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"DONNA/DONNE"

 

Foto: Wang Du, "Enter!" (2004) Note sulla mostra di Giuseppe Leo

 

                                             

Cosa ci può essere di più banale che introdurre il visitatore alla mostra "Donna Donne. Uno sguardo sul femminile nell'arte contemporanea" (Palazzo Strozzi, Firenze, 8.10.2005-8.01.2006) con un'opera, "Enter!" di Wang Du, in cui l'entrare equivale a possedere il corpo femminile? 

 

  Foto: "Enter!" (2004) di Wang Du

 

 

Ma il corpo femminile, quello penetrato dallo sguardo maschile, nella mostra fiorentina sembra generare mostruosi ed aberranti schermi del desiderio maschile, come nelle "Filles de joie"(1998) di Yan Pei-Ming, che coi suoi espressionistici ritratti di prostitute sembra incendiare la tela con lampi di sguardo predatore. Ma il corpo posseduto sembra disgregarsi in scaglie di colore bruciante, diventare puro movimento di atomi di desiderio che non ritrovano un Altro da sé come corpo da amare. 

Foto: Yan Pei-Ming (1998), "Filles de joie".

 

Lo sguardo maschile di Kounellis, testimoniato dal suo "Senza titolo" del 2005, sembra articolare un'immagine archetipica del corpo femminile, quella della donna-madre interamente contenuta nella sua dimensione domestica. Il suo corpo sembra essere claustrofobicamente contenuto e occultato da un sacco, da cui emerge, unico filo non ancora reciso dalla facoltà di desiderare (e di sedurre), una lunga chioma di capelli. 

 

Foto: Kounellis, "Senza titolo" (2005)

 

Ma sono gli sguardi femminili sul femminile quelli che nella mostra si distinguono per intensità ed originalità. "Giovanna e la luna"(1996) di Liliana Moro evoca un intimo avvolgersi di un corpo fetale all'interno di una luna-placenta, imbevuta degli umori vitali che, sin dall'origine della vita, sono regolati dalle fasi lunari. Tutte le forme della vita, al pari del feto, nascono dalle acque, e come già aveva intuito Darwin,  esse sono sottoposte ad un ritmo vitale impartito dalla Luna da milioni di anni. 

Foto: Liliana Moro, "Giovanna e la luna" (1996)

 

Ma cosa è della rappresentazione del piacere sessuale al femminile? Marina Abramovic ne illustra le declinazioni in tre video che compongono il trittico  "Spirit House" (1997). Il versante masochistico, quello narcisistico e quello sublimato nell'arte si offrono al visitatore sotto forma di un concerto sonoro in cui la musica di un tango, danzata da un corpo femminile pieno della propria sinuosa seduttività, si articola coi gemiti che sotto i colpi di flagello si tramutano in muto  orgasmo. 

 

Foto: Marina Abramovic, "Spirit House" (1997) 

 

In "Il vero piacere" (1997) Margherita Manzelli non ci mostra il godimento in atto, ma  lo spettatore ha la sensazione  di sorprendere questa ragazza alle prese con un  corpo diventato eccitabile, un corpo di adolescente  sgraziato e disarmonico, in cui l'autoerotismo è l'unica strada percorribile per una maitrise de soi.

Foto: Margherita Manzelli, da "La vita felice" "Il vero piacere" (1997)

 

Giuseppe Leo

 

Precisazione: La mostra è stata visitata il giorno 11 novembre 2005. In questo articolo non tutte le opere esposte sono state citate, ma è stata operata una selezione del tutto arbitraria da parte dell'autore. Per ulteriori dettagli sulla mostra si vada alla pagina 2005 FRENIS ZERO - EVENTS. II sem.2005. Arte, Teatro, Cinema e Psichiatria.

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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