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Si
potrebbe subito dire che nel testo di Santa Fizzarotti Selvaggi
insieme al colore della mente si intravedono anche i percorsi affettivi e cognitivi della mente che si moltiplicano
trasformando dinamicamente la percezione della natura delle
cose. D’altra parte, proprio
come afferma M. Milner, molte volte citata nel lavoro, bisogna
riconoscere che “l’esperienza stessa subisce un sorprendente
mutamento, quando l’immaginazione viene fatta incarnare in un
corpo”. Nel volume
l’Autrice evita il linguaggio accademico
e predilige lo stile narrativo proprio come se si trattasse
di un racconto: possiamo, infatti, notare che due dimensioni
apparentemente separate, l’arte e la psiche, si integrano
all’interno di una “scena familiare” che coniuga il
“toccare”, “il divieto di toccare” e il “vedere”. Ma
è dal “divieto del toccare” che sembra scaturire la capacità
dell’immaginare. In realtà si tratta di sperimentare il
sentimento penoso dell’assenza quale fondamento dello sviluppo
del pensiero creativo. Di qui scaturisce un intreccio fra
dimensioni apparentemente separate e diverse: la parola e
l’immagine, il suono e il gesto e così via. Ma il preverbale
è a fondamento ineludibile del verbale.
Ed è proprio questo intreccio che consente di far emergere
la forte valenza psicocorporea e di tutti quegli aspetti emotivi
e affettivi che plasmano la mente svelata dall’Arte che “la
modella a sua volta ”.
L’Autrice
riflette sul rapporto dell’essere umano con la Madre-Terra,
metafora della intimità immemorabile con la Madre dalla quale
il bambino apprende a giocare, a prendersi cura di sé, a
parlare, a pensare creativamente il mondo. Il punto focale è,
però, il dolore dell’esistere che può essere tollerato
soltanto attraverso la possibilità di sentirsi autori della
propria storia nella consapevolezza del limite, delle perdite e
dei lutti. L’identità, scrive Santa Fizzarotti Selvaggi, è
sempre mutevole poiché il potenziale creativo della mente è
straordinario nella sua capacità di essere modellata
dall’Altro e di reinventare a sua volta il mondo presentando
nuove visioni della realtà. Nel testo, infatti, si legge che
“ l’intelligenza si struttura con e nell’emozione e si modifica nella varie fasi della vita”.
L’Arte appare come “una carezza” che
può ristrutturare l’esperienza e facilitare il “muoversi
verso l’Altro” che è poi un incontrare se stessi.
L’Autrice, in alcuni capitoli, osserva e interpreta le opere
di vari artisti in modo da poter riflettere sul “luogo delle
origini”, su quel luogo senza tempo e senza storia dove in
principio è l’indistinto del sogno di un suono. Ovvero di
tutto ciò che riarticolandosi può diventare visione, parola e
immagine mentre forma e trasforma il mondo, compreso quello a
volte molto sofferente del paziente. E sono l’Arte e il
processo creativo che spesso ricompongono gli aspetti frantumati
del Sé, leniscono il dolore della mancanza, della separazione
che è sempre associata all’idea di lacerazione del corpo
della madre. Un corpo che nelle Arti si rivela mentre
drammaticamente si nasconde. Ed è per questo che nel libro si
afferma che "l’arte non è mai un luogo tranquillo
“ poiché ci espone, comunque, al “vento delle
tenebre”. Si tratta del palcoscenico di Thanatos e
dell’avvento necessario di Eros. Non a caso l’Autrice scrive
che il bambino rivela il mistero del suo travagliato viaggio
proprio quando “di-segna” uno scarabocchio informe che si
trasforma in scrittura-segno. “Una scrittura che è immagine
dell’io-narrante e “è condizione irrinunciabile se si vuol
incominciare ad avere la percezione di essere vivi e vitali, ed
in un certo senso autonomi.” L’Autrice scrive:
“L’inevitabile sofferenza dell’esistere in quanto tale a
volte non trova parole che possano consentire la condivisione
dell’infelicità: il dolore, infatti, può essere contenuto in
maggior misura non solo da un holding adeguato ma da quegli
strumenti che compongono la grammatica della creatività. “
Ed è attraverso l’Arte che la persona può
ri-creare se stessa illudendosi di ri-creare il mondo. Si tratta
di un risveglio che è
un imparare a sentire, a vedere, a pensare.
Come scrive M. Merleau-Ponty significa “nascere,
nascere dal mondo e al tempo stesso nascere al mondo…aperti a
una infinità di possibili”. Ed è per questo che l’Autrice
conclude affermando che “Arte è Eros”.
Andreas Giannakoulas
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Presentazione
e Bibliografia
di Santa Fizzarotti Selvaggi
Santa Fizzarotti Selvaggi è scrittrice, critico d'arte,
psicologo psicoterapeuta con formazione analitica, e vive a
Bari. Ha curato diverse mostre in Italia ed all'estero e dal
1985 al 1990 è stata presidente dell'Accademia di Belle Arti
di Bari. Padroneggia le tecniche della calcografia classica,
con cui ha prodotto opere esposte in diverse mostre personali.
Dal punto di vista editoriale, cura per la casa editrice
Schena di Fasano (BR) la collana "Arte Psiche".
Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo:
S. Fizzarotti Selvaggi, Paolo Finoglio, l'altro sguardo,
Schena, 1983.
S. Fizzarotti Selvaggi, Il giardino incantato, Schena,
1994.
S. Fizzarotti Selvaggi, Il luogo amato dell'Arte, Schena,
1997 (Premio letterario I. Ciaia 1998).
S.Fizzarotti Selvaggi, D. Girasoli, Piccoli risvegli, la
fiaba nel processo diagnostico e psicoterapeutico, Schena,
1999.
A. Giannakoulas, Santa Fizzarotti Selvaggi , Dell'intimità,
del corpo e del pensiero...giocare, creare,
curare, ( Conferenza tenutasi presso La Sapienza - Roma
1996) in La Prova del Fuoco, a cura di S. Fizzarotti
Selvaggi e F. Pinto Minerva, Schnea Editore, Fasano- Brindisi,
2001.
A. Giannakoulas, Santa Fizzarotti Selvaggi, Voglia di
giocare. Ovvero la leggenda del "materno desiderare".
in Le voglie a cura di M Angelini e M. Trinci,
Meltemi, Roma 2000
A. Giannakoulas, S. Fizzarotti Selvaggi, F. P.
Selvaggi, Il medico e il paziente neoplastico, Ab
plus, Milano 1999
A. Giannakoulas , S. Fizzarotti Selvaggi,F. P. Selvaggi, Il
medico e la condizione del transessuale, Ab plus, Milano
2000
A. Giannakoulas, S. Fizzarotti selvaggi, Il counselling
psicodinamico, Borla, Roma 2003 . Premio gradiva 2004
A, Giannakoulas, S. Fizzarotti Selvaggi, Il counselling
nella violenza, in Violenza distruttività e
psicosi, Borla, Roma 2004
S. Fizzarotti Selvaggi, La porta del tempo, Schena,
2002 (Primo Premio per la poesia "Fernando Pessoa"
2002).
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