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SCOPERTE DELLA CREATIVITA'.

Recensione di Gilberto Corbellini al libro di Frederic Lawrence Holmes "Investigative Pathways. Patterns and stages in the careers of experimental scientists"

(apparsa su "Il Sole 24 ore" di Domenica 14 novembre 2004)

<<Sulla natura della creatività umana sono state elaborate le più diverse teorie. Abbiamo delle spiegazioni naturalistiche, che vedono nella creatività intellettuale una manifestazione della creatività evolutiva della vita (biologicamente intesa). lo psicologo ed epistemologo Donald D. Campbell, ma anche l'etologo e il premio Nobel Konrad Lorenz, ma prima ancora William James ed Ernst Mach, sulla base di una concezione evoluzionistica della conoscenza umana, hanno direttamente applicato la spiegazione darwiniana dell'evoluzione biologica alla genesi di nuove idee.

   Foto: William James

Approcci diversi, come quello dello psicologo e Nobel per l'economia Herbert Simon, hanno provato a riconoscere un metodo strutturato alla base delle scoperte e delle innovazioni, peculiare di un'attività cognitiva efficacemente organizzata per la definizione e la soluzione di problemi. Altri ancora hanno posto l'enfasi sull'ambiente, sul sistema sperimentale o sulle dinamiche socioeconomiche come fonte o come contesto selettivo, a seconda, per l'espressione della creatività. Se per lungo tempo l'eccezionalità delle personalità creative è stato il tema dominante, con accenti sulla psicologia o al limite la psicopatologia del "genio", l'ultima vogue storiografica di impostazione storico-antropologica tende a sminuire il ruolo della personalità individuale.

Chi ha studiato empiricamente la creatività sottolinea le differenze tra quella scientifica e quella artistica. In particolare, la creatività scientifica è guidata da una selezione controllata dei risultati, attraverso un percorso di ricerca personale e l'interazione costante con una comunità che convalida e sviluppa conoscenze e innovazioni sulla base delle ricadute nel produrre spiegazioni di portata generale o nel creare una tecnica. Ma  ci sono dei tratti comuni alle vicende degli scienziati creativi, identificabili attraverso l'indagine storica sulla loro carriera individuale? E' possibile stabilire dei paragoni tra le carriere di scienziati particolarmente creativi e capire quale ruolo ha giocato la personalità individuale e quale il contesto della ricerca?

Larry Holmes era uno dei pochi storici delle scienze ad avere i numeri per tentare di rispondere a questa domanda. Scomparso l'anno scorso, nella sua ultima opera ha cercato di identificare aspetti e fasi nella vita dei principali scienziati da lui studiati, in grado di far luce sulla creatività scientifica nell'ambito della ricerca sperimentale. Gli scienziati in questione, su cui Holmes aveva già pubblicato fondamentali monografie, sono Antoine-Laurent lavoisier, Claude Bernard, Hans Krebs, Matthew Meselson, Franklin Sthal e Seymour Benzer. Lo storico di Yale propone la metafora del "sentiero esplorativo" come tratto unificante della carriera di questi scienziati sperimentali, vissuti nell'arco di ben due secoli. Si tratta di un'elaborazione più articolata dell'idea di "rete di iniziative", che lo psicologo Howard Gruber aveva sviluppato studiando l'agenda delle ricerche e dei ragionamenti di un personaggio particolarmente creativo, come fu Charles Darwin.

Gli esperimenti chiave, le scoperte, o le intuizioni improvvise (eureka!) esistono nelle carriere individuali. Ma non sono l'essenza della creatività. Né un sistema sperimentale o una rete di interazioni "sociali" possono spiegare le scoperte realizzate da un individuo o da un gruppo. Tutti questi elementi si inseriscono in un percorso investigativo individuale che ha una sua continuità nelle capacità del ricercatore di farsi le domande giuste, di cercare le risposte utilizzando le procedure sperimentali adeguate, di perseguire ostinatamente ma non ossessivamente un obiettivo, di reindirizzare opportunamente la ricerca di fronte a momentanei blocchi, di riconoscere il significato di un fallimento, di saper riprendere e sfruttare una precedente deviazione di percorso apparentemente senza sbocchi.

Spesso, quando ha raggiunto la meta, lo stesso ricercatore ricostruisce "teleologicamente" la sua esperienza, come se l'esito finale fosse già contenuto nelle intenzioni di partenza. Il che, oltre a non essere la verità, forse è anche diseducativo per chi prende a modello la carriera di un ricercatore. In questo senso, la ricerca storica può concretamente contribuire a ricostruire una percezione più veritiera dei modi e dei fini della ricerca scientifica. Dimostrando ulteriormente la portata educativa, in senso culturale e quindi anche morale e politico, della scienza. La storia delle scienze dovrebbe essere utilizzata nel contesto dell'insegnamento delle scienze per far comprendere ai giovani come funziona la scienza, sia a livello di metodo sia sul piano delle dinamiche umane.

Un'occasione unica per far capire come fiorisce la creatività individuale è la mostra sui Nobel, allestita a Palazzo Strozzi di Firenze fino al 2 gennaio 2005. Vi si coglie chiaramente la lezione, forse non del tutto congeniale agli studenti di oggi, che solo attraverso l'applicazione costante, l'autonomia intellettuale, il coraggio di affrontare fallimenti e sacrifici si possono maturare idee innovative nelle scienze e nelle arti>>.

 

 

Frederic Lawrence Holmes, <<Investigative Pathways. Patterns and Stages in the Careers of Experimental Scientists>>, Yale University Press, New Heaven & London, 2004, pagg. 226, $ 35,00. 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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