La
leggerezza plastica di Salvatore Ferrara (ottobre 2002).
Nelle
opere di Salvatore Ferrara, più che il segno è il
disegno -che pure hanno importanza nelle preparazioni,
nei rapporti e negli equilibri spaziali e
formali- è privilegiata la pittura
e, di conseguenza, bisogna porre
attenzione al colore, ai volumi, ai
piani, alle prospettive, ai pieni e ai vuoti.
Ed
è opportuno anche vedere come il
tutto si sviluppa,
si elabora, s'inventa, si manipola con eleganza
e leggerezza senza un'alterazione, un'esasperazione,
uno squilibrio, tra forma, ambiente,
oggetti e soggetti che sono fattualmente reali
o meta-reali con qualche punta di iperrealismo
attenuato e impastato o della visione e della scelta manieristica del
soggetto o dalla concezione
fauvistica del tono del colore.
Ogni
opera è strutturata in maniera
classica: uno sfondo, un piano
prospettico ed un primo piano sul quale e nel quale
il pittore realizza il soggetto con una relazione,
a tutto tondo tra gli elementi, senza fratture
e senza spezzature, con qualche ribaltamento,
a volte, della visione.
E'
vero, nella pittura di Ferrara si
possono riconoscere le influenze
manieristiche -per l'attenzione al particolare;
per la trattazione, l'interpretazione e la
scelta dei soggetti e degli ambienti- e dell'arte francese
dei secolo scorso -per la predilezione dei colori
e il modo di darli-; ma queste
influenze elettive -che fanno parte
dell'apprendistato e delle esperienze
passate- vengono amalgamate ed elaborate
perdono i loro caratteri per acquisire uno stile
centrato sulla figurazione plastica che privilegia
si chiude in una luminosità radente.
Pasquale Totaro-Ziella
|