Presentation   News Events   Archives    Links   Sections Submit a     paper Mail

FRENIS  zero 

Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

  Home Frenis Zero

        

 

Psicoanalisi e Ricerca

 

 

   "UNA FORMULAZIONE METAPSICOLOGICA"

 

 

di Harry M. Anderson

 

L'autore è stato presidente della "Toronto Psychoanalytic Society".   Si ringrazia l'autore per aver concesso l'autorizzazione alla pubblicazione su Frenis Zero di questo articolo. La traduzione in italiano è di Giuseppe Leo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

            

 

 

  

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

clicca qui per la ricerca nel sito/Search in the website
A.S.S.E.Psi. web site (History of Psychiatry and Psychoanalytic Psychotherapy ) 

 

A.S.S.E.Psi.NEWS (to subscribe our monthly newsletter)

 

Ce.Psi.Di. (Centro di Psicoterapia Dinamica "Mauro Mancia") 

 

Maitres à dispenser (Our reviews about psychoanalytic congresses)

 

Biblio Reviews (Recensioni)

 

Congressi ECM (in italian)

 

Events (art  exhibitions)

 

Tatiana Rosenthal and ... other 'psycho-suiciders'

Thalassa. Portolano of Psychoanalysis

 

PsychoWitz - Psychoanalysis and Humor (...per ridere un po'!)

 

Giuseppe Leo's Art Gallery

Thalassa. Portolano of Psychoanalysis

Spazio Rosenthal (femininity and psychoanalysis)

EDIZIONI FRENIS ZERO

 "Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

Click here to order the book

"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 30,00

Click here to have a preview 

Click here to order the book

 

 

"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-0-4

Anno/Year: 2008

Prezzo/Price: € 18,00

Click here to order the book

OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

Click here to order the book

 

 

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Se i principi della ricerca propri delle scienze naturali vengono applicati alla psicoanalisi, e le sue teorie vengono esaminate in termini “basilari” ed “applicati”  (“tecnici” o “clinici”), il corpus teorico conosciuto come “Metapsicologia” verrebbe considerato la sua teoria basilare originale. Come tutti gli psicoanalisti dell’era post-moderna saprebbero, comunque, la “meta”-teoria è caduta in grande disgrazia come insieme basilare di idee che mirano a spiegare i fenomeni del campo psicoanalitico. È diventata anche una tradizione popolare quella di dire che essa è inutile come teoria applicativa e dovrebbe essere  come tale accantonata. Molti direbbero persino che al pari di ogni genere di teoria, di base o applicata, è prossima alla morte e non dovrebbe essere risuscitata. Solo in pochi hanno invocato la sua riscoperta, ed i loro appelli non sono stati ascoltati. Comunque, le esperienze dell’autore di questo articolo nel corso di un lungo esame scientifico dei concetti e dei principi della metapsicologia rivelano che questa tendenza critica è l’esito inconsapevole di errori scientifici non rilevati.

Alla teoria metapsicologica non sono state mai date le opportunità che le scienze tradizionali le avrebbero garantito. Mentre essa ha avuto un  inizio propizio come insieme di “ipotesi” frutto di ragionamento, legate ai dati dell’osservazione, molte delle sue idee sono state innalzate allo status di “conclusioni accettate” senza essere state sottoposte a tutte le tappe del metodo scientifico. I suoi concetti (ad es., il transfert) non sono stati mai concretamente definiti per un uso clinico standardizzato, ed i suoi principi (ad es., i sintomi sono formazioni di compromesso) non sono stati sottoposti a progetti di ricerca che permettessero verifiche intra-cliniche di tipo predittivo. Il vago ed esteso campo di dati clinici osservativi su cui la teoria si è radicata non è stato mai ristretto per consentire una percezione oggettiva all’interno della seduta. E sebbene i primi analisti accettassero la Metapsicologia come la loro teoria di base in evoluzione, essi modellarono le loro teorie applicative mediante un mezzo parallelo che li lasciò sempre più separati da esso. Nel caso della teoria da formulare, ad esempio, essi hanno sancito la creazione di un metodo che gli scienziati tradizionali avrebbero assolutamente rifiutato, e nel far ciò hanno lasciato in eredità un’abitudine problematica nel creare teorie che è durata a lungo. Ci sono sette differenti metodi di formulazione di teorie che sono stati sviluppati per l’uso clinico finora, e tutti sono soggetti ai bisogni difensivi e pulsionali sintomatici di colui che li usa, per cui essi non possono essere identificati, né controllati e neppure rimossi in modo definitivo dalle conseguenze operative  giornaliere. Sono approcci che invitano ad un attaccamento emotivo a teorie non verificate, un fenomeno che paralizzerebbe gli sforzi della ricerca di qualsiasi scienza. Quando svariate teorie sono in competizione per spiegare i dati osservativi di un campo scientifico, si può ipotizzare che nessuna è stata scientificamente provata. E se una viene adottata come la “preferita”[1], ciò a cui “si presta fede” ben presto spinge per diventare ciò che è “percepito”. A quel punto le possibilità scientifiche cessano.

 

Questa situazione ha minato gli sforzi dei clinici di offrire trattamenti che fossero efficaci e completi in modo prevedibile, e ha disturbato la fiducia degli analizzandi che sono attratti da qualche  idea e  metodo della psicoanalisi[2]. Si sono creati ulteriori grossi problemi per i clinici che cercano di condurre ricerche scientifiche in combinazione con il loro lavoro clinico quotidiano. Senza alcun metodo che faccia uso esclusivamente delle loro funzioni mentali cognitive consce, i clinici ed i ricercatori vengono costretti a formulare teorie con processi che non possono conoscere (ad esempio, che sono “inconsci”), e l’atto del formulare diventa aleatorio. Senza di essi, essi sono pure incapaci di definire ciò che è “noto” e ciò che è “ignoto” nel campo analitico e di separare le ricerche che sono state completate da quelle che ancora non lo sono. Così, miriadi di fenomeni clinici non ancora spiegati sfuggono dall’essere annotati, delineati ed investigati su una base quotidiana.

Questo articolo intende fornire un primo, breve abbozzo di una serie di incontri, sviluppatisi nell’arco di 26 anni, in un’area insolita di studi clinici che hanno portato ad una soluzione dimostrabile di questi problemi. Esso intende anche servire da introduzione ad un libro (“Una formulazione metapsicologica”)(M.F.) che è vicino ad essere completato*. L’autore è giunto alla psicoanalisi con una formazione sui metodi di ricerca clinica e sperimentale, e sulle teorie di base e cliniche proprie della medicina generale, internistica e psichiatrica. All’inizio della sua formazione psicoanalitica, egli ipotizzò che i metodi ispiratori di ricerca, che la medicina gli aveva offerto, sarebbero stati applicati in questo nuovo campo, ed egli era sulla via di trasportarveli  prima di scoprire che stava prendendo una direzione impopolare. Da allora, comunque, i suoi interessi avevano avuto un forte sostegno nella sua curiosità, e fu condotto, a partire dallo sforzo teorico delle correnti psicoanalitiche maggioritarie, a percorsi di ricerca inaspettati che si sono dimostrati sorprendenti, eccitanti, sbalorditivi e gratificanti ad ogni svolta significativa.

Questo articolo descrive in che modo: a) i concetti comunemente accettati delle “scuole” psicoanalitiche (molti di essi originariamente metapsicologici) sono stati studiati per poter essere identificati grazie a dei segnali concreti nel materiale clinico; b) i principi comunemente accettati sono stati sottoposti a verifica della loro predicibilità utilizzando nuovi metodi di ricerca clinica; c) alcuni concetti e principi sono stati mantenuti e sono stati creati corpus affidabili di teorie di base ed applicate; d) sono state effettuate ricerche originali nelle aree del campo dell’osservazione psicoanalitica, dell’identificazione dei sintomi, degli aspetti di superficie e degli strati psichici, della pulsione aggressiva, della genesi dei sintomi, della stratificazione del transfert e dei fattori di cura; e)  sono stati concepiti nuovi concetti e principi ed aggiunti alle teorie già sviluppate; f) ed è stato sviluppato un nuovo metodo di formulazione cognitivo-emozionale.

L’approccio da delineare è standardizzabile, trasmissibile ed ancorato a premesse logiche che possono essere enunciate in espliciti dettagli. Esso consente ai clinici psicoanalisti di individuare tutti gli elementi sintomatici nel mentre appaiono l’uno dopo l’altro nel corso delle sedute e di svilupparne formulazioni accurate al millesimo di secondo mentre essi si presentano. Esso quindi permette ai clinici di tenere il polso al processo clinico e di monitorare la sua attività in modo rigoroso.

 

LA LETTERATURA PERTINENTE

 

Gli articoli ed i libri di pochi psicoanalisti e di almeno un esponente accademico dai contenuti critici contengono appelli impliciti ed espliciti affinché si verifichino fondamentali cambiamenti nei metodi con cui sono state create le teorie psicoanalitiche. Poiché il concetto di Formulazione Metapsicologica (M.F) offre significative risposte alle richieste dei loro autori, alcuni aspetti di questi scritti verranno qui riassunti per riflettere la tempestività della sua introduzione nel discorso analitico.

Adolph Grünbaum  (1993): ha messo in evidenza (p.XI) che se le idee centrali di Freud dovevano essere messe  alla prova dal punto di vista clinico, dovrebbero essere sviluppati dei programmi di ricerca tuttora non ancora immaginati.

Philip Holzman (Grünbaum, 1993): ha osservato (p.XVIII) che la maggior parte degli articoli delle riviste psicoanalitiche non descrivono indagini scientifiche; ha sottolineato (p.XXI) il bisogno di un rigoroso esame delle premesse basilari dell’analisi; e ha raccomandato lo sviluppo di metodi di verifica capaci di stabilire la validità sulla base di prove forti.

Robert Holt (1989): ha chiesto (p.323) che la metapsicologia  venga portata via  dall’imminente morte e venga invece formulata come una scienza viva capace di spiegare i fenomeni clinici; ha riassunto (p.324-327) i problemi con la teoria che affliggono la maggior parte delle critiche scientifiche; ha parlato di essi come il risultato di una mancanza nella disciplina; ha osservato che la professione analitica non ha mai definito e standardizzato i suoi meta-concetti; ha  notato che essa li ha utilizzati in modo incoerente; ha descritto (p.338-339) lo sviluppo della teoria applicata (“clinica”) come estremamente problematica dal punto di vista filosofico; e ha consigliato (p.322-323) che gli analisti cessino di creare formulazioni usando concetti derivanti dall’inconscio  (allo stesso modo in cui creano gli artisti) e che mutino di atteggiamento adottando metodi che siano ancorati ai dati clinici osservabili.

Philip Holzman e Gerald Aronson (1992): hanno sottolineato (p.74) che la maggior parte delle ipotesi psicoanalitiche non sono mai state sottoposte a verifica della loro validità; hanno osservato (p.79) un sentimento di impotenza intra-istituzionale riguardante la loro verifica nella situazione clinica; hanno affermato che questo atteggiamento ha portato alla concezione ermeneutica dell’analisi; hanno intravisto (p.83-84) la possibilità di una fine analisi dei dati osservati; hanno considerato la possibilità di metodi di indagine in grado di fornire delle previsioni; hanno descritto l’attuale metapsicologia come sottomessa in modo  eccessivo al desiderio del clinico  e quindi inutile scientificamente;  hanno chiesto che essa venga rivitalizzata, non abbandonata; e hanno parlato di isolamento intellettuale della psicoanalisi dalle altre scienze come nemesi nei confronti della sua teoria dello sviluppo.

Otto Kernberg (1993): ha detto (p.48, 49) che si pensa in generale che la ricerca analitica non sia stata impressionante; ha osservato che gli analisti praticanti conoscano poco di ciò che si debba fare[3]; e ha elencato (1996, p.1031) trenta caratteristiche degli istituti analitici che sono distruttivi nei confronti della creatività degli allievi.

Arnold Cooper (Shapiro & Emde, 1995) ha descritto (p.389) la maggior parte degli psicoanalisti come: persone che preferiscono lavorare come artigiani;  che sono notevolmente contrari alla standardizzazione; che sono avversi ad operare solo su una base cognitiva; e che sono attratti dall’attenzione liberamente fluttuante e dal pensiero vago ed aperto, non definito nei suoi sviluppi.


 

[1] Peral King, in “The Freud-Klein Controversies” (1991, p.2), fornisce una efficace descrizione di questa tendenza.

[2] Si veda il resoconto del “panel” (L. Kirshner, 1998) per i riferimenti bibliografici riguardanti il declinante rispetto da parte del pubblico nei confronti della psicoanalisi.

[3] Si veda l’articolo di Joseph Schachter e di Lester Luborsky “Who’s afraid of psychoanalytic research?” (1998, p.965-969) per  fornire prove a questo argomento.

 

 

 

 

 

 

 


 

 


 
 

Note del traduttore:

* All’epoca della stesura dell’articolo originale (2004).

 

 

(fine della prima parte - l'articolo nella sua completezza verrà pubblicato successivamente in un libro  delle Edizioni Frenis Zero)

 
 
 
 
   

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Anderson, H. M. 1979. Theory of technique: the metapsychology of the analyst's working mind. Its place in psychoanalytic science and potential contribution to theory of technique. Presented to: the Toronto, Montreal and Ottawa Psychoanalytic Societies, 1979-80. Recipient of the Canadian Psychoanalytic Society's Miguel Prados Essay Prize for Members, 1979.

Anderson, H. M. 1982. A research into symptomatic behaviours occurring in assessments for psychoanalysis and the psychoanalytic psychotherapies. Presented to: the Canadian Psychiatric Association, 1982; the Toronto Psychoanalytic Society, 1983.

Anderson, H. M. 1992. The self analysis of an experienced analyst: development and application of an uncommonly effective technique. Free Associations, London. Vol. 3, Part 1, Number 25, 111-135.

Barron, J. 1993. Self-Analysis: Critical Inquiries, Personal Visions. Analytic Press: Hillsdale, NJ.

Bucci, W. 1997. Psychoanalysis and Cognitive Science – A Multiple Code Theory. The Guilford Press, New York, NY 10012.

Edelson, M. 1988. Psychoanalysis: A Theory in Crisis. Chicago: University of Chicago Press.

Freud, S. 1912. Recommendations to physicians practising psychoanalysis. S.E. 12.

Glover, E. 1955. The Technique of Psycho-analysis. New York: International Universities Press.

Grünbaum, A. 1993. Validation in the Clinical Theory of Psychoanalysis. New York: International Universities Press.

Hollender, M. H. 1965. The Practice of Psychoanalytic Psychotherapy. Grune & Stratton.

Holt, R, 1989. Freud Reappraised: a fresh look at psychoanalytic theory. Guilford Press.

Holt, R, 1997. Psychoanalysis and the Philosophy of Science - Collected Papers of Benjamin B. Rubinstein, M.D. Madison Connecticut: International Universities Press.

Holzman, P. and Aronson, G. 1992. Psychoanalysis and its neighbouring sciences: paradigms and opportunities. Journal of the American Psychoanalytic Association 40: 63-88.

Holzman, P. 1993. Introduction to Validation in the Clinical Theory of Psychoanalysis (Grünbaum, 1993). International Universities Press, pp xviii.

Jacobs, T. 1973. Posture, gesture and movement in the analyst: cues to interpretation and countertransference. Journal of the American Psychoanalytic Association 21: 77-92.

Kaplan, D. 1994. Theory as practice. Psychoanalytic Inquiry 14: 185-200.

Kernberg, O. 1993. The current status of psychoanalysis. Journal of the American Psychoanalytic Association 41: 45-62.

Kernberg, O. 1996. Thirty methods to destroy the creativity of psychoanalytic candidates. International Journal of Psycho-Analysis 77: 1031-1040.

King, P. 1991. The Freud-Klein Controversies 1941-45. New York: Tavistock/Routledge

Kirshner, L. A. !998. Challenges facing to-day's psychoanalytic practice. International Journal of Psycho-Analysis 79: 595-596.

Kohut, H. 1971. The Analysis of the Self. New York: International Universities Press.

Mahony, P. 1987. Psychoanalysis and Discourse. Tavistock Publications Ltd., London and New York

Massicotte, Wm. 1995. The surprising philosophical complexity of psychoanalysis (belatedly acknowledged) Psychoanalysis and Contemporary Thought 18: p.3-31.

Racker, H. 1968. Transference and Countertransference. New York: International Universities Press (1976).

Ramzy, J. 1974. The mind of the psychoanalyst. International Journal of Psycho-Analysis 55: 543-550.

Sandler, J., with Freud, A. 1985. The Analysis of Defense. New York: International Universities Pres.

Schachter, J. and Luborsky, L. 1998. Who's afraid of psychoanalytic research? Analysts' attitudes towards reading clinical versus empirical research papers. International Journal of Psycho-Analysis 79: 965-969.

Shapiro, T. 1977. Oedipal distortions in severe character pathologies. Developmental and theoretical considerations. The Psychoanalytic Quarterly: XLVI: 559-579.

Shapiro, T. and Emde, R. 1995. Research in Psychoanalysis: Process Development, Outcome. Madison, Connecticut: International Universities Press.

Vaillant, G. 1992. The historical origins and future potential of Sigmund Freud's concept of the mechanisms of defence. The International Review of Psycho-Analysis 19: 35-50.

Weiss, J. 1995 Empirical studies of the psychoanalytic process. In Research in pychoanalysis: Process, Development, Outcome, ed. Shapiro, T., Emde, R., International Universities Press, pp. 7-29.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
 

 

   
   
 

 

   
   
   
 

 

   
   
   
   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

Copyright - Ce.Psi.Di. - Edizioni "FRENIS ZERO" All right reserved 2004-2005-2006-2007-2008-2009-2010-2011