Presentation   News Events   Archives    Links   Sections Submit a     paper Mail

FRENIS  zero 

Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività

  Home Frenis Zero

"Apeiron". Tra psicoanalisi e religiosità.

 

        

 

 

 

Foto: Ignacio Matte Blanco

"SENTO CIO' CHE MI EMOZIONA: PERCIO' SONO!": il contributo unico di Matte Blanco alla nostra comprensione degli affetti.

 

  for english version click here

 di James S. Grotstein

 

La traduzione dall'inglese del presente saggio è di Giuseppe Leo.

James S. Grotstein è professore di psichiatria alla UCLA School of Medicine, analista, didatta e supervisore del Los Angeles Psychoanalytic Institute e del Psychoanalytic Center of California, già vice-presidente dell'International Psychoanalytical Association.

James S. Grotstein, M.D  is a Training and Supervising Analyst, Los Angeles Psychoanalytic Institute and Psychoanalytic Center of California, L.A.; Clinical Professor of Psychiatry, David Geffen School of Medicine, UCLA; Past North American President, International Psychoanalytic Association.

                              "That one might almost say, her body thought"

                                  John Donne, The Second Anniversary

 

                          "O que em mim sente,                  "What in me feels,

                            Està pensando"                           Is thinking"

                                     Fernando Pessoa

 

 

                                 "The heart has its reasons

                                   Which reason knows not of".

                                    Blaise Pascal

 

                          "I suggest Three Principles of Living,

                           First, feeling; second, anticipatory thinking;

                           third, feeling plus thinking plus Thinking, The latter is

                           synonymous with prudence or foresight action".

                             Wilfred  Bion, 1987

            

INTRODUZIONE

Nei tempi antichi, in particolare, l'esperienza delle emozioni non era vista di buon occhio. I Platonici, i Neoplatonici, gli Stoici, i Cinici, gli Scettici, ed i Pitagorici aspiravano ad una serenità che fossa libera dalle perturbazioni delle emozioni. L'aspirante Stoico cercava di liberarsi dell'emozione attraverso l'esercizio intellettuale. Si identificavano quattro classi di emozioni: piacere, dolore (dispiacere), desiderio e paura. Queste erano ciò che si supponeva  mancasse al saggio Stoico. Un'emozione consisteva in un giudizio erroneo su argomenti vari.

In questo mio contributo mi propongo di passare in rassegna la teoria psicoanalitica degli affetti a partire da diverse prospettive pertinenti come anche i pensatori di tali prospettive in modo da stabilire una linea di pensiero sugli affetti che apra la strada ai contributi di Matte Blanco. Il mio punto di vista finale è che gli affetti, che includono sia le emozioni sia i sentimenti, costituiscono lo strumento che stabilisce, che permette e che rinnova il nostro senso di essere una persona, la matrice del nostro soggettivo essere-nel-mondo. Inoltre, spero di dimostrare che gli affetti possiedono una epigenesi narrativa unica.

Gli affetti, (che) un tempo (costituivano) il figliastro povero della psicoanalisi subordinati nella primogenitura alle pulsioni istintuali di Freud, sono gradualmente emersi da provenienze disparate come un'entità che si è imposta da sé, forse persino più importante delle pulsioni. Mentre gli organi di senso costituiscono le sentinelle per gli oggetti della realtà esterna, gli affetti costituiscono l'organo di senso per la realtà interna riguardo alle intrusioni o a partire da forze interne oppure da oggetti della realtà esterna. In conseguenza possiamo ipotizzare che gli organi di senso sono le antenne della realtà, e le emozioni le antenne della verità della realtà psichica. Possiamo anche pensare agli affetti come segnali comunicativi o come un faro del disagio e del pericolo oppure del benessere. Essi costituiscono il diario costante delle nostre vite quotidiane. La comunicazione può essere diretta verso un oggetto (posto) all'esterno oppure verso un oggetto interno. Leggiamo nella Klein che ella pensava che l'invidia fosse una manifestazione dell'operare dell'istinto di morte.

  Foto: Melanie Klein

Se in parte sono d'accordo con lei, penso all'invidia come un segnale emozionale di allarme circa un' angoscia (affetto) che l'amore del bambino per la madre buona e gratificante paradossalmente metta in pericolo  il rendersi conto di quanto sia importante la madre, di quanto piccolo, indifeso e vulnerabile egli sia, e quindi spingendolo a capire il proprio rischioso essere inerme fisicamente ed emotivamente.

  Foto: Antonio Damasio

Antonio Damasio  parla di "sentimenti di sfondo" ( background feelings ) . Ho pensato immediatamente a come i films siano sempre accompagnati dalla musica di sottofondo e quindi, come pensiero conseguente, come la musica, l'arte e la poesia siano la lingua franca dei sentimenti. Per spingere il tema ancora oltre, si consideri quanto spesso canticchiamo a bocca chiusa una melodia silenziosa o appena udibile nel corso della giornata oppure ci sintonizziamo alla radio nelle nostre automobili o case. Ciò che sto suggerendo è quello che io credo sia l'ordine nascosto degli affetti nella nostra vita quotidiana. Essi costituiscono il resoconto delle novità in corso, il nostro monitoraggio-giudizio a partire dai nostri più prossimi organi di senso fino alle più lontane coste della nostra psiche. In breve, gli affetti si librano sul paesaggio delle nostre vite  così come in profondità entro e sopra la superficie del nostro essere.

Parlando di sentimenti di sfondo, il Prof. Colwyn Trevarthen mi disse personalmente quanto segue:  noi manteniamo uno sfondo affettivo e, quando accade una perturbazione, si verifica un 'moto da' ("e-mozione") da quell'affetto di sfondo altrimenti stazionario a ciò che è chiamato una "risposta emotiva".

Data la rivalità tra affetti e pulsioni in termini di interesse psicoanalitico, è deplorevole che i primi abbiano dovuto attendere tanto a lungo per diventare degni di attenzione, ed è ugualmente deplorevole che le pulsioni siano diventate tanto mal comprese. Solo ora siamo arrivati a renderci conto che noi siamo motivati dagli affetti. Quello che Freud realmente voleva dire per mezzo delle pulsioni era l'origine del determinismo psichico e, di conseguenza, della realtà psichica. La psicoanalisi era stata tanto a lungo prigioniera di una scienza lineare che non riusciva a ricordare le proprie origini non lineari. C'è voluto Bion e lo sviluppo di una scienza non lineare della complessità, del caos e dell'emergenza per comprendere una mente in cui affetti, azioni e verità fossero un tutt'uno, e c'è voluto Matte Blanco, il matematico- psicoanalista, per presentarci una visione unica degli affetti nell'inconscio e per introdurci all'origine del loro potere.

  Foto: W. R. Bion     

Nei tempi antichi la saggezza ricevuta riteneva che le emozioni risiedessero dentro il corpo. La concezione greca degli umori è un testamento di tale consapevolezza. Fu solo nell'età dei Lumi che la saggezza ricevuta mutò la provenienza delle emozioni (attribuendola) alla mente - insieme all'emergere del concetto di secondo sé, lo "straniero dentro di te", da cui prese origine remotamente la psicoanalisi. Posso solo brevemente fare riferimento ai testi dei Greci e fare allusione a quanto essi guardassero all'emozione al di là degli umori. Essi pensavano anche ad esse come a dei e/o a "demoni" che fatalmente, in modo soprannaturale ci possiedono.  Di fronte a me, mentre scrivo queste righe, ci sono il libro di E. R. Dodds "I greci e l'irrazionale", quello di Bennett Simon "Mind and Madness in Ancient Greece" e quello di W.B. Stanford (1983) "Greek Tragedy and the Emotions". Citerò Stanford:

Prima di considerare le emozioni presentate nella tragedia ed avvertite dall'uditorio bisognerebbe sottolineare che apparentemente esse erano molto più intensamente viscerali di quanto sia normale ai giorni nostri nelle latitudini più settentrionali. I tragediografi descrivono la più forte di esse, il dolore ed il terrore, come se fossero sentite nelle viscere, nel grembo, nel fegato, nel cuore, nel diaframma, nei polmoni o nella testa, come una pugnalata, o come una trafittura, o come un morso, o un fuoco, o un freddo gelido. Esse portano la gente a strapparsi le carni o i capelli (che si rizzano nell'emozione estrema ), a tremare e a rabbrividire, a cadere prostrati a terra, a diventare muti, o ad emettere gridi inarticolati in una voce stridula - oltre a piangere, a singhiozzare, a gemere e a lamentarsi ... (p. 21).

FREUD SULL'AFFETTO.

L'affetto che Freud studiò di più fu l'angoscia, anche se egli trattò anche della malinconia, del disgusto e della mania, ma solo nei termini delle loro implicazioni psicodinamiche. Di una certa importanza è stato il suo spostarsi dal  concetto di angoscia come un eccesso di libido ad uno in cui essa costituisce un meccanismo di segnale di allarme per allertare l'organismo del pericolo. Discusse anche delle "nevrosi attuali", nevrosi che erano caratterizzate da ansia "realistica" allo stato attuale. Al giorno d'oggi, si penserebbe ad esse come ai disturbi d'attacchi di panico. Ciò che fece Freud, conformemente alla sua formazione di neuroanatomico, fu di ricordarci che la nostra mente fosse inevitabilmente radicata nel corpo, seguendo le orme di Darwin che dichiarava: "L'uomo ancora porta nella sua struttura corporea la traccia indelebile della sua umile origine".

 

EMOZIONI E SENTIMENTI: I CONTRIBUTI DI DAMASIO

Sappiamo dai lavori di Damasio che gli affetti consistono di emozioni e sentimenti. La sua distinzione tra di loro è di importanza capitale. "Emozioni" letteralmente sono "e-mozioni" (muovere da) entro il corpo, mentre i sentimenti sono la loro controparte mentale. Compito della psicoanalisi è aiutare l'analizzando a "sentire" le proprie "emozioni". Le emozioni non sentite, cioè non accettate, formano il nucleo dei sintomi. Siamo recentemente divenuti familiari con entità come l'alessitimia e il disturbo di Asperger in cui il paziente non ha (o ne ha poca) consapevolezza delle proprie emozioni. Una delle cose che accompagnano questa difficoltà è l'assenza di empatia, un affetto che ci rende umani. Al giorno d'oggi la maggior parte degli analisti e degli psicoterapeuti trattano i pazienti che non sentono, che si rifiutano di sentire, o che sperimentano una sofferenza intollerabile quando sentono, comunque evitando di entrare in contatto con le proprie emozioni. Perciò, le emozioni e la loro controparte mentale, i sentimenti, costituiscono il principale contenuto della terapia e dell'analisi. Forse possiamo visualizzare gli affetti come il modo in cui un neurologo vede il funzionamento del sistema reticolare di attivazione, a cavallo della rete neuronale che media il flusso degli stimoli in entrata e attivanti e deattivanti il sistema nervoso centrale quando necessario. Quindi, gli affetti stanno a cavallo della totalità delle operazioni del nostro essere, fornendo i giudizi comunicativi ai quartieri alti del cervello-mente.

Nei suoi tre lavori principali, L'errore di Cartesio (1994), Il sentimento di ciò che accade (1999), e Cercando Spinoza (2003), Damasio ha colmato le lacune nella nostra concezione dell'intimità della relazione tra corpo e mente, prima di tutto, col recuperare l'importanza del corpo e delle sue rappresentazioni mentali come mappe in quanto base di riferimento per le emozioni; in secondo luogo, (col dire) che il sentimento è una componente integrale della razionalità; ed in terzo luogo, distinguendo le emozioni, che emergono all'interno del corpo, dai sentimenti, che lo fanno all'interno della mente, ed in quarto luogo, nell'assumere che "i livelli inferiori  nell'edificio neurale della razionalità sono gli stessi che regolano l'elaborazione delle emozioni e dei sentimenti, insieme alle funzioni somatiche necessarie per una sopravvivenza dell'organismo" (1994, p. XIII).

Nel seguito egli afferma: "A loro volta, questi livelli inferiori mantengono dirette e reciproche relazioni con potenzialmente ogni organo del corpo, quindi ponendo il corpo direttamente entro la catena di operazioni che generano le cime più alte del ragionamento, della capacità di prendere decisioni, e, per estensione, del comportamento sociale e della creatività. .. Gli ordini inferiori del nostro organismo sono nel circuito della elevata razionalità" (1994, p. XIII).

Cito questi esempi rappresentativi del lavoro di Damasio per dimostrare la natura del suo ragionamento. Mentre altri che scrivono sugli affetti li collegano con la teoria dell'attaccamento e con le recenti scoperte neurobiologiche in una modalità empirica, Damasio, a mio parere, presenta una prospettiva olistica, integrata. La sua concezione mi ricorda il concetto di vitalismo, un'idea che ci viene da Aristotele e si sviluppa con Leibniz.

 

E' il più vicino al mio pensiero. Se lo leggo correttamente, credo che egli suggerisca che quando parliamo di un'emozione, dobbiamo pensare in modo irriducibile a un "essere umano emozionale", un'entità  biopsicosociale indivisibile le cui cellule somatiche come anche la sua mente e la sua anima sono in modo indistinguibile coinvolte in ogni transazione di sentimento, pensiero, ed essere. Quindi, Descartes era in errore nel separare la mente dal corpo, mentre Spinoza era nel giusto nell'assumere che "L'oggetto dell'idea costituente la Mente umana è il Corpo" (in Damasio, 2003, p. 211).

A tal proposito mi chiedo se il dottor Damasio sarebbe andato un passo più oltre nella sua critica di Descartes ed avrebbe detto che la stessa differenza tra mente e corpo che ipotizzava Cartesio è una falsità. In altre parole, se possiamo  ipotizzare che il "mente-corpo" o il "corpo-mente" siano sempre indivisibili. Noi mortali siamo spinti a differenziarli per una semplificazione percettiva e concettuale, vale a dire per ragioni pratiche. Detto in altro modo, noi pensiamo a loro come a cose differenziate, ma lo sono?

Damasio (2003) afferma:

"Vorrei dire che... ciò che ha fatto meritare al sentimento il termine distinto di sentimento e lo rende differente da ogni altro pensiero, è stata la rappresentazione mentale di parti del corpo o dell'intero corpo come qualcosa di funzionante in un certo modo. Il sentimento, nel puro e stretto senso della parola, era l'idea del corpo che è in un certo modo... I suoi contenuti consistevano nel rappresentare un particolare stato del corpo... Sentimenti... emergono da ogni sistema di reazioni omeostatici, non  dalle emozioni vere e proprie. Essi traducono lo stato di vita in corso nel linguaggio della mente" (p. 85).

Continua ad affermare:

" La costruzione della realtà. Questa prospettiva ha importanti implicazioni per il modo in cui concepiamo il mondo che ci circonda. I 'patterns' neuronali e le corrispondenti immagini mentali degli oggetti e degli eventi esterni al cervello sono creazioni del cervello correlate alla realtà che suscita la loro creazione piuttosto che essere specchio passivo che riflette quella realtà... C'è un sistema di corrispondenze, che è stato raggiunto nella lunga storia dell'evoluzione, tra caratteristiche fisiche degli oggetti indipendenti da noi ed il menù delle possibili risposte dell'organismo" (pp. 199-200).

Ho trovato questo passaggio nel suo lavoro veramente profondo, e concordo in maniera profonda. In altre parole, non introiettiamo, noi ricreiamo dai colori di cui siamo geneticamente dotati il menù della nostra tavolozza innata. La fontana dell'empatia scaturisce fresca dentro di noi e simula i sentimenti e le emozioni dell'altro. In contributi molto recenti, Singer ed altri (2004) e Iacoboni (2004) hanno stabilito che ogni essere umano contiene dei centri cerebrali che supportano i sentimenti spontanei di empatia con gli altri. Essi concludono che noi simuliamo il dolore fisico o emozionale dell'altro da dentro la nostra immaginazione. Le implicazioni per la nostra concezione dell'identificazione proiettiva sono profonde.

Il collegare da parte di Damasio (1999) sentimenti ed emozioni con l'emergenza della coscienza è sia interessante che importante. Egli afferma:

"Potrei pensare che superare l'ostacolo del sé, che significa... capire le sue basi neuronali, potrebbe aiutarci a comprendere l'impatto biologico molto differente di tre distinti fenomeni, anche se strettamente correlati: un'emozione, il sentimento di quell'emozione, e il sapere che abbiamo un sentimento di quell'emozione (p. 8)".

E:

"... Il primo problema della coscienza è il modo in cui noi abbiamo un "film sul cervello", dato che ci rendiamo conto che... come il film ha tante tracce sensoriali così il nostro sistema nervoso ha tante porte d'ingresso sensoriali ... Il secondo problema della coscienza ... è il problema del modo in cui... il cervello genera un senso del sé nell'atto di conoscere... Oltre alle immagini sensoriali c'è anche l'altra presenza che sta a significare che tu, come osservatore delle cose raffigurate, sei il proprietario delle cose raffigurate, agente potenziale su quelle cose raffigurate... Proporrò che la forma più semplice di una tale presenza è anche un'immagine, in realtà il tipo di immagine che costituisce un sentimento. In tale prospettiva, la presenza del tu è il sentimento di ciò che accade quando il tuo essere è modificato dagli atti dell'apprendere qualcosa" (pp. 9-10).

Trovo queste idee illuminanti, utili, e profonde. Qui posso solo accennare ai nessi con le due teorie di Freud (1900) sulla coscienza, la prima per cui essa è l'organo di senso per la percezione delle qualità sensoriali, e la seconda per cui essa è l'organo di senso per la percezione delle qualità psichiche - ed anche con la teoria di Bion (1970) della coscienza come mediata dall'elaborazione da parte della funzione alfa degli elementi beta nella coscienza - analogamente alla nozione di Fonagy di mentalizzazione.

In seguito, darò un quadro sinottico dei rilevanti concetti trasformativi di Bion e li comparerò con quelli di Damasio. Per il momento fatemi ribadire quello che io credo sia l'ultimo punto: le emozioni emergono da e restano nel corpo. I sentimenti originano e restano nella mente e sono ortogonali alle emozioni. La via regia che va dall'emozione al sentimento non è la trasformazione ma l'induzione, ossia l'esperienza di un'emozione che induce un'impressione nella mente che le capacità trascendentali (innate) della mente simulano sotto forma di sentimenti.

SCHORE SULL'AFFETTO.

Il dottor Schore ci ricorda che ci stiamo ora approssimando allo "Zeitgeist" della "psicoanalisi neuroevolutiva". In particolare, da diligente recensore della vasta letteratura esistente sulle neuroscienze, sull'attaccamento e sullo sviluppo, e sulla continua ricerca in questi campi, egli è diventato uno straordinario costruttore di ponti tra queste discipline e la psicoanalisi e la psicoterapia. Lasciate che riassuma ciò che credo egli chieda come presa di coscienza a noi analisti e psicoterapeuti:

"L'emisfero cerebrale destro è il luogo della mente affettiva e dell'inconscio".

"L'inconscio, piuttosto che essere un calderone in ebollizione di pulsioni non addomesticate, è un coerente, implicito sé che è la sede degli affetti ed il generatore del significato emozionale".

"L'emisfero destro ospita un sistema implicito del sé".

"La regolazione inconscia del sé è al centro della psicoanalisi attuale".

"Le esperienze sociali precoci fanno scaturire i meccanismi neuronali implicati nella regolazione del sé".

"L'emisfero destro immagazzina le espressioni facciali, la prosodia, e la gestualità, le componenti dell'attaccamento".

Questi dati suggeriscono che l'immagine visiva del viso emotivamente (sentito come) positivo della madre che ama, così come l'"imprint" delle sue capacità di regolazione, sono inscritti nei circuiti della corteccia orbitofrontale destra del lattante.

"Il sistema del sé lateralizzato a destra è un sistema gerarchico a tre livelli con un nucleo  sviluppo di regolazione orbitofrontale-limbico che si sviluppa negli strati più esterni, uno più precoce che si sviluppa più all'interno di tipo cingulato-limbico, ed il più primitivo a svilupparsi (a livello dell') amigdala che si trova all'interno in posizione più profonda di tutti gli altri, come bambole russe inserite l'una nell'altra".

La psicoterapia funziona in quanto è "una relazione di attaccamento capace di regolare la neurofisiologia e di alterare la sottostante struttura neuronale".

SYLVAN TOMKINS SUGLI AFFETTI.

Lasciate che citi Lichtenberg (1983) su Tomkins:

"L'emozione, al contrario dei 'patterns' di risposta affettiva, può essere concettualizzata oppure no come un carattere della vita esperenziale del lattante nel primo anno di vita. Abbiamo visto che una serie di "patterns" di risposte affettive (osservabili come reazioni corporee con caratteristiche espressioni facciali) già esistono nel neonato. Il pianto alla nascita, la risposta di disagio da fame, la reazione di 'startle', il sorriso, e la capacità di espressione mimica facciale - sono tutte manifestazioni affettive presenti entro la prima settimana o i primi dieci giorni della vita extrauterina ... Ho già menzionato il punto di vista di Tomkins secondo cui queste manifestazioni indicano un separato sistema affettivo, in cui specifiche risposte affettive possono essere attivate sia in modo innato che come risultato dell'apprendimento. Tomkins identifica una serie di raggruppamenti affettivi-comportamentali riconoscibili dalle risposte muscolari: sorpresa-"startle", interesse-eccitamento, godimento-gioia, disagio-angoscia, rabbia-collera, paura-terrore, disprezzo-disgusto, e vergogna-umiliazione. Ogni affetto è concepito come controllato da un programma ereditato di attivazione neuronale, che a sua volta controlla non solo i muscoli facciali, ma anche le risposte vegetative, del flusso ematico, respiratorie e vocali.  Ogni affetto è capace di essere attivato in maniera innata o per apprendimento da uno stimolo a partenza da una pulsione, una percezione, un movimento, un pensiero, un ricordo, o un altro affetto... Tomkins considera che la funzione primaria dell'affetto è l'amplificazione della cura che segnala un'urgenza mediante il sentimento... gli affetti non sono di per sé motivazioni, ma possono essere il nucleo di una o tutte le motivazioni" (pp. 73-74).

La citazione sopra riportata è ricca di idee che meritano un'ulteriore discussione, ma vorrei sottolinearne solo due: (a) che gli affetti sono "patterns" ereditari, e (b) che la funzione primaria dell'affetto è l'amplificazione della cura che segnala un'urgenza grazie al sentimento. E' solo un passo per applicare a quest'ultima la nozione di Matte Blanco del "quantum" iniziale della matrice infinita da cui scaturiscono gli affetti, ed alla prima la concezione platonica di preconcezioni innate (Forme Ideali), l'idea kantiana di noumeno e di categorie primarie, il concetto di Jung di inconscio collettivo, e la nozione di Bion di preconcezioni innate, di "ricordi del futuro" e di "O". Menzionerò ora solo il nesso con Matte Blanco, che ci informa del fatto che, alla loro origine, gli affetti sono infiniti come "quantum", da qui il rischio che fanno presagire per quei soggetti, come gli psicotici ed i 'borderline', che non possiedono sistemi semiotici di contenimento al fine di diminuire la loro intensità per permettere la mentalizzazione e la riflessione. Quest'idea può essere correlata a quella di Tomkins sul bisogno per l'organismo di avere la capacità che l'"amplificazione di urgenza" venga sovrapposta a quei "patterns" di attivazione innati o acquisiti che chiamiamo affetti. Discuterò il bisogno della diminuzione di intensità degli affetti in seguito, quando farò riferimento ai contributi di Bion. In secondo luogo, suggerisco che Tomkins accenna al fatto che ci può essere un tale concetto sotto forma di fantasie inconsce innate o primarie - o miti - che sono modi di immagazzinare gli affetti. In altre parole, fantasie, miti e sogni mediano le emozioni in modo da renderle sicure per noi nello sperimentarle e nel sentirle.

IL MODELLO DI BION DEGLI AFFETTI.

Bion rivisita la concezione di Freud dell'inconscio assumendo che le "evoluzioni di O", che spiegherò immediatamente, costituiscano la principale forza interna all'inconscio, e non le pulsioni libidiche o di morte o aggressive. O è ineffabile. Esso rappresenta l'Assoluta Verità sulla Realtà Ultima, l'infinito, i sistemi infiniti, il caos, i noumeni, le cose-in-sé, le preconcezioni innate ("i pensieri senza un pensatore", i "ricordi del futuro"), la circostanza pura, o la vita come è prima di codificarla. "Evoluzione" significa che essa sta sempre accadendo dentro di noi e fuori di noi e che è inesorabilmente ed inevitabilmente con noi. Dato che la O in evoluzione interseca o urta la nostra frontiera emozionale (qui dò una raffigurazione della frontiera emozionale sotto forma di sentinelle o di antenne soggettive), essa crea una intaccatura che viene emotivamente sentita nel modo in cui Bion (1962) definisce un "elemento beta", il quale "tocca il soggetto, ma in ciò che ancora è non-mentale". In un altro lavoro interpreto il nostro incontro con le evoluzioni di O come attività della nostra "pulsione di verità", "la vera forza irrompente del nostro inconscio".

Il lattante sperimenta questa intaccatura creata dalla O in evoluzione, se stimolato dalla fame o dallo squilibrio all'interno del 'milieu' interiore oppure dall'ansia per l'estraneo o da qualcosa di simile dall'esterno, e lo comunica (da spiegare in seguito) alla madre che, in stato di "reverie", impiega la propria funzione alfa, che è il suo processo del "sognare" o del "divenire" (da spiegare in seguito) in cui ella intercetta, contiene, elabora, e diffrange l'"input" del lattante in un autentico spettro di colori di significati emozionali. Esso è allora rimandato al lattante in una forma o in un'altra come informazione emozionale utile su se stesso perché egli possa sentire se stesso oppure perché delle azioni correttive vengano prese dalla madre a suo favore. L'analista o lo psicoterapeuta svolge una simile funzione. Questa è la versione di Bion della sintonizzazione emozionale.

Una volta che la funzione alfa "digerisce" (elabora) gli elementi beta, emergono gli "elementi alfa" che sono mentalizzabili ed adattabili per la digestione mentale1. Gli elementi beta rappresentavano l'iniziale proto-emozione non mentale, e gli elementi alfa, l'autentica emozione iniziale mentalizzata. Una volta tradotta in elementi alfa, quest'ultima diviene elementi del sogno, memoria, pensieri che possono essere sentiti mediante sentimenti, e blocchi da costruzione per la barriera di contatto, un'estensione della funzione alfa, che mantiene il limite tra l'inconscio e la coscienza. Nel corso della trasduzione di O da beta- ad alfa-elementi, la funzione-alfa deve sognare, cioè creare immagini di fantasia (nella colonna C della griglia di Bion) per agire come necessari intermediari, filtri o lenti, se volete, permettendo all'individuo umano la tolleranza.

Bion afferma che la madre deve sognare le emozioni del suo bimbo e l'analista deve sognare la seduta analitica. Ciò che egli sembra voler dire è che la madre deve convertire lo stimolo ineffabile, infinito, e perciò intollerabile in un frattale tollerabile della sua fonte ineffabile. Quando guardiamo il sole per vedere un'eclissi solare, proteggiamo i nostri occhi con un filtro scuro. Il sognare o il fantasticare costituiscono quel filtro, il cui prodotto è un sogno, una fantasia, o l'immagine di O. Il passo successivo è raramente intrapreso senza l'analisi, (è) quello della distruzione dell'immagine (guardare "attraverso un vetro al buio") così da vedere ora "faccia a faccia".  "O, in quanto elemento beta, è convertito in una fantasia-sogno emozionale a tipo elemento alfa nell'ambito della posizione schizo -paranoide a partire dai vertici di "L" e "H" (amore - Love e odio - Hate) e quindi in conoscenza emozionale ("K") nell'ambito della posizione depressiva. In altre parole, sembra esserci un ciclo che comincia con O, continua attraverso elementi beta e quindi elementi alfa, che divengono "K", conoscenza emozionale su se stesso, che allora è sottoposta ad una trasformazione in O dove K, conoscenza (knowledge), porta alla saggezza oltre la conoscenza nella posizione trascendente. In altre parole, l'iniziale O indifferente subisce una trasformazione in O personale soggettiva, che rappresenta la definitiva trasformazione dei sentimenti di qualcuno circa le proprie emozioni. Il risultato dell'essere capace di sentire le proprie emozioni, di essere stato in grado di condurre il ciclo delle trasformazioni da O impersonale a O personale, gli permette di ereditare (la capacità) di divenire un sé sempre evoluto ed in evoluzione, che ora ha il privilegio di esser "diventato O", simile ad un mistico, uno che sente senza dover conoscere il nome dell'emozione.

L'ESSENZA DEL PENSARE SULLE EMOZIONI PER BION.

Vorrei ora riassumere ciò che credo sia la quintessenza del messaggio di Bion, il filo di Arianna che dà coesione a tutto il suo lavoro. Quando Bion riflettette su O e concepì il mistico come colui che doveva "diventare" O - senza ricorrere alla memoria, al desiderio, alla comprensione, o alle icone ed ai simboli della conoscenza quotidiana, egli stava contemplando l'uomo infinito, l'immanente "divinità" che tiene a riposo dentro di noi  ciò che dobbiamo, attraverso le nostre trasformazioni e la nostra trascendenza, incarnare, divenire. La "divinità", il nostro sé infinito deve integrarsi con il nostro comune, ordinario povero sé. La "divinità" rappresenta l'infinita saggezza di O, ma in modo più importante è la fonte di ogni emozione. La "divinità", in altre parole, è il nostro sé emozionale ultimo che pazientemente attende il nostro sentire se stessi. Il compito dell'essere umano è di tradurre l'impersonale O in O personale mediante il "divenire" O. Paradossalmente, quando si diventa O personale, non si prende più O personalmente. Continuerò questo tema quando discuterò dei contributi di Matte Blanco.

MATTE BLANCO SUGLI AFFETTI.

Ora, infine, Matte Blanco. Un mio analizzando una volta affermò con umorismo "Le mie ansietà sono più grandi di Io!". Quando disse questo, dapprima pensai al concetto di Hanna Segal di "equazione simbolica", quindi al concetto di Bion della qualità e quantità di O che informa tutte le emozioni, ed infine al concetto di Matte Blanco (1975, 1981, 1988) di bi-logica, di simmetria e di natura infinita dell'inconscio. Matte Blanco (1988) afferma ciò che segue riguardo agli affetti ed all'emozione:

"Sembra che più forte è un'emozione, più chiaramente essa contiene infinite esperienze" (p. 40).

Ognuno può esaminare da se stesso le esperienze di altre emozioni estreme, come l'odio, la rabbia, la paura, e l'afflizione. Pensiamo che con l'introspezione  ognuno vedrà rapidamente come queste emozioni possano irradiarsi a tal punto che tutte le cosa concepibili possono venir infuse con le emozioni. Coniando una parola, si tratta dell'"infinitizzazione" (pp. 40-41).

Se ciò prova che  ogni sentimento, anche se taciuto,   contiene tali estremi come nuclei, ma li ha contenuti mettendo loro in relazione ad altri sentimenti ed idee, allora possiamo concludere come segue: tutti gli affetti contengono elementi di infinito. A sua volta ciò significa che tutti gli affetti contengono simmetrizzazione di pensiero (p. 41).

Ho messo in evidenza la similitudine tra l'inconscio e le emozioni. Un' ulteriore riflessione ci porta alla consapevolezza che alcuni aspetti psicologici delle emozioni sono, come l'inconscio, strutture bi-logiche (p. 62).

Il concetto dell'infinito è l'espressione degli sforzi disperati della modalità eterogenica e della sua logica di cercare di comprendere l'indivisibile (p. 96).

Le cinque caratteristiche dell'Inconscio per Freud sono:

(a) L'assenza di mutua contraddizione e negazione.

(b) Lo spostamento.

(c) La condensazione.

(d) L'assenza del tempo.

(e) La sostituzione della realtà esterna con quella interna.

Il Principio di Simmetria di Matte Blanco ipotizza che se A agisce su B, allora B agisce su A. Il Principio di Simmetria, che prevale nell'inconscio, inverte tutte le distinzioni nel tempo, nello spazio e nella causalità che caratterizzano il pensiero classico aristotelico (bivalente).

Tempo, spazio e distinzione collassano in una definitiva indivisibilità. Matte Blanco suggerisce che in realtà la logica simmetrica entra in un'opposizione binaria con la logica asimmetrica in una struttura nota come "bi-logica" e ciò accade per gradi decrescenti tra di loro, con l'egemonia in favore della simmetria, man mano che si scende dal livello della coscienza alle profondità dell'inconscio. Egli definisce cinque diversi livelli, ma essi possono anche sembrare come infiniti nell'impercettibilità dei loro mutamenti. Matte Blanco crede che i suoi concetti di simmetria e di bi-logica si applichino specialmente alle emozioni ed arriva ad affermare che le emozioni sono strutture bi-logiche che sono intimamente legate e soffuse con l'infinito.

RICONCILIAZIONE.

Se Matte Blanco è nel giusto nel dire che l'inconscio è dominato da una forma negativa di logica che sta in opposizione alla nostra logica cosciente, quale può essere il fine adattativo di ciò? Mi capitò mentre stavo leggendo Matte Blanco di pensare che le emozioni sono l'inconscio - oppure che esse sono sentite come estensioni o pseudopodi di esso. Mi è anche capitato di pensare che noi umani costituiamo una struttura di opposizione binaria, molto simile alla bi-logica ed alla logica bivalente. In altre parole, abbiamo sempre bisogno di essere in contatto con le  nostre basi di assoluta indivisibilità, laddove noi scompariamo nella matrice dell'universale singolarità da quando siamo stati accolti nell'utero materno.  Una volta scrissi un articolo in cui definii gli strati delle esperienze dello spazio psichico e creai la nozione per cui il feto, essendo circondato da un fossato pieno d'acqua in cui ogni urto esterno verrebbe ugualmente avvertito per tutto il suo corpo, è collocato nella dimensione zero dello spazio psichico caratterizzata dall'infinito e dalla totale simmetria.

Fu questo articolo che mi permise di presentarmi personalmente a Matte Blanco in una corrispondenza epistolare durata molti anni. Un altro aspetto di queste basi è il nostro confrontarci con la simultaneità degli opposti e con l'assenza della negazione o della contraddizione riguardo a loro. Tali opposti fanno presagire al nostro futuro accesso alla separazione asimmetrica,  ma per il momento gli opposti restano non-opposti, come se fossero congelati. Essi sono a riposo nei meridiani della loro unità, O. Possiamo ora vedere come Freud fosse davvero nel giusto quando descriveva l'inconscio come un "calderone ribollente" ma non a causa delle pulsioni libidiche o di morte. E'  ribollente ma forse non un calderone poiché esso è infinito e simmetrico - senza confini - ribollente con O, con gli elementi beta, con gli oggetti che li contengono, e con i sistemi infiniti di ogni entità. L'inconscio ribolle tra l'infinito ed il caos dell'Assoluta Verità riguardo alla Realtà Ultima che esiste nella dimensione zero dello spazio psichico.

Oggi penso che noi dobbiamo consultare l'inconscio per fondare noi stessi nel nostro altro, nel nostro ignoto e nel nostro inconoscibile, essendo il feto, la "divinità" il nostro ultimo sé emozionale al fine di divenire emotivamente calibrati come esseri senzienti. Forse questo è l'ultimo scopo del sogno, la promessa di un "pit-stop" nell'eternità in modo che noi possiamo ritornare alle pene ed alle gioie delle nostre avventure asimmetriche con speranza.

Lasciatemi ora mettere a fuoco questo tema. L'uomo è destinato alla simmetria partendo dal suo soggiorno nell'asimmetria del crollo emotivo ed egli viene tirato in modo regressivo indietro e in basso nel dominio simmetrico poiché la simmetria consente la non-differenziazione, il non-confronto con la politica emozionale della differenza. Noi ci lecchiamo le ferite e guariamo nella simmetria al fine di essere preparati a far fronte ad un altro giorno nell'asimmetria. Questo concetto inevitabilmente emerge quando si legge la formulazione di Matte Blanco riguardante i cinque strati delle relazioni  simmetriche-asimmetriche, in cui la presenza della psicopatologia è positivamente correlata con la discesa dalle relazioni asimmetriche alle simmetriche, ed in ultimo al punto dell'assoluta indivisibilità. Forse in termini più clinici possiamo dire che la simmetria si può correlare con il legame e con l'attaccamento, mentre l'asimmetria con lo svezzamento e con la differenziazione. Uno scarso legame ed attaccamento non fa ben augurare per la differenziazione e sostiene la regressione. La simmetria è il fattore emozionale che, come la doppia elica ed il caduceo, si attorciglia su se stessa intorno al pensiero asimmetrico per dargli in prestito sostanza, dimensione ed infinita coerenza. Essa tramuta i libri normali che leggiamo nell'infinitamente in espansione "Libro di sabbia" di Borges, e le nostre consuete librerie nella sua "Libreria di Babele". In altre parole la flessibilità della struttura bi-logica dell'inconscio consente a che le radici della nostra coscienza asimmetrica si estendano all'infinito in maniera da ancorarci in un'abbondanza di associazioni, così come ci viene ricordato di notte nei sogni. L'infinito del nostro inconscio e la sua connessione con l'assoluta indivisibiltà costituisce la silenziosa funzione riequilibatrice e rassicurante del nostro essere-in-questo-modo , ossia il bisogno di intraprendere degli occasionali pellegrinaggi regressivi verso di essi.

Sia Freud che Matte Blanco sottolineano che l'inconscio è caratterizzato dalla mutua presenza degli opposti senza contraddizione o negazione. Una volta che uno di questi elementi, ad es. un'emozione, diviene cosciente, esso automaticamente nega il suo opposto, cioé il sentimento di amore verrebbe a negare l'odio (e l'indifferenza). Dall'altra parte, l'odio definisce l'amore. In altre parole, gli opposti sono opposti binari; essi appartengono alla stessa classe in maniera isomorfica all'interno dell'inconscio , ma sono destinati ad opporsi (non ad entrare in conflitto) l'uno con l'altro perché si definiscano l'uno con l'altro. Forse possiamo ora comprendere uno dei motivi dell'identificazione proiettiva - proiettare se stesso in modo concorde, simmetrico dentro l'oggetto differenziato (asimmetrico) per renderlo simmetrico.

Ho promesso di mettere a fuoco il tema del contributo di Matte Blanco al Principio di Simmetria e  la sua significativa interrelazione con il concetto di Bion di O - riguardo al fenomeno delle emozioni. O ha due facce. E' sia lo stimolo sensoriale, la stessa vita mentale esterna o interna, che produce una reazione emozionale come un elemento beta sulla frontiera emotiva ricevente dell'individuo sia l'innato "hardware formattante" che si trova ad elaborarlo. Bion chiama quest'ultimo pre-concezioni innate o "memorie del futuro" ( le Forme Ideali di Platone) e noumeni di Kant o cose-in-sé e categorie primarie. O corrisponde all'infinito (sistemi infiniti di tutte le categorie) ed alla totale simmetria, alla Assoluta Indivisibilità di Matte Blanco. Sto qui aggiungendo un'entità che credo Matte Blanco abbia omesso: l'"Assoluta Divisibilità" o "Asimmetria". In altre parole, negli aspetti più profondi dell'inconscio, proprio come esiste Dio e il Non Dio, gli opposti binari, esiste l'assoluta indivisibilità e l'assoluta divisibilità. Nella Kabbala di Luria, l'ultima opposizione binaria viene espressa come "Keter Ayn Sof" ("tutto e nulla").

In che modo tutto questo interessa le emozioni? Quando per la prima volta esperiamo l'impatto di O sulla nostra frontiera emozionale come un elemento beta, il nostro organo di senso della "coscienza inconscia", che monitorizza il mondo interno, lo incontra a metà strada ed attribuisce le sue pre-concezioni innate ed acquisite ad esso per 'formattarlo'. La prima valutazione di questo stimolo entrante consiste nel fatto che tutto potrebbe essere divisibile (nessuna coerenza) e indivisibile (ogni cosa è ogni cosa, cioé ogni cosa è solo coerente), vale a dire, l'infinito con il primo ed il caos con il secondo.   Quindi, l'impronta del nostro incipiente stimolo emozionale cade su due frontiere terribili, l'infinito ed il caos. Vediamo questo clinicamente negli psicotici, nei borderline ed in altri disturbi mentali primordiali. Queste reazioni rappresentano la polarizzazione, rispettivamente,  tra lo spostamento e la condensazione.

In termini di psicologia dell'io questi pazienti soffrono nel subire "proto-emozioni" non neutralizzate (non trasformabili), emozioni incipienti che non hanno già o non possono mai subire un "cambio di funzione" con la neutralizzazione (dell'aggressività e della libido) per divenire "rappresentazioni di affetti" nel mondo simbolico rappresentazionale. Il paziente, che può legare i propri proto-affetti o la propria ansietà rispetto ad essi, li  esperisce  in modo caotico ed infinito. Ricordo il paziente che una volta mi disse "Le mie paure sono più grandi di me!". Un altro paziente esclamò "Ho dentro di me un urlo senza fine!".

Dalla prospettiva di Bion la funzione alfa ed il sognare o il fantasticare trasformano gli elementi beta di O in sogni e fantasie prima di venire trasformati dalla funzione alfa e prima dell'applicazione dei vertici L, H e K (pulsioni impiegate come categorizzazioni emozionali) in pensieri conoscibili, rinforzo della barriera di contatto ed azioni correttive. In altri termini, le proto-emozioni possono essere assimilate alle "equazioni simboliche" della Segal (1957, 1981). Allo stadio di proto-emozione l'aspetto infantile della personalità è ciclopico, cioè, contraddistinto ed esperito come onnipotente ed assoluto.

IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA, EMOZIONI E SIMMETRIA

Limiti di spazio e tempo mi costringono solo ad accennare ad un vasto ed affascinante tema, la relazione tra identificazione proiettiva come veicolo  elementare di comunicazione tra aspetti del sé in una persona, tra la transidentificazione proiettiva come veicolo in due o più individui, ed il loro ruolo nel produrre simmetria. Se il paziente A odia l'analista B, allora, secondo le leggi del pensiero simmetrico, l'analista B automaticamente odia l'analizzando A - ma questo è esattamente ciò che noi ci aspettiamo di credere dell'analizzando A quando egli impiega l'identificazione proiettiva per proiettare il suo odio nella sua immagine dell'analista B. Quindi, l'identificazione proiettiva è l'agente, secondo Matte Blanco, del modo omogenico di produrre una visione del mondo cosmogonica, simmetrica, che costituisce una visione più primitiva in quanto regressione dal modo eterogenico, dal mondo delle differenze asimmetriche.

VERITA' EMOZIONALE E SENTIMENTI COME FUNZIONE DELL'ISTINTO DI VERITA'.

Il filo di Arianna che sembra percorrere l'intera opera di Bion è la ricerca della verità e la trasformazione della Verità Assoluta riguardo alla Realtà Ultima in una verità tollerabile, ed i contributi di Matte Blanco hanno creato l'architrave matematica per l'origine e l'evoluzione della verità delle nostre emozioni.

In due miei recenti contributi ho ipotizzato che Bion abbia accennato ad un istinto o pulsione di verità e che la verità a cui egli si riferiva era sempre una verità emozionale.  La verità, egli spesso diceva, non richiede un pensatore, solo le bugie e le falsità lo richiedono. Se usiamo la funzione alfa per trasformare la Verità Assoluta in verità tollerabili attraverso i sogni, le fantasie ed i pensieri, non ci dobbiamo fermare là. Dobbiamo permettere a noi stessi di procedere alla stazione successiva della nostra missione, dobbiamo progredire nello spogliarci delle nostre icone difensive delle immagini di pensiero in modo che possiamo raggiungere la posizione trascendente.

COS'E' UN'EMOZIONE?

Ora siamo preparati ad azzardare una risposta a questa troppo infrequente domanda. Un'emozione è un saggio di verità emozionale che è avvolto nell'involucro o nel contenitore del mito, del sogno o della fantasia ("funzione alfa") - allo stesso modo in cui i neuroni sono avvolti nella mielina - in modo da consentire la trasformazione della verità da quella Assoluta impersonale ed infinita riguardante l'Ultima Realtà simmetrica ed asimmetrica del momento a quella finita e personale, dall'"elemento beta" a quello "alfa" per "avvolgere le nostre menti",  per accettare i nostri sentimenti su di essa, e per  "diventare" essa in quanto nostra verità emozionale - in modo che possiamo evolvere ed "imparare dall'esperienza" con quella verità.

EPILOGO

Ogni emozione è un inviato della verità. Ogni sentimento è la realizzazione della verità. Dobbiamo imparare a diventare tolleranti nei nostri riguardi dato che occasionalmente cadiamo dai margini della strada nei burroni dell'errore e della meschinità mentre saliamo il lato  Nord della Verità. Quindi dobbiamo rialzarci e continuare la scalata. Dobbiamo avere fede che lo sforzo ha un valore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Note dell'autore:

(1) Si ricorda qui che i cambiavalute negli antichi templi ebraici cambiavano il denaro sacro in quello secolare per comprare agnelli per la macellazione rituale.

 

 

 

 

 

 

.

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

Copyright - Ce.Psi.Di. - Rivista "FRENIS ZERO" All right reserved 2004-2005-2006