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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della negazione

Numero 15, anno VIII, gennaio 2011

 

 

     "IN SITUAZIONI ESTREME: L'IO TRA STORIA E INCONSCIO"

 

 

 di Nicole Janigro

 


Questo testo è una rielaborazione da parte dell'autrice del suo intervento al convegno internazionale "Id-entità mediterranee.Psicoanalisi e luoghi della negazione"(Lecce, 30 ottobre 2010). Esso  verrà ulteriormente elaborato e pubblicato in un prossimo libro delle Edizioni Frenis Zero intitolato "Psicoanalisi e luoghi della negazione".

            

 

 

  

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

A nove mesi la frattura

                                                                               la sostituzione il cambio di madre.

                                                                               Oggi ogni volto ogni affetto

                                                                               le sembrano copie cerca l’originale

                                                                               in ogni cassetto affannosamente.

                                                                               Vivian Lamarque, A nove mesi

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EDIZIONI FRENIS ZERO

"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 30,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-0-4

Anno/Year: 2008

Prezzo/Price: € 18,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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Avanzano un po’ strani, in esitazione tra incertezza e impertinenza, sono giovani che paiono bambini o quasi vecchi, e sarà un gesto, un particolare della persona o del vestiario a recare l’indizio della loro particolarità. Inviati dai genitori, gli psicologi li conoscono già e si chiedono se l’ennesima estranea li conquisterà. Al telefono si presentano con il cognome, rimandano finché possono la dichiarazione del nome proprio, lo sussurrano e lo storpiano perché sanno che li tradirà: svelerà il segreto della loro identità ibrida. Infatti i cognomi sono sempre  italiani, mentre i nomi sono russi e indiani, eritrei e ucraini – parlano di fiori e piante, luoghi e santi che chi li porta forse mai conoscerà. I figli adottati arrivano dall’altro mondo, si portano addosso il trauma originario, avventure e torture, situazioni storiche e località geografiche che devono essere narrate per poter essere credute da chi in prima persona, ma infante, le ha già vissute. 

L’esperienza di adozione, una novità storica numericamente sempre più significativa, rappresenta vissuti (quasi sempre) estremi che portano nella stanza d’analisi un individuo del nostro mondo glocal che ha un documento solo ma è in possesso di almeno due identità. Sono stranieritaliani che non hanno mai voglia di spiegare i come e i perché, così hanno pronto un breve racconto (in più versioni) per smorzare, insieme, la compassione e la curiosità. 

Nonostante i vissuti d’angoscia che l’incontro con giovani adulti adottati e con genitori che hanno fatto la scelta di un’adozione internazionale inducono nel terapeuta, mi sono accorta di lavorare con grande passione a questi casi. E, con un certo stupore, mi sono accorta anche che non li percepivo come difficili, nel senso che avevo l’impressione di qualcosa a me familiare, tanto da avere abbastanza chiara una griglia teorica che mi permetteva di collocare il materiale che man mano emergeva. Per un certo periodo mi sono detta che probabilmente questo aveva a che fare con gli elementi della mia storia personale. Adottata non sono stata, ma l’esperienza dello sradicamento da un luogo a un altro, il passaggio dalla lingua madre alla lingua matrigna e l’elaborazione che nei decenni mi ha accompagnato, poteva forse spiegare la naturalezza con la quale entravo in contatto.

Nel corso degli anni sono stata colpita però da quante fossero le  similitudini di funzionamento di questi mondi mentali con quelli di persone che hanno subito traumi gravi in tempo di guerra (che avevo studiato e anche incontrato durante l’attività giornalistica e il lavoro di formazione in ex Jugoslavia). In entrambe le situazioni si tratta di  vittime, vittime che provano vergogna per quanto loro è avvenuto, vittime che hanno attraversato il territorio dell’ambiguità che li unisce al carnefice ( penso naturalmente all’esperienza negli orfanatrofi), vittime che possono rimanere attaccate per l’esistenza intera alla potenza della loro narrazione – che legittima ogni futuro patatrac.

 

Ecco un elenco veloce di punti che meritano naturalmente una riflessione ben più approfondita.

Fiducia. L’evento bellico produce eventi diversamente traumatici che colpiscono il singolo e la collettività di appartenenza. Se si è stati lungamente imprigionati/torturati l’altro (un terapeuta o figure simili) che accoglie è una figura di straniero che ancora non conosce quello di cui gli umani sono capaci ma in quel momento rappresenta tutta l’umanità. Il suo stare sulla soglia  – la sua non appartenenza né al mondo dei cattivi né a quello dei buoni -  rende possibile il racconto di quanto è avvenuto. 

Riuscire a fidarsi, per chi è stato abbandonato precoce, per chi possiede storie che non hanno seguito il copione della normalità, è una fatica che si ripete per tutta la vita. Esasperanti spostamenti di orario, richieste di extra (telefonate), sparizioni improvvise servono a verificare la tenuta del terapeuta setting. 

Cesura. I percorsi di vita dell’individuo adottato sono segnati da molteplici interruzioni della continuità. Sono mutate le persone e i luoghi,  le lingue e il paesaggio: il nuovo è l’annuncio di un’incertezza che spaventa. La vita di prima non è in relazione con la vita del dopo, è il soggetto sradicato che deve tenere il filo della sua storia. Il buco delle origini rende instabili, l’ignoto è qualcosa che sovrasta, la paura del crollo un desiderio di catastrofe in grado di mettere fine al perenne senso di minaccia.  

Memorie. Sono memorie perdute quelle delle origini, cancellate nel transito da un mondo all’altro, svanite insieme allo shock di episodi violenti. Sono memorie confuse, che chiedono di ritrovare una cronologia, sono memorie sconosciute ma amatissime – tenute a distanza dal timore di ritrovarvi l’orrore. Sono memorie implicite, conservate nel corpo, sono odori, parole sconosciute che emergono nei sogni, flash visivi che arrivano insieme all’uso di sostanze.  Il passato è una terra straniera che nel “qui e ora” della seduta si può iniziare a esplorare insieme con meno terrore.

Transcultura. Se ogni incontro analitico è, anche, il confronto tra culture e tradizioni diverse, il terapeuta rappresenta il mondo presente, ma anche la possibilità di essere la figura capace di svolgere un ruolo di mediazione culturale tra i genitori biologici e quelli acquisiti, tra il primo e il secondo mondo. Per le storie di adozione può aiutare un film, un libro, la propria capacità di immaginazione.

Localizzazione. Per gli scampati è essenziale dare sepoltura ai propri defunti, riuscire a separare se stessi, vivi, dai propri morti. Per chi è sopravvissuto all’abbandono originario, a numerosi cambi residenziali,  è importante localizzare. Per ritrovare il luogo geografico di provenienza, l’istituto, per ricostruire il viaggio, a volte transcontinentale. Ogni cambiamento legato all’ambiente coincide con pezzi di identità, la perdita dell’ambiente non umano familiare produce smottamento psichico – e qui la separazione dalla madre coincide con la separazione dall’ambiente madre.  Il ricordo può diventare quel luogo che non c’è più. La stanza d’analisi può essere quel luogo linguistico dove una traduzione avviene continuamente, il “lessico famigliare” della coppia analitica quella nuova lingua che permette la ricerca dei nessi tra significante e significato, tra storia e memoria, tra il prima e il dopo.

Rinascita. E’ la parola magica, che commuove ed emoziona. Significa che una nascita c’è stata, che nascere di nuovo è possibile. Che il trauma è stato integrato nella storia di vita, nella storia di famiglia. Senza perdere la mente.

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 
 
 
 
   

 

 

 

 

 

 

   

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
 

 

   
   
 

 

   
   
   
 

 

   
   
   
   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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