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"Vite soffiate. I vinti della
psicoanalisi" di Giuseppe Leo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
ISBN: 978-88-903710-0-4
Anno/Year: 2008
Prezzo/Price: € 18,00
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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi
Confini"
Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.
Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas,
Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.
Publisher: Schena Editore
ISBN 88-8229-567-2
Price: € 15,00
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Foto: Serge
Lebovici
Permettetemi che
io vi parli per cinque minuti del duo Lebovici-Bollea. L'ho incontrato
a Parigi nel '49: io ero assistente straniero alla Facoltà di
Medicina, lavoravo da Heuyer allo "Hopital des enfants malades" (Heuyer,
che era amico del mio maestro Cerletti, l'avevo già incontrato a Roma)
in un reparto che non mi piaceva. Nel luglio del '49 lui divenne
analista ed io "agrégé": condividevamo alcune istanze del dopoguerra e
ci trovavamo fortemente d'accordo su molti punti - anche in contrasto
con talune concettualizzazioni di Heuyer, che peraltro ha avuto
indubbi meriti. Con Lebovici ho fatto il primo psicodramma del
bambino, sebbene io conoscessi poco il francese e nonostante i bambini
parlassero in "argot"; proprio in questi anni ho cominciato a prendere
contatto con la scuola psicologia francese e ad avere incontri molto
positivi.
Foto: Evelyne Kestemberg
Una domenica,
Lebovici ed io, siamo stati invitati alla conferenza in cui i coniugi
Kestemberg riferivano della entusiasmante esperienza americana sulla
psicoterapia di coppia: dopo la conferenza abbiamo partecipato ad un
pranzo con una quindicina di persone. E' diventato un pranzo storico:
seduto tra Lebovici e me c'era De Ajuriaguerra il cui campo di studi
era in quel periodo ancora totalmente rivolto alla neurologia
dell'adulto. Lebovici bombardò per tutta la durata del pranzo De
Ajuriaguerra per convincerlo che la psichiatria dell'adulto era ferma
e che qualcosa di originale poteva essere fatto solo nel campo della
psichiatria infantile.
Foto. De Ajuriaguerra
La mia opera di
persuasione fu meno assillante perché De Ajuriaguerra l'avevo visto
prima solo una volta e quindi lo conoscevo appena: espressi comunque
le mie idee che erano in sintonia con quanto pensava Lebovici. Ebbene,
il duo Lebovici-Bollea è stato determinante per la scelta che De
Ajuriaguerra avrebbe compiuto di lì a poco: fu un bel colpo, egli si
dedicò successivamente alla psichiatria del bambino, andò a Ginevra e
via via sino alla redazione del "Manuale di psichiatria del bambino".
Per questo io sono stato sempre legato alla scuola francese: conosco
Misès da molto tempo... per la verità conosco tutti i francesi.
Lebovici ed io - già all'epoca di quel pranzo tra colleghi - avevamo
previsto che la nostra branca si sarebbe allargata, era un momento
creativo: c'erano problemi enormi che ci stimolavano a pensare, il
bambino disadattato del dopoguerra aveva caratteristiche molto
preoccupanti. Con Lebovici ho condiviso tante confidenze, tante paure,
tante delusioni: insieme abbiamo difeso al Congresso Internazionale di
Lisbona le nostre posizioni sulla metodologia dell'analisi
pluridimensionale del bambino. Con Lebovici ho ancora un tratto in
comune: lui ha fatto di tutto per portare la psicoanalisi all'interno
dell'Università parigina, io sono stato il primo - con molte
difficoltà da parte della Società Psicoanalitica Italiana di allora -
a portare la psicoanalisi all'Università di Roma, prima ancora che
Musatti potesse farlo a Milano.
Chiudo qui questa
breve carrellata di ricordi, d'altra parte la metà di quest'incontro
era dedicata a Lebovici: mi dispiace di non averlo incontrato, lo
confesso... non lo sapevo malato.
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