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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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 Frenis Zero  Publisher

       LA PAURA DELL'ALTRO NON PUO' DIVENTARE UNA POLITICA!

 

 

 

 di Marie Rose Moro

 



Questo articolo  è stato pubblicato originariamente nella rivista "L'Autre. Cliniques, Cultures et Societés" nel 2006. Si ringrazia l'autrice per avere gentilmente accordato il permesso alla traduzione in italiano su Frenis Zero che è opera di Giuseppe Leo.

Nata in Spagna, arriva in Francia in tenera età. Dopo gli studi a Nancy, si laurea in Medicina a Parigi. E' psichiatra dell'età evolutiva e psicoanalista della "Société Psychanalytique de Paris" (appartenente all'IPA, Associazione Psicoanalitica Internazionale). Ha appreso la psichiatria del bambino piccolo da Serge Lebovici, mentre per l'etnopsichiatria riconosce il suo debito verso Tobie Nathan. Le sue ricerche l'hanno condotta a teorizzare la vulnerabilità ed i bisogni specifici dei figli dei migranti: esse sono confluite nella realizzazione di un'unità di cure transculturali nel 1987, la prima nel suo genere. Nel 2008 ha ampliato tale dispositivo transculturale ai quartieri centrali di Parigi, creando un servizio di consultazione per bambini e famiglie di migranti ed un altro per bambini provenienti dalle adozioni internazionali (presso la "Maison des adolescents de Cochin"). In questi servizi la lingua e la cultura dei pazienti, quelle dei terapeuti e la differenza culturale sono utilizzati per curare. I suoi lavori concernono le forze e le vulnerabilità dei figli dei migranti, i dispositivi terapeutici, i "meticciati", il bilinguismo e il trauma psichico nei suoi aspetti transculturali. 

E' attualmente professore di Psichiatria del bambino e dell'adolescente all'Università "Descartes" di Parigi. Dirige la "Maison des adolescents de Cochin" (Parigi), nonché Direttore del Servizio di Psichiatria del bambino e dell'adolescente all'ospedale "Avicenne" a Bobigny (Parigi). Dirige un gruppo di ricerca transculturale presso l'"Unité INSERM 669", ed è psichiatra nella ONG "Médecins sans Frontières" con cui ha viaggiato in diversi continenti. E' fondatrice e direttrice scientifica della rivista "L'Autre. Cliniques, Cultures et Societés" ( http://www.revuelautre.com ); è presidente e fondatrice dell'Associazione Internazionale di Etnopsicoanalisi ( www.clinique-transculturelle.org ). E' stata insignita della Legione d'Onore nel 2008.

 

            L'accettazione in modo franco delle differenze, senza che la differenza dell'immigrato sia 

da ascrivere ad un qualsiasi comunitarismo, ... riuscire a porsi in questo punto di equilibrio

sarebbe vivere realmente una delle bellezze del mondo, senza però con questo

perdere di vista i paesaggi dei suoi orrori.

Edmond Glissant e Patrice Chamoiseau  

 

 

  

   

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

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Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 248

ISBN:978-88-97479-05-5

Prezzo/Price: € 29,00

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Resnik, S. et al.  (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica" 

Writings by:A. Ambrosini, A. Bimbi,  M. Ferri,               G. Gabbriellini,  A. Luperini, S. Resnik,                      S. Rodighiero,  R. Tancredi,  A. Taquini Resnik,       G. Trippi

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della Psicoanalisi

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 156

ISBN:978-88-97479-04-8 

Prezzo/Price: € 37,00

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Silvio G. Cusin, "Sessualità e conoscenza" 

A cura di/Edited by:  A. Cusin & G. Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 476

ISBN:  978-88-97479-03-1

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura di G. Leo e G. Riefolo (Editors)

 

A cura di/Edited by:  G. Leo & G. Riefolo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 426

ISBN: 978-88-903710-9-7

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor) 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

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Anno/Year: 2010

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

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Anno/Year: 2011

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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 Siamo inquieti, noi che siamo gli attori in campo in contatto con le famiglie immigrate e coi loro figli. Constatiamo che la paura dell'altro diventa una politica in Francia e forse persino in Europa e noi lo denunciamo con forza e determinazione. L'abbiamo fatto con la stampa1, nei media in generale, sul campo. Bisogna dire, gridare, pensare, resistere, dato che i tempi sono difficili ma la storia ci mostra che la paura dell'altro è cattiva consigliera e che provoca in chi la subisca danni e tracce profonde.

Partiamo da come il progetto di legge sull'immigrazione proposto dal governo venga percepito nelle consultazioni transculturali alll'ospedale "Avicennne"2 nella "banlieue" parigina. Cosa si osserva all'ospedale? I pazienti sono inquieti. Hanno il sentimento che la questione delle cure sia compromessa, che l'ospedale non sia più un luogo sicuro per loro. Degli appuntamenti vengono annullati da persone che si sentono minacciate, in particolare dai rifugiati o da coloro che sono in attesa di un permesso di soggiorno. Sale un'angoscia, persino negli immigrati che non sono interessati dal progetto di legge poiché hanno già il permesso di soggiorno, un lavoro, un'abitazione. Si osserva una radicalizzazione di ogni posizione. Quando ci si sente minacciati nella propria identità, ci si rannicchia. Nessuno si può integrare in una società inospitale. Ora, questo progetto di legge è fondato sull'inospitalità3. L'altro è percepito come un pericolo a priori, e deve immediatamente, e come per magia, abradere tutte le sue differenze, assomigliare a colui che l'ha accolto. Si esige che egli paghi dei pegni per il suo amore per la Francia, che arrivi, ancor prima di viverci, a padroneggiarne la lingua! Si sa bene che l'accoglienza degli immigrati ponga questioni giuridiche e sociali, ma anche simboliche ed immaginarie. Quando un politico brandisce uno slogan, produce degli effetti nella realtà. Gli stranieri non si integrano più, ci si rammarica. Credo soprattutto che non  si diano più i mezzi per integrare gli immigrati e per dar posto ai loro figli, per paura di venire da loro trasformati. Dato che l'ospitalità è sempre una condivisione come lo testimonia il doppio senso di "ospite". Oggi si sono riunite tutte le condizioni perché non ci sia né incontro, né scambio, né "meticciato". La questione che mi tormenta è di comprendere in che modo e per quale motivo siamo diventati tanto inospitali. Ciò compromette il nostro avvenire e quello dell'altro. 

 

DA UN MONDO ALL'ALTRO

Questo progetto di legge riflette un'ideologia già fortemente presente ma la rinforza e la rende legittima. Poco tempo fa una mamma è venuta a consultarmi col suo bambino piccolo, dato che dormiva male, piangeva continuamente e si nutriva con difficoltà. Soffriva molto di non riuscire a calmarlo. Questa madre vive in Francia da una decina d'anni, proviene dall'Africa occidentale. Ha già avuto tre figli in Francia, che ha allevato facendo coabitare elementi scelti nella sua cultura d'origine con altri che le sembravano la quintessenza della Francia. Ad esempio, allattava in gran parte al seno, ma dava loro anche il biberon, dato che, secondo lei, esso rappresentava il gran successo del Paese in cui i bambini muoiono raramente. Ugualmente li massaggiava molto, come le aveva insegnato la sua famiglia africana, ma anche li vaccinava e rispettava iil complesso delle prescrizioni mediche. Li educava nella lingua soninké, ed in francese quando entravano a scuola. I suoi figli sono attualmente bilingui e hanno buoni risultati a scuola. Invece, col suo ultimogenito, aveva deciso di procedere in tutt'altro modo. Ad un tratto, mentre mi aspettavo che lei mi parlasse dei sintomi del piccolo, lei mi ha spiegato che la Francia è cambiato da quando lei ci vive. "I francesi accettano sempre meno che uno sia differente, allora ho deciso di non allattarlo al seno e di parlargli solo in francese. Ho deciso di comportarmi come una mamma francese" mi ha detto. Ero sorpresa. Tutte le madri non hanno forse dei punti in comune? "No" mi ha risposto "qui le madri non fanno i rituali di protezione come soffiare nelle orecchie o profumare il corpo del piccolo. Esse non massaggiano i loro bambini. Quando allattano al seno, ciò è marginale, non è la vera Francia". Interdicendosi i rituali di protezione e di parlare nella sua lingua nella speranza che il suo piccolo si integri a meraviglia, questa madre aveva soppresso allo stesso tempo i momenti di scambio  privilegiato col bambino. Estremamente sensibile all'ideologia circostante, aveva sradicato ogni parola dolce e ogni filastrocca nella lingua della propria madre, segni della sua storia.

Ha agito a malincuore e non sa più come uscirne. Quando si vive una migrazione, ci si interroga su cosa si prende e cosa si lascia, per poter vivere nella società d'accoglienza. L'equilibrio tra le culture, che lei aveva trovato con gli altri figli, non le sembrava più possibile ora.

Sono rimasta raggelata dalla sua analisi, per il suo modo di vedere ciò che si richiede agli immigrati. Malgrado la sofferenza, aveva scelto di ottemperare. Degli elementi ideologici son venuti ad immischiarsi nella relazione intima col suo bambino. E  questa effrazione,  invece di rinforzare il legame e permettere al bambino di iscriversi bene nel mondo francese, ha portato ad un malfunzionamento delle interazioni e al dubbio di essere una buona madre in Francia. Ormai, ella aveva integrato l'idea che per vivere qui, bisognasse rinunciare a se stessi ed ai saperi preziosi che le avevano trasmesso in eredità i suoi antenati. Non era per lei più questione di "meticciati" ma di ritiro, di cancellazione, di rinuncia.

 

NON DIMENTICHIAMO LE LEZIONI APPRESE SUL CAMPO

Certo, io non dò né lezioni né consigli. Si è preso in esame insieme tutto ciò che ha posto dei problemi nella relazione. Lei diceva ad esempio: "Il mio piccolo è molle. Ciò mi disgusta, un bebé molle. Bisognerebbe che lo massaggiassi. Ma non posso, perché appartiene al paese". Ha finito quindi per essere d'accordo quando una puericultrice le ha mostrato come massaggiare alla francese. Ma nel frattempo la signora ha insegnato alla puericultrice delle tecniche che questa ignorava, e che questa ha ripreso a sua volta. E' un buon esempio di incontro e di ospitalità. Ne siamo tutti usciti arricchiti! Quando si diffida l'uno dell'altro, e si obbliga la minoranza, ossia gli immigrati, ad acculturarsi violentemente, ciò ci impoverisce e si paga in generale con la violenza di ritorno. La lezione della rivolta degli adolescenti nelle "banlieue" mi sembra sia stata troppo in fretta dimenticata!

Va allo stesso modo con la lingua materna. Pregiudizi estremamente nocivi per gli immigrati e i loro figli stanno per essere rinforzati a gran velocità. I linguisti (François, 1994) hanno dimostrato che quando un bambino parla una prima lingua con sicurezza, egli ne apprende con altrettanta facilità una seconda ed una terza. Inoltre egli acquisisce una conoscenza sullo statuto della lingua e una agevolezza nel comprenderne la struttura; ha accesso al metalinguaggio. Non solo l'apprendimento multilinguistico non è problematico per i bambini, ma è creativo e li aiuta a parlare meglio la nostra bella lingua. Com'è possibile che a partire da questi dati confermati da linguisti di tutte le provenienze venga diffusa la tesi che avere una lingua materna diversa dal francese costituisca un handicap? Poiché se si considera che i genitori devono assolutamente parlare il francese, è certamente per assicurarne l'integrazione, ma anche per aiutare i loro figli a prendere bene il loro posto nel mondo francese. Ora, i bambini apprenderanno tanto più facilmente il francese, se avranno il piacere di parlare la propria lingua materna, che sia il soussou, il berbero, l'arabo o il mandarino! E' nello scambio coi loro genitori  o col piccolo gruppo che si occupa di loro che essi acquisiscono con sicurezza il gusto di giocare con le parole e le forme. Questi ultimi mesi, quando già siamo un paese col minor bilinguismo tra i bambini, è stata promulgata l'idea da parte delle Politiche che bisogna parlare francese ai bambini perché abbiano successo in Francia. E' falso! D'altronde, non si dice mai ai genitori americani o tedeschi in Francia che non devono trasmettere la loro lingua ai figli.

Se si impone la padronanza del francese come condizione di integrazione degli adulti in Francia è a causa della paura di ciò che propone ogni lingua straniera: un'altra visione del mondo. Attraverso queste storie di lingua si fa credere agli immigrati che sono assoggettati. Che la loro lingua è inferiore. Allorquando la nozione di razza è stata scientificamente annientata, si continua a vivere tranquillamente con l'idea che ci sono dei bilinguismi utili ed altri nocivi. Cioè delle lingue inferiori ed altre superiori, una gerarchia di lingue come una volta si credeva in una gerarchia di razze. Inoltre, non parlare la propria lingua ai figli ostacola gravemente la trasmissione tra le generazioni. Come giocare bene il proprio ruolo di genitori in una lingua che non è la vostra? Certamente l'apprendimento e la padronanza del francese sono essenziali per i bambini. Non è questione di contestare questo, che non impone in alcun modo di invalidare la cultura dei genitori e la loro lingua, al contrario. E' con un tale atteggiamento rispettoso verso la storia dei loro genitori e verso quella del mondo francese, che attualmente è il loro, che potranno investire questo nuovo mondo  e queste nuove appartenenze.

Così la questione della lingua resta misteriosa in Francia. Un deputato della maggioranza (rapporto Benesti) ha persino stabilito una correlazione erronea tra la pratica di una lingua materna straniera e la delinquenza giovanile. Un fantasma che ha provocato una levata di scudi tra i linguisti, gli psicologi e gli psichiatri, ma che mostra bene in quale stato di mentalità ci bagniamo. La paura dell'altro, indotta dalle politiche, oscura tutte le loro decisioni e sono quelle implicite che si trovano nel progetto di legge sull'immigrazione proposto dal governo.

 

 

 

 

 

NOTE BIBLIOGRAFICHE

 

(1) Si veda a tal proposito la mia intervista da parte di  Anne Diatkine su Libération (27 e 28 maggio 2006) in cui l'editoriale riprende alcune parti di Le Monde de l'Education di Julie Chupin nel numero di luglio-agosto  2006. 

(2) Per una descrizione di tale dispositivo di cure che accoglie i figli degli immigrati e le loro famiglie, cf. Moro MR, Moro I. et coll. (2004). 

(3) Sul tema dell'ospitalità, cf. L'autre, Cliniques, Cultures et Sociétés 2005 ; 6(3) "Hospitalités".

 

 
 
 
 
   

 

 

 (fine della prima parte  dell'articolo che nella sua completezza verrà proposto in uno dei prossimi libri delle Edizioni Frenis Zero)

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

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