Le Levadas






Non è possibile apprezzare fino in fondo il fascino di Madeira se non ci si avventura almeno una volta su uno degli innumerevoli sentieri che corrono lungo le levadas.

Le levadas sono antiche condutture scavate nella roccia delle montagne per trasportare l'acqua dalle sorgenti ai terreni coltivati. Si tratta di un sistema di irrigazione capillare, che copre tutta l'isola (per una lunghezza di circa 2150 km!), la cui costruzione fu iniziata secoli fa, grazie anche al lavoro degli schiavi (di cui fu fatto grande uso a Madeira anche per le piantagioni di canna da zucchero).



Poiché tutte le levadas sono fiancheggiate da sentierini originariamente creati per scopi di manutenzione, è possibile costeggiarle per chilometri e chilometri, ed è piacevolissimo camminare in un bosco o in un prato, o seguire i terrazzamenti del terreno, accompagnati dal lento e riposante scorrere dell'acqua...



Per la nostra prima passeggiata abbiamo scelto la Levada dos Tornos, la più importante dell'isola, e per essere sicuri di non perderci (ma per poco non ci riuscivamo lo stesso) abbiamo seguito le indicazioni di una dettagliatissima guida inglese "Landscapes of Madeira, a countryside guide" di John e Pat Underwood, acquistata direttamente a Funchal (talmente precisa che riportava persino il numero di scalini che occorreva salire prima di una svolta!)

Partendo da Romeiros, località raggiungibile comodamente in autobus da Funchal, abbiamo iniziato a seguire la levada, dapprima in mezzo alla nebbia provocata da una nuvola bassa, addentrandoci sempre più nel verde, fra graziosi boschetti di pini, mimose ed eucalipti e scoprendo sempre nuove e variopinte varietà di fiori selvatici che crescevano ai bordi dell'acqua.


A un certo punto la nostra attenzione è stata richiamata da una curiosa indicazione della guida britannica: si segnalava la presenza di un cartello raffigurante un "Vicious dog" che avrebbe dovuto dissuaderci dall'abbandonare il sentiero, addentrandoci in un terreno di proprietà privata! A parte il fatto che non ci passava neanche per la testa di abbandonare il sentiero, da quel momento, e per venti minuti buoni, abbiamo camminato, a passo piuttosto spedito, combattuti tra la preoccupazione di incontrare il temibile cane e la curiosità di scoprire che diavolo di aspetto avesse un vicious dog (non poteva essere soltanto un cagnaccio cattivo, ma doveva essere qualcosa di più, un animale subdolo, un po' carogna o addirittura depravato, come sembravano suggerire certe assonanze dell'ambiguo aggettivo). Alla fine non abbiamo trovato nessun cartello, né incontrato nessun cane e a dire la verità... siamo rimasti persino un po' delusi.




Ma le sorprese non erano ancora finite!
Proprio quando iniziavamo ad avvertire un certo appetito e il bisogno di fare una piccola sosta, abbiamo scorto le indicazioni che conducevano ad una "tea house", con tanto di interminabile elenco di varietà di te (al primo momento non credevamo ai nostri occhi); seguendole siamo arrivati ad una graziosissima casetta immersa nel verde dei boschi, dove una signora dall'inconfondibile accento inglese serviva te, biscotti e zuppe. Seduti ad un tavolino in giardino, insieme ad altri escursionisti che avevamo incrociato lungo la levada (quasi tutti inglesi!), abbiamo apprezzato la squisitezza degli "scones" con marmellata, accompagnati da un buon te!... (ma c'era persino qualcuno che si concedeva un porridge fumante!)



Ripreso il cammino, dopo una mezz'oretta circa eccoci di fronte a un punto chiave della nostra passeggiata, una vera e propria prova di determinazione nel perseguire la nostra meta... beh, in poche parole ci siamo trovati di fronte all'ingresso di un tunnel alquanto stretto (considerando che buona parte dello spazio era occupato dalla levada), dalla volta piuttosto bassa, con pareti accidentate e ovviamente senza alcuna illuminazione (avevamo una piccola torcia elettrica in due).




Dopo qualche istante di esitazione, qualche dubbio esistenziale ("ma chi ce lo fa fare?"), la vana ricerca di un percorso alternativo (un presunto sentiero che avrebbe dovuto consentire di evitare il tunnel era sconsigliato dalla guida) ci siamo avventurati nell'oscuro passaggio: il procedere era lento e difficoltoso, il morale non proprio al massimo, specie quando è scomparsa alle nostre spalle la luce dell'entrata e non si scorgeva ancora quella dell'uscita, gli scongiuri che finisse presto e che non arrivasse nessuno in direzione opposta si sprecavano ("in due non ci si passa, non ce n'è"), ma alla fine, un po' infangati e un po' infreddoliti per la forte umidità... siamo riemersi alla luce del giorno, sbucando in un incantevole boschetto di pini.





La nostra passeggiata è proseguita poi fino a Camacha, centro di produzione di oggetti artigianali in vimini, dove abbiamo ripreso l'autobus per Funchal (il sistema dei trasporti pubblici di Madeira è molto ben organizzato e se si alloggia a Funchal è comodissimo servirsi degli autobus per raggiungere il punto di partenza di un'escursione e tornare, sempre in autobus, da una località diversa; "Tutte le strade", è il caso di dirlo, "portano a... Funchal !")