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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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Spazio Rosenthal. Tra psicoanalisi e femminile (a cura di Laura Montani)

 Frenis Zero  Publisher

      L'AUTUNNO TUNISINO TRA DELUSIONE E SPERANZA

 

 

 

 di Lidia Tarantini

 

Lidia Tarantini  è psicoanalista, membro dell'AIPA (Associazione Italiana di Psicologia Analitica), della SIPS (Società Italiana di Psicologia Scientifica) e dell'IAAP (International Association for Analytical Psychology). Fa parte di un gruppo di studio e di ricerca sul Gioco della Sabbia, applicato alla terapia analitica dell'adulto. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo i libri: "Lo sguardo che ascolta. Immagine e parola nell'interpretazione analitica" (1996); "E' come se. Immagini e pensieri nella stanza analitica" (Borla, Roma 2002). Collabora con numerose riviste specializzate, italiane ed estere, ed in particolare con la "Rivista di Psicologia Analitica" (per cui nel 2004 ha curato un numero speciale dedicato al dialogo della psicoanalisi con l'Islam) e con i "Cahiers Jungiens de Psychanalyse". Dal 2002 al 2007, prima della cosiddetta "Rivoluzione dei Gelsomini" (la "Primavera tunisina" a cui ha dedicato un suo contributo nel libro "Lo spazio velato" a cura di L. Montani e G. Leo, Edizioni Frenis Zero 2012), aveva condotto in Tunisia delle psicoterapie di gruppo, in particolare  con pazienti di sesso femminile. Questa esperienza si è interrotta appunto con i rivolgimenti politici iniziati nel dicembre 2010 e proseguiti nel 2011: questo articolo è un reportage da lei effettuato dopo  due anni di interruzione di quel rapporto non solo terapeutico con quelle pazienti tunisine. 

 


 

            

 

 

  

 

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

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EDIZIONI FRENIS ZERO

 

Ultima uscita/New issue:

Silvio G. Cusin, "Sessualità e conoscenza"

A cura di/Edited by:  A. Cusin & G. Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 476

ISBN:  978-88-97479-03-1

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura di G. Leo e G. Riefolo (Editors)

 

A cura di/Edited by:  G. Leo & G. Riefolo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 426

ISBN: 978-88-903710-9-7

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor) 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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Ci sediamo in una delle tante terrazze-bar lungo la Avenue  Habib Bourguiba, un venerdì pomeriggio pieno di gente. Solo qualche segno degli avvenimenti di cui è stato testimone questo luogo: filo spinato lungo la parte centrale  e una postazione della polizia vicino all’entrata della Medina. Tutto con molta discrezione, nessuno sembra farci caso, fanno parte dell’”arredamento” ormai.

Siamo un piccolo gruppo di donne, alcune mie ex pazienti, amiche, figlie ed io con un registratore, davanti a un the alla menta. Non ho in mente un’intervista strutturata, vorrei lasciare scorrere pensieri e emozioni su quello che è accaduto dopo quel 17 dicembre 2010 quando Mohamed Bouazizi, un giovane venditore ambulante, si è dato fuoco  a Sidi Bouzid, come risposta agli insulti dei poliziotti. Questo gesto estremo ha messo in moto tutto il processo “rivoluzionario”: la fuga di Ben Ali dopo  una dittatura durata più di un ventennio, dittatura mascherata da democrazia, le elezioni dell’ottobre 2011 che hanno decretato la vittoria del partito di Ennahda (Rinascita), composto in gran parte da islamisti perseguitati dal precedente regime, la delusione di quanti speravano in un cambiamento laico e democratico, l’attesa per il nuovo testo della Costituzione, gli assassini politici degli oppositori Lotfi Nagued, Chokri Belaid e soprattutto Mohamed Brahimi, la cui morte ha provocato una generale sollevazione di popolo, duramente repressa dalla polizia.

”E ora, che succede?”, chiedo.

“Difficile essere obiettivi, tutto è troppo vicino e la “primavera” è stata qualcosa di talmente inedito e inaspettato che ha trovato tutti impreparati, anche chi l’ha voluta”, dice Rhadya, dopo qualche iniziale imbarazzo. “ Dobbiamo prendere un po’ di distanza per poter capire anche i nostri sentimenti, le emozioni che a volte ci sembrano incomprensibili. Per esempio quando ho sentito alla radio, stavo in cucina e preparavo il caffè, del kamikaze che si era fatto esplodere a Sousse davanti ad un grande albergo pieno di turisti , è successo qualche giorno prima del tuo arrivo a Tunisi, ebbene, io ero serena, inspiegabilmente. Doveva accadere, provavo addirittura un senso di sollievo. Era un gesto disperato per sabotare il cambiamento e creare il caos, ma questa volta non ha funzionato, nessuno si è mosso, anzi questo attentato fallito lo abbiamo visto come un segno di debolezza di Ennadha, che secondo noi lo ha organizzato. Il processo di cambiamento non può essere fermato, non dobbiamo avere paura. Dopo l’assassinio di Brahimi eravamo esasperati e depressi perché sembrava che le manifestazioni non portassero a nulla e che nulla cambiasse. Ennadha sembrava inamovibile.  Ora invece penso che un cambiamento è possibile e la speranza rinasce…” . “ E’ vero”, interviene Monia, “quello che mi fa sperare che un cambiamento sia possibile e che non torneremo indietro è che ora c’è davvero libertà di espressione e una attenzione alla politica da parte di tutti . Non si fa più finta di niente, si reagisce.  La sede della Tv tunisina è stata circondata per mesi dagli islamisti filo-governativi che cercavano di intimidire i giornalisti che lavoravano lì  dentro, li insultavano, ma non sono riusciti a farli tacere. La libertà di espressione è una conquista troppo preziosa, dopo la dittatura di Ben Ali . Ora sta ai politici rimettere in moto il processo, scrivere la nuova Costituzione, indire nuove elezioni e questa volta Ennadha non ce la farà, ha perso consensi, ha deluso”. “ Questo è il punto”, interviene Basma, “purtroppo la politica tunisina è stata sempre caratterizzata dalla intolleranza e dalla mancanza di dialogo, islamisti e non islamisti hanno una sorta di allergia per la messa in discussione delle loro idee, non sanno confrontarsi con le differenze e le contraddizioni, anche quei partiti di tradizione non-violenta, di fatto lo sono rispetto alle loro idee. Secondo me oggi la scommessa non è di eliminare l’islamismo con la violenza e le manifestazioni, ma di emarginarlo politicamente. Potremmo addirittura arrivare ad immaginare una “democrazia musulmana” come in Italia c’è stata una “democrazia cristiana”.  Quello che va eliminato sono gli estremismi, i salafiti da un lato, gli anti-musulmani dall’altro, la vera democrazia non può ridursi alla lotta anti islamisti. La politica degli opposti  estremismi potrebbe distruggere la Tunisia. I cittadini sono contro ogni forma di manicheismo. Di fronte allo scontro politico e alla mancanza di dialogo democratico dei politici , i tunisini si riconciliano nella vita quotidiana. Tra i cittadini la voglia di parlare e di confrontarsi c’è e questo tiene unita la Tunisia. C’è già una nuova  Costituzione, è  quella scritta nel cuore dei tunisini che è aperto al dialogo pacifico e al confronto delle idee”.

E le donne?, chiedo, per loro qualcosa è cambiato? Sono state presenti in tutte le manifestazioni, le ho viste in TV, donne velate accanto a giovani senza velo e in jeans. Queste donne, giovani e meno giovani, quando tornano a casa dopo una giornata di impegno politico, di manifestazioni, come si rapportano  con i familiari, mariti, suocere, figli, la loro “tribu”, insomma?”  La risposta mi arriva come un coro, sono tutte d’accordo: “le donne sono state e sono il motore della contestazione, dentro e fuori la famiglia”, dice a nome di tutte Monia. “Trascinano mariti e figli, a qualsiasi classe sociale appartengano. Si discute di politica sempre, si creano gruppi di opinioni, fazioni, partiti all’interno delle famiglie . Stanno imparando a fare quello che i politici ancora non sanno fare, confrontarsi e discutere pacificamente, accettando le differenze di idee, proprio perché in questo caso l’altro è anche una persona a cui vogliono bene, nonostante la differenza  di opinioni.  Le donne hanno la funzione di mantenere viva la tensione e il desiderio di cambiamento utilizzando modalità non violente e  non polarizzate nel confronto.  La politica è diventato l’argomento che più le interessa, non si parla d’altro nei posti di lavoro, nelle riunioni di famiglia, durante la cena, dal parrucchiere, al bar. E’ una cosa inedita e straordinaria,  è la prima volta che accade e ognuno è ora libero di dire come la pensa, non c’è più la paura che qualcuno ascolti e ti denunci per quello che dici o che pensi. Si, pensiamo che questa sia la vera rivoluzione : libertà di pensiero, di parola, di espressione e di informazione. E le donne in questo sono in prima linea. I politici dovrebbero imparare da noi , imparare il confronto, non lo scontro!”. Ma nelle istituzioni politiche, nei partiti, le donne hanno le loro rappresentanti? Noi, in Italia, le chiamiamo le “quote rosa”. Mi guardano un po’ interdette, forse il rosa non lo associano al femminile, ed hanno ragione, anche a me sembra un modo paternalistico di rappresentare le donne, come se fossero eterne bambine,  preferirei un altro colore. Risponde Soumaya: “purtroppo ancora non c’è una rappresentanza femminile nelle istituzioni politiche, ma le donne sono massicciamente presenti nelle Associazioni di tutti i tipi, dalla magistratura ai sindacati, dalla cultura alla assistenza alle famiglie, ai giovani, ai malati. Certo c’è il rischio che questo impegno nel sociale e nella cultura si trasformi in una sorta di premio di consolazione per non essere ancora presenti lì dove si fanno le leggi e dove si decide della vita di tutti i cittadini. Vigileremo, e anche questo dovrà cambiare”.

Si è fatto tardi, alcune di loro devono ritornare a casa. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il giorno dopo, sabato sera, in uno dei ristoranti più famosi di Sidi Bou Said. Sono curiosa di vedere cosa c’è il sabato sera in un luogo tradizionalmente frequentato dai giovani.  

La sensazione è quella di stare seduta in un locale di Trastevere, a Roma. Stessa folla di giovani, uomini e donne, stesso rumore del traffico, musica che viene dai locali ( quella forse un po’ diversa), voci, risate . La maggior parte delle ragazze è a capo scoperto, vestite con pantaloni e abiti eleganti, sexy, direi. Accompagnate da ragazzi , ma anche da sole o in gruppo. Mi stupisce constatare che ci siano pochi turisti in un luogo notoriamente segnalato in tutte le guide. Mi dispiace pensare che alcune notizie che leggiamo sui nostri giornali possano far credere che la Tunisia sia un paese poco sicuro e sconsigliato per il turismo. Niente di più lontano dalla realtà, ma se questo pregiudizio passa il danno economico per il paese può essere enorme. Spero sia solo una mia impressione erronea, un timore ingiustificato. Sono invece molto contenta che ci abbia raggiunto Azza, la giovane figlia di una delle mie amiche, perché questa sera vorrei chiederle qualcosa a proposito del ruolo che Internet e in generale la Rete ha avuto nella Rivoluzione di primavera. ”Lo sapevo che lo avresti chiesto”, mi dice sorridendo e mi da un libro Dans le mailles du filet. Révolution tunisienne et web 2.0,  curato da Raja Fenniche e stampato dalle Presse Universitaires de la Monouba. Accidenti che tempismo, penso, magari anche da noi l’Università fosse così presente nei fatti che riguardano la società civile! Mi riprometto di leggerlo con attenzione, ma per il momento chiedo a Azza di darmi le sue impressioni, il suo parere su un tema che conosce a fondo e sul quale ha ovviamente anche riflettuto.

 “Tutta l’originalità del movimento tunisino sta nel fatto che è nato e si è evoluto nello spazio tra il reale e il virtuale, tra la piazza e il web. Il che non vuol dire, ingenuamente, che il web sia stato la causa del cambiamento e della mobilitazione, ma che il virtuale è stato uno strumento al servizio del reale e lo ha potenziato. Per farti un esempio, tre mesi prima del suicidio per protesta di  Mohamed Bouazizi, un altro giovane aveva compiuto un gesto simile a Monastir. Ma nessuno lo ha saputo e non è successo nulla. E’ restato un fatto locale. Ma quando le immagini di Bouazizi sono state messe su Facebook e tutti le hanno viste è nata la protesta popolare del 14 gennaio 2011.  Non è un caso che il regime di Ben Ali sia stato ferocemente repressivo sia nei riguardi dei singoli cittadini che utilizzavano Facebook e Twitter, cercando di scoprire le loro password, sia dei cybernauti in genere. Nel 2008 il regime ha addirittura vietato ufficialmente l’uso di Facebook e chi lo utilizzava era considerato un pericoloso delinquente.  Nel decennio 2001-2011 sono nati moltissimi siti, blog, giornali on-line, a dispetto della censura, che denunciavano abusi, arresti e uccisioni di blogger diventati troppo pericolosi.  Credo, ad esempio, che la pubblicazione e diffusione di notizie riservate di Wikileaks sui rapporti  tra Stati Uniti e Ben Ali , qualche settimana prima  delle manifestazioni di gennaio 2011, abbia avuto un forte peso nell’opinione pubblica, informata del fatto grazie a Facebook. Lo zio Sam non sostiene più il dittatore e la sua cricca, si leggeva su questi documenti. Ben Ali non era  dunque onnipotente e immortale se perdeva gli appoggi occidentali , questo ora si poteva dirlo, scriverlo, diffonderlo in rete. Era un uomo qualunque, se ne poteva parlare”, conclude Azza. “ Questo mi sembra un punto fondamentale”, interviene Amel , “mancando in Tunisia una tradizione democratica, gli scambi di idee, opinioni, domande, rappresenta un primo tentativo di costruzione di uno spazio democratico di confronto e scambio, libero dalla paura e dalla censura. E’ come se per la prima volta una boccata di ossigeno entrasse a rianimare i cervelli addormentati da tanti anni di silenzio imposto. Questo è davvero rivoluzionario: liberi di parlare e di pensare. Da qui parte tutto, è l’ingrediente necessario, anche se non sufficiente, per il cambiamento. Però non dobbiamo sottovalutare i rischi e le trappole che anche questa euforia da Facebook può nascondere.  Se non vigiliamo, anche il Web può diventare uno strumento in mano a chi vuole manipolare l’informazione e l’opinione pubblica, anche se finora ha soprattutto dato voce alla dissidenza, al bisogno di cambiamento. Se finora Facebook è servito a unire le masse, a coordinare i loro movimenti,  potrebbe esserci il rischio che in questa fase  post-rivoluzionaria il Web possa contribuire a creare invece divisioni, confusione, dispersione”. “ Questo non succederà”, dice di slancio Basma, “perché per decenni i tunisini sono stati privati di uno spazio pubblico e condiviso per scambiarsi opinioni, non se lo lasceranno di nuovo scippare! Il Web servirà come catalizzatore e coordinatore di azioni nello spazio reale. Lo abbiamo visto con le manifestazioni nella Avenue Bourguiba, organizzati in tempi record grazie a Facebook e a Twitter. Quello spazio è  diventato anche il luogo per l’espressione di un creatività e di un pensiero libero mai visto prima. Spettacoli teatrali improvvisati, musica, esposizioni di foto, videoproiezioni e videoregistrazioni. Tutti eravamo diventati attori, cantanti, registi”.

Insomma la fantasia al potere?, chiedo sorridendo, con una certa nostalgia. “Proprio così”, continua Basma, “l’iconografia del regime era un insulto alla creatività e alla fantasia: dappertutto, in ogni spazio pubblico, vedevamo solo orrende foto e gigantografie di Ben Ali e della sua famiglia . Era un incubo”. Allora care amiche, quale futuro vi aspetta? Come e quando uscirete da questo momento di stallo politico, di attesa vigile, ma anche preoccupata, mi sembra? Un lungo silenzio. Poi Rhadya prende la parola: “la posta in gioco è alta, ce ne rendiamo conto. Il vero pericolo, quello che potrebbe vanificare lo slancio rivoluzionario è quello, già evocato, di lascarci catturare dalla modalità polarizzata in cui sono intrappolati i politici: islamisti contro anti-islamisti. Dimenticando che i veri problemi del paese sono altri. La ripresa economica, la povertà sempre più diffusa, la corruzione, la disoccupazione dei giovani. Ennadha è arrivata al potere con questo mandato, ma lo ha tradito e non ha capito che quello che i tunisini volevano non era una riforma religiosa, ma un cambiamento sociale ed economico, giustizia e libertà di pensiero. Se oggi vai a fare un giro nella Medina ti accorgi di cosa voglio dire. Quello che era un luogo pieno di vita, di turisti, di botteghe e di scambi commerciali, ora è quasi deserto, gran parte delle attività hanno chiuso e i commercianti non sanno come sopravvivere. E’ lo specchio di tutto il paese”. Si commuove . Tutte sono un po’ turbate da questa deriva pessimista che ci sta catturando, me compresa, pensando all’Italia. Non a caso è la più giovane, Azza, a riprendere la parola: “abbiamo un grande privilegio e una grande fortuna. Proprio l’incapacità dei politici e la novità assoluta della situazione che viviamo ci permette di sperare che possiamo cambiare le cose, creare un modo nuovo di fare politica e di intendere la democrazia. Tutti sono chiamati a partecipare, a farsi venire nuove idee, inventare  e trasformare il vecchio. Forse anche i venditori delle botteghe della Medina devono impegnarsi a cambiare qualcosa nel loro lavoro, non solo aspettare i turisti. Anche con l’aiuto del Web. La libera circolazione delle idee è un potente antidoto, anche contro chi volesse confonderci e dividerci mettendo in rete false informazioni. Il vero nemico, quello che addormenta e uccide il pensiero, è il Pensiero Unico. E di quello  ce ne siamo liberati per sempre. Non torneremo indietro, noi giovani ne siamo convinti.  Il futuro lo costruiremo, inch’Allah!”. Nel gruppo è tornato il sorriso e la voglia di scherzare. Qualche battuta, qualche pettegolezzo sui politici meno amati, poi il saluto. La promessa è di continuare a vederci, continuare a raccontarci. La prossima volta parlerò io dell’Italia, lo prometto, un po’ per gioco, un po’ sul serio. E questa volta sono io che dico inch’Allah.

Vanno via tutte, ma Rhadya indugia e, quando restiamo sole, mi da un foglio. “Ho fatto questo sogno proprio questa notte”, mi dice. “Andando a dormire pensavo a cosa avesse significato per me la “rivoluzione dei gelsomini”, a livello psichico voglio dire, a livello profondo. Allora è venuto il sogno. Però scrivendolo, la mattina, ho capito che più che della rivoluzione il sogno parla di te, della mia analisi con te e dell’averti rivista  a Tunisi dopo tanto tempo. Leggilo e fammi sapere che ne pensi”.

Questo è il sogno. Ritrovo delle chiavi che avevo perso. La casa che avevo in campagna era troppo vecchia e quasi abbandonata. Allora mi ricordo di un’altra casa che avevo e che avrei solo dovuto restaurare un poco e a cui appartenevano quelle chiavi.

Avevo sempre pensato e sperato  che il lungo e tormentato lavoro analitico fatto insieme fosse stato, per le mie pazienti, una vera rivoluzione che attendesse il momento opportuno per tradursi in una trasformazione anche nella vita reale. Ora le chiavi perdute e ritrovate saranno in grado di aprire la porta della casa restaurata. Grazie Rhadya, non potevi farmi un regalo più grande.

 

                                                                             

 

 


   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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