La sindrome di Quo - Claudio Bisio (tratto da "Quella vacca di Nonna Papera", Baldini&Castoldi)

 

Qui Quo Qua. Che parlano in triade. Tipo:

 

QUI Ecco zio Paperino...

QUO Che...

QUA ...Ci porta dei gelati!

Oppure:

 

QUI Arriva zio Paperone...

QUO E...

QUA ...Ci porta tutti a Disneyland!

 

Sai che sforzo. Oppure ancora:

 

QUI Ehi, ragazzi, cosa ne direste di andare tutti...

QUO A...

QUA ...Pescare dei pesci così ce li mangiamo fritti che ci piacciono tanto?

 

Già da queste poche frasi, pur banali se volete, si Può evincere come a Quo toccassero sempre le preposizioni semplici, le congiunzioni, a volte addirittura solo le virgole. Tipo:

 

QUI Ehi, ragazzi, attenti che andando in mezzo al bosco...

Quo (fa una virgola)

QUA Rischiamo di trovare le vipere col veleno che ci fanno del male!

 

E questo è sempre stato il vero problema di Quo. Oltre a un problema di ubicazione, perché non sapeva neanche lui esattamente dov'era. Voglio dire, tu chiedi a Qui: «Dove sei?» e lui ti risponde: «Sono qui!» Lo chiedi a Qua, e lui: «Sono qua!» Tu prova a chiederlo a Quo. Cosa ti dice? «Sono quo!» Cosa vuol dire? Difatti lui stesso non ha mai saputo dov'era. E’ sempre stato tra Qui e Qua. Finché un giorno si arrabbiò moltissimo coi fratellini e disse: «Basta! Io non voglio più essere di passaggio. Io voglio o iniziare o finire una frase!» I suoi fratellini lo guardarono esterrefatti e gli urlarono:

«Cosa / - / detto?» Che così non vuol dire un cazzo perché manca il verbo in mezzo, ma si capirono lo stesso e fecero una specie di qui pro quo. Anzi, Qui rimase lì. Per cui fecero un qua pro quo. Quo qua e qua là... insomma. Ci fu una frase di questo tipo:

 

QUI Guardate, zio Paperino trema...

QUA Come se...

QUO ...

QUA Come se...

QUO ...

QUA Come se ...

QUO ...Come se cosa?

QUI ... Trema!

QUO Grazie.

QUI Prego.

QUO ...(indugia ancora, poi fa una virgola)

QUA Cosa fai la virgola, non puoi finire una frase con la virgola!

QUO ...Ah no? ...Non lo so! Non lo so perché trema quel deficiente di Paperino! L'avete iniziata voi? E finitevela voi questa cazzo di frase!!!

 

Ecco, questa è la sindrome di Quo. E come avrete capito, la sindrome di Quo è avere un sacco di cose da dire, e quando toccherebbe a noi dirle e potremmo, anzi dovremmo dirle, non ci viene niente da dire. O peggio ancora diciamo delle stupidate.

lo ovviamente ne soffro. E nel mio caso è nata prestissimo. Mi ricordo che la prima parola che ho pronunciato, appena ho imparato a parlare, è stata: «Sbarequack!» Mia madre mi ha guardato un po' perplessa e mi ha detto: «Gulp!» E ho capito di essere nato nella famiglia giusta. A casa mia si parlava cosi: «Mamma, mamma, ho fatto crash crash!» Lei mi diceva «sob sob!» poi mi faceva «sbang sbang»; io dicevo «sigh sigh! » lei mi faceva « pat pat»... però ci capivamo, questo era l'importante.

Io di «Topolino» non potevo fare a meno, ma poi me lo sognavo di notte. Ed erano incubi. Ecco, se devo parlare del rapporto tra me e «Topolino», parlerei di attrazione inquietante. E se devo sintetizzare in un paio di immagini quest'attrazione inquietante, parlerei senz'altro di:

A) La carta rugosa.

B) La pubblicità della pista Policar di Paola Pitagora.

La carta rugosa perché lo poneva ben al di sopra degli altri giornaletti a carta lucida che si leggevano allora, tipo il «Corrierino dei Piccoli», «il Monello», «le Ore», «Men»... i quali, se pasticciati a pennarello - rigorosamente Pelikan punta media - davano l'esatta sensazione di uno scarabocchio apocrifo. C'erano Cocco Bill, Lucky Luke (perché per noi che non conoscevamo l'inglese era luchi luche e non lachi liùc) e poi, sopra, le corna, i baffi e gli occhiali. Ma sovrapposti, non so come dire. Invece su «Topolino» la carta rugosa assorbiva l'inchiostro. Facevi gli occhiali a Gambadilegno? Ecco, appoggiavi il Pelikan (ovviamente punta media) alla pagina e vedevi la macchia allargarsi, divenire parte del disegno, e come ridere entravi in rapporto - che so - con Basettoni! Io e Basettoni. Provate ad analizzare questa parola, Basettoni. Il suono, il significato perdio! Il giorno in cui realizzaí che era in relazione con basette (cioè Basettoni vuol dire grosse basette vi rendete conto?), il cuore mancò un colpo. E capii di essere parte di un progetto superiore, cosmico: la triade Bisio/Topolino/Basettoni! B.T.B., altro che T.N.T.!

E la pubblicità della pista Policar? Quella svergognata? (non la pista, la Paola). Faccio mente locale per chi non se la ricordasse: flessuosa, infinita, irraggiungibile (non la Paola, la pista); per me poi che avevo la versione a pile. Velocità fissa. Neanche il cursore, c'era solo un pulsantino: VAI/FERMA. E non in inglese: STOP. No. FERMA, diceva. E neanche l'otto vagamente parabolico, no. Un ovoide schifoso... la macchinina che mettevi davanti, finiva davanti. Non usciva neanche in curva, non c'era la velocità! Più che altro facevamo delle gare di resistenza. Ma non delle macchinine, nostra. Il primo che si rompeva le palle aveva perso.

Ecco, per me che avevo la versione a pile, dicevo, quella del «Topolino» era uno schiaffo alla miseria. Ve la ricordate? Un casino di corsie, ponticello, sopraelevata, contagiri e sopra... Paola Pitagora! A cavalcioni. Con le macchinine che swoooosh! e lei mmmmmmh... non dico poi quando le macchinine c'avevano lo spoiler!

E la faccia, ve la ricordate? Con quella frangetta rossa che andava di moda, la minigonna d'argento, le calze attillate!!! Ci mancava fossero sbirulente! E poi l'espressione, che si capiva chiaramente che stava dicendo: «Bisio!» Vi ricordate? Avrà detto «Bisio!» anche a voi, perché la faccia era quella. E voi vi sarete chiesti: «Chi cazzo è 'sto Bisio?» Ora finalmente avete capito. Ce l'aveva con me fin d'allora, la Pitagora: «Bisio, hai visto? Io sono Paola Pitagora, e faccio l'attrice - azz - e giro film con Ugo Pagliai - belàn, dì - Luigi Pistilli -belin - Magda Mercatali - chi è? - è una mia collega, e sto pure su una Policar della madonna, e te con l'ovoide crepa!» Avrei commesso qualche sciocchezza, giuro. Avevo già il dito puntato sulla Jaguarmatic... ah, se mio zio non mi avesse sequestrato le superbum gialle!

A ogni buon conto il mio primo impatto con «Topolino» non fu così brusco. Io vedevo mia sorella, più grande di me di qualche anno, che aveva già un approccio di tipo intellettuale. Lei passava subito a Salvator Gotta risponde a... e lì non c'è cazzi, era cultura. Domande tipo: «Caro Salvator Gotta, è vero che il presidente Saragat ci vuole bene?» «Sì.» «Caro Salvator Gotta, è vero che Gianni Rivera è un grande campione?» «Certo!» E lo pagavano pure, per queste risposte... «Caro Salvator Gotta, che libro mi consiglia per l'estate?» «Caro piccolo lettore, ti consiglierei Il piccolo alpino.» E io non capivo perché proprio quel libro. Così ho voluto comprarmelo. E ho capito il perché. Era scritto da Salvator Gotta!

 

Poi, non so come dire, sono cresciuto anch'io... e «Topolino» mi sembrava troppo infantile. Cosi ho tentato il grande salto e sono approdato ai Supereroi, alla Marvel: Thor, Capitan America, l'Uomo Ragno, la Cosa. Ecco, devo dire che la cosa che più mi sconvolgeva di questi supereroi, era come potessero duellare a cazzotti, in sospensione, con il fumetto lungo un chilometro: «Prendi, maledetto Uomo Piccione, cosa te ne pare del sapore della sconfitta ineluttabile, amaro come la consapevolezza del fatto che stai per cessare di esistere?» E tu dici: «Quello sarà già morto...» No! E più vivo che mai: «Eh, insomma, potrei stare meglio, lo ammetto, però tu dimentichi che io ho ancora una freccia al mio arco; io conosco la tua identità segreta e so che Supertonno e la Donna Capezzolo sono in realtà la stessa persona!» «Dannazione!» anzi: «Dannaz!» e non morivano mai.

Allora ho voluto fare un altro salto. Sono passato a «Batman». Di Batman fumetto sto parlando. Niente a che vedere con la versione televisiva. Ve li ricordate i telefilm di Batman? Non il film, i telefilm! Batman con la pancetta, i manubrietti sui fianchi... Ma lo scandalo vero era Robin... quello che sta con Batman. Con il mascherino e la mantellina. Cazzo, non vola e c'ha la mantellina. Cosa fa, le corsettine per farla svolazzare un po'? Comunque, Robin: un'età apparente che oscilla fra i 13 e i 47 anni; capacità di risolvere un caso anche idiota, zero. Grande versatilità nelle imprecazioni: lui non smadonna mai. Inveisce a tema. Non so, Jolly Joker ha organizzato una scuola del crimine dove istruisce i ragazzini? Tu dici porca troia, t’incazzi. Lui no. Robin prende la luce di Gotham City, assume la sua classica posizione con le mani unite, pugno chiuso su palmo aperto, piedi giunti e glutei strettissimi (poi quando vede arrivare Batman ubriaco li stringe ancora di più, perché va bene l'amicizia, ma ...) e dice: «Per tutti i lestofanti corruttori della gioventù!» Oppure... Batman c’ha la febbre? Tu dici cazzarola, chiami il dottore, fai qualcosa... lui no. Lui dice: «Per tutte le manifestazioni virulente atte di fatto a indebolire le difese immunitarie dell'organismo e aventi come manifestazione peculiare l'innalzamento della temperatura!» E Batman: «C'avrò mica la febbre?»

Allora ho fatto un ulteriore salto e sono passato a «Diabolik». Devo dire che l'idea, il concetto di «Díabolik» mi piaceva, la realizzazione meno. Intanto non capivo il perché di quella tutina da mimo. A parte il fatto che non ho mai capito come facesse a entrarci: è un pezzo unico, col buco solo per gli occhi. Cosa fa, entra con i piedi dal buco degli occhi e se la infila come un guanto? Ma poi, perché la tutina da mimo. Cosa fa, mima le rapine? «Eva, tagliamo la... » (mima una fune). «Attenzione Eva, davanti a noi c'è un...» (mima un muro).

Ma anche la storia dei rifugi. Io mi sono sempre chiesto - a parte il pericolo di trovarci dentro, un domani, gli alpini con la grolla che bivaccano - ...ma chi glieli costruiva? E non dite: «Il CAI!» I casi sono due: o Diabolik è sempre stato un ottimo carpentiere, elettricista, tappezziere, oppure avrà dovuto anche lui assoldare un’impresa - di Bergamo me la vedo, col suo bel Transit, che arriva alle sette di mattina: «Alura, ghem da laurà, giò dal let!» - e avrà avuto anche lui problemi pratici come tutti noi. La moquette in tinta con la roccia, i sanitari che non ti piacciono: «Gli ideal-standard sono troppo standard, li vorrei più ideal», le riloga delle tende che non arrivano, le consegne, le fatture... c'ha la partita IVA Diabolik? Il codice fiscale sì, DBLK, ma la partita IVA? Poi deve stare attento ai prezzi, ci sono in giro di quei ladri oggi come oggi, e lui lo sa benissimo. Infine, me lo vedo spiegare all'architetto: «Guardi, l'entrata per la Jaguar la vorrei - si, ho la Jaguar, per non farmi riconoscere, sono l'unico a Clerville... quella nera, esatto, è la mia. Be', è l'uníca! - L'entrata dicevo la vorrei dopo il tornante, nel poliuretano similroccia a rientrare; possibilmente col FAAC automatico, sa, sono sempre molto di fretta, e poi non vorrei bagnarmi se un dornani dovesse piovere ...»

E alla fine, tutti quelli che costruivano i rifugi di Diabolik conoscevano i segreti dei rifugi di Diabolik.

Cos’ha fatto? Li ha ammazzati tutti. Per forza. Io mi vedo l'ultimo operaio che finisce i lavori e dice: «Ehí, sciur... catif. El citofun l'è culegaaaaaaahhh!» Morti senza un gemito. E vi ricordate la didascalia? Era sempre così: «Morti senza un gemíto». Ma come, «Aaaaaaaaaahhhhh! » non è un gemito?

Morale, sono tornato al vecchio amore, «Topolino». Ma, nel frattempo, ero cresciuto anch'io e c'erano domande che non trovavano risposta, anzi, che mi angosciavano ancora più di un tempo... Il Manuale delle Giovani Marmotte. Cos'è? La Treccani ampliata? Che se Qui Quo Qua si trovano nel regno di Curlandia, e devono scoprire come mai la radice dell'acero-acerbis emana radiazioni anfoteroniche quando l’insediamento dell'erede al trono è minacciato dagli emissari del re della oscura stirpe degli Xrlxw... sul Manuale delle Giovani Marmotte c'è. Allora quello che avevo io era un pacco! A parte il fatto che era piccolo così, e a parte che... fughiamo subito ogni dubbio: il fuoco col legnetto non si può fare!!! Anni ci sono stato! E’ impossibile! Mi sono scorticato le mani, ma il fuoco non si fa. Non si fa! Primo. Secondo! La cosa più intelligente che c'era sul mio manuale era: Come distinguere il Nord dal Sud. Diceva: «Prendi la bussola... e guarda: dove c'è il muschio quello è il Nord ».

 

Ah, ma io mi immaginavo che quello originale, di manuale, fosse in ottocento volumi. E se Qui Quo Qua dovevano andare a Curlandia, prendevano solo il volume della «C». Anzi, quello che va da «Cupramontana» a «Custoza»... e lì di Curlandia dice proprio tutto. Poi me li vedo tutti insieme sul pullman a cantare in coro le canzoni del grande Battisti. Tanto se non si ricordano le parole gliele dice il Gran Mogol.

Ecco, io avrei voluto iscrivermi all'associazione delle Marmotte Giovani, ma mio papà non voleva. «Quelle cattive compagnie!» diceva. «Ma che cattive compagnie, papà, le Marmotte!» «Eh, dietro alle Marmotte non si sa mai cosa ci può essere!» La verità è che lui mi ricattava. Voleva che tutte le estati, tutti i fine settimana andassi in vacanza con loro, che avevano una casa in collina, dalle parti di Novi Ligure. Era un posto carino. Oddio, carino non è l'aggettivo più esatto. Non c'era un cazzo. Collinoso, ecco. Questo è l'aggettivo esatto. Però non c'era nessun amichetto con cui giocare. C'era mia sorella con le sue amichette, ma eran tutte più grandicelle di me e facevano già quei giochetti birichini.. quelle letture maliziosette... Le barzellette di Cip e Ciop, e a me non mi volevano. «Sei troppo piccolo», mi dicevano. E io restavo lì, da solo. E non avendo nessuno a farmi compagnia, anziché giocare al dottore e all'ammalato, giocavo solo all'ammalato. Stavo li, con gli occhi chiusi, e basta. Ogni tanto facevo anche i parenti che vengono a trovare l'ammalato: «Allora come andiamo», «Eh, insomma siam qui... » Che però non era quel gran divertirsi, diciamo. Così io prendevo il mio pallone e dicevo: «Mamma, vado a giocare al pallone!» E lei: «Va bene, ma stai attento alle zanzare!»

Mia madre è sempre stata un po' strana, ma in quel caso aveva ragione. C'erano delle zanzare talmente grosse che l'Autan si dimostrava efficace solo se le centravi col flacone! E così uscivo col mio fiacone e col pallone. Appena uscivo: «Zzzzzzzzzzzzzzz», Pum! Sbagliavo mira e la zanzara, «Psssssssssssss», me sbusava el balùn. Classico. Poi davo un calcio al pallone e con la bocca facevo: «Tunf!», perché l'era sbusà e non faceva rumore... e aspettavo che qualcuno me lo ritirasse, perché è quello il bello del pallone. Ma non c'era proprio nessuno. Io aspettavo un po' - essendo in vacanza non avevo neanche tanta fretta - poi andavo a prendermelo da solo. E me lo ritiravo: «Tunf!» Tutto il pomeriggio così. Poi tornavo a casa tutto sporco: «Mamma, mamma, ho giocato al pallone!» «Hai vinto?» «Sì!» Vincevo quasi sempre. Dico quasi perché una volta ho pure perso, ma non gliel'ho detto perché so che ci teneva al fatto che vincessi.

Ecco, ancora oggi per me solitudine è dare un calcio a un pallone e non vederselo ritornare.

E per non sentirmi solo tornavo a «Topolino». So che posso sembrare monomaniaco, ma vi assicuro che in ogni fascia d'età a rileggere « Topolino » si scoprono cose diverse. E quante domande irrisolte, incongruenze...

Paperino, ad esempio, che ha la casacchina che gli arriva all'ombelico - per quanto parlare di ombelico in un papero sia quanto meno fuori luogo, ma tant'è - e sotto è nudo. E va bene perché sotto non ha niente, come del resto Paperina, e tutto questo è logico, congruo, e va bene. Quello che va meno bene, e non capisco, è perché quando Paperino fa un bagnetto, si toglie la casacchina e qualcuno lo vede, si copre il pube con le mani. Cosa ti copri cosa?!?

Qui Quo Qua, nipoti di Paperino. Ma figli di chi? Di un fratello, immagino. Paperino ha un fratello? Dov'è? Che fine ha fatto? E’ morto? C'è un morto che aleggía nella saga dei Paperi?

Oppure è vivo. E se lui è Paolino Paperino, come si chiama il fratello, Antonio Paperino? Amilcare Paperino? Oppure è una sorella. E cos'è, Giuditta Paperino! Perché Paperino immagino sia il cognome. Oppure si deve dire Giuditta Paperina. Ah, Paperina! Vuoi dire che la mamma di Qui Quo Qua è Paperina, che sarebbe la sorella di Paperino - che in questo caso non è morto per fortuna - ma qui i casi si biforcano e sono tutti tremendi:

Caso A, Paperina ha avuto Qui Quo Qua da Paperino e primo non sono sposati! secondo trattasi di relazione incestuosissima che può avere conseguenze bestiali. Qui Quo Qua figli di consanguinei! Come Ciccio, che è figlio di Nonna Papera e Paperon de' Paperoni - fratelli davvero - ed è evidentemente un anormale: dorme sempre, faccia gonfia, espressione vacua, afflitto dal tipico cretinismo delle valli.

Oppure, caso B, Paperina ha concepito Qui Quo Qua con un altro. Ma allora chi? Dov'è? Se è vivo i più sospetti sono Gastone (che è lì che aspetta solo quello), Paperon de' Paperoni (che è un vecchiaccio, ma hai visto mai ...), Filo Sganga (che nessuno si ricorda chi cazzo è, ma proprio per questo gode dei vantaggi dell'outsider ...), Rockerduck, Paperoga (che sembra assente e bizzarro, ma in realtà è un drogato, si fa le canne e si vede benissimo!)

Oppure è morto. Come, anche lui! Ma di quanti morti è costellata questa saga dei Paperi! Quanto sangue innocente è stato versato? Cos'è, il Tito Andronico?!?

Poi, se ci pensate bene, sono tutti nipoti di qualcuno, ma figli non si sa di chi. A volte mi viene da pensare che il padre di tutti sia uno solo, Eta Beta! Con tutto quello che c'ha nelle mutande...

Emy Ely Evy, nipotine di Paperina, che tra l'altro non so se avete notato, ma non si vedono quasi mai nelle storie in cui ci sono Qui Quo Qua, tanto da avvalorare l'ipotesi che siano un alter ego distorto di Qui Quo Qua che si travestono nottetempo, complici gli zii... «Topolino»? Questa è «Cronaca Vera»!

Ma se non altro Qui Quo Qua hanno il corrispettivo femminile Emy Ely Evy. E allora perché Tip e Tap non hanno anche loro Tipa e Tapa? E poi perché non sono anche loro Tip Top e Tap? Secondo me all'inizio erano effettivamente in tre - numero perfetto, che non è né due. né quattro - poi Top ha fatto una fine peggio di Quo. Disgrazia volle che si introducesse per errore in casa di zia Minni mentre stava cucinando, e lei: «AAAhhh! che orrore, un topo!» Cretina, cosa sei tu, una libellula? Ma ormai: speeck, morto. Cadavere occultato. Indagine insabbiata complice Basettoni, che è culo e sta con Manetta - e questo non si discute - e uno peraltro si chiede come mai la polizia non lo licenzi, non perché è culo, ma perché non combina mai niente e non assumano invece Topolino che già non si fa i cazzi suoi gratis, figurati se lo pagano!

E i concetti di Pena, Giustizia, Espiazione? I Bassotti, arrestati... - a parte il fatto che vorrei conoscere la mamma dei Bassotti, pora stella... pora stella un cazzo, come si fa a chiamare i figli 167-761... con un nome così, sfido che uno fa una brutta fine -, comunque i Bassotti, dicevo, arrestati per reati anche gravi (parliamo di furto con scasso, rapina a mano armata ...) li arrestano? Nel numero dopo di «Topolino» sono ancora liberi. Ma allora la pena massima è una settimana? «Com'è andato il processo?» «Eh, mi hanno dato una settimana di ergastolo!» 'azzo, a Topolinia non arriva proprio mai la Quaresima... nel senso che c'è sempre Carnevale.

Pippo. Che animale è Pippo. Un cane. Bene. Che tipo di cane?... Un bracco. Benissimo. Ma anche Pluto è un bracco. Cioè non solo sono due cani, sono lo stesso tipo di cane! Solo che Pluto mangia gli ossi, fa i bisognini contro gli alberi, dorme nella cuccia. Mentre Pippo c'ha il gilet, va in macchina: «Yuk Yuk, Ta-dah». E attenzione, questa ve la butto lì perché è solo un sospetto, un'ipotesi, ma intanto: Pluto figlio di Pippo! Anzi, meglio: Pluto fratello di Pippo! Tutti fratelli. Tutti bracchi: Pippo-Pluto-Snoopy-Braccobaldo. Quattro fratelli. Anzi: Pippo-Pluto-Snoopy-Bracco-Baldo-Bau! Sei fratelli. Anzi: Pippo-Pluto-Snoopy-E-Tutti-Insieme-Vogliam-Vedere-Bracco-Baldo-Bau! Undici fratelli. E la madre di tutti chi é? Cornelia, la madre dei bracchi: «I miei gioielli! » I miei gioielli? Che uno dorme sulla cuccia e parla con un uccello che è stato a Woodstock e non sa né suonare né volare, difatti ogni tanto cade. L'altro è il cane di Topolino... Topolino! Mi fa impazzire il diminutivo. Perché se lui è un topo, ma Pippo un cane... come minimo è una pantegana! Avrà i suoi bei problemi ormonali, sarà pure infettivo. Va abbattuto, Topolino. Quei guanti gialli cosa nascondono: ustioni, psoriasi? Che schifo! E anche Pippo, finiamola con le favolette, Pippo è un pezzo di merda! Suo fratello legato alla catena e lui «Yuk Yuk, Ta-dah, Superpippo»... Superpippo! Il costume di Superpippo è un pigiama con le toppe, non c'ha neanche il mascherino! Arachidi, pigiama-toppe. Però a Topolinia, quando diventa Superpippo, tutti a dire: «Uh, chi sarà mai in gran segreto Superpippo?» Ma siete tutti cretini? E uguale!

Nonna Papera. Che animale é? Questo è facile, una nonna, cioè, una papera. Va bene, sei una papera? Chi ti dice niente! Quello che va meno bene, e non capisco, è a che titolo una papera dà da mangiare alle galline, tiene le mucche nella stalla, mentre Clarabella, che è anche lei una mucca, sta con Orazio che è un cavallo. Poi si lamentano che non hanno figli! Questa anzi è l'unica cosa che riesco a capire! A parte il fatto che io vorrei sapere chi munge Clarabella - oltre a Orazio naturalmente -. Orazio poi, che è un cavallo, però cammina su due piedi, fa il bipede, l'antropomorfo. Va bene. Ma allora perché ha il giogo, il morso, il paraocchi? Il paraocchi va bene perché Clarabella è un cesso. Ma il morso? Ah, forse quando arriva di notte Clarabella coi tacchi a spillo, la guêpière, la frusta e dice: «Fa’ il cavallo! Fa’ il cavallo!» nelle loro notti sadomaso. Può darsi.

Torniamo a Nonna Papera - che rimane una papera - e a volte invita gli ospiti e gli dà da mangiare il tacchino. Il tacchino! E’ come se Minni desse i criceti ai suoi ospiti. Come se mia madre mi cucinasse il timballo di mio cugino! Che se lo meriterebbe anche, ma non è questo il discorso.

No, no. Troppe storture, troppi soprusi passati sotto silenzio, addirittura incoraggiati... perché non dimentichiamo che dietro «Topolino» e al suo «Almanacco» c'è un giro di miliardi. E sono soldi bagnati di lacrime e sangue. Lacrime come quelle di Guendalina, una delle mucche di Nonna Papera che anche lei sognava una vita più umana. Antropomorfa. E invece...

A lei dunque dedichiamo questa canzone dal titolo:

 

Quella vacca di Nonna Papera

 

C'era una vacca e c'era Nonna Papera

Che fa le torte per i nipotini

Gli occhiali a pinza sopra il naso a becco

Che fa il commercio con i latticini

 

Sì quella vacca di Nonna Papera

Che le appartiene, ma non vuol dir niente

Vive di biada, dorme in una stalla

Rumina piano e sogna Clarabella

 

Sì Clarabella dei quartieri alti

Che è vacca uguale, ma che c’ha più spazio

Vive da bipede, ha pensieri colti

Guarda la tele, poi si ciula Orazio

 

O Guendalina con il cuore pezzato

Non c'è giustizia a questo porco mondo

Ci fosse Disney a dire che è sbagliato

E a disegnarti un torellino biondo

 

E non parlate di normalità

Che quella vacca sta con un cavallo

Che è come dir, e il senso qui barcolla,

Che Paperoga sta con Tiramolla!

 

C'era una vacca e c'era Nonna Papera

Che fa le torte all'orso Gelsomino

Proprio nel senso che lo ha fatto a pezzi

Lo ha macerato con il maraschino

 

Ma quella vacca di Nonna Papera

Sta ruminando i casi della vita

Rifiuta il fieno, poi si chiude a riccio

Prende a cornate l'imbecille Ciccio

 

 

Poi Guendalina con il cuore pezzato

Strappando il giogo che la tiene avvinta

S'alza su in piedi, resta in equilibrio

Trotterellando placida e distinta

 

O Guendalina, sogno antropomorfo

Cerchi riscatto da quell'aguzzina

Vai silhouettando, bove in controluce

Sui verdi pascoli della collina.

 

Ma come nella migliore delle tradizioni disneyane, ecco sopraggiungere l'Uomo, elemento distruttore. Finito il turno sul set di Bambi - dove ha appena provocato la morte di Madre Cerbiatta - ecco il Cacciatore, miope per giunta, che vedendo una forma leggiadra e danzante che si staglia all'orizzonte, la scambia per un fagiano inferocito in cerca di preda. E allora ... BANG!BANG!

E su due piedi muore Guendalina

Insieme a un poco della nostra infanzia

Vi prego basta con la lombatina

Che ho un nodo in gola - anzi un nodino -e non va su né giù.