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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte
Psychoanalysis applied to Medicine, Pedagogy, Sociology, Literature and Arts

 

 Sede redazionale: Ce.Psi.Di. (Centro Psicoterapia Dinamica "Mauro Mancia"), via Lombardia, 18 - 73100 Lecce   tel. (0039)3386129995 fax  (0039)0832933507

Direttore Responsabile: Giuseppe Leo

Direttore Editoriale: Nicole Janigro

Board scientifico: Leonardo Ancona (Roma), Brenno Boccadoro (Ginevra), Marina Breccia (Pisa), Mario Colucci (Trieste), Lidia De Rita (Bari), Santa Fizzarotti Selvaggi (Carbonara di Bari), Patrizia Guarnieri (Firenze), Massimo Maisetti (Milano), Livia Marigonda (Venezia), Predrag Matvejevic' (Zagabria), Franca Mazzei (Milano), Salomon Resnik (Paris), Mario Rossi Monti (Firenze), Mario Scarcella (Messina).

Rivista iscritta al n. 978 Registro della Stampa del Tribunale di Lecce

ISSN: 2037-1853

Edizioni Frenis Zero

  Numero 14, anno VII, giugno 2010

"Cinema, autentica passion...!"

 

   L'AMBIGUITA'  DEL NUMERO 7

 

 

  di  Franca Mazzei

 

   

 

Questo articolo è stato presentato dall'autrice come relazione al convegno "Cinema e Psicoanalisi" che si è svolto a Milano nei giorni 20-21-22 novembre 2009 ed è stato dedicato a "Il numero". Si ringrazia l'autrice per la gentile autorizzazione alla pubblicazione del suo testo su Frenis Zero.

Franca Mazzei è psicoanalista didatta e Presidente I.N.P. - Istituto Neofreudiano di Psicoanalisi di Milano, nonché Direttore S.P.I.R. – Scuola Psicoanalitica di Intersoggettività relazionale. Dal 1987 ha collaborato con  Mauro Mancia nella ricerca e nella direzione di gruppi di lavoro. Autore di numerose pubblicazioni, collabora con periodici di psicologia, filosofia, arte e cinema. Dal 1995  promuove e coorganizza rassegne-convegno annuali di “Cinema e Psicoanalisi”.

 

 

 

 

Intero da intero più intero

Intero da intero meno intero

E intero da intero per intero

Ma da intero per intero diviso

solamente talvolta altro intero

Più spesso decimali a non finire

Periodici e Musica Così

a me ogni divisione mai chiusa

e compiuta a periodare una pena

infinita e difficili armonie

orecchiabili a stento per me che

quasi nulla ha ben temperato

(G. Quarenghi)

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalle profondità dell’abisso Dio creò la terra e la separò dalle tenebre nel primo giorno della creazione. E fu la luce affinché dall’inespresso e indifferenziato si definissero il tempo e lo spazio.

 Nel secondo giorno il firmamento fu diviso dal cielo. Nei giorni seguenti la terra fu separata dalle acque e fecondata dal seme, nel firmamento apparvero il sole, la luna e le stelle. Nel quinto giorno la vita  ebbe inizio nelle acque e nel cielo. Per ultimo  Dio creò l’uomo: maschio e femmina a sua immagine e somiglianza.

Nel settimo giorno ogni cosa era stata compiuta  e Dio lo  benedisse e lo  consacrò perché dall’indistinta completezza e perfezione finalmente la forma, il colore, la direzione,  la diversità si erano definite nel nuovo mondo.

 

 L’embrione umano rimane tale per 7 settimane dopo il concepimento, poi si trasforma in feto e dopo 7 lune nuove, una nuova creatura viene alla luce.

Dalla completezza e onnipotenza del mondo intrauterino, il traumatico ingresso nella realtà della vita dà inizio a un conto alla rovescia  nella lotta contro tutto ciò che limita il senso dell’assoluto mentre dallo zero il numero inizia a scandire i ritmi del tempo.

In principio coesiste  il tutto inespresso e indifferenziato.  Ben presto nella lunga e faticosa definizione  di sé, il figlio dell’uomo non potendo avvalersi di automatismi innati, dovrà intraprendere una lotta tra ciò che gli somiglia e ciò che è diverso da lui. Il rapporto simbiotico con la madre lo preserverà ancora per un  po’ dall’angoscia della solitudine. Compreso nel due, riprenderà la sua unicità al contatto col padre, il terzo elemento che risveglierà in lui l’angoscia della separazione e della rinuncia ma lo aiuterà contemporaneamente a percepire il senso del confine.   

Il tre sarà il primo numero  ad entrare nel simbolismo inconscio della relazione  come elemento fondante la sua entità.

Uno, due, tre: madre, padre, figlio, struttura primigenia di quella famiglia interna che permetterà l’integrazione e il senso di interezza.

L’impatto con la concretezza delle leggi fisiche, della logica, della ragione, definiranno il concetto di limite del mondo della materia.

La vita seguirà il ritmo delle stagioni, si orienterà nei quattro punti cardinali, sarà influenzata dalle quattro fasi lunari, in un pianeta costituito da fuoco, aria, terra, acqua. Racconta Plutarco che Rhea ,madre degli dei e sorgente di vita si manifesta attraverso la modificazione dei quattro elementi simbolizzati da Afrodite - l’acqua, Hestia - il fuoco, Demetra - la terra, Hera - l’aria. Dal cerchio materno simbolo della perfezione, fa derivare il quadrato ad esprimere il limite. Nell’iconografia delle religioni la perfezione è rappresentata dal quadrato inscritto nel cerchio. Fin dall’antichità la casa di Dio ha un’architettura quadrata sormontata da una cupola tonda a simboleggiare  la costante dialettica tra il trascendente cui l’uomo aspira e il terrestre in cui si trova. Il cerchio è per il quadrato ciò che il cielo è per la terra, l’eternità per il tempo.

Dalla somma del tre e del quattro il numero 7, sacro in tutte le religioni, generato solo dall’unità e indivisibile, appare  nei ritmi della vita dell’uomo a simboleggiare in ogni cultura il potere della perfezione fino a diventare la chiave universale per la rappresentazione del mondo.

7 i giorni della creazione. 7 i nomi per indicare la terra.  7 per indicare il cielo.

 

Nel mondo l’uomo si moltiplicherà e declinerà la sua esistenza tra moltiplicazioni, divisioni, sottrazioni, addizioni, scandaglierà la sostanza del numero fino a farlo diventare il fondamentale elemento di comunicazione, andrà oltre la misurazione delle cose, per farne strumento di possesso e arma di distruzione. Grazie ad esso costruirà prigioni per lo spirito e cercherà di definire l’infinito.

 

E l’angelo precipitò nelle tenebre perché volle essere simile a Dio, è scritto.

Il fantasioso possesso dell’onnipotenza racchiusa nella babele dei numeri porta  John Nash,  a precipitare nella follia dell’indeterminato.

Il numero  inscritto nella sua pelle psichica è elemento costitutivo della sua personalità.  “Posseggo due parti di cervello e mezza di cuore” afferma scherzando. Le lezioni del corso universitario “ottundono la mente”, le relazioni d’amore sono soltanto “uno scambio di sostanze fluide”.

Il suo Beautiful Mind  è solo una corazza contro l’angoscia di una solitudine che affonda le sue radici in un amore mai sperimentato. Invidia e superbia ne hanno preso il posto ed hanno distrutto in lui i confini della realtà ma non il bisogno di esistere nella relazione.  Martin,  l’amico immaginario si prende cura della sua parte bambina mentre un fantomatico esponente del ministero della difesa viene introiettato come padre autoritario da obbedire, senza amore. Nel delirio della schizofrenia si attribuisce il  compito di decifrare i codici segreti che avrebbero impedito la distruzione del mondo, tenendo in tal modo sotto controllo la coscienza della disintegrazione del suo mondo interiore.  

Verrà riportato nella realtà dall’affetto e dalla dedizione di una donna-madre.

La sua genialità sarà apprezzata e riconosciuta allorquando l’accettazione del limite

lo porterà, combattendo contro le allucinazioni, a fare una scelta come dieta della mente. “Non esiste l’onnipotenza del pensiero; la verità non è nella testa ma nel cuore.” La vita, afferma, è piena di possibilità, basta aggiungere il significato. Grazie alla sua genialità conquisterà il premio nobel per l’economia e affermerà che la logica è nell’equazione dell’amore. L’essere primo non è tanto importante quanto l’essere amato.

 

“L’inestimabile valore della matematica sta soprattutto nei suoi problemi incredibilmente difficili. Raggiunta la vetta, si potrà ammirare un paesaggio stupendo” (Alain Connes)

Uno dei 7 Millenium Problems di matematica, ancora da risolvere, è  la Zeta di Riemann relativa alla collocazione dei numeri primi. Centocinquanta anni fa il matematico Riemann formulò un’ipotesi che costituisce ancora oggi un enigma: la distribuzione dei numeri primi segue o no una legge matematica? Nell’ordinato insieme dei numeri naturali, gli infiniti numeri primi si susseguono seguendo uno schema inafferrabile.  

Paolo Giordano ne “La solitudine dei numeri primi” scrive che i numeri primi sono sospettosi e solitari e che a loro forse sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma per qualche motivo non ne erano capaci. “ Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti, in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante…che il loro vero destino sia quello di rimanere soli”.

La matematica come metafora della ricerca della perfezione irraggiungibile. 

Il numero 7, simbolo della perfezione, è infatti ambiguo; possiede la qualità della consapevolezza nella fantasia, nel sogno, nella sfera psichica, mentre è associato al dubbio, all’inganno e alla menzogna nell’accezione negativa.

Il desiderio di onnipotenza e contemporaneamente  il senso di colpa che genera la paura della morte, è espresso chiaramente nell’Apocalisse considerato nella nostra cultura il libro sacro della vita e della morte.

Alla fine del mondo7 angeli suoneranno 7 trombe quando il settimo sigillo sarà rotto e succederanno 7 portenti quando saranno versate le 7 coppe dell’ira di Dio. E l’ira di Dio si scontrerà con la bestia dalle 7 teste che emergerà dal mare, simile a una pantera con le zampe di un orso e la bocca di leone. Essa  cercherà di manifestare la sua forza nei confronti del Dio e gli uomini della terra, pieni di ammirazione, andranno dietro alla bestia e la adoreranno per la sua forza. Si salveranno dalla incommensurabile  ira di Dio solo gli uomini  degni, illuminati e consapevoli, capaci di operare una  scelta.

 

L’uomo impiegherà il tempo della vita sudando 7 camicie, salirà talvolta al settimo cielo o vagherà  irrequieto per 7 mari, ammirerà i 7 colori dell’arcobaleno e le 7 meraviglie del mondo, comporrà mirabili melodie su 7 note, e si aspetterà 7 anni di guai alla rottura di uno specchio che rifletterà la sua limitatezza.

Sarà giudicato un giorno in base a 7  virtù e 7 peccati. I 7 veli di Salomé contrapposti ai 7 veli da scoprire per arrivare alla illuminazione ultima.

I 7 vizi capitali, affermava  Kant nella ‘Metafisica dei costumi’  segnalano una deviazione o, a seconda della tolleranza dei tempi, una caratteristica della personalità. Nella  società “del benessere” la differenza tra virtù e peccati è quanto mai irrilevante. Nella confusione tra bisogno e desiderio, l’uomo perde spesso il senso della misura riducendo se stesso a un numero senza identità.  La soddisfazione di un piacere, lungi dall’essere una scelta, diventerà un inconsapevole asservimento a quello che “il grande fratello” del momento  deciderà per accrescere il proprio potere.

Gola e lussuria, non facendo più parte della categoria dei vizi, diventeranno simboli di illusoria ricchezza e libertà.

La guru indiana Vandana Shiva  nell’ ultimo film documentario di E.Olmi “Terra Madre” dice: i bambini americani obesi e quelli africani scheletrici sono il prodotto dello stesso sistema di sfruttamento alimentare: gli uni vittime del consumismo, gli altri della fame, entrambi comunque ridotti a numeri.

E’ in gioco la sopravvivenza del mondo, aggiunge. La terra martoriata dall’avidità dell’uomo smetterà prima o poi di dare i suoi frutti. Il pianeta potrà ritrovare un equilibrio se l’uomo, consapevole dei propri confini, ristabilirà un rapporto sano con la madre terra. La dissoluzione della buona famiglia interna ha allontanato l’uomo dal contatto con se stesso, l’ira trasformata in violenza ha confuso la legge con il potere del più forte, l’accidia ha assunto il nome di noia, il sesso nato per dare gioia e trasmettere la vita, ridotto a strumento di guadagno, di potere, di sopraffazione, mentre l’invidia nasconde, dietro la maschera della competizione, prevaricazioni e truffe.

E’ la storia  dell’umanità, la lotta tra il positivo e il negativo, tra l’avere e l’essere. L’uomo artefice di grandi opere e capace di grandi conquiste ma anche di efferate crudeltà , si dibatte da sempre  tra gioia e dolore nella inconsapevole tensione verso l’origine di ogni cosa.

Bertold Brecht e Kurt Weill  nel balletto “I 7 peccati capitali” raccontano il viaggio esistenziale  di Anna che vive un Io diviso, quello di manager e quello di cantante. La prima riduce la seconda a pura merce pur di fare i soldi che servono ad Anna manager a conquistare il potere. In 7 anni Anna attraversa 7 città, dalla Louisiana a San Francisco in un tragitto circolare che la riporta ricca in Louisiana. Ogni peccato è una tappa, ogni luogo e ogni esperienza si ripercuotono su Anna in maniera differente. Comportamenti e pensieri costituiscono il difficile percorso che l’umanità, rappresentata dalla donna, compie ossessionata dal possedere sempre di più, dall’arrivare sempre più in alto, là dove l’assoluto sembra a portata di mano ma mai realmente afferrabile.

 

7 paia di scarpe ho consumato, 7 lunghi anni di lacrime ho versato… recita una favola della nonna. Fatica e dolore nella solitudine dell’onnipotenza narcisistica, ma anche fatica e dolore nella ricerca dei fantasmi profondi dell’inconscio non rimosso, dove arcaiche esperienze emotive non ricordabili e non verbalizzabili si rivelano nel sogno in immagini sbiadite e confuse. Ancora una volta sarà  la relazione con l’altro, nel transfert d’amore, a disvelare esperienze connesse col corpo della madre o con l’ascolto della sua voce. Esperienze fondanti la personalità e determinanti il mondo emozionale nascosto nei sogni, e che talvolta emerge nella comunicazione non verbale, nel ritmo della voce, nei silenzi, nella sintassi e nei tempi del linguaggio (M.Mancia).

E ritorna alla memoria la voce suadente che mi raccontava le favole prima di addormentarmi.

C’era una volta Biancaneve, simbolo della psiche impenetrabile, che va alla ricerca del suo Sé. Salvata dal cacciatore, simbolo della materia che mai sottrae la vita, scappa attraverso gli arabeschi boscosi di una realtà dominata dalla crudeltà del tempo, da una matrigna ossessionata dalla bellezza  che lo specchio più non riflette, verso la tana dei 7 nani, 7 simboli dei suoi sensi interiori, che la portano ad affrontare le tre prove per il sacrificio del tempo della vita: il nastro che la soffoca, il pettine che la avvelena, la mela  imbevuta di una pozione magica. Dall’abisso dell’inconscio, della morte apparente, evolverà la coscienza di colei che sposerà il principe azzurro, metafora della perfezione della conoscenza della vita.

 

 Il numero 7 ritorna in molte favole accompagnato spesso dal numero tre, entrambi perfetti e indivisibili. Al pescatore de “Il drago dalle 7 teste” un pesce magico regala una conchiglia, una spada e un compagno: madre, padre,figlio, simboli della famiglia interna, come metafora della forza che serve a superare le difficoltà e sconfiggere il drago, liberando la città.

Le creature dell’immaginazione sono della stessa natura delle creature del sogno. Esse permettono di uscire dal mondo materiale per rinascere nel luogo misterioso, dove è possibile recuperare l’autonomia di pensiero che nasce dalle emozioni del cuore abbandonandosi in un anelito di arcaica perfezione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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