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FRENIS  zero 

Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività

  Home Frenis Zero

        

Chronos. Tempo, Mito, Storia.

 

 

     Editoriale

 

 di Giuseppe Leo

 



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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini"

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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Questo numero semestrale della rivista "Frenis Zero. Scienze della Mente Filosofia Psicoterapia Creatività" potrebbe essere sottotitolato : <<Psicoanalisti che scrivono sul tempo, sul mito, sulla storia>>. Ed in realtà il tempo, il mito e la storia hanno avuto la loro letteratura specifica sin dalla nascita della psicoanalisi. In tempi recenti abbiamo assistito a radicali riformulazioni e revisioni dei concetti psicoanalitici, e quindi anche di questi ambiti tematici. Partiamo dal tempo e, per illustrare tali 'rivolgimenti' teorici, prendiamo spunto da due opere uscite quasi contemporaneamente, che mi sembrano rappresentare due 'poli' epistemologici  di riferimento in questo 'viaggio nel tempo'. Da una parte, l'articolo di Dana Birksted-Breen "Il tempo e  l'après-coup" 1(2003), e dall'altra il libro di Daniel N. Stern "Il momento presente" 2 (2004). La prospettiva della Birksted-Breen è quella di dar conto delle diverse tipologie della temporalità emergenti nel lavoro analitico che l'autrice londinese riconduce   al tempo evolutivo, all'après-coup ed al tempo di riverbero, tracciando anche un excursus storico in cui, sommariamente, individua nella psicoanalisi anglo-americana la tendenza a privilegiare il tempo evolutivo, ed in quella francese la prevalenza del peso dell'après-coup. L'approccio dell'autrice è quello 'classico' della psicoanalisi che consiste nel correlare la temporalità alla significazione. Quindi il tempo come après-coup  comporta la risignificazione di un evento passato, e <<stabilisce una complessa e reciproca relazione tra un evento significante e la sua risignificazione 'a posteriori', attraverso la quale l'evento acquista una nuova  valenza psichica>>3, il tempo evolutivo implica la significazione del qui ed ora, di <<ciò che accade al momento  dell'analisi>>4 , e il tempo di riverbero la capacità significante di reverie dell'analista. Il tempo oltre ad essere una dimensione 'inevitabile' 5 è anche strutturante, una forma necessaria per il pensiero come lo spazio. L'articolo di Kelly Noel-Smith che vi presentiamo in questo numero di "Frenis zero" si intitola, appunto, "Tempo e spazio come forme necessarie del pensiero". Partendo dalla proposizione di Kant, ripresa da Freud in Al di là del principio di piacere, secondo cui il tempo e lo spazio sono forme necessarie del pensiero, l'autrice utilizza uno schema evolutivo,  basato su metafore spaziali, caratterizzato da un incremento di dimensionalità della psiche, passando dalla dimensione zero della non esperienza (in cui ancora non esiste il pensiero spaziale e temporale) alla dimensione uno (quella della nascita dell'Io) a quella due (quella degli oggetti parziali nella posizione schizoparanoide) fino a quella tre (dell'oggetto totale della posizione depressiva). Per la Smith  <<il pensiero post-kleiniano riguardante l'istinto di morte suggerisce che esso agisce per scompaginare e distruggere il pensiero temporale e spaziale e quindi la struttura che ci permette di capire che ora non è allora (organizzazione temporale), che qui non è lì (organizzazione spaziale) e che l'assenza di un buon oggetto non è la presenza di un cattivo oggetto (integrazione ed organizzazione temporale e spaziale). Il terrore di annichilamento, concettualizzato da Freud come istinto di morte, è un terrore (...) di sperimentare un ritorno a quella fase di non esistenza che era precedente alla prima consapevolezza del tempo, e cioè il terrore della morte è quello di essere temporalmente e spazialmente consapevoli dell'assenza di tempo e di spazio: è un terrore di essere nel nulla. Se siamo abbastanza fortunati da internalizzare con sicurezza e da integrare le funzioni di contenimento e di 'insight', dello spazio interno e del tempo interno, possiamo contemplare l'idea di eternità e di infinito senza terrore. In questa integrazione, e nel riconoscimento della perdita dell'idea di onniscienza, possiamo creare i nostri confini temporali e spaziali, cosa che tiene  conto del nostro tempo e del nostro spazio nel mondo reale. >>.

 

 
   
 

  TEMPO

 
  Venendo all'altro 'polo' epistemologico, all'altra 'stella polare' a cui ci riferiamo in questo 'viaggio nel tempo' della psicoanalisi contemporanea, possiamo definirlo come quello del "momento presente", per come esso è stato definito da Stern nell'omonimo libro. Il lavoro psicoterapeutico anziché polarizzarsi sulla 'significazione' del qui ed ora della seduta in riferimento al passato, alla storia individuale del paziente, si concentra sulla fenomenologia del momento presente, sull'<<esperienza  così come viene vissuta>>6 , essendo il momento presente << il momento di esperienza soggettiva nell'atto del suo compiersi - non dopo, quando viene   riformulato a parole>>.7 La fenomenologia del momento presente (interessanti sono i riferimenti ad Husserl) non è sovrapponibile ad una rappresentazione del tempo  come un continuum lineare (cronos) ed oggettivo, ma esso rinvia ad una dimensione discontinua (kairos) e soggettiva, e trova analogie nel linguaggio musicale con l'importanza della 'frase' all'interno della composizione. Ma per Stern il momento presente è un'unità di elaborazione dell'esperienza che, in psicoterapia, viene co-creata all'interno di una relazione, in un dialogo continuo tra menti che è possibile grazie all'esistenza di una 'matrice intersoggettiva'. Della sua esistenza  Stern fornisce evidenze tratte dalle neuroscienze (ad es., i neuroni specchio), dalla psicologia evolutiva, da considerazioni cliniche e dalla fenomenologia.

Per una più puntuale discussione di questo modo di concepire il tempo in psicoterapia rimandiamo alla bella recensione del libro di Stern, scritta da Daniela Maggioni, e già apparsa sul n.19/2005 di "Setting".

 

     MITO
 

 

Il mito cristallizza significati, avendo il doppio carattere di occultare e di segnalare il cammino di accesso all'inconscio. In quest'ottica proponiamo in questo numero di "Frenis Zero" tre testi, partendo da quello di Salomon Resnik su "Il mito della caverna", in cui << l'idea di inconscio è presente come una cosa nascosta dalla luce del giorno, dalla realtà luminosa. Per l'uomo rinchiuso, prigioniero nella caverna sin dall'infanzia, l'unico principio di realtà è quello dello spazio interiore (della grotta), corpo opaco in cui egli vive all'interno di un mondo di ombre che si proiettano sul muro>>. Secondo quanto affermato dallo stesso Resnik in una recente conferenza, <<la grotta-corpo materno introduce la storia della nascita. (...) Ma dove nasce la fantasia e quindi la fenomenologia? L'uomo che fugge la caverna e scopre l'acqua nella secca scopre lo specchio e quindi la fantasia che è l'idea che si rispecchia nell'acqua. Se l'acqua scorre come il tempo, nel fiume, la fantasia si trasforma continuamente e ciò che appare, il phanestai è in continuo stato di rivolgimento alchemico>>.

Nel secondo testo, intitolato "Il mito religioso",  Gaetano Benedetti , all'interno di un'esplorazione del tutto personale ed autobiografica del nesso tra psicoterapia e religiosità,  viene a declinare il  mito nel suo significato di 'mito personale', cioè di dialettica tra il 'mito vivente' , <<il modo in cui la Trascendenza risponde alle nostre proiezioni (su di essa), riempiendole di sé>>, ed il 'mito storico', che <<è l'insieme delle nostre proiezioni passate sulla Trascendenza senza quest'ultima - perché noi siamo usciti da quelle proiezioni, le abbiamo riconosciute come tali>>8.

Infine, il terzo testo è quello di Santa Fizzarotti Selvaggi, intitolato "Medea: l'incondivisibile solitudine", in cui Medea <<è la metafora dell'enigma della femminilità che possiede la capacità di generare la vita e  la morte.  Nella sua figura incontriamo l'essenza più arcaica del materno, la paura destata  dalla capacità generativa della donna ( in origine associata a qualcosa di magico e misterioso).>>

   STORIA

 Nella sezione dedicata alla Storia, la rivista "Frenis Zero" ha riscoperto un po' le proprie origini, in quanto essa nacque quattro anni fa come rivista dell'A.S.S.E.Psi. , e quindi  all'interno di un discorso sul senso e sui limiti del fare storia in psichiatria e in psicoanalisi.

Questo numero di "Frenis Zero" vuole innanzitutto commemorare Paul Roazen, lo storico della psicoanalisi scomparso un anno fa, con un suo testo, "Freud & Tausk". Sarebbe un  tentativo improbo riassumere qui tutta la portata innovativa della metodologia storiografica introdotta da Roazen: personalmente vorrei rimarcare  la qualità letteraria e la piacevolezza dei suoi  libri, da "Fratello Animale" a "Freud ed i suoi seguaci", per citarne solo i più famosi.

Abbiamo poi il piacere di presentare un testo di Robert Hinshelwood, dal titolo "Psicoanalisi in Gran Bretagna: punti di accesso culturale 1893-1918". <<In questo articolo si fa un tentativo di organizzare un insieme di fatti disponibili nella letteratura che riguarda come, quando e perché Freud e le sue idee furono dapprincipio notate durante i primi anni della psicoanalisi. Specifiche citazioni e riferimenti che menzionano Freud rivelano un sorprendentemente ampio ventaglio di differenti tipi di interessi culturali>>. L'autore individua sette differenti ambiti culturali che adottarono (e per certi versi, anche, piegarono) Freud in funzione dei propri particolari interessi.

Andreas Giannakoulas  ha contribuito a questo numero di "Frenis Zero" con un saggio storico: "Uso e abuso del bambino e dell'adolescente attraverso i secoli". Non di un saggio di storia della psicoanalisi si tratta, quindi, ma di un saggio di storia scritto da uno psicoanalista che riflette psicoanaliticamente sul fatto che <<attraverso i secoli l'esistenza privata del bambino e  dell'adolescente è stata investita della percezione dei  processi storici. I bambini erano soggetti a un destino  universale di sventura o di sfruttamento. >>

Giancarlo Gramaglia con il suo articolo "Note sulla storia italiana dell'analisi laica" ci offre interessanti spunti su una revisione di alcuni passaggi della storia della psicoanalisi in Italia, particolarmente in riferimento alla vexata  quaestio della psicoanalisi esercitata dai non medici, ma anche alle questioni ancora controverse circa l'attuale normativa sulla  formazione psicoterapica.

Filippo Maria Ferro, Maria Rosaria Grimaldi, Francesco Macrì e C. Cotellessa in "Le figure della Psicosi: Kraepelin, Freud e Bleuler" ci forniscono un'interessante discussione sui fondamenti storici del termine "psicosi", passando in rassegna le principali concettualizzazioni che a partire dall' 800 sono confluite poi nelle teorizzazioni di Kraepelin, Freud e Bleuler.

Infine due segnalazioni, una bibliografica l'altra cinematografica, completano questo numero di "Frenis Zero". La prima si riferisce alla recente pubblicazione di "Psiche.  Dizionario storico di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze". Come scrivono due dei quattro curatori dell'opera, Mauro Bertani e Stefano Mistura, essi hanno cercato <<di indicare alcune piste e di delineare una prima cartografia relative alla "genesi" e agli eventuali "sviluppi", ovvero alla storia dell'intero campo delle scienze che si sono date come oggetto o ambito d'indagine qualcosa che è stato chiamato "la psiche": consapevoli del fatto che alla fine, forse, le scienze della psiche, e con esse la psiche stessa, potrebbero essere state solo un episodio nella plurimillenaria storia della costituzione di sé del soggetto umano in Occidente>>10.

 

 

 
 

 

Concludiamo con una breve presentazione del film di Kim Ki-Duk "Time" (2006), per ritornare a parlare del tempo, della sua relazione con il corpo e con l'identità. "Time" è un film che ha al centro un paradosso: cambiare artificialmente il proprio aspetto esteriore, la propria facies, per sfuggire non solo al terrore del cambiamento del proprio corpo, inesorabile come lo scorrere del tempo, ma anche per rincorrere la proteiforme fuggevolezza dell'immagine riflessa che ci viene data rispecchiandoci nel  desiderio dell'altro .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
Note:
 


1) Birksted-Breen D.(2003), "Il tempo e l'après-coup", trad. ital. di Isabella Negri, in "Annata Psicoanalitica Internazionale", Borla, Roma, 2005. Un resoconto di questo lavoro è apparso sulla rivista telematica "Frenis Zero" all'indirizzo http://web.tiscali.it/cepsidi/annatapsicoanalitica.htm 

2) Stern D. N. (2004), "Il momento presente in psicoterapia e nella vita quotidiana", Cortina, Milano, 2006.

3) Laplanche J., in De Mijolla A. (2003), Dictionnaire International de la Psychanalyse, Calmann-Levy, Paris.

4) Sandler J., Sandler A. (1994), "The past unconscious and the present unconscious", Psychoanal. Study Child, 49:278-92.

5) Money-Kyrle R. (1968), "Cognitive development", in Int.J.Psychoanal., 49:691-98.

6) Stern, op. cit., pag. XI della prefazione.

7) Stern, op. cit. pag. XIII della prefazione.

8) Resnik S., "Logiche dell'Inconscio", relazione presentata il 18.11.2006 all'inaugurazione del XXIV Corso del C.I.S.P.P. a Venezia.

9) Benedetti G., "Riflessioni ed esperienze religiose in psicoterapia", Centro Scientifico Editore, Torino, 2005.

10) Bertani M., Mistura S., Introduzione di "Psiche. Dizionario storico di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze", a cura di Francesco Barale, Mauro Bertani, Vittorio Gallese, Stefano Mistura e Adriano Zamperini, Einaudi, Torino, 2006.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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