I poeti ci
insegnano che il futuro non osa dimenticare il passato ed in
questo senso lo trascende, come eco nell'eternità.
Erano gli
antichi Greci che sostenevano che le radici del futuro sono
profonde e sottolineavano che il futuro bambino nasce con lo stato
d'animo dei genitori prima del concepimento.
In questa
avanguardia del passato si prescriveva innanzi tutto una
preparazione a lungo termine; si trattava di mettere il corpo e
l'anima in una condizione generale atta a produrre e a conservare
nell'individuo le qualità di cui dovrà essere impregnato il seme e
caratterizzato l'embrione. Bisogna costituire preliminarmente se
stessi a immagine e somiglianza del figlio che si vuole avere. Un
passo di Ateneo, citato da Oribasius, è estremamente esplicito in
proposito: chi si propone di generare dei figli deve avere l'anima
e il corpo nelle migliori condizioni possibili. L'embrione si
impregna dello stato psichico dei genitori.
Foto: D.W. Winnicott
Nel nostro secolo Winnicott
enfatizzava (1965) che nel corso naturale degli eventi, la
continuità della linea di vita porta alla graduale formazione del
Sé, e che il sé centrale è il potenziale innato che sperimenta la
continuità dell'essere ed acquisisce a suo modo e con un suo ritmo
una realtà psichica personale ed un personale schema corporeo.
Egli attribuisce ad un ambiente facilitante ed ai processi
maturativi che operano fin dal concepimento, la capacità
dell’individuo di diventare quello che è.
Si potrebbe dire che la base di
tutte le teorie circa lo sviluppo della personalità umana è la
continuità della linea della vita, che verosimilmente comincia
prima della vera e propria nascita.
Ormai è opinione comune che già nel
grembo materno c'è un essere umano nel vero senso della parola,
capace di avere esperienze e di accumulare memorie corporee, e
persino in grado di organizzare misure difensive per far fronte ai
traumi (come l'interruzione della continuità dell'essere associata
alle reazioni alle intrusioni dell'ambiente, nella misura in cui
l'adattamento di quest ultimo fallisce).
Come è noto
il neonato è l'unico organismo vivente che emerge dal grembo
materno fisicamente ed emotivamente immaturo. Per questo la sua
dipendenza dall'ambiente e dalle sue cure è profonda, i
cambiamenti sono lenti e i processi maturativi verso la
separazione e individualizzazione sono prolungati.
I genitori -
dice Freud - fungono da stabili forze supportive nell'incoraggiare
lo sviluppo dell'Io nel bambino; si è alla presenza di qualcosa
che potrebbe essere chiamato "l'Io genitoriale preso in prestito".
Essi aiutano la personalità del bambino negli sforzi e nelle
espressioni istintuali nello sviluppo.
Il lavoro psicoterapeutico con i
bambini evidenzia in modo particolare la necessità della capacità
genitoriale di andare incontro sia immaginativamente che
affettivamente ai primi gesti creativi del bambino, e questo
costituisce la base dell'autentica fiducia del bambino
nell'evoluzione e nella cristallizzazione del sé.
E' al vissuto interno dello spazio
genitoriale o alla sua mancanza che devono essere ricondotte le
origini del sé, del possibile processo naturale di integrazione,
come anche del trauma e della psicopatologia.
Per quanto
durante gli stadi della dipendenza il bambino possa provare a
staccarsi, non riesce a scavalcare l'ombra dei genitori e a vivere
senza la loro presenza e il loro sostegno.
Le sue
curiosità, intuizioni, immaginazioni arcaiche o elementari che
siano, costituiscono un'ontologia. Scena primaria, gravidanza,
nascita, crescita, sviluppo corporeo ed emotivo, quelle forze che
plasmano e/o distruggono la nostra vita, con la loro immediatezza
istintuale e le loro forme di esistenza fisica, coinvolgono il
bambino prematuramente e totalmente nel tentativo di afferrare la
sua presenza nel mondo e di trasformare il non integrato e
sconosciuto in integrato e familiare. In ultima analisi l'eco
della risposta ambientale trasforma l'ignoto e l'alieno nel
coerente e familiare.
Nello stato
di salute avviene un continuo scambio via via che il bambino vive
e raccoglie esperienze: il mondo esterno viene arricchito dal
potenziale interno (i propri ricordi) e il mondo interno viene
arricchito da ciò che è fuori. E' evidente che via via che il
bambino cresce in questo modo il contenuto del suo Sé personale
non è più solamente lui. Il Sé viene sempre più modellato da ciò
che proviene dall’ambiente familiare e sociale.
Le conseguenze di questa conquista
sono di enorme importanza e comprendono la capacità di generare
significati personali e condivisi rappresentati da simboli e
mediati dalla soggettività e soprattutto con la capacita di
contribuire alla famiglia prima e alla società dopo che è
prerequisito naturale ed essenziale per tutti.
Gli echi attraverso cui una coppia
cerca di determinare la portata, la logica e l'autorevolezza della
propria voce provengono in parte dalla loro storia passata;
evidentemente i meccanismi che agiscono sono complessi e radicati
in un diffuso e vitale bisogno di continuità.
I diversi processi che vanno
dall'innamoramento al matrimonio, dal concepimento alla gravidanza
e poi alla nascita, implicano essi stessi una trasformazione,
un'elaborazione, un cambiamento normativo e una riorganizzazione
dei confini dell'Io e della relazione di coppia. Il bisogno di
recuperare, almeno parzialmente il proprio passato per formare una
famiglia è imperativo.
Così ogni nuovo aggregato sociale,
cominciando dalla coppia e la famiglia, avverte la necessità di
antecedenti. Quando non sono immediatamente disponibili per via
naturale, quando la comunità è nuova, o si è appena ricomposta
dopo un lungo intervallo di dispersione, o di assoggettamento, la
coniugazione del passato, necessaria alla grammatica e la sintassi
dell'essere, viene creata con un atto d'arbitrio intellettuale ed
emotivo. In fondo dove il passato non c'è, deve essere di nuovo
reinventato.
Espulso
dallo spazio genitoriale, esule a Korintho, considerato sempre
come straniero, forestiero ed estraneo, trattato come diverso e
umiliato, Edipo, come figlio di nessuno, diventato adolescente, è
andato dalla Pizia alla ricerca di se stesso e della sua
stirpe.
E’ ben noto
come interferenze premature, fallimenti, intrusioni e pressioni
ambientali, mancanze di adattamento da parte dell'ambiente
costringano il bambino, che non ha ancora una sufficiente forza
dell'Io, ad una reazione prematura quale sostituto dell'essere. In
questo senso è stato elaborato il concetto di trauma cumulativo.
L'infante,
che ha un modello di frammentazione della linea di continuità
dell'esistenza, si trova di fronte ad un compito evolutivo che,
quasi fin dall'inizio, è gravato in senso psico-patologico.
Nei bambini
gran parte delle rappresentazioni inconsce del corpo e dei
genitali rifletterà il significato libidico e narcisistico che il
genitore potrà imprimere sul sé fisico e psichico del bambino,
così come l’ampiezza con cui i genitori trasmetteranno le loro
fantasie inconsce individuali o condivise relative alle proprie
funzioni corporee e sessuali. Spesso, le componenti sessuali non
integrate represse o dissociate, nella relazione genitoriale,
possono fare spazio ad un’ampia gamma di componenti genitoriali
patologiche o patogene.
L’importanza
dei conflitti collusivi genitoriali quali possibili fattori
nell’eziologia o perpetuazione della malattia del bambino è stata
affrontata e suggerita come area di indagine da diversi autori (F.
Deutsch, Vaughan e Cashmore, M. Milner, M. e E. Balint, Winnicott
e Khan, per citarne alcuni).
Foto: M. Balint
La
situazione analitica – transfert e controtransfert,
identificazione e controidentificazione proiettiva, ruolo dato
all’analista, ecc. – e il nostro lavoro con genitori e bambini
offrono opportunità di ottenere insight su alcuni dei fattori che
potranno esasperare l’implicazione nella normalità e nella
patologia degli altri. La difficoltà di differenziare il sé
dall’altro e di modificare le fantasie molto più infantili, può
creare una situazione in cui il bambino può essere coinvolto ed
usato.
Le correnti
di reciproche proiezioni ed introiezioni nella coppia possono
creare e mantenere fantasie infantili e patologiche condivise e
distorsioni cieche reciproche con fraintendimenti continui e con
intrusioni massicce nello spazio psichico e nel corpo del bambino.
Quando la
relazione coniugale è “veicolo di proiezioni primitive piuttosto
che uno sforzo collaborativo” come evidenzia Sutherland (1963) “il
compito di arrivare adeguatamente alla sessualità emergente del
bambino a seconda dell’età e del livello di sviluppo diventa
difficile, quasi impossibile”.
Difese eccessive precoci ed
arcaiche dei genitori contro la sessualità emergente del bambino
possono portarlo ad inerzia, apatia, mancanza di curiosità e
vitalità.
In situazioni di grave patologia
famigliare il dover padroneggiare alcune identificazioni
disturbate (alcolismo, aggressività, perversione) e relazioni
collusive patologiche parentali (eccesso di eccitamento, violenza,
aspetti sadomasochistici, depressioni ecc) lo possono portare ad
utilizzare difese arcaiche e sproporzionate di diniego,
dissociazione e scissione, pseudo sublimazioni o formazioni
reattive organizzate che interferiscono massicciamente con i
processi maturativi.
Lo studio
della funzione materna, paterna e dell'ambiente familiare è quindi
inseparabile dallo studio dei processi psichici della prima
infanzia e delle vicissitudini del compito evolutivo.
Dagli anni
’30 si è posto il problema delle gravi conseguenze cui può andare
incontro un bambino quando l’adulto interpreta i suoi bisogni di
tenerezza in chiave erotica. Questa “confusione di linguaggi” è
alle radici della seduzione incestuosa. Se i bambini vengono
abusati nella fase della tenerezza, il danno spesso è
irreversibile. Certo il poco amore e il rifiuto possono portare a
mancanze incolmabili e a deprivazione essenziali ma anche se “si
impone più amore o amore di altra specie e natura di quello che
essi richiedono, ciò può avere conseguenze altrettanto patogene
della frustrazione amorosa...” (Ferenczi, 1949). In quest’ultimo
caso il bambino viene deprivato proprio dei suoi bisogni di
tenerezza, che saranno rimpiazzati da una precoce erotizzazione.
Ci troviamo così spesso di fronte alla prevaricazione delle
esigenze del bambino da parte dei bisogni dell’adulto.
Foto: Ferenczi
Il problema dell’asimmetria nel
rapporto del bambino con l’adulto sta nel fatto che “il linguaggio
della passione" adulta è nocivo solo nella misura in cui veicola
un senso incomprensibile e sopraffacente per il bambino, ossia lì
dove manifesta la presenza di elementi irrazionali e patologici
nei genitori.
L’espulsione inconcepibile per Edipo dallo spazio
genitoriale, la funzione altrettanto misteriosa per Ifigenia del
suo sacrificio e l’impensabile figlicidio di Medea testimoniano il
senso della dipendenza totale del bambino, dallo stato d’animo e
dal mondo umorale ed affettivo- emotivo ed istintuale dell’adulto.
Sfortunatamente non è poco comune
che i genitori falliscano nel loro compito di venire incontro al
bambino in modo affettivo e immaginativo, minando così le
fondamenta del suo mondo e costringendolo a sperimentare
precocemente l'incertezza e l'instabilità della condizione umana.
Attraverso i secoli l'esistenza
privata del bambino e dell'adolescente è stata investita della
percezione dei processi storici. I bambini erano soggetti a un
destino universale di sventura o di sfruttamento, oltre ad essere
vulnerabili alle malattie e all’alta mortalità; tutto ciò passava
quasi inavvertito, la negazione proteggeva l’adulto dalla colpa,
dal dolore e dall’angoscia ma non risparmiava il bambino dal suo
destino.
I particolari meccanismi
psicologici che operano in caso di violenza sul bambino portano
come conseguenza all'uso del bambino da parte dell'adulto. Spesso
Il bambino diventa un ricettacolo nel quale il genitore proietta
parti dissociate della propria psiche al fine di controllare i
propri sentimenti messi, mantenuti e controllati nel bambino.
L’infanzia in molti paesi è stata
storicamente segnata da rituali di violenza carnale inclusa la
pederastia, il concubinato con bambini, la castrazione dei ragazzi
in modo che vengano usati sessualmente come eunuchi, matrimoni di
giovani ragazze preadolescenti, l'estesa prostituzione in cui sono
coinvolti ragazze e ragazzine giovanissime e il regolare uso
sessuale di bambini servitori e quasi schiavi.
Recenti
sondaggi condotti negli Stati Uniti riguardanti il sesso e la
violenza riferiscono segnalazioni di abuso sessuale più numerose
rispetto alle statistiche ufficiali e le “hot line” dell’abuso
sessuale riferiscono l’incesto madre-figlio in almeno un terzo
delle telefonate.
Nel suo
articolo L’universalità dell’incesto, L. Demause sostiene
che piuttosto che il tabù dell’incesto, è lo stesso incesto
-diretto e indiretto- che è universale. L’autore conclude che la
storia dell’umanità è fondata sull’abuso ai bambini e che
un’infanzia più o meno libera dall’abuso sessuale adulto è una
conquista storica molto tarda, limitata a pochi fortunati bambini
in poche nazioni evolute.
Eviterò di
usare il suo riassunto piuttosto terrificante di dati statistici
dell’esistenza dell’abuso sessuale sul bambino in tutto il mondo.
Mi limiterò solo a riferire che in America lo studio scientifico
più accurato concludeva che la reale incidenza dell’abuso sessuale
è del 60% nelle ragazze e del 45% nei ragazzi, circa la metà dei
quali incestuosi, ed in India l’incesto è più spesso la regola che
l’eccezione.
In un
recente articolo pubblicato su “The New York Times” dal titolo
“Africa, dove infanzia significa lavoro” si legge “Secondo
l’ultima stima delle Nazioni Unite, nel 2004 i bambini dai 14 anni
in giù costretti a lavorare, nell’Africa subsahariana, erano oltre
49 milioni, 1,3 milioni in più rispetto all’inizio del nuovo
secolo, appena quattro anni prima. Si prostituiscono, lavorano
nelle minierem eni cantieri edili, spruzzano pestici, trascinano
pesi, vendono perci per strata, fanno lavori domestici a tempo
pieno e non sempre sono pagati per il loro lavoro. Alcuni hanno
appena cinque o sei anni.”
Nelle
società antiche il sacrificio dei bambini era praticato ogni volta
che una nuova impresa rischiosa stava per iniziare e gli adulti si
sentivano ansiosi e preoccupati per il futuro e per l’ignoto.
Anche in
anni più recenti, quando un nuovo edificio o ponte veniva
costruito, un bambino veniva sacrificato presso di esso come
"sacrificio fondante". I bambini che oggi giocano a "London Bridge
is Falling Down" ripetono nel gioco la storia del bambino
sacrificale così come i greci ancora cantano delle innumerevoli
fanciulle sacrificate per la costruzione del ponte di Arta.
Non ci deve
meravigliare che esistano ancora alcune culture tipicamente
infanticide e incestuose.
Le riforme
umanistiche, religiose e politiche del Rinascimento e alla Riforma
hanno avviato un cambiamento radicale del rapporto dell’adulto con
il bambino. Nell’Europa occidentale il XV e il XVI secolo
rappresentano il grande spartiacque del cambiamento culturale
verso il mondo psicologico, dove il costante miglioramento delle
pratiche d’allevamento del bambino permise dei cambiamenti:
diminuirono i sacrifici ed aumentò l’uso e lo sfruttamento dei
bambini e degli adolescenti che venivano arruolati per funzioni
militari o per i servizi religiosi.
Dal
diciassettesimo secolo in poi prese piede il modo intrusivo ed
educativo, in particolare in Inghilterra, America, Francia e
Germania. In sostanza la pressione psicologica e la totale
sottomissione e adattamento del bambino all’adulto cominciarono a
sostituire la punizione fisica. Il processo di manipolazione del
giovane diventò gradualmente sempre più subdolo.
Per il XX secolo i movimenti
rivoluzionari coinvolsero soprattutto gli adolescenti e andarono
ben oltre le vecchie convenzioni della guerra limitata ai militari
di professione; inoltre l’effetto delle ricorrenti rivoluzioni e
delle guerre di lunga durata sacrificava generazioni di giovani, e
il concetto stesso di una nazione in armi significava che la
storia ormai riguardava tutti.
Da allora in poi, nella cultura
occidentale, ogni giorno sarebbe stato messaggero di novità
globali ed eventi spesso terrificanti che non risparmiavano
bambini e adolescenti: un susseguirsi di crisi, una rottura di
continuità con l'uniformità e i silenzi dei secoli precedenti.
Com’è stato osservato, il più
rapido pulsare del tempo, la moderna presunta efficienza
sfruttata, la nuova coscienza storica senza confini né identità (globalizzazione),
l'improvviso avvicinarsi del futuro messianico contribuì ad un
notevole mutamento di tempi e di tono nei rapporti erotici ed
aggressivi del giovane.
Negli ultimi
trenta o quaranta anni sono andati notevolmente incrementandosi i
ritmi già frenetici e le complicazioni dell'esperienza quotidiana
nella società tecnologica. Le intrusioni massicce di immagini
dall’esterno nello spazio famigliare sono incessanti. La realtà
esterna, alienante ed estranea di ogni genere
lascia poco spazio alla reciprocità familiare istintuale ed
affettiva-emotiva. Il raccontare idiosincratico e tradizionale
della famiglia con tutto il fascino della narrativa omerica, è
notevolmente ridotta nei suoi contesti immaginativi, se non
totalmente alterata.
Nei suoi
sforzi di comunicare, condividere e contribuire alla vita
famigliare, il bambino deve ormai competere con mezzi di
rappresentazione drammatica molto più eccitanti e molto più facili
da ingerire. Sapendo che non esistono equivalenti esatti tra il
suo linguaggio, l'immaginazione e i sogni, il bambino si trova
così anche a competere con le "stridenti alternative" di
televisione, film, videocassette, cartoni animati giapponesi,
videogames, e naturalmente si trova costretto a cercare di capire
precocemente nuove aree di espressione, di sessualità,
aggressività, affettività emotività adulte.
In questo
contesto, a mio avviso,egli si trova anche costretto ad esprimere
pensieri,emozioni, fantasie, sogni ed incubi, non tanto in un suo
idioma idiosincratico e personale, quanto in quello socioculturale
attuale, transitorio, alienato ed alienante, raramente condiviso
tra genitori e bambini impegnati di solito in schermi (reali e
metaforici) diversi.
Spesso la
ritirata strategica si canalizza nel gioco coatto, o nel gioco
prefabbricato ed organizzato della fantasia e dell'orrore filmato,
nella fantasticheria o infine nel silenzio, indifferenza o droga e
nella mancanza di conoscenza reciproca profonda che il mondo delle
emozioni proprie di ogni genere propone in modo genuino.
Attualmente il bambino e l’adolescente non solo
vivono al di fuori di se stessi, ma sono proiettati totalmente
nella fantasticheria alienante della visione prefabbricata e dello
sfruttamento di un’avventura manipolata dell’alterità e
dell’allucinazione tecnologica dove il sé naviga senza meta e
senza un’evoluzione dialettica.
Mentre nel vasto discorso del mito
e della tragedia l’adolescente non si trovava mai in un ruolo
passivo, il bambino ed l’adolescente della nostra epoca si trovano
senza uno spazio psichico, per poter vivere i propri e
sperimentare il proprio mondo affettivo emotivo ed istintuale dove
elaborare i suoi lutti e i suoi conflitti personali. Tutto viene
usurpato da un agire (DRAN) avulso, esterno, alieno e dagli eventi
senza significato, senza vissuto psichico e senza tragedia.
Totalmente sradicato e
alienato dalla società e da se stesso, espiantato
dalla terra, divelto dalle sue origini,il l’Edipo moderno è senza
enigma e senza Itaca, si potrebbe dire senza l’esperienza del
viaggio.
Rimane senza la linfa vitale del vissuto tragico
senza stadi evolutivi ne cambiamenti critici e senza i vissuti che
connotano i vari passaggi della crescita con tutte le
vicissitudini che formano una persona.
Va ricordato
che in condizioni normali così come, con lo svilupparsi
dell'integrità personale, il bambino acquisisce una graduale
capacità nel saggiare, confrontare, rifiutare o accettare,
staccarsi dal vecchio e scoprire il nuovo, altrettanto, per
l'adolescente è necessario anche riuscire ad individuare dei punti
fermi tra cui il nuovo e il vecchio possono oscillare, cioè il
bisogno di avere un metro di confronto, una soglia oltre la quale
sentirsi prima utile e poi decisivo (maturazione). Così
gradualmente l’adolescente si trova a spostare la propria
esplorazione dallo stretto ambito familiare sino all'universo del
mondo e del Sé.
L'adolescente che se ne va di casa
in nessun modo ha perduto, come è ben noto, il bisogno di una casa
e di una famiglia. Egli ha bisogno di trovare un cerchio più ampio
pronto a succedergli e d'altro canto è ugualmente importante per
lui conservare la capacità di ritornare alla situazione precedente
che è stata interrotta. Inoltre ciò implica l'accettazione o meno
della sfida da parte della famiglia ed il ritorno alla dipendenza
che altera la sfida (Winnicott).
Foto: D.W. Winnicott
Molte volte l'interazione familiare
può diventare stereotipata, rigida e ripetitiva, rispondere in un
maniera reattiva, impositiva e soverchiante ad ogni cambiamento
dell’adolescente. Assegnando e mantenendo dei ruoli in modo
prepotente o addirittura dispotico, i genitori mantengono una
certa stabilità, che di solito connota un'incapacità di
riadattarsi a situazioni nuove e accettare, senza resistere, i
cambiamenti. Allora il cambiamento dell'adolescente è sperimentato
come un pericolo che minaccia diversi tabù e sentimenti dai più
primitivi ai più penosi e proibiti.
Per l'adolescente in queste
situazioni la protezione familiare non può essere usufruita e
viene vissuta più come un'interferenza alla propria libertà di
crescita e meno come custode del proprio interesse; il ritorno a
modalità di essere e rapportarsi precedenti non solo non può
diventare una scelta di vita propria ma costituisce addirittura
una minaccia di annientamento.
Il modo in cui la società "va
incontro alla sfida" può andare a scapito o a favore dei processi
maturativi, nei loro ritmi (timing) e nella loro vitalità (strength).
Un'attiva rottura radicale con l'ambiente senza compromesso con la
logica e l'attitudine dell'ethos famigliare e sociale può
qualificare l'adolescente come un blasfemo etico o un ribelle
senza motivo e senza ragione.
Inevitabilmente nel processo di
maturazione e nell'acquisizione della condizione di adulto e nella
lotta generazionale sono intrinseche anche morte e trionfo
personale. La vitalità e il senso di essere realmente vivi sono
chiaramente legati alla componente aggressiva.
Il destino porta Edipo a
confrontarsi e uccidere lo stesso padre che cercava e sperava di
incontrare ma che gli sbarra la strada. E' necessario l'assassinio
di Cesare affinché l'incerto Bruto diventi Uomo, come a sua volta,
è indispensabile il matrimonio con la sposa di Cesare, Cleopatra,
perché il patetico e bell'Antonio prenda il suo posto e diventi
leader. Crescere significa prendere il posto dei genitori e
simbolicamente il processo non è completo finché non si sia
ottenuta una reale celebrazione e riconoscimento da parte dei
genitori stessi e degli altri.
In fondo l'adolescenza, pur sembrando privilegiare
il dramma (che riguarda il mondo esterno), è in realtà una
tragedia (che riguarda il mondo interno),
un processo trasformativo che lascia impronte profonde nella
personalità dell'individuo per il resto della sua vita, un mistero
doloroso con una lunga elaborazione sostenuta, nutrita e
articolata dal tempo.
L'adolescenza nella sua essenza
consiste in un impegno personale radicale e profondo. Una schiera
di valori famigliari, sociali ed etici già percepiti come stabili,
e saldi è temporaneamente minacciata. L’equilibrio interno stesso
dell’adolescente, costituito dalle introiezioni e identificazioni
familiari, ambientali e sociali, gradualmente si destabilizza ed
evolve verso un estremo eterodossismo personale.
La secolare modernità
dell’adolescenza, percepita con vigore e senza ambiguità, tende a
minare le sintesi artificiose dell'ethos familiare, che di solito
trova la sue espressioni più alte nella istituzionalizzazione
dell'ideale familiare stesso, nelle leggende familiari, nei miti
familiari, nei tabù familiari.
Sostengo che di solito gli atti
adolescenziali sono una sorta di ritorno del rimosso o del
dissociato genitoriale, necessari per l’economia e la vitalità
familiare che ha tagliato fuori il mondo affettivo ed istintuale,
per motivi vari inaridendosi e costituendo per l’adolescente un
mondo impersonale di false affinità e compromessi.
E' emblematica la nobiltà, la
sincerità e la purezza del contributo adolescenziale nel mito e
nella tragedia.
L’esperienza adolescenziale, come
la tragedia, può essere “un’imitazione” vissuta, “di un’azione
seria, completa e di una certa grandezza. “E, sempre come la
tragedia, essa si esprime “nella forma dell’azione e non della
narrativa;” va vissuta, non può essere raccontata. “Attraverso
passione e paura, (pathos e fovos)”, gli adolescenti mettono in
moto la propria elaborazione, “Catarsi ed epurazione” del loro
mondo affettivo, emotivo ed istintuale.
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