FRENIS zero F m g m i s | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Le gravi difficoltà nella relazione e nella comunicazione, associati a una problematica regolazione dei processi fisiologici, sensoriali, attentivi, motori, cognitivi, somatici ed affettivi, osservati nei primi tre anni di vita, non inquadrabili come Disturbo Autistico secondo i criteri del DSM IV1, possono essere inquadrati nell’ambito dei Disturbi Multisistemici di Sviluppo (DMSS) (0-3 Diagnostic Classification of Mental Health and Developmental Disorders of Infancy and Early Childhood2). Possono essere differenziati tali disturbi in 3 patterns A, B, e C di gravità decrescente, sulla scorta dei seguenti parametri: relazione-interazione, affettività, comunicazione e linguaggio, elaborazione dell’input sensoriale, adattamento. (fig. 1)
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel corso degli ultimi 8 anni, abbiamo avuto modo di osservare e prendere in carico terapeutico, 13 bambini (9 maschi e 4 femmine) che, nei primi 3 anni di vita, hanno manifestato, con diversa gravità ed intensità, la tendenza all’isolamento, l’evitamento dello sguardo, l’assenza del linguaggio e dei segni deittici, stereotipie mimiche e gestuali, unitamente a difficoltà nell’elaborazione degli input sensoriali e disturbi del comportamento: 3 bambini rientravano nel pattern A, 6 nel pattern B e 4 nel pattern C. L’approccio terapeutico psicomotorio, per un periodo di circa 2-8 anni, si è svolto sempre in presenza di almeno uno dei genitori, con i quali si é sempre condiviso il progetto terapeutico. Questo è partito innanzitutto dall’attenta osservazione del b. rispetto alle sue abilità già acquisite, quelle emergenti e quelle totalmente deficitarie ed è stato orientato a: a) lavorare sulle difficoltà di regolazione e sulle difficoltà di comunicazione associate; b) sviluppare un senso di sé integrato, cioè come individuo in grado di interagire con una propria e specifica intenzionalità; c) porre attenzione allo sviluppo di funzioni linguistiche, motorie e cognitive non frammentarie ma interagenti ed integrate fra loro; d) fornire un contesto di mediazione dei movimenti non finalizzati del bambino per trasformarli in azioni significative; e) aiutare il bambino a mettere a fuoco i dati percettivi, per cogliere invarianze dal flusso continuo degli eventi; f) stimolare la comparsa di motivazioni, aspettative ed intenzioni comunicative; g) facilitare la comparsa del gioco simbolico; h) mandare in estinzione i comportamenti aggressivi, fornendo occasioni di contenimento; i) facilitare il riconoscimento delle coloriture emozionali delle esperienze. Nel corso della seduta riabilitativa si tende, in specie nel b. più piccolo, a sviluppare l’intersoggettività primaria e secondaria: attivazione dell’ interesse per il viso umano, capacità di alternanza nei turni, orientamento, gesto indicativo, risposta al nome, attenzione ed emozione condivisa, gioco funzionale. L’approccio
interattivo prevede la strutturazione dello spazio, del tempo e
della organizzazione dei
materiali. È importante
infatti che il percorso di
intervento si svolga organizzando uno spazio in cui creare una alleanza di
gioco tra adulto ed il bambino: in questo spazio l’atteggiamento è di
attenzione ai suoi desideri, ai suoi interessi ed alle sue attività. È
importante inoltre offrire un ambiente-gioco prevedibile e costante nel
quale i tentativi di interazione sociale potranno ripetersi in equilibrio
fra novità e ripetizione, ma molto spostato verso la ripetizione. La
comprensione può essere facilitata da un modo di parlare molto chiaro e
semplice con parole direttamente legate a quello che si fa ed a quello che
si sta usando. È fondamentale inoltre, date le difficoltà del bambino,
proporgli inizialmente solo ciò che comprende e sa fare, in modo da
consentirgli di raggiungere soddisfazioni e successo evitando confusione,
ansia, tendenza al ritiro ed isolamento.
L’osservazione diretta e continua del
bambino potrà mettere in evidenza quali
elementi di stimolo sono presenti negli oggetti amati e se ne potranno
introdurre altri: ad esempio se il b. ama il colore ed il movimento
presenti nel materiale che lo ha colpito maggiormente (ad es colori e
bolle di sapone), sulla scorta di questi dati se ne possono introdurre
altri con tali caratteristiche.
* anni.
mesi
** prima/dopo approccio terapeutico.
Come si evince dalla tabella 1, il trattamento ha consentito un recupero della comunicazione interpersonale, anche verbale in 10 bambini con i pattern B e C, solo o prevalentemente mimico-gestuale negli altri 3, con il pattern A. Il trattamento è stato sospeso in una bambina con pattern C per una pressoché completa normalizzazione del quadro clinico; restano una certa difficoltà in termini di flessibilità del pensiero e di agile adattamento ai sentimenti degli altri in specie dei pari nel gruppo, per cui la b. non riesce ad inserirsi pienamente ed autonomamente. Attualmente sta seguendo un programma psicoeducativo volto a migliorare le funzioni cognitive e ad aumentare la propria autostima e capacità propositiva.
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
CONCLUSIONI
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bibliografia:
1.
American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of
mental disorders, IV ed. (DSM IV). Washington, 1994.
2.
DIAGNOSTIC CLASSIFICATION 0-3 – Diagnostic Classification of Mental
Health and Developmental Disorders of Infancy and Early Childhood. 2nd
Edition. ZERO-TO-THREE/National Center for Clinical Infant Programs, 1994.
3.
Rapin I. The Autistic-Spectrum Disorders. N
Engl J Med 2002, 374: 302-303.
4.
F Muratori, A Cosenza, B Parrini. Disturbi Multisistemici dello
Sviluppo. In: Manuale di Psicopatologia dell’Infanzia a cura di M
Ammaniti, Raffaello Cortina Editore, pp 345-363, 2001. 5. Levi G., Bernabei P., Frolli A., Grittani S., Mazzoncini B., Militerni R., Nardocci F. Linee Guida per il trattamento dell’Autismo, Gior Neuropsich Età Evol 2005; 25 (suppl 1): 53-87.
6. R Militerni. L’approccio psicomotorio ai disturbi pervasivi dello
sviluppo. Gior Neuropsich Età Evol 1999, 20: 284-290.
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo Copyright - Ce.Psi.Di. - Rivista "FRENIS ZERO" All right reserved 2004-2005 |