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Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività

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Chronos. Tempo, Mito, Storia.

 

 

     "Uso e abuso del bambino e dell'adolescente attraverso i secoli"

 

 di Andreas Giannakoulas

 



            

 “Tragedia è dunque imitazione di un azione seria e compiuta,

avente una propria grandezza,

distintamente per ciascun elemento delle sue parti,

di persone che agiscono e non tramite una narrazione,

la quale per mezzo di pietà e paura

porta a compimento la depurazione (katharsis)

di siffatte emozioni”

(Aristotele 1449 b, 24-28).

 

 

 

 
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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini"

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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RIASSUNTO

La continuità della linea di vita porta alla graduale

 formazione del Sé. Il neonato è l'unico organismo

 vivente che emerge dal grembo materno fisicamente ed

 emotivamente immaturo. La sua dipendenza

 dall'ambiente e dalle sue cure è profonda, i

 cambiamenti sono lenti e i processi maturativi verso la

 separazione e individualizzazione sono prolungati.

 Interferenze premature, fallimenti, intrusioni e

 pressioni ambientali, mancanze di adattamento da

 parte dell'ambiente costringano il bambino a reazioni

 premature e a stati di psicopatologia diversi.

Attraverso i secoli l'esistenza privata del bambino e

 dell'adolescente è stata investita della percezione dei

 processi storici. I bambini erano soggetti a un destino

 universale di sventura o di sfruttamento. L’infanzia in

 molti paesi ha storicamente subito e continua a subire

 rituali di violenza carnale e l’incesto è spesso la regola

 piuttosto che l’eccezione. Negli ultimi trenta o

 quaranta anni la realtà esterna, alienante ed estranea di

 ogni genere lascia poco spazio alla reciprocità

 familiare affettiva-emotiva ed istintuale.

In questo contesto bambino e adolescente si trovano

 costretti ad esprimere pensieri, emozioni, fantasie,

 sogni ed incubi, non tanto entro un suo idioma

 idiosincratico e personale, quanto in quello

 socioculturale attuale, transitorio, alienato ed

 alienante, raramente condiviso tra genitori e bambini

 impegnati di solito in schermi (reali e metaforici)

 diversi.

 

 

 

 

 
   
 

I poeti ci insegnano che il futuro non osa dimenticare il passato ed in questo senso lo trascende, come eco nell'eternità.

Erano gli antichi Greci che sostenevano che le radici del futuro sono profonde e sottolineavano che il futuro bambino nasce con lo stato d'animo dei genitori prima del concepimento.

In questa avanguardia del passato si prescriveva innanzi tutto una preparazione a lungo termine; si trattava di mettere il corpo e l'anima in una condizione generale atta a produrre e a conservare nell'individuo le qualità di cui dovrà essere impregnato il seme e caratterizzato l'embrione. Bisogna costituire preliminarmente se stessi a immagine e somiglianza del figlio che si vuole avere. Un passo di Ateneo, citato da Oribasius, è estremamente esplicito in proposito: chi si propone di generare dei figli deve avere l'anima e il corpo nelle migliori condizioni possibili. L'embrione si impregna dello stato psichico dei genitori.

   Foto: D.W. Winnicott

Nel nostro secolo Winnicott enfatizzava (1965) che nel corso naturale degli eventi, la continuità della linea di vita porta alla graduale formazione del Sé, e che il sé centrale è il potenziale innato che sperimenta la continuità dell'essere ed acquisisce a suo modo e con un suo ritmo una realtà psichica personale ed un personale schema corporeo. Egli attribuisce ad un ambiente facilitante ed ai processi maturativi che operano fin dal concepimento, la capacità dell’individuo di diventare quello che è.

Si potrebbe dire che la base di tutte le teorie circa lo sviluppo della personalità umana è la continuità della linea della vita, che verosimilmente comincia prima della vera e propria nascita.

Ormai è opinione comune che già nel grembo materno c'è un essere umano nel vero senso della parola, capace di avere esperienze e di accumulare memorie corporee, e persino in grado di organizzare misure difensive per far fronte ai traumi (come l'interruzione della continuità dell'essere associata alle reazioni alle intrusioni dell'ambiente, nella misura in cui l'adattamento di quest ultimo fallisce).

 

Come è noto il neonato è l'unico organismo vivente che emerge dal grembo materno fisicamente ed emotivamente immaturo. Per questo la sua dipendenza dall'ambiente e dalle sue cure è profonda, i cambiamenti sono lenti e i processi maturativi verso la separazione e individualizzazione sono prolungati.

I genitori - dice Freud - fungono da stabili forze supportive nell'incoraggiare lo sviluppo dell'Io nel bambino; si è alla presenza di qualcosa che potrebbe essere chiamato "l'Io genitoriale preso in prestito". Essi aiutano la personalità del bambino negli sforzi e nelle espressioni istintuali nello sviluppo.

Il lavoro psicoterapeutico con i bambini evidenzia in modo particolare la necessità della capacità genitoriale di andare incontro sia immaginativamente che affettivamente ai primi gesti creativi del bambino, e questo costituisce la base dell'autentica fiducia del bambino nell'evoluzione e nella cristallizzazione del sé.

 E' al vissuto interno dello spazio genitoriale o alla sua mancanza che devono essere ricondotte le origini del sé, del possibile processo naturale di integrazione, come anche del trauma e della psicopatologia.

 

Per quanto durante gli stadi della dipendenza il bambino possa provare a staccarsi, non riesce a scavalcare l'ombra dei genitori e a vivere senza la loro presenza e il loro sostegno.

 Le sue curiosità, intuizioni, immaginazioni arcaiche o elementari che siano, costituiscono un'ontologia. Scena primaria, gravidanza, nascita, crescita, sviluppo corporeo ed emotivo, quelle forze che plasmano e/o distruggono la nostra vita, con la loro immediatezza istintuale e le loro forme di esistenza fisica, coinvolgono il bambino prematuramente e totalmente nel tentativo di afferrare la sua presenza nel mondo e di trasformare il non integrato e sconosciuto in integrato e familiare. In ultima analisi l'eco della risposta ambientale trasforma l'ignoto e l'alieno nel coerente e familiare.

 

Nello stato di salute avviene un continuo scambio via via che il bambino vive e raccoglie esperienze: il mondo esterno viene arricchito dal potenziale interno (i propri ricordi) e il mondo interno viene arricchito da ciò che è fuori. E' evidente che via via che il bambino cresce in questo modo il contenuto del suo Sé personale non è più solamente lui. Il Sé viene sempre più modellato da ciò che proviene dall’ambiente familiare e sociale.

 

Le conseguenze di questa conquista sono di enorme importanza e comprendono la capacità di generare significati personali e condivisi rappresentati da simboli e mediati dalla soggettività e soprattutto con la capacita di contribuire alla famiglia prima e alla società dopo che è prerequisito naturale ed essenziale per tutti.

 Gli echi attraverso cui una coppia cerca di determinare la portata, la logica e l'autorevolezza della propria voce provengono in parte dalla loro storia passata; evidentemente i meccanismi che agiscono sono complessi e radicati in un diffuso e vitale bisogno di continuità.

I diversi processi che vanno dall'innamoramento al matrimonio, dal concepimento alla gravidanza e poi alla nascita, implicano essi stessi una trasformazione, un'elaborazione, un cambiamento normativo e una riorganizzazione dei confini dell'Io e della relazione di coppia. Il bisogno di recuperare, almeno parzialmente il proprio passato per formare una famiglia è imperativo.

 

Così ogni nuovo aggregato sociale, cominciando dalla coppia e la famiglia, avverte la necessità di antecedenti. Quando non sono immediatamente disponibili per via naturale, quando la comunità è nuova, o si è appena ricomposta dopo un lungo intervallo di dispersione, o di assoggettamento, la coniugazione del passato, necessaria alla grammatica e la sintassi dell'essere, viene creata con un atto d'arbitrio intellettuale ed emotivo. In fondo dove il passato non c'è, deve essere di nuovo reinventato.

Espulso dallo spazio genitoriale, esule a Korintho, considerato sempre come straniero, forestiero ed estraneo, trattato come diverso e umiliato, Edipo, come figlio di nessuno, diventato adolescente, è andato dalla Pizia alla ricerca di se stesso e della sua stirpe.                                           

E’ ben noto come interferenze premature, fallimenti, intrusioni e pressioni ambientali, mancanze di adattamento da parte dell'ambiente costringano il bambino, che non ha ancora una sufficiente forza dell'Io, ad una reazione prematura quale sostituto dell'essere. In questo senso è stato elaborato il concetto di trauma cumulativo.

L'infante, che ha un modello di frammentazione della linea di continuità dell'esistenza, si trova di fronte ad un compito evolutivo che, quasi fin dall'inizio, è gravato in senso psico-patologico.

Nei bambini gran parte delle rappresentazioni inconsce del corpo e dei genitali rifletterà il significato libidico e narcisistico che il genitore potrà imprimere sul sé fisico e psichico del bambino, così come l’ampiezza con cui i genitori trasmetteranno le loro fantasie inconsce individuali o condivise relative alle proprie funzioni corporee e sessuali. Spesso, le componenti sessuali non integrate represse o dissociate, nella relazione genitoriale, possono fare spazio ad un’ampia gamma di componenti genitoriali patologiche o patogene.

L’importanza dei conflitti collusivi genitoriali quali possibili fattori nell’eziologia o perpetuazione della malattia del bambino è stata affrontata e suggerita come area di indagine da diversi autori (F. Deutsch, Vaughan e Cashmore, M. Milner, M. e E. Balint, Winnicott e Khan, per citarne alcuni).

   Foto: M. Balint

La situazione analitica – transfert e controtransfert, identificazione e controidentificazione proiettiva, ruolo dato all’analista, ecc. – e il nostro lavoro con genitori e bambini offrono opportunità di ottenere insight su alcuni dei fattori che potranno esasperare l’implicazione nella normalità e nella patologia degli altri. La difficoltà di differenziare il sé dall’altro e di modificare le fantasie molto più infantili, può creare una situazione in cui il bambino può essere coinvolto ed usato.

Le correnti di reciproche proiezioni ed introiezioni nella coppia possono creare e mantenere fantasie infantili e patologiche condivise e distorsioni cieche reciproche con fraintendimenti continui e con intrusioni massicce nello spazio psichico e nel corpo del bambino.

Quando la relazione coniugale è “veicolo di proiezioni primitive piuttosto che uno sforzo collaborativo” come evidenzia Sutherland (1963) “il compito di arrivare adeguatamente alla sessualità emergente del bambino a seconda dell’età e del livello di sviluppo diventa difficile, quasi impossibile”.

Difese eccessive precoci ed arcaiche dei genitori contro la sessualità emergente del bambino possono portarlo ad inerzia, apatia, mancanza di curiosità e vitalità.

In situazioni di grave patologia famigliare il dover padroneggiare alcune identificazioni disturbate (alcolismo, aggressività, perversione) e relazioni collusive patologiche parentali (eccesso di eccitamento, violenza, aspetti sadomasochistici, depressioni ecc) lo possono portare ad utilizzare difese arcaiche e sproporzionate di diniego, dissociazione e scissione, pseudo sublimazioni o formazioni reattive organizzate che interferiscono massicciamente con i processi maturativi.

Lo studio della funzione materna, paterna e dell'ambiente familiare è quindi inseparabile dallo studio dei processi psichici della prima infanzia e delle vicissitudini del compito evolutivo.

Dagli anni ’30 si è posto il problema delle gravi conseguenze cui può andare incontro un bambino quando l’adulto interpreta i suoi bisogni di tenerezza in chiave erotica. Questa “confusione di linguaggi” è alle radici della seduzione incestuosa. Se i bambini vengono abusati nella fase della tenerezza, il danno spesso è irreversibile. Certo il poco amore e il rifiuto possono portare a mancanze incolmabili e a deprivazione essenziali ma anche se “si impone più amore o amore di altra specie e natura di quello che essi richiedono, ciò può avere conseguenze altrettanto patogene della frustrazione amorosa...” (Ferenczi, 1949). In quest’ultimo caso il bambino viene deprivato proprio dei suoi bisogni di tenerezza, che saranno rimpiazzati da una precoce erotizzazione. Ci troviamo così spesso di fronte alla prevaricazione delle esigenze del bambino da parte dei bisogni dell’adulto.

  Foto: Ferenczi

 

Il problema dell’asimmetria nel rapporto del bambino con l’adulto sta nel fatto che “il linguaggio della passione" adulta è nocivo solo nella misura in cui veicola un senso incomprensibile e sopraffacente per il bambino, ossia lì dove manifesta la presenza di elementi irrazionali e patologici nei genitori.

L’espulsione inconcepibile per Edipo dallo spazio genitoriale, la funzione altrettanto misteriosa per Ifigenia del suo sacrificio e l’impensabile figlicidio di Medea testimoniano il senso della dipendenza totale del bambino, dallo stato d’animo e dal mondo umorale ed affettivo- emotivo ed istintuale dell’adulto.

Sfortunatamente non è poco comune che i genitori falliscano nel loro compito di venire incontro al bambino in modo affettivo e immaginativo, minando così le fondamenta del suo mondo e costringendolo a sperimentare precocemente l'incertezza e l'instabilità della condizione umana.

Attraverso i secoli l'esistenza privata del bambino e dell'adolescente è stata investita della percezione dei processi storici. I bambini erano soggetti a un destino universale di sventura o di sfruttamento, oltre ad essere vulnerabili alle malattie e all’alta mortalità; tutto ciò passava quasi inavvertito, la negazione proteggeva l’adulto dalla colpa, dal dolore e dall’angoscia ma non risparmiava il bambino dal suo destino.

I particolari meccanismi psicologici che operano in caso di violenza sul bambino portano come conseguenza all'uso del bambino da parte dell'adulto. Spesso Il bambino diventa un ricettacolo nel quale il genitore proietta parti dissociate della propria psiche al fine di controllare i propri sentimenti messi, mantenuti e controllati nel bambino.

 

L’infanzia in molti paesi è stata storicamente segnata da rituali di violenza carnale inclusa la pederastia, il concubinato con bambini, la castrazione dei ragazzi in modo che vengano usati sessualmente come eunuchi, matrimoni di giovani ragazze preadolescenti, l'estesa prostituzione in cui sono coinvolti ragazze e ragazzine giovanissime e il regolare uso sessuale di bambini servitori e quasi schiavi.

Recenti sondaggi condotti negli Stati Uniti riguardanti il sesso e la violenza riferiscono segnalazioni di abuso sessuale più numerose rispetto alle statistiche ufficiali e le “hot line” dell’abuso sessuale riferiscono l’incesto madre-figlio in almeno un terzo delle telefonate.

 

Nel suo articolo L’universalità dell’incesto, L. Demause sostiene che piuttosto che il tabù dell’incesto, è lo stesso incesto -diretto e indiretto- che è universale. L’autore conclude che la storia dell’umanità è fondata sull’abuso ai bambini e che un’infanzia più o meno libera dall’abuso sessuale adulto è una conquista storica molto tarda, limitata a pochi fortunati bambini in poche nazioni evolute.

Eviterò di usare il suo riassunto piuttosto terrificante di dati statistici dell’esistenza dell’abuso sessuale sul bambino in tutto il mondo. Mi limiterò solo a riferire che in America lo studio scientifico più accurato concludeva che la reale incidenza dell’abuso sessuale è del 60% nelle ragazze e del 45% nei ragazzi, circa la metà dei quali incestuosi, ed in India l’incesto è più spesso la regola che l’eccezione.

 

In un recente articolo pubblicato su “The New York Times” dal titolo “Africa, dove infanzia significa lavoro” si legge “Secondo l’ultima stima delle Nazioni Unite, nel 2004 i bambini dai 14 anni in giù costretti a lavorare, nell’Africa subsahariana, erano oltre 49 milioni, 1,3 milioni in più rispetto all’inizio del nuovo secolo, appena quattro anni prima. Si prostituiscono, lavorano nelle minierem eni cantieri edili, spruzzano pestici, trascinano pesi, vendono perci per strata, fanno lavori domestici a tempo pieno e non sempre sono pagati per il loro lavoro. Alcuni hanno appena cinque o sei anni.”

 

Nelle società antiche il sacrificio dei bambini era praticato ogni volta che una nuova impresa rischiosa stava per iniziare e gli adulti si sentivano ansiosi e preoccupati per il futuro e per l’ignoto.

 

Anche in anni più recenti, quando un nuovo edificio o ponte veniva costruito, un bambino veniva sacrificato presso di esso come "sacrificio fondante". I bambini che oggi giocano a "London Bridge is Falling Down" ripetono nel gioco la storia del bambino sacrificale così come i greci ancora cantano delle innumerevoli fanciulle sacrificate per la costruzione del ponte di Arta.

Non ci deve meravigliare che esistano ancora alcune culture tipicamente infanticide e incestuose.

Le riforme umanistiche, religiose e politiche del Rinascimento e alla Riforma hanno avviato un cambiamento radicale del rapporto dell’adulto con il bambino. Nell’Europa occidentale il XV e il XVI secolo rappresentano il grande spartiacque del cambiamento culturale verso il mondo psicologico, dove il costante miglioramento delle pratiche d’allevamento del bambino permise dei cambiamenti: diminuirono i sacrifici ed aumentò l’uso e lo sfruttamento dei bambini e degli adolescenti che venivano arruolati per funzioni militari o per i servizi religiosi.

Dal diciassettesimo secolo in poi prese piede il modo intrusivo ed educativo, in particolare in Inghilterra, America, Francia e Germania. In sostanza la pressione psicologica e la totale sottomissione e adattamento del bambino all’adulto cominciarono a sostituire la punizione fisica. Il processo di manipolazione del giovane diventò gradualmente sempre più subdolo.

 

Per il XX secolo i movimenti rivoluzionari coinvolsero soprattutto gli adolescenti e andarono ben oltre le vecchie convenzioni della guerra limitata ai militari di professione; inoltre l’effetto delle ricorrenti rivoluzioni e delle guerre di lunga durata sacrificava generazioni di giovani, e il concetto stes­so di una nazione in armi significava che la storia ormai riguardava tutti.

Da allora in poi, nella cultura occidentale, ogni giorno sarebbe stato messaggero di novità globali ed eventi spesso terrificanti che non risparmiavano bambini e adolescenti: un susseguirsi di crisi, una rottura di continuità con l'uniformità e i silenzi dei secoli precedenti.

Com’è stato osservato, il più rapido pulsare del tempo, la moderna presunta efficienza sfruttata, la nuova coscienza storica senza confini né identità (globalizzazione), l'improvviso avvicinarsi del futuro messianico contribuì ad un notevole mutamento di tempi e di tono nei rapporti erotici ed aggressivi del giovane.

Negli ultimi trenta o quaranta anni sono andati notevolmente incrementandosi i ritmi già frenetici e le complicazioni dell'esperienza quotidiana nella società tecnologica. Le intrusioni massicce di immagini dall’esterno nello spazio famigliare sono incessanti. La realtà esterna, alienante ed estranea di ogni genere lascia poco spazio alla reciprocità familiare istintuale ed affettiva-emotiva. Il raccontare idiosincratico e tradizionale della famiglia con tutto il fascino della narrativa omerica, è notevolmente ridotta nei suoi contesti immaginativi, se non totalmente alterata.

Nei suoi sforzi di comunicare, condividere e contribuire alla vita famigliare, il bambino deve ormai competere con mezzi di rappresentazione drammatica molto più eccitanti e molto più facili da ingerire. Sapendo che non esistono equivalenti esatti tra il suo linguaggio, l'immaginazione e i sogni, il bambino si trova così anche a competere con le "stridenti alternative" di televisione, film, videocassette, cartoni animati giapponesi, videogames, e naturalmente si trova costretto a cercare di capire precocemente nuove aree di espressione, di sessualità, aggressività, affettività emotività adulte.

In questo contesto, a mio avviso,egli si trova anche costretto ad esprimere pensieri,emozioni, fantasie, sogni ed incubi, non tanto in un suo idioma idiosincratico e personale, quanto in quello socioculturale attuale, transitorio, alienato ed alienante, raramente condiviso tra genitori e bambini impegnati di solito in schermi (reali e metaforici) diversi.

Spesso la ritirata strategica si canalizza nel gioco coatto, o nel gioco prefabbricato ed organizzato della fantasia e dell'orrore filmato, nella fantasticheria o infine nel silenzio, indifferenza o droga e nella mancanza di conoscenza reciproca profonda che il mondo delle emozioni proprie di ogni genere propone in modo genuino.

           

Attualmente il bambino e l’adolescente non solo vivono al di fuori di se stessi, ma sono proiettati totalmente nella fantasticheria alienante della visione prefabbricata e dello sfruttamento di un’avventura manipolata dell’alterità e dell’allucinazione tecnologica dove il sé naviga senza meta e senza un’evoluzione dialettica.

Mentre nel vasto discorso del mito e della tragedia l’adolescente non si trovava mai in un ruolo passivo, il bambino ed l’adolescente della nostra epoca si trovano senza uno spazio psichico, per poter vivere i propri e sperimentare il proprio mondo affettivo emotivo ed istintuale dove elaborare i suoi lutti e i suoi conflitti personali. Tutto viene usurpato da un agire (DRAN) avulso, esterno, alieno e dagli eventi senza significato, senza vissuto psichico e senza tragedia.

Totalmente sradicato e alienato dalla società e da se stesso, espiantato dalla terra, divelto dalle sue origini,il l’Edipo moderno è senza enigma e senza Itaca, si potrebbe dire senza l’esperienza del viaggio. Rimane senza la linfa vitale del vissuto tragico senza stadi evolutivi ne cambiamenti critici e senza i vissuti che connotano i vari passaggi della crescita con tutte le vicissitudini che formano una persona.

 

Va ricordato che in condizioni normali così come, con lo svilupparsi dell'integrità personale, il bambino acquisisce una graduale capacità nel saggiare, confrontare, rifiutare o accettare, staccarsi dal vecchio e scoprire il nuovo, altrettanto, per l'adolescente è necessario anche riuscire ad individuare dei punti fermi tra cui il nuovo e il vecchio possono oscillare, cioè il bisogno di avere un metro di confronto, una soglia oltre la quale sentirsi prima utile e poi decisivo (maturazione). Così gradualmente l’adolescente si trova a spostare la propria esplorazione dallo stretto ambito familiare sino all'universo del mondo e del Sé.

L'adolescente che se ne va di casa in nessun modo ha perduto, come è ben noto, il bisogno di una casa e di una famiglia. Egli ha bisogno di trovare un cerchio più ampio pronto a succedergli e d'altro canto è ugualmente importante per lui conservare la capacità di ritornare alla situazione precedente che è stata interrotta. Inoltre ciò implica l'accettazione o meno della sfida da parte della famiglia ed il ritorno alla dipendenza che altera la sfida (Winnicott).

    Foto: D.W. Winnicott

Molte volte l'interazione familiare può diventare stereotipata, rigida e ripetitiva, rispondere in un maniera reattiva, impositiva e soverchiante ad ogni cambiamento dell’adolescente. Assegnando e mantenendo dei ruoli in modo prepotente o addirittura dispotico, i genitori mantengono una certa stabilità, che di solito connota un'incapacità di riadattarsi a situazioni nuove e accettare, senza resistere, i cambiamenti. Allora il cambiamento dell'adolescente è sperimentato come un pericolo che minaccia diversi tabù e sentimenti dai più primitivi ai più penosi e proibiti.

 Per l'adolescente in queste situazioni la protezione familiare non può essere usufruita e viene vissuta più come un'interferenza alla propria libertà di crescita e meno come custode del proprio interesse; il ritorno a modalità di essere e rapportarsi precedenti non solo non può diventare una scelta di vita propria ma costituisce addirittura una minaccia di annientamento.

Il modo in cui la società "va incontro alla sfida" può andare a scapito o a favore dei processi maturativi, nei loro ritmi (timing) e nella loro vitalità (strength). Un'attiva rottura radicale con l'ambiente senza compromesso con la logica e l'attitudine dell'ethos famigliare e sociale può qualificare l'adolescente come un blasfemo etico o un ribelle senza motivo e senza ragione.

Inevitabilmente nel processo di maturazione e nell'acquisizione della condizione di adulto e nella lotta generazionale sono intrinseche anche morte e trionfo personale. La vitalità e il senso di essere realmente vivi sono chiaramente legati alla componente aggressiva.

Il destino porta Edipo a confrontarsi e uccidere lo stesso padre che cercava e sperava di incontrare ma che gli sbarra la strada. E' necessario l'assassinio di Cesare affinché l'incerto Bruto diventi Uomo, come a sua volta, è indispensabile il matrimonio con la sposa di Cesare, Cleopatra, perché il patetico e bell'Antonio prenda il suo posto e diventi leader. Crescere significa prendere il posto dei genitori e simbolicamente il processo non è completo finché non si sia ottenuta una reale celebrazione e riconoscimento da parte dei genitori stessi e degli altri.

 

In fondo l'adolescenza, pur sembrando privilegiare il dramma (che riguarda il mondo esterno), è in realtà una tragedia (che riguarda il mondo interno), un processo trasformativo che lascia impronte profonde nella personalità dell'individuo per il resto della sua vita, un mistero doloroso con una lunga elaborazione sostenuta, nutrita e articolata dal tempo.

L'adolescenza nella sua essenza consiste in un impegno personale radicale e profondo. Una schiera di valori famigliari, sociali ed etici già percepiti come stabili, e saldi è temporaneamente minacciata. L’equilibrio interno stesso dell’adolescente, costituito dalle introiezioni e identificazioni familiari, ambientali e sociali, gradualmente si destabilizza ed evolve verso un estremo eterodossismo personale.

La secolare modernità dell’adolescenza, percepita con vigore e senza ambiguità, tende a minare le sintesi artificiose dell'ethos familiare, che di solito trova la sue espressioni più alte nella istituzionalizzazione dell'ideale familiare stesso, nelle leggende familiari, nei miti familiari, nei tabù familiari.

Sostengo che di solito gli atti adolescenziali sono una sorta di ritorno del rimosso o del dissociato genitoriale, necessari per l’economia e la vitalità familiare che ha tagliato fuori il mondo affettivo ed istintuale, per motivi vari inaridendosi e costituendo per l’adolescente un mondo impersonale di false affinità e compromessi.

E' emblematica la nobiltà, la sincerità e la purezza del contributo adolescenziale nel mito e nella tragedia.

 

L’esperienza adolescenziale, come la tragedia, può  essere “un’imitazione” vissuta, “di un’azione seria, completa e di una certa grandezza. “E, sempre come la tragedia, essa si esprime “nella forma dell’azione e non della narrativa;” va vissuta, non può essere raccontata. “Attraverso passione e paura, (pathos e fovos)”, gli adolescenti mettono in moto la propria elaborazione, “Catarsi ed epurazione” del loro mondo affettivo, emotivo ed istintuale.

 

 

 

 
   
 

BIBLIOGRAFIA

 
   
 

Demause L. (1992) The History of Children Assault, The British Psycho-Analytical Society Bullettin, vol. 28 no 7

Ferenczi S. (1949),  Confusion of tongues between the adult and the child—(the language of tenderness and of passion). Int. J. Psycho-anal., 30:225

Sutherland J. (1963) The British Journal of Psychiatric social Work, vol. VII, n° 2, pp. 64-72

Winnicott D.W. (1965) Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma, 1970.

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

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