così l'intensa relazione di Marco Marchi dal titolo inequivocabile "Palazzeschi immoralista" ha restituito ai romanzi :riflessi, La Piramide e Interrogatorio della contessa Maria tutta la carica spregiudicata e coraggiosa di un Palazzeschi che, come la sua contessa , a dispetto di tutto lo sbandierato moralismo cattolico, alla via della virtù sembra preferire quella della perdizione e che fa del piacere il suo vessillo. Insomma le manifestazioni palazzeschiane, almeno nei momenti più interessanti, ci hanno restituito un Palazzeschi più moderno, più suggestivo e per la prima volta, in un consesso così ufficiale, come ha sottolineato Enzo Golino che presiedeva una sessione del convegno, si è parlato esplicitamente dell'omosessualità dello scrittore, della sua presenza, più o meno camuffata, nella sua vasta produzione e della necessità di tener conto anche di questo aspetto della sua vita, se vogliamo cogliere tutta la complessità della sua creazione letteraria.
Palazzeschi muore a Roma nell'agosto del 1974 e lascia in eredità la maggior parte dei suoi beni ( un immenso archivio di carte, lettere, libri, quadri) all'Università di Firenze. Nel corso degli ultimi 25 anni l'eredità palazzeschiana è stata ordinata, catalogata, riprodotta secondo le tecnologie più avanzate in un archivio digitale consultabile on line. E oggi Firenze, con queste iniziative, inizia a saldare il debito contratto con uno dei suoi più grandi scrittori e a rendergli il dovuto omaggio.

© 2001-2003 Carmine Urciuoli prod.