FRENIS zero | |||||||||||||||
Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività | |||||||||||||||
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Erwin Wurm (1954) espone, nella sala a lui dedicata, Freudsche Rektifizierung. Philosophy-Digestion": in questa foto una donna, completamente abbandonata a se stessa, è sospesa con le spalle al muro su un bastone. L'artista, come nelle altre opere esposte che raffigurano automobili obese ("Fat car", 2001) e case raffigurate mentre si squagliano ("Eiswerk", 2005), "conduce da oltre 20 anni un'originale riflessione sul concetto di scultura, esteso agli oggetti della vita quotidiana e mescolato o confuso agli altri mezzi impiegati nella sua ricerca artistica: il disegno, la scrittura, la performance, la fotografia, il video. Dagli anni '90 egli si stacca dall'aspetto formale e dalla solidità materiale dell'oggetto scultoreo per concentrarsi sui parametri linguistici che lo definiscono e sui processi che si possono attivare coi visitatori. Ai concetti tradizionali di peso, di gravità, di staticità, stabilità, equilibrio, durata, l'artista sostituisce quelli trasgressivi di espansione, sospensione, dinamicità, instabilità, spontaneità, brevità. (...) L'utilizzo del corpo umano come elemento base della scultura nella sua essenza di spazio occupato da una massa, dà vita ad azioni di sapore grottesco trasformate in scatti fotografici del momento esatto in cui avvengono (come in "One Minute Sculpture") o a interazioni tra attori ed oggetti, ma anche solo fra gli oggetti. Queste opere incentrate sulla scomodità e portate al limite psico-fisico dell'accettabile, creano relazioni inconsuete, stravaganti".
La complessità dell'apporto culturale austriaco nel XX secolo viene illustrato nella mostra dal caso di Hedy Lamarr, nome d'arte di Hedwig Eva Maria Kieslerovà (Vienna 1913 - Altamonte Springs, Florida, 2000). Attrice cinematografica austriaca, naturalizzata americana nel 1953, fu anche donna di scienza. "La donna più bella del cinema", come fu definita (sicuramente una delle più affascinanti, al pari della "divina" Greta Garbo), ha legato il suo nome a due eventi completamente differenti tra loro che hanno tuttavia contribuito a renderla leggendaria. Fu infatti la prima donna dello schermo ad apparire in una scena di nudo integrale in "Extase" del regista cecoslovacco Gustav Machat, girato nel 1933 e presentato alla Mostra Internazionale di Venezia. Il secondo evento fu il conseguimento del brevetto, assieme al compositore George Antheil, di un nuovo sistema di modulazione per la codifica di informazioni da trasmettere su frequenze radio, importante per comandare a distanza siluri e mezzi navali. Oggi costituisce la base di vari impieghi collegati alla telefonia mobile e senza fili. Nella stessa sala sono accolte opere che costituiscono riferimenti storici, selezionati da Flatz, Valie Export, Rockenschaub, Weinberger e Wurm. Si va da opere di arti applicate (Koloman Moser), di architettura (Adolf Loos, Karl Ehn), pittura (Hubert Lanzinger, Albin Egger-Lienz). Flatz vi espone "Something wrong with physical sculpture" (1997), un intenso autoritratto in cui l'artista appare nudo, rielaborando l'iconografia del reduce di guerra, volutamente invecchiato dal bianco/nero della foto eppure ironicamente presentato con un rolex al polso e con un codice a barre tatuato sul braccio, che ne rivelano l'appartenenza alla contemporaneità. "Il fascino del potere sta nella sua onnipotenza di distruzione" dichiara l'artista, riferendosi alla propria pratica di 'performer' più che alla propria attività politica.
In conclusione del
percorso della mostra troviamo la sezione degli artisti 'emergenti', nati
tra gli anni '60 e '70. Rimandiamo al catalogo della mostra per una
rassegna delle loro opere. Ne citiamo una tra tutte: le 'bambole' di
silicone di Fatima Bornemissza (nata nel 1978) che, ingrandite e sdoppiate
da un ingombrante apparato di lenti, "sembrano animarsi e incarnare
delicatezza ed atrocità". clicca qui per il videoclip dell'installazione di Fatima Bornemissza
clicca qui per
il videoclip dell'installazione di F. Bornemissza
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Opera Austria - Prospettive frammentate. Arte nel cuore dell’Europa fino al 28 Maggio 2006, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci a cura di Christoph Bertsch, Silvia Höller e Stefano Pezzato Viale della Repubblica, 277 – 59100 Prato - Dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 18.30 (la biglietteria chiude mezz’ora prima) Biglietto intero 5,00 euro; ridotto 4,00 - Tel 0574 5317 Fax 0574 53190 - press@centroartepecci.prato.it http://www.centroartepecci.prato.it/ Ufficio Stanpa Ku.Ra, RosiFontana - http://www.rosifontana.it/ Catalogo bilingue it-ted / Edizioni Medicea, Firenze ISBN: 88-901744 - Skarabaeus/Studienverlag, Innsbruck, Wien, Munchen ISBN: 3-7082-3204-6
Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo | |||||||||||||||
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