Gita al faro con gay
Intervista a Colm Toibin
da Babilonia, Maggio 2002, pag. 30-31

Helen, dirigente di un distretto scolastico di Dublino, sta mettendo in ordine la casa: il marito e i figli sono appena partiti in vacanza dove lei li raggiungerà tra qualche giorno. Suonano alla porta: le si presenta un uomo, Paul, che si dice amico del fratello Declan, ha l'incarico di accompagnarla in ospedale, dove Declan, malato di Aids è ricoverato in fin di vita. Da questo momento la vita di Helen non è più la stessa. Declan vuole che sia lei a parlare del suo stato alla madre e alla nonna (della sua malattia e della sua omosessualità) e la donna che non vede la madre da molti anni, che non le ha nemmeno comunicato di essersi sposata, deve trovare la forza di riprendere un dialogo interrotto tanti anni fa, mentre riemergono tutte le frustrazioni, i dissidi, i rancori che l'hanno allontanata dalla famiglia. E quando Declan esprime il desiderio di passare qualche giorno a casa della nonna, di fronte al faro di Blackwater sulla costa sud orientale dell'Irlanda, dove ha trascorso la sua infanzia, le tre donne si ritrovano insieme , ma questa volta costrette a fare i conti con una realtà inedita e sconvolgente. E quando la famiglia si arricchisce di due nuovi elementi, Paul e Larry, gli amici gay di Declan, la scena è al completo per un lungo processo di scavo, di chiarificazione e di conoscenza. E la fine di Declan, sempre sereno e sorridente, quasi a voler dare una ragione alla sua morte, è come il simbolo di un sacrificio di cui la famiglia ha bisogno per ritrovare una sua più serena dimensione. Dopo nessuno sarà più come prima. In sintesi è questa la storia narrata nell'ultimo romanzo di Toibin, Il faro di Blackwater (traduzione di Laura Pelaschiar, Fazi Editore, pp.230, E.14.00). Si tratta di un libro di grande intensità, drammatico, ma anche leggero e a tratti perfino divertente, che riesce, con straordinaria misura narrativa, a scavare nelle tensioniImmagine dello scrittore Colm Toibin della famiglia, che è nello stesso tempo una covo di ansie, conflitti e cupi rancori, ma anche un rifugio, una specie di arca di Noè, una realtà con cui in ogni caso bisogna fare i conti.
Diverso dai precedenti romanzi in cui Toibin si confrontava con la Storia di altri paesi (la Spagna di Franco in Sud e l'Argentina dei generali in Storia della notte), Il faro di Blackwater è un po' un ritorno alle radici irlandesi e al privato, ma con una profondità e una padronanza psicologica possibili forse solo dopo aver attraversato le esperienze dei libri precedenti.
Approfitto del breve soggiorno di Toibin a Roma, dove è venuto a presentare il suo libro, per parlare con lui. L'incontro è molto piacevole perché Toibin è un uomo brillante, gioviale che ispira una immediata simpatia e che riesce subito a mettere a proprio agio l'interlocutore.
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Domanda
: Nei tuoi romanzi precedenti, almeno in quelli tradotti in italiano (Sud e Storia della notte ) è molto forte il confronto di un personaggio con la realtà storica di un altro paese. Qui invece tutto è irlandese e tutto è concentrato sul privato come se la realtà esterna non avesse più importanza. Perché?


Risposta: Non è proprio così: tra Sud e Storia della notte, c'è un altro romanzo non pubblicato in Italia, The Heather Blazing, tutto sulla mia famiglia. Con Storia della notte volevo un po' presentare ai personaggi di The Heather Blazing, cioè alla mia famiglia, una realtà diversa, più complessa e articolata, dove ha un ruolo importante l'omosessualità, e l'ho fatto ambientando il romanzo in Argentina. Qui volutamente ho escluso qualsiasi riferimento alla storia esterna, ma non non credo che Il faro di Blackwater si possa considerare un romanzo privato. In questo libro veramente credo che il livello personale sia politico e ho scelto deliberatamente di non fare alcun cenno alla storia dell'Irlanda né dell'Inghilterra. C'è il tema dell'omosessualità che è come la dinamite in una comunità conservatrice e tradizionalista come la famiglia irlandese. In questo senso credo di aver scritto un libro politico.

Domanda: I tuoi personaggi sembrano avere sempre una forma di conflittualità con il loro paese, l'Irlanda, una difficoltà a trovarsi in sintonia con la realtà irlandese. Questa difficoltà è anche tua?

Risposta: Sì, certo, però debbo dire che la realtà dell'Irlanda è più complessa e articolata di come può apparire dall'esterno. Si può vivere a Dublino anche senza essere cattolico, nazionalista e tradizionalista. Naturalmente c'è poi una grande differenza tra quel mondo e casa tua, la tua famiglia. La famiglia è un luogo diverso. A volte c'è proprio un abisso tra gli amici e la famiglia. Da una parte c'è la vita che conduci, libera e per molti aspetti non diversa dalle altre città europee, e poi dall'altra c'è la famiglia con la vecchia zia che ti vuole tanto bene, si preoccupa per te, ma assolutamente non ti capisce. Io sono molto interessato alla drammaticità del rapporto tra questi due mondi.

Domanda: Il romanzo è un itinerario di conoscenza di sé e del rapporto con gli altri, ma i personaggi, a parte il marito di Helen, il cui ruolo nella storia è assolutamente secondario, sono donne o sono uomini gay. Assenti gli uomini eterosessuali, perché?

Risposta:Difficile dire perché, io lavoro un po' istintivamente, però sì....gli uomini eterosessuali forse sono poco interessanti. Ho un amico che dice:"capisco che ci siano donne, che ci siano lesbiche, che ci siano gay, ma quale senso hanno i maschi eterosessuali ? Non hanno mai niente di interessante da dire, amano solo parlare di se stessi, sono sicuri di sé, sicuri che tutti li vogliono, sanno tutto, hanno le idee chiare sulla loro vita, quando rispondono al telefono sanno sempre cosa dire, entrano in una stanza e sanno cosa fare, e tutto questo li rende assolutamente noiosi". Personalmente io sono molto più tollerante, a me piacciono anche gli eterosessuali, ma in questo romanzo non c'era posto per loro. Volevo delle voci di persone insicure che si autoinventano, che hanno un'urgenza di conoscersi e di capirsi e gli eterosessuali, a parte rare eccezioni, mi paiono poco interessati a questo.

Domanda: La famiglia è il luogo in cui covano risentimenti, lacerazioni, paure. Eppure il romanzo va poi verso una riconciliazione familiare. E' possibile secondo te che la famiglia riesca a inglobare in sé anche l'omosessualità?

Risposta: Forse l'unico paese in cui questo è avvenuto di recente , che io sappia, è l'Australia, dove i genitori sono molto attenti ai loro figli specialmente negli anni più delicati (tra i dodici e i sedici anni, gli anni in cui un ragazzo capisce di poter essere gay). In Australia la famiglia e la Scuola fanno in modo che se un ragazzo è omosessuale, le cose siano facili per lui. Avere un figlio omosessuale in Australia è diventato addirittura un fatto positivo, perché i figli omosessuali vogliono più bene alla mamma, sono più ordinati, più sereni, più aperti, ma questo avviene in Australia, non in Irlanda....

Domanda: E nemmeno in Italia, ma, secondo te, da dove nasce questa caratteristica australiana?


Risposta: Forse perché l'Australia è lontana da tutto e così, una volta iniziato il processo di liberalizzazione, questo va avanti senza problemi anche perché non c'è una Chiesa dominante. Questa dell'Australia è una situazione molto interessante.

Domanda: A proposito di Chiesa, mi ha molto colpito nel romanzo la storia di Paul e Francois che trovano un prete che li sposa con tutti i crismi del rito cattolico. Voglio farti la stessa domanda che nel romanzo fa Helen a Paul e che rimane senza risposta: "...se il papa venisse a saperlo?"

Risposta: La domanda è ovviamente scherzosa....ma cosa può farci il papa? La Chiesa non possiede la spiritualità, anzi spesso è il contario. Due uomini, davanti all'altare che si sposano è un'immagine di grande spiritualità, che il papa forse non riuscirà mai a capire, ma la Chiesa non è il papa, è fatta di singoli individui e ogni prete ha la chiave della sua Chiesa.

Domanda: Tu sei cattolico?

Risposta: No, assolutamente... anche se da bambino ho fatto pure il chierichetto. So che forse è difficile pensare a degli irlandesi non cattolici, ma ti assicuro che ce ne sono molti e diventano sempre di più.

Domanda: Sia in Storia della notte che in quest'ultimo romanzo è rappresentata in maniera forte e intensa la devastazione dell'Aids. Quanto, secondo te, la malattia ha cambiato non solo il modo di essere , ma anche l'immaginario gay?

Risposta: Appena gli omosessuali hanno cominciato a sentirsi un po' più liberi è arrivato l'Aids. Io trovo che questo sia veramente pazzesco. Certo con la malattia molto è cambiato: nei momenti più drammatici della malattia se qualcuno si ammalava si formava subito una comunità solidale, ma è una consolazione davvero piccola di fronte alla devastazione e al disastro dell'Aids. E poi il pericolo è che tutto ridiventi silenzio. Per chi ha oggi venti anni e vive in Europa, l'Aids è una cosa del passato. E' ancora una minaccia, ma le giovani generazioni non lo sentono più come tale. Ognuno di noi conosce la storia del nostro paese, io dell'Irlanda, tu dell'Italia, ma se sei gay non c'è una storia, c'è il silenzio e le cose cambiano molto in fretta. Le leggi discriminatorie nei confronti dell'omosessualità in alcuni paesi europei sono cambiate da poco e improvvisamente è come se tutti si fossero dimenticati di quello che c'era prima. Oggi con una pasticca di "extasi" che ti permette di ballare per cinque ore e di stare benissimo, al passato non ci pensi. Per me ovviamente è diverso. Per me il passato è vitale, va interiorizzato, rielaborato, metabolizzato. Dimenticare è un disastro spaventoso.

Domanda: Letteratura e omosessualità: quanto può la letteratura contribuire a conoscere, a liberare, e a non dimenticare?

Risposta: La letteratura può moltissimo. Io penso che La statua di sale di Gore Vidal, La stanza di Giovanni di James Baldwin e poi i libri di David Leavitt, di Edmund Withe, di Alan Hollinghurst siano importantissimi per i gay: è come incontrare qualcuno che condivide la tua vita, le tue emozioni. E questo è fondamentale perché ci sono immagini comuni, storie e situazioni da condividere e che non siano solo suicidi e disperazione. Questi libri ci aiutano a vincere la sensazione di non esistere, perché sappiamo che spesso è come se quello che viviamo non esistesse, non fosse reale. Questi libri secondo me sono straordinari proprio per questo. Anche la pornografia è importante, può essere spesso un modo per liberare il sé attraverso delle immagini....

Domanda: Come consideri questo libro rispetto ai tuoi precedenti?

Risposta: Posso dire che è stato più facile, più semplice scriverlo. Proprio strutturalmente mi è venuto come un dono ed è molto difficile che accada di nuovo. E' un libro che si può leggere tutto d'un fiato, cosa che non accadeva per gli altri libri e non tutte le storie possono essere raccontate in questo modo.

Domanda: Mi dici qualcosa di te e della tua vita, dei tuoi viaggi: tu, mi pare di aver capito, sei un irlandese che vive poco in Irlanda.

Risposta: Sì, ho una casa a Dublino, ma vado e vengo dall'Irlanda. Ultimamente ho vissuto un anno a New York fino a giugno scorso. E ho una casa anche sui Pirenei, in un posto remoto, ottimo per lavorare. La prima volta che sono stato in Spagna è stato nel 1975, allora andavo in cerca di sesso, droghe e rock and roll. Oggi sono meno interessato alle droghe e al rock and roll..... Gli inverni irlandesi sono freddi e scuri, la Spagna è calda, piena di colori....

Domanda: Tu sei uno scrittore che non si ripete: i tuoi romanzi sono tutti diversi l'uno dall'altro. Quale sarà il prossimo?

Risposta: Sì, è vero, e anche il prossimo sarà diverso. Sto lavorando a un romanzo sulla vita di Henry James....
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