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Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività

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  OPERA AUSTRIA.

 

 Recensione della mostra di Giuseppe Leo

 

Foto: esterno del Centro per l'Arte Contemporanea "Luigi Pecci" di Prato

                             

<<La violazione dello spazio della percezione dà la certezza che l'oggetto è andato perduto, un accertarsi della privazione che produce la corazza di ghiaccio nel caldo-freddo.

Nulla viene confutato, si congela

Il corpo dunque, un luogo per le parole del lutto oppure:

la cognizione dei blocchi esistenziali nel tempo e nello spazio della coscienza -

il senso dell'eterna in-differenza

scaturisce dai serbatoi della memoria,

zampilla dai sacchi il senso dell'indifferenza, il senso della paura di fronte al ripetuto movimento della ripetizione

- sapere i paesaggi dell'anima, accertare

- elettricità sussultante, il calore amico della morte>>

(da Valie Export, "La pratica della vita" o "Tatood Tears")

Il corpo e le sue vicissitudini biografiche, colte nella 'certezza' con cui la percezione si inscrive in esso sotto forma di traccia mimica, di postura congelata, di ferita, di convulsione: è questo un fil rouge che percorre le sale di "Opera Austria", la mostra del Centro per l'Arte Contemporanea Pecce di Prato che fino al 28 maggio 2006 ha scandagliato trent'anni di vita artistica austriaca.

Il corpo che ha bisogno di accertarsi <<che l'oggetto è andato perduto>>, come nel suo testo poetico  scrive Valie Export, una delle presenze di spicco della mostra pratese, il corpo che deve maneggiare il lutto della propria integrità perduta autoinfliggendosi torture indicibili si mostra in tutta la sua <<violazione dello spazio della percezione>> dello spettatore sin dalla prima sala, dedicata alle foto di Gunter Brus e Rudolf Scwarzkoegler, esponenti oramai 'storici' del Wiener Aktionismus. Brus si esibisce come "quadro vivente" che cammina per le strade di Vienna, vestito e ricoperto da vernice bianca, con il corpo solcato 'sagittalmente' da una linea nera verticale, mentre pensa al suicidio, come ammetterà lui stesso.  Schwarzkogler viene ritratto in sequenze fotografiche che simulano operazioni di mummificazione, di castrazione, di violazione del corpo.

Nella seconda sala Flatz accosta un piccolo crocifisso, opera di un anonimo artigiano, ad una serie di cinque scatti fotografici, raffiguranti parti del corpo dell'artista corrispondenti ai punti della passione del Cristo, che sono disposti a formare una figura di croce (Superstar, 2001).

Il corpo in cui  i segni della storia e del mito si inscrivono fino a 'mimare' un'altra identità, a sottolineare una comune appartenenza genealogica, è  al centro dell'altra opera esposta di Flatz "Zwei oesterreicher oder Geschichte bedingt Interpretation" (1976-1880), in cui una serie di ritratti di Hitler vengono accostati ad altrettanti autoritratti dell'artista che ne imita la mimica.

    

Valie Export (1940) è lo pseudonimo scelto alla fine degli anni Sessanta da Waltraud Lehner Hoellinger. Lo pseudonimo diventa per l'artista austriaca strumento di contestazione dell'autorità patriarcale, accogliendo in esso il nome di una popolare marca di sigarette del suo paese, Smart Export. Per respingere il nomen patris , sembra che l'artista con questo gesto abbia voluto autoimporsi un 'marchio originale', con un atto che è sia politico che estetico. Nella sala a lei dedicata osserviamo un suo autoritratto fotografico in cui l'artista assume una posa virile con la sigaretta in bocca, nello stile di H. Bogart, di Marlon Brando o di James Dean, sostituendo il modello del divo maschile del cinema con quello irriverente di Menchenfrauen ("donnità").

Nella serie fotografica delle Koerperkonfigurationen (1978-1982) il corpo dell'artista si pone in relazione plastica, scultorea con vari elementi dello spazio esterno che è anche lo spazio storico-culturale del ritratto. Flessioni, tensioni, torsioni evocano altrettante immagini di esclusione sociale, di coercizione, di umiliazione.

 

  

Nella stessa troviamo la videoinstallazione di Valie Export "Die un-endliche/- aehnliche Melodie der Straenge" composta da  25 monitors disposti su altrettante basi metalliche che proiettano in simultanea il movimento dell'ago della macchina da cucire, ripetizione meccanica della "prima attività professionale che aveva permesso alle donne di entrare nel processo industriale economico".

 

     Clicca qui per il videoclip di "Die un-endliche/ -aehnliche Melodie der Straenge"

 

 

Erwin Wurm (1954) espone, nella sala a lui dedicata, Freudsche Rektifizierung. Philosophy-Digestion": in questa foto una donna, completamente abbandonata a se stessa, è sospesa con le spalle al muro su un bastone. L'artista, come nelle altre opere esposte che raffigurano automobili obese ("Fat car", 2001) e case raffigurate mentre si squagliano ("Eiswerk", 2005), "conduce da oltre 20 anni un'originale riflessione sul concetto di scultura, esteso agli oggetti della vita quotidiana e mescolato o confuso agli altri mezzi impiegati nella sua ricerca artistica: il disegno, la scrittura, la performance, la fotografia, il video. Dagli anni '90 egli si stacca dall'aspetto formale e dalla solidità materiale dell'oggetto scultoreo per concentrarsi sui parametri linguistici che lo definiscono e sui processi che si possono attivare coi visitatori. Ai concetti tradizionali di peso, di gravità, di staticità, stabilità, equilibrio, durata, l'artista sostituisce quelli trasgressivi di espansione, sospensione, dinamicità, instabilità, spontaneità, brevità. (...) L'utilizzo del corpo umano come elemento base della scultura nella sua essenza di spazio occupato da una massa, dà vita ad azioni di sapore grottesco trasformate in scatti fotografici del momento esatto in cui avvengono (come in "One Minute Sculpture") o a interazioni tra attori ed oggetti, ma anche solo fra gli oggetti. Queste opere incentrate sulla scomodità e portate al limite psico-fisico dell'accettabile, creano relazioni inconsuete, stravaganti".

 

 

        LA CORRENTE FREDDA-FULMINEA

(Valie Export).

<<La fredda, fulminea corrente di "luce" nei cavi grigi muta in calma

 mortale e sta in agguato accanto alla fredda fine. Il rifiuto, compagno di

 questo freddo nei paesaggi dell'anima, consapevolezza della fine.

La richiesta ad una coscienza, che nega solidarietà, non viene accolta, il

 diritto all'amore rifiutato. La violazione dello spazio della percezione dà

 la certezza che l'oggetto è andato perduto, un accertarsi della privazione

 che produce la corazza di ghiaccio nel caldo freddo>>. (Valie Export, "La

 pratica della vita" o "Tatood Tears")      

 

     clicca qui per il videoclip di "Tatood Tears"

<<Non ho nulla da dire poiché non c'è nulla in me o fuori di me che non si

 lasci allungare allargare collocare nel quadrato di un (mio) contesto

 energia esplosione - correnti come interfaccie di umani-tà che sfiorano ai

 loro margini le schegge corporali.

il corpo-nomade >> (Valie Export, "La pratica della vita" o "Tatood

 Tears")

 

 

 

 

 

 

 

        vai al videoclip di Hedy Lamarr su "Extase"

La complessità dell'apporto culturale austriaco nel XX secolo viene illustrato nella mostra dal caso di Hedy Lamarr, nome d'arte di Hedwig Eva Maria Kieslerovà (Vienna 1913 - Altamonte Springs, Florida, 2000). Attrice cinematografica austriaca, naturalizzata americana nel 1953, fu anche donna di scienza.  "La donna più bella del cinema", come fu definita (sicuramente una delle più affascinanti, al pari della "divina" Greta Garbo), ha legato il suo nome a due eventi completamente differenti tra loro che hanno tuttavia contribuito a renderla leggendaria. Fu infatti la prima donna dello schermo ad apparire in una scena di nudo integrale in "Extase" del regista cecoslovacco Gustav Machat, girato nel 1933 e presentato alla Mostra Internazionale di Venezia. Il secondo evento fu il conseguimento del brevetto, assieme al compositore George Antheil, di un nuovo sistema di modulazione per la codifica di informazioni da trasmettere su frequenze radio, importante per comandare a distanza siluri e mezzi navali. Oggi costituisce la base di vari impieghi collegati alla telefonia mobile e senza fili.

Nella stessa sala sono accolte opere che costituiscono riferimenti storici, selezionati da Flatz, Valie Export, Rockenschaub, Weinberger e Wurm. Si va da opere di arti applicate (Koloman Moser), di architettura (Adolf Loos, Karl Ehn), pittura (Hubert Lanzinger, Albin Egger-Lienz). Flatz vi espone "Something wrong with physical sculpture" (1997), un intenso autoritratto in cui l'artista appare nudo, rielaborando l'iconografia del reduce di guerra, volutamente invecchiato dal bianco/nero della foto eppure ironicamente presentato con un rolex al polso e con un codice a barre tatuato sul braccio, che ne rivelano l'appartenenza alla contemporaneità. "Il fascino del potere sta nella sua onnipotenza di distruzione" dichiara l'artista, riferendosi alla propria pratica di 'performer' più che alla propria attività politica.

 

  Foto: Flatz, "Something wrong with physical sculpture" (1997)

In una sala attigua è stato allestito un percorso di visita che presenta le opere fotografiche di artisti di fama internazionale come Herbert Bayer, Friedl Dicker, Trude Fleischmann, Ernst Haas, Raoul Hausmann, Inge Morath.

In conclusione del percorso della mostra troviamo la sezione degli artisti 'emergenti', nati tra gli anni '60 e '70. Rimandiamo al catalogo della mostra per una rassegna delle loro opere. Ne citiamo una tra tutte: le 'bambole' di silicone di Fatima Bornemissza (nata nel 1978) che, ingrandite e sdoppiate da un ingombrante apparato di lenti, "sembrano animarsi e incarnare delicatezza ed atrocità".

clicca qui per il videoclip dell'installazione di Fatima Bornemissza

  clicca qui per il videoclip dell'installazione di F. Bornemissza

Mostra visitata dal recensore nel maggio 2006.

 

   

 

 

  Opera Austria - Prospettive frammentate. Arte nel cuore dell’Europa
fino al 28 Maggio 2006, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
a cura di Christoph Bertsch, Silvia Höller e Stefano Pezzato
Viale della Repubblica, 277 – 59100 Prato - Dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 18.30 (la biglietteria chiude mezz’ora prima)
Biglietto intero 5,00 euro; ridotto 4,00 - Tel 0574 5317
Fax 0574 53190 - press@centroartepecci.prato.it
http://www.centroartepecci.prato.it/
Ufficio Stanpa Ku.Ra, RosiFontana - http://www.rosifontana.it/
Catalogo bilingue it-ted / Edizioni Medicea, Firenze
ISBN: 88-901744 - Skarabaeus/Studienverlag, Innsbruck, Wien, Munchen
ISBN: 3-7082-3204-6

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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