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Come concepire, altrimenti,
la ricerca che attualmente viene svolta nell'ambito di molte
scienze contemporanee se non come l'apparizione di forme di
conoscenza e di tipi di sapere il cui statuto scientifico è
indubitabile e il cui valore di verità indiscutibile, ma i cui
esiti e i cui effetti, tra gli altri, comportano la progressiva
dissoluzione (certi pudori impiegano del tempo a cadere) delle
categorie e dei concetti per mezzo dei quali è stata per secoli
pensata la soggettività umana, e in primo luogo l'idea stessa di
una psiche? Sia
chiaro: non stiamo scrivendo, qui, a favore di una psiche ( o di
una mente, o di un cervello, o di una concezione particolare degli
uni o degli altri) contro un'altra, e neppure ci accingiamo a
levare un lamento per l'anima perduta. Il processo è inarrestabile
e irreversibile, e bisogna perfino ammettere che quanto le scienze
in questione stanno facendo emergere è, molto semplicemente, la
verità. Significherebbe attardarsi in una battaglia di
retroguardia, ostinarsi a contestare tutto ciò, in nome dei diritti
e dei privilegi perduti di un cuore umiliato e di uno spirito
offeso. Il problema che vogliamo porre è un altro. Partendo da una
diagnosi, e cioè che siamo entrati in una fase della storia delle
scienze della psiche in cui, sotto le specie di una rinnovata
alleanza con la ricerca fondamentale, e con quella biomedica in
particolare, abbiamo assistito alla costituzione di nuovi campi
(dalla neurobiologia alla neuroendocrinologia, dalla
neurofisiologia alla neurochimica, alla neuropatologia), che
convergendo hanno presieduto alla riorganizzazione di discipline
antiche. Abbiamo così visto nascere e consolidarsi la
neuropsicologia, rinascere la neuropsichiatria, e infine
affacciarsi qualcosa come una neuropsicoanalisi. Sullo sfondo di
un simile, irreversibile, rivolgimento, qualcuno ha visto
profilarsi l'orizzonte di quella che è stata chiamata una vera e
propria <<neuropolitica>>. La stessa vecchia psychologia
rationalis, dopo essere stata chiamata tra '800 e '900 a
diventare scientifica, continuando tuttavia a conservare la
propria specificità definita dall'indagine su di un tipo peculiare
di causalità, appare oggi destinata a convertirsi in una nuova
scienza della mente, dove tuttavia sembra venire chiamata a
svolgere solo la funzione ancillare di apparato descrittivo al
servizio delle esigenze di altri campi, innanzitutto quello
psicopatologico e psicoterapeutico. I quali risultano anch'essi
sottoposti a un rivolgimento radicale dal mutamento dell'assetto
epistemologico generale del campo della psiche a cui abbiamo
alluso. La psicopatologia, riscoprendo le vecchie eziologie
ereditarie e le predisposizioni alla patologia mentale, ma con un
grado di affidabilità e di capacità predittiva, grazie al soccorso
degli strumenti d'indagine offerti dalla ricerca biogenetica, mai
sperimentati prima; la psicoterapia, affidandosi a una batteria di
strumenti che vanno dai protocolli controllati agli interventi
psicofarmacologici, con all'orizzonte l'eventualità neppure troppo
remota di poter monitorare, attraverso le tecniche di imaging,
gli effetti in tempo reale di un'interpretazione in corso di
seduta o dell'intrusione di un affetto, nella riconfigurazione
della dinamica neuronale nel cervello dei pazienti. Insomma,
grazie agli sviluppi della ricerca biomedica e tecnoscientifica,
siamo alle soglie della realizzazione di un sogno che se forse non
è millenario, certo è diventato oggi assai influente e una posta
in gioco decisiva negli sviluppi futuri delle nostre società:
quello di una spiegazione virtualmente integrale e
scientificamente rigorosa dello psichismo umano, di cui siamo
ormai in grado di indicare il substrato organico, insieme ai
correlati anatomo-fisiologici e biochimici delle istanze alla cui
luce è stato a lungo concepito, e agli eventuali disfunzionamenti
nel sistema di relazioni tra memoria procedurale e memoria
dichiarativa che alterano i processi del pensiero.
Psiche è dunque il titolo
di un problema; il sottotitolo, Dizionario storico, allude,
se non alla soluzione - del resto impossibile, dal momento che la
storia, almeno per come ci ha insegnato a concepirla tra gli altri
Freud, si dedica a disfare, e forse dissolvere, certezze e
illusioni - almeno a una delle piste che vale la pena di
percorrere nel tentare di affrontarlo. Per farlo ci è parso non vi
fossero che due vie. La prima l'aveva perfettamente delineata J.
L. Borges, sostenendo che ogni atto (e ogni pensiero) <<è l'eco di
altri che nel passato lo precedettero>>, o il fedele presagio <<di
altri che in futuro lo ripeteranno fino alla vertigine>>. E' il
principio che sta a fondamento di una delle convinzioni più
profonde e radicate della cultura occidentale, quella secondo cui
le parole hanno sempre conservato lo stesso significato e le cose
sempre la stessa identità. Si trattava solo di attendere il
momento in cui le seconde avrebbero potuto finalmente rivelarsi
attraverso le prime e queste finire così con l'accordarsi con le
seconde. Per parte nostra preferiamo piuttosto un'altra via, e
pensare, con R. Char e qualche altro, che se la storia degli
uomini è <<la lunga successione dei sinonimi di uno stesso
vocabolo>>, allora <<contraddirvi è un dovere>>.
<<Psiche>> è dunque un
designatore non troppo rigido, di cui è necessario tracciare i
contorni storico-concettuali. Ma ciò sarà possibile solo a
condizione di considerare che nella sua definizione, e al contempo
nella sua costituzione, entrino, a tutti gli effetti, anche i
saperi che se ne occupano, così come quelli che se ne sono
occupati nel passato più o meno recente. E che dunque sia un
oggetto intrinsecamente, e costitutivamente, storico. Certo non è
ancora giunto, al riguardo di tale storia, il momento dei
consuntivi, dei bilanci definitivi, poiché manchiamo della
<<giusta distanza>>: la prossimità dei problemi, delle urgenze e
in qualche caso dei drammi e delle tragedie che hanno
caratterizzato la storia dei saperi, della conoscenza, delle
discipline, delle scienze e delle tecniche che nel XX secolo sono
state edificate a ridosso di qualcosa come la psiche, è forse
ancora eccessiva perché ci si possa dedicare all'esercizio, che si
vuole rassicurante e pacificato, dei bilanci, ovvero al computo
sereno di ciò che è vivo e di ciò che è morto, di ciò che è
destinato e di ciò che ha rivelato un'inesorabile caducità, nella
storia delle formazioni culturali e scientifiche del '900 che si
sono dedicate a questo strano oggetto ce è la psiche, o che si
candida a prenderne il posto, mente o cervello che sia. E infatti
quelle urgenze, quei problemi e quei drammi sono ancora, in gran
parte, i nostri. Eppure di una mappa abbiamo comunque necessità;
di una mappa capace di fornirci alcuni punti di riferimento e di
orientamento, provvisori e rivedibili, ma ciò nondimeno
indispensabili, almeno per chi si affaccia solo oggi sulla scena
dei saperi contemporanei che si dànno come oggetto la psiche o che
si sono formati nel punto esatto in cui hanno cominciato a
dissolverla. Il
tentativo dell'opera è stato soprattutto quello di associare campi
disciplinari diversi e di costringere, alla lettera, gli uomini
del mestiere a fare i conti con una prospettiva - quella della
storia delle rispettive discipline, dei diversi oggetti, delle
varie forme di operatività - di solito trascurata nelle opere di
sintesi o di sistematizzazione delle scienze, come se la storia
avesse solo un ruolo marginale, tutt'al più ornamentale o
celebrativo (la funzione antiquaria o quella monumentale di cui
parlava Nietzsche) una volta che un certo campo disciplinare ha
superato la soglia della positività scientifica. Tutte le voci,
infatti, a parte poche eccezioni, sono state redatte da
<<praticanti>>, e non da storici di professione, in modo che
fossero costretti a ricostruire i concetti diventati operativi
(nelle pratiche rispettive) e le pratiche rielaborate in concetti,
ma all'interno della dimensione storica. Nella storia si trattava
di andare alla ricerca delle interferenze, delle contaminazioni,
delle <<origini impure>>, dei conflitti e delle controversie,
delle esitazioni e delle rettifiche. Insomma, non si trattava di
tracciare il lento cammino della ragione per portare alla luce
l'ignoto (o il non ancora noto, ma da sempre in attesa di essere
disseppellito), bensì di ricordare la complessità della genesi
delle discipline, dei campi, degli oggetti che si occupano di
quanto costituisce ciò che è più proprio dell'umano - almeno per
le nostre società. Tale esercizio critico, crediamo, può aspirare
a mostrare la precarietà e l'incertezza di ogni costruzione
concettuale e scientifica allorché riguarda quel soggetto che si
istituisce a oggetto della propria indagine, e può rappresentare
una sorta di invito alla cautela e a un salutare <<scetticismo>>
allorché sono in gioco saperi costruiti da uomini che hanno come
oggetti (e obiettivi) altri uomini, allorché si tratta di
conoscenze i cui risvolti <<pratici>> (dall'internamento alla
somministrazione di sostanze psicotrope) sono evidenti e
immediati. La storia che il lettore deve allora ricostruire -
poiché è affar suo tracciare un percorso all'interno del
dizionario, per il quale la sola regola della successione
alfabetica vale come decostruzione implicita di qualunque
gerarchia o attribuzione di rilevanza - è storia del modo in cui i
saperi intorno alla psiche si sono sviluppati e poi organizzati in
movimenti, istituzioni, scuole, programmi di ricerca, società.
Storia, inoltre, del modo in cui, all'interno del <<sistema>> che
così hanno formato, hanno preso parte alla costruzione della
nostra idea di normalità, di anomalia e infine di patologia, alla
definizione dell'<<intelletto comune sano e malato>> non più in
relazione alla vita dello spirito, bensì in relazione al tipo di
soggettività necessaria alle società del controllo e della
normalizzazione. Per fare ciò, è stato necessario mettere a
confronto i saperi sulla psiche tanto con la riflessione
filosofica quanto con gli sviluppi delle scienze biomediche, e
insieme con la storia dei grandi dispositivi del manicomio,
dell'ospedale, della penalità, ecc., nella persuasione che la
riflessione sullo <<psichismo>> umano nasca nel punto di
intersezione di tutto ciò.
Esistono, attualmente, diverse
storie e diversi repertori enciclopedici delle scienze della
psiche. Gran parte di tali opere risulta tuttavia concepita sulla
base di partizioni di carattere <<regionale>>, fondata su un
trattamento monografico degli autori, delle discipline, degli
orientamenti dottrinali presi in esame, quando in realtà uno dei
tratti specifici della conoscenza della psiche dei nostri tempi è
la natura interrelazionale della produzione scientifica e
intellettuale. Inoltre, le esigenze del <<genere>> (esigenze
insieme epistemologiche e <<narrative>>) fan sì che ci si trovi,
per lo più, di fronte a opere che offrono un'esposizione, per così
dire, <<dogmatica>>. Necessità <<scientifiche>> di codificazione e
sistematizzazione, esigenze didattiche di trasmissione, implicano
che tali testi presentino un andamento rigoroso e coerente sotto
il profilo delle nozioni, delle categorie e dei concetti presi in
esame, che tuttavia sembrano usciti già tutti armati dalla testa
dei <<fondatori>>. I saperi in questione sono insomma presentati
come se avessero da subito chiaramente delimitato il loro campo,
definito il proprio oggetto, costituito un discorso fondato e
coerente, solo in attesa di venire trasmesso, e così di
approfondirsi e precisarsi progressivamente, ma già
scientificamente <<maturo>>. E quando - ma assai raramente - la
storia fa la sua comparsa, è solo per illustrare qualche tappa di
progressione, dell'estensione, dell'approfondimento delle
conoscenze, oppure per arricchire la <<rappresentazione>> con
qualche dettaglio sulle vicende biografiche dei principali
protagonisti dei processi di costituzione e fondazione delle
discipline interessate. Lo scarso rilievo dato ai rapporti
intrattenuti da ciascuna delle discipline coinvolte le une con le
altre e con discipline diverse da quelle del campo di volta in
volta considerato, fan sì che in genere venga trascurato il ruolo
svolto dai diversi contesti culturali in cui concetti e metodi
hanno potuto formarsi. Ci è parso dunque necessario considerare la
storia di tali saperi come costituita da rapporti complessi e da
interazioni costanti, all'interno dei quali solamente hanno potuto
consolidarsi e trasmettersi. Solo la presa in esame della natura
interattiva e collettiva dell'impresa scientifica e della
produzione di sapere, infine, consente di mostrare in che modo la
ricerca e l'insegnamento abbiano potuto consolidarsi in ciò che,
in mancanza di meglio, chiameremo una tradizione. Dovendo indicare
il criterio teorico e metodologico per l'attraversamento della
storia della cultura e dei saperi relativi alla psiche, lo
identificheremo in un principio organizzatore fondato sulla
necessità di stabilire e guidare associazioni, correlazioni,
derivazioni, filiazioni, risonanze e assonanze, e più in generale
l'insieme complesso di relazioni tra esperienze e vicende
scientifiche e culturali, il cui divenire risulta per moti versi
isomorfo rispetto alle tecnologie e alle modalità della
trasmissione dei saperi e delle conoscenze disponibili.
E' più che mai urgente, abbiamo
detto, tracciare la mappa e fare l'inventario di quei campi che
hanno inaugurato, tra '800 e '900, una tradizione. E' necessario
analizzare i <<programmi di ricerca>> che li hanno caratterizzati
e gli effetti che hanno prodotto sull'insieme del campo culturale;
descrivere i movimenti, gli orientamenti dottrinali e le
tradizioni di tali campi, delineare i problemi e le discussioni
che sono stati al cento delle loro attività (nuclei tematici,
stili di pensiero e di indagine, linguaggi della ricerca),
mostrare gli intrecci e le intersezioni con ambiti e campi
adiacenti. Di qui la necessità che il progetto prevedesse la
compresenza di tutti i saperi che afferiscono al campo della
psiche, unitamente a una rigorosa ricostruzione dell'apparato
discorsivo e concettuale di ciascuna disciplina (attraverso un
lemmario delle principali categorie operanti all'interno di
ciascun ambito); ma al contempo era necessario sottolineare il
complesso reticolo di influenze e debiti reciproci, insieme ai
trasferimenti di apparati teorici, di procedure e soprattutto di
problemi, da un ambito all'altro. Proprio da tale esigenza è
sorta la necessità di un progetto innanzitutto preoccupato della
sistematica dei concetti, incaricata di assicurare
l'architettonica complessiva dell'opera, accanto a cui doveva
essere presente, con altrettanta dignità epistemologica, la
ricostruzione storica del processo di formazione e consolidamento
di ciascuno dei saperi coinvolti e del loro impianto complessivo.
Ciò ha comportato, inoltre, l'attenzione per le problematiche
preesistenti e per i campi già costituiti, fino alle rotture
rispetto al suolo di appartenenza di ogni nuovo sapere o di ogni
nuovo paradigma. Si è cercato poi, più in particolare, di
sottolineare il radicamento nella pratica di ciascuna disciplina,
ovvero i legami costitutivi con l'insieme di procedure legate
all'attività operativa connessa a ciascun ambito (sperimentazione,
cura, ecc.). E' in questa prospettiva che sono stati esaminati
anche alcuni dei problemi di carattere istituzionale che
contrassegnano i destini dei saperi in questione. Un'ulteriore
dimensione che si è cercato di far emergere, e che nelle opere di
questo genere viene di solito relegata in secondo piano, quando
non risulta del tutto assente, è quella relativa alla natura di
<<movimento>> che molti dei fenomeni in questione hanno assunto.
L'apertura nei confronti di questa dimensione implica
un'attenzione assai marcata per aspetti come le forme organizzate
- società, scuole, istituti, gruppi, ecc. - di cui le diverse
discipline si sono dotate; per le dinamiche interne ai diversi
gruppi e movimenti, ovvero per la storia delle scissioni, dei
conflitti, delle alleanze (interne e con istituzioni e
rappresentanti di altri campi disciplinari). Solo sullo sfondo di
tali ricostruzioni abbiamo ritenuto potessero poi acquistare
rilievo anche le narrazioni relative alle vicende biografiche dei
principali protagonisti, tanto dei <<fondatori di discorsività>>
quanto dei loro più importanti collaboratori e discepoli. E
affinché le ricostruzioni delle vicende biografiche non si
risolvessero in inutili medaglioni fatti della <<vita, morte e
(eventuali) miracoli>> dei personaggi coinvolti, abbiamo creduto
opportuno che si tentasse, per l'essenziale, di ricostruire il
<<movimento di pensiero>> attuato da ciascuno di loro. Ciò ha
implicato l'attenzione per i rispettivi contesti intellettuali e
culturali, e per le relazioni con le scienze, con la filosofia,
con le arti del proprio tempo, ma anche con le credenze e le
ideologie condivise dalle società di appartenenza, e dunque dagli
eventuali destinatari delle elaborazioni dottrinali e degli atti
predisposti dai soggetti in questione. Inoltre ha comportato, nei
limiti del possibile, attenzione anche per i rimaneggiamenti, le
trasformazioni, le rivoluzioni, nei rispettivi sistemi di
pensiero, a cui gli attori delle diverse vicende sono stati
talvolta costretti, da un lato dai grandi eventi storici e dai
grandi sconvolgimenti politico-sociali (le guerre, l'avvento dei
regimi totalitari, le varie vicende politiche e sociali
dell'epoca) e dall'altro dalla presenza e dai rapporti con grandi
e solide strutture, dotate di apparati millenari, come le chiese o
gli stati. Tutto ciò, sulla base del presupposto che l'oggetto
intorno a cui le scienze e i saperi coinvolti si sono formati non
sia, appunto, indifferente rispetto all'irruzione della storia.
Infine, si è cercato di riservare qualche considerazione alla
<<ricezione>> che tali saperi hanno avuto sulla scena storica in
cui sono apparsi, alle resistenze che hanno incontrato e agli
effetti che hanno prodotto all'interno dei quadri culturali e
mentali della società europea, quel che hanno contribuito a
modificare della percezione di sé dei singoli soggetti e
dell'intera contrada occidentale. E qualche considerazione si è
cercato di sviluppare anche in relazione alla questione forse più
delicata, ovvero al modo in cui sono stati eventualmente obbligati
a trasformarsi proprio dalle mutazioni da essi indotte, o che
hanno comunque contribuito a provocare.
Le voci di questo dizionario
comprendono, dunque, di volta in volta, indicazioni
sull'elaborazione dei concetti, sulla vicenda cronologica e sui
protagonisti, la delineazione dei programmi, l'introduzione agli
ambiti correlati; la descrizione delle relazioni interne a ogni
campo o ambito disciplinare, e di quelle eventuali con altri
ambiti; la ricostruzione dei dibattiti, delle scissioni, degli
spostamenti; e infine il rendiconto dei risultati e delle
acquisizioni principali. Ogni voce si attiene, in linea di
massima, a una serie di elementari principi comuni e a un insieme
di regole di costruzione dei testi. 1) Innanzitutto la
contestualizzazione: ogni lemma contiene le indicazioni essenziali
che consentono di identificare la congiuntura storico-culturale
entro cui prende vita la vicenda del <<campo>> esaminato: quando,
dove e perché emerge il fenomeno considerato, e a partire da quali
premesse (lo stato di una disciplina, i problemi, le aporie o gli
sviluppi di un determinato ambito di sapere; i processi storici
con cui si misura il fenomeno considerato). 2) I protagonisti:
ogni voce prevede brevi profili dei principali protagonisti della
vicenda del <<campo>>, tentando sempre di indicare da quali
precedenti esperienze scientifiche e culturali provengono; con
quali storie intellettuali (con quale produzione pregressa) e con
quali progettualità; con quali intenzionalità dànno vita
all'esperienza dell'orientamento considerato o decidono di
parteciparvi; quali sono infine le figure di contorno, gli
epigoni, gli attori marginali. 3) La struttura organizzativa: si è
cercato di descrivere gli apparati (ed eventualmente le
istituzioni) e gli strumenti di cui il campo si dota per
funzionare; quali relazioni interne vengono stabilite e come esse
si modificano nel corso del tempo. 4) I contenuti: ci si è
proposti di delineare - nei loro tratti generali - i problemi, i
temi, gli oggetti di ricerca, i campi di indagine, gli ambiti di
discussione e di intervento da parte dei protagonisti. Ciò a
partire dalle elaborazioni degli eventuali <<fondatori>>, dalle
questioni affrontate dai diversi singoli <<attori>>, per giungere
infine a quanto viene elaborato da un gruppo o da un settore della
ricerca nel suo insieme, nell'ipotesi, appunto, che a partire da
tutto ciò venga costruito un discorso unitario che si trasforma
eventualmente in paradigma, in dottrina, in programma di
intervento, o in semplice orientamento teorico generale. 5) Gli
sviluppi: si è cercato inoltre di indicare quali siano stati, nel
corso della storia del campo - una volta questo uscito dalla fase
inaugurale - gli sviluppi teoretici e operativi, gli spostamenti
tematici e le trasformazioni problematiche, nonché le eventuali
polemiche interne, e soprattutto quelle esterne ( vale a dire le
diatribe, i conflitti teorici e/o <<politici>>, verificatisi a
partire dalle relazioni con altri orientamenti, ambiti e gruppi),
intervenute con il modificarsi della congiuntura (politica,
intellettuale, scientifica), a contatto con altri apporti, in
relazione ad altri movimenti e ad altri campi. 6) Gli esiti: si è
trattato, infine, di descrivere quali esiti abbia avuto il
fenomeno considerato, una volta concluso il suo ciclo
istituzionale e organizzativo o una volta chiusa la parabola della
sua massima produttività: quali le successioni, le eredità, i
lasciti, le frammentazioni e le diaspore, le contaminazioni e le
riaggregazioni, gli sviluppi in campi adiacenti o collaterali, le
(eventuali) posterità. In altri termini, si è affrontato il
problema degli effetti delle elaborazioni e dei risultati della
ricerca entro una ricostruzione che non vuole essere semplicemente
una storia <<interna>> della cultura e delle scienze della psiche
del '900 che segua le tradizionali partizioni disciplinari, ma
intende mostrare la trama complessa di relazioni in gioco
all'interno del processo di produzione del sapere, della
conoscenza, della più generale esperienza culturale. E' stato poi
particolarmente sottolineato il radicamento nella clinica di
ciascuna disciplina, ovvero i legami costitutivi con l'insieme di
pratiche e di procedure legate all'attività diagnostica,
nosografica, eziologica, terapeutica. E' in questa prospettiva che
sono stati esaminati anche i problemi di carattere istituzionale
che contrassegnano i destini dei saperi in questione, nell'ipotesi
che il luogo della loro elaborazione, corroborazione,
consolidamento, dal manicomio ai laboratori, dalle strutture
territoriali all'università, dallo studio privato agli apparati
industriali (come nel caso della psicofarmacologia), non sia
irrilevante.
L'arco cronologico considerato è
quello del XX secolo, o più precisamente quello che va dagli
ultimi decenni del XIX secolo ai giorni nostri. Questo non solo
per l'ovvia ragione che si tratta di indagare una serie di campi
che per l'essenziale si sono costituiti, appunto, proprio
all'interno di tale arco temporale, e che solo in alcuni casi
rimandano a una preistoria che si colloca in epoche precedenti, ma
soprattutto perché le discipline coinvolte ci interessano in
relazione alla soglia di positività raggiunta precisamente nel
corso del '900. Si è trattato cioè di indagare la costituzione di
saperi che solo in tale secolo, in ogni caso, hanno oltrepassato
la soglia della maturità epistemologica e della consapevolezza
istituzionale. Ogni riferimento a epoche precedenti è stato,
pertanto, del tutto contingente e circostanziale. L'organizzazione
interna dell'opera ha carattere alfabetico, onde aggirare ogni
problema di gerarchia e subordinazione tra campi disciplinari
diversi. A ciascuno di questi, inoltre, è stata riconosciuta pari
dignità attraverso un'equilibrata distribuzione delle parti, tale
da far sì che ciascuna disciplina avesse a disposizione se non lo
stesso numero di voci di tutte le altre, almeno lo stesso numero
di pagine. Nei casi in cui si sono verificate sovrapposizioni dei
diversi campi a proposito di singole voci, si è proceduto a una
loro distribuzione a più autori, dotati di competenze disciplinari
specifiche diverse.
Nell'elaborare il progetto del
dizionario abbiamo avuto in mente alcuni destinatari, individuati
innanzitutto tra gli studenti e i ricercatori che hanno necessità
di disporre di uno strumento non eccessivamente specialistico,
capace di fornir loro ipotesi di ricerca, indicazioni di lettura e
possibili piste per eventuali approfondimenti e prolungamenti del
lavoro di indagine. In secondo luogo, il lettore generico, alla
ricerca, invece, di informazioni precise e puntuali, ma
sufficientemente sintetiche da non rendere necessarie ulteriori
ricerche per avere a disposizione le cognizioni fondamentali
intorno a campi del sapere entrati stabilmente a far parte
dell'orizzonte culturale comune. Infine, gli addetti ai lavori -
operatori e studiosi - che nell'ambito della loro attività
professionale, accanto ai repertori specialistici già esistenti,
necessitano molto spesso di strumenti di rapida consultazione in
grado di fornir loro anche quelle indicazioni, relative ai campi
adiacenti rispetto alla disciplina di loro competenza, che non
sempre i materiali specialistici comprendono, o che hanno bisogno,
nell'ambito del loro campo di attività, di quel tipo di
informazioni (storiche, culturali, e così via) che raramente tali
strumenti contengono. La necessità di contemperare tutte queste
diverse esigenze, legate all'individuazione, come destinatario
dell'opera, di un pubblico eterogeneo ed estremamente
differenziato, ci ha imposto la scelta di un andamento e di uno
stile, nella redazione delle voci, il più semplice e oggettivo
possibile, che rifugge dalle idiosincrasie dei gerghi e degli
idioletti specifici propri delle diverse scuole, orientamenti,
indirizzi. Uno stile semplice, ma non banale, oggettivo, ma non
neutro, in modo da fare di quest'opera non un prodotto di scuola o
di gruppo, bensì la risultante di un effettivo lavoro collettivo,
in cui ciascuno conserva le proprie specificità e predilezioni, ma
non a scapito dell'onestà intellettuale e scientifica, e della
ricchezza dei contenuti.
Il dizionario comprende
complessivamente 250 voci, divise in due volumi. Alcuni lemmi sono
stati estesi da più autori, che li hanno affrontati da prospettive
diverse (nell'ordine, psicologia, psichiatria e psicoterapia,
psicoanalisi, neuroscienze). Al termine di ciascuna voce si
trovano i riferimenti alle altre più strettamente e immediatamente
correlate. Alla fine del secondo volume il lettore troverà gli
apparati necessari a un'efficace consultazione e fruizione
dell'opera, vale a dire la bibliografia generale, comprensiva di
tutti i testi citati nelle diverse voci, l'indice dei nomi e
l'indice analitico dei concetti principali. Il lavoro redazionale
di messa a punto finale dei testi è stato svolto da Valentina
Barbero con l'ausilio e la consulenza di Carlo Bonadies e Michele
Luzzatto, che hanno sostenuto il progetto, accompagnandolo con il
segno più necessario per il lavoro del pensiero, ovvero, come
insegnava Aristotele, quello dell'amicizia. Qui vogliamo
ringraziarli.
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