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     "PSICHE. Dizionario storico di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze.

a cura di Francesco Barale, Mauro Bertani, Vittorio Gallese, Stefano Mistura, Adriano Zamperini

 

 Dall' Introduzione di Mauro Bertani e Stefano Mistura

 



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"Psiche. Dizionario storico di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze", Einaudi, Torino, 2006 (pubblicato solo il I° volume A-K), euro 75.

 

 

 
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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini"

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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 Quest'opera nasce da una convinzione che valga, per l'insieme delle scienze della psiche, quello che S. Freud affermava nel 1922 a proposito della sola psicoanalisi, ovvero che il miglior modo per comprenderla sarebbe stato quello di <<seguirne la genesi e lo sviluppo>>.  Qui, pertanto,  abbiamo cercato di indicare alcune piste e di delineare una prima cartografia relative alla <<genesi>> e agli eventuali <<sviluppi>>, ovvero alla storia dell'intero campo delle scienze che si sono date come oggetto o ambito d'indagine qualcosa che è stato chiamato <<la psiche>>: consapevoli del fatto che alla fine, forse, le scienze della psiche, e con esse la psiche stessa, potrebbero essere state solo un episodio nella plurimillenaria storia della costituzione di sé del soggetto umano in Occidente. Di questa lunga storia molti segni, infatti, sembrano annunciare la fine prossima.

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 
 

Come concepire, altrimenti, la ricerca che attualmente viene svolta nell'ambito di molte scienze contemporanee se non come l'apparizione di forme di conoscenza e di tipi di sapere il cui statuto scientifico è indubitabile e il cui valore di verità indiscutibile, ma i cui esiti e i cui effetti, tra gli altri, comportano la progressiva dissoluzione (certi pudori impiegano del tempo a cadere) delle categorie e dei concetti per mezzo dei quali è stata per secoli pensata la soggettività umana, e in primo luogo l'idea stessa di una psiche?

Sia chiaro: non stiamo scrivendo, qui, a favore di una psiche ( o di una mente, o di un cervello, o di una concezione particolare degli uni o degli altri) contro un'altra, e neppure ci accingiamo a levare un lamento per l'anima perduta. Il processo è inarrestabile e irreversibile, e bisogna perfino ammettere che quanto le scienze in questione stanno facendo emergere è, molto semplicemente, la verità. Significherebbe attardarsi in una battaglia di retroguardia, ostinarsi a contestare tutto ciò, in nome dei diritti e dei privilegi perduti di un cuore umiliato e di uno spirito offeso. Il problema che vogliamo porre è un altro. Partendo da una diagnosi, e cioè che siamo entrati in una fase della storia delle scienze della psiche in cui, sotto le specie di una rinnovata alleanza con la ricerca fondamentale, e con quella biomedica in particolare, abbiamo assistito alla costituzione di nuovi campi (dalla neurobiologia alla neuroendocrinologia, dalla neurofisiologia alla neurochimica, alla neuropatologia), che convergendo hanno presieduto alla riorganizzazione di discipline antiche. Abbiamo così visto nascere e consolidarsi la neuropsicologia, rinascere la neuropsichiatria, e infine affacciarsi qualcosa come una neuropsicoanalisi. Sullo sfondo di un simile, irreversibile, rivolgimento, qualcuno ha visto profilarsi l'orizzonte di quella che è stata chiamata una vera e propria <<neuropolitica>>. La stessa vecchia psychologia rationalis, dopo essere stata chiamata tra '800 e '900 a diventare scientifica, continuando tuttavia a conservare la propria specificità definita dall'indagine su di un tipo peculiare di causalità, appare oggi destinata a convertirsi in una nuova scienza della mente, dove tuttavia sembra venire chiamata a svolgere solo la funzione ancillare di apparato descrittivo al servizio delle esigenze di altri campi, innanzitutto quello psicopatologico e psicoterapeutico. I quali risultano anch'essi sottoposti a un rivolgimento radicale dal mutamento dell'assetto epistemologico generale del campo della psiche a cui abbiamo alluso. La psicopatologia, riscoprendo le vecchie eziologie ereditarie e le predisposizioni alla patologia mentale, ma con un grado di affidabilità e di capacità predittiva, grazie al soccorso degli strumenti d'indagine offerti dalla ricerca biogenetica, mai sperimentati prima; la psicoterapia, affidandosi a una batteria di strumenti che vanno dai protocolli controllati agli interventi psicofarmacologici, con all'orizzonte l'eventualità neppure troppo remota di poter monitorare, attraverso le tecniche di imaging, gli effetti in tempo reale di un'interpretazione in corso di seduta o dell'intrusione di un affetto, nella riconfigurazione della dinamica neuronale nel cervello dei pazienti. Insomma, grazie agli sviluppi della ricerca biomedica e tecnoscientifica, siamo alle soglie della realizzazione di un sogno che se forse non è millenario, certo è diventato oggi assai influente e una posta in gioco decisiva negli sviluppi futuri delle nostre società: quello  di una spiegazione virtualmente integrale e scientificamente rigorosa dello psichismo umano, di cui siamo ormai in grado di indicare il substrato organico, insieme ai correlati anatomo-fisiologici e biochimici delle istanze alla cui luce è stato a lungo concepito, e agli eventuali disfunzionamenti nel sistema di relazioni tra memoria procedurale e memoria dichiarativa che alterano i processi del pensiero.

Psiche è dunque il titolo di un problema; il sottotitolo, Dizionario storico, allude, se non alla soluzione - del resto impossibile, dal momento che la storia, almeno per come ci ha insegnato a concepirla tra gli altri  Freud, si dedica a disfare, e forse dissolvere, certezze e illusioni - almeno a una delle piste che vale la pena di percorrere nel tentare di affrontarlo. Per farlo ci è parso non vi fossero che due vie. La prima l'aveva perfettamente delineata J. L. Borges, sostenendo che ogni atto (e ogni pensiero) <<è l'eco di altri che nel passato lo precedettero>>, o il fedele presagio <<di altri che in futuro lo ripeteranno fino alla vertigine>>. E' il principio che sta a fondamento di una delle convinzioni più profonde e radicate della cultura occidentale, quella secondo cui le parole hanno sempre conservato lo stesso significato e le cose sempre la stessa identità. Si trattava solo di attendere il momento in cui le seconde avrebbero potuto finalmente rivelarsi attraverso le prime e queste finire così con l'accordarsi con le seconde. Per parte nostra preferiamo piuttosto un'altra via, e pensare, con R. Char e qualche altro, che se la storia degli uomini è <<la lunga successione dei sinonimi di uno stesso vocabolo>>, allora <<contraddirvi è un dovere>>.

<<Psiche>> è dunque un designatore non troppo rigido, di cui è necessario tracciare i contorni storico-concettuali. Ma ciò sarà possibile solo a condizione di considerare che nella sua definizione, e al contempo nella sua costituzione, entrino, a tutti gli effetti, anche i saperi che se ne occupano, così come quelli che se ne sono occupati nel passato più o meno recente. E che dunque sia un oggetto intrinsecamente, e costitutivamente, storico. Certo non è ancora giunto, al riguardo di tale storia, il momento dei consuntivi, dei bilanci definitivi, poiché manchiamo della <<giusta distanza>>: la prossimità dei problemi, delle urgenze e in qualche caso dei drammi e delle tragedie che hanno caratterizzato la storia dei saperi, della conoscenza, delle discipline, delle scienze e delle tecniche che nel XX secolo sono state edificate a ridosso di qualcosa come la psiche, è forse ancora eccessiva perché ci si possa dedicare all'esercizio, che si vuole rassicurante e pacificato, dei bilanci, ovvero al computo sereno di ciò che è vivo e di ciò che è morto, di ciò che è destinato e di ciò che ha rivelato un'inesorabile caducità, nella storia delle formazioni culturali e scientifiche del '900 che si sono dedicate a questo strano oggetto ce è la psiche, o che si candida a prenderne il posto, mente o cervello che sia. E infatti quelle urgenze, quei problemi e quei drammi sono ancora, in gran parte, i nostri. Eppure di una mappa abbiamo comunque necessità; di una mappa capace di fornirci alcuni punti di riferimento e di orientamento, provvisori e rivedibili, ma ciò nondimeno indispensabili, almeno per chi si affaccia solo oggi sulla scena dei saperi contemporanei che si dànno come oggetto la psiche o che si sono formati nel punto esatto in cui hanno cominciato a dissolverla.

Il tentativo dell'opera è stato soprattutto quello di associare campi disciplinari diversi e di costringere, alla lettera, gli uomini del mestiere a fare i conti con una prospettiva - quella della storia delle rispettive discipline, dei diversi oggetti, delle varie forme di operatività - di solito trascurata nelle opere di sintesi o di sistematizzazione delle scienze, come se la storia avesse solo un ruolo marginale, tutt'al più ornamentale o celebrativo (la funzione antiquaria o quella monumentale di cui parlava Nietzsche) una volta che un certo campo disciplinare ha superato la soglia della positività scientifica. Tutte le voci, infatti, a parte poche eccezioni, sono state redatte da <<praticanti>>, e non da storici di professione, in modo che fossero costretti a ricostruire i concetti diventati operativi (nelle pratiche rispettive) e le pratiche rielaborate in concetti, ma all'interno della dimensione storica. Nella storia si trattava di andare alla ricerca delle interferenze, delle contaminazioni, delle <<origini impure>>, dei conflitti e delle controversie, delle esitazioni e delle rettifiche. Insomma, non si trattava di tracciare il lento cammino della ragione per portare alla luce l'ignoto (o il non ancora noto, ma da sempre in attesa di essere disseppellito), bensì di ricordare la complessità della genesi delle discipline, dei campi, degli oggetti che si occupano di quanto costituisce ciò che è più proprio dell'umano - almeno per le nostre società. Tale esercizio critico, crediamo, può aspirare a mostrare la precarietà e l'incertezza di ogni costruzione concettuale e scientifica allorché riguarda quel soggetto che si istituisce a oggetto della propria indagine, e può rappresentare una sorta di invito alla cautela e a un salutare <<scetticismo>> allorché sono in gioco saperi costruiti da uomini che hanno come oggetti (e obiettivi) altri uomini, allorché si tratta di conoscenze i cui risvolti <<pratici>> (dall'internamento alla somministrazione di sostanze psicotrope) sono evidenti e immediati. La storia che il lettore deve allora ricostruire - poiché è affar suo tracciare un percorso all'interno del dizionario, per il quale la sola regola della successione alfabetica vale come decostruzione implicita di qualunque gerarchia o attribuzione di rilevanza - è storia del modo in cui i saperi intorno alla psiche si sono sviluppati e poi organizzati in movimenti, istituzioni, scuole, programmi di ricerca, società. Storia, inoltre, del modo in cui, all'interno del <<sistema>> che così hanno formato, hanno preso parte alla costruzione della nostra idea di normalità, di anomalia e infine di patologia, alla definizione dell'<<intelletto comune sano e malato>> non più in relazione alla vita dello spirito, bensì in relazione al tipo di soggettività necessaria alle società del controllo e della normalizzazione. Per fare ciò, è stato necessario mettere a confronto i saperi sulla psiche tanto con la riflessione filosofica quanto con gli sviluppi delle scienze biomediche, e insieme con la storia dei grandi dispositivi del manicomio, dell'ospedale, della penalità, ecc., nella persuasione che la riflessione sullo <<psichismo>> umano nasca nel punto di intersezione di tutto ciò.

Esistono, attualmente, diverse storie e diversi repertori enciclopedici delle scienze della psiche. Gran parte di tali opere risulta tuttavia concepita sulla base di partizioni di carattere <<regionale>>, fondata su un trattamento monografico degli autori, delle discipline, degli orientamenti dottrinali presi in esame, quando in realtà uno dei tratti specifici della conoscenza della psiche dei nostri tempi è la natura interrelazionale della produzione scientifica e intellettuale. Inoltre, le esigenze del <<genere>> (esigenze insieme epistemologiche e <<narrative>>) fan sì che ci si trovi, per lo più, di fronte a opere che offrono un'esposizione, per così dire, <<dogmatica>>. Necessità <<scientifiche>> di codificazione e sistematizzazione, esigenze didattiche di trasmissione, implicano che tali testi presentino un andamento rigoroso e coerente sotto il profilo delle nozioni, delle categorie e dei concetti presi in esame, che tuttavia sembrano usciti già tutti armati dalla testa dei <<fondatori>>. I saperi in questione sono insomma presentati come se avessero da subito chiaramente delimitato il loro campo, definito il proprio oggetto, costituito un discorso fondato e coerente, solo in attesa di venire trasmesso, e così di approfondirsi e precisarsi progressivamente, ma già scientificamente <<maturo>>. E quando - ma assai raramente - la storia fa la sua comparsa, è solo per illustrare qualche tappa di progressione, dell'estensione, dell'approfondimento delle conoscenze, oppure per arricchire la <<rappresentazione>> con qualche dettaglio sulle vicende biografiche dei principali protagonisti dei processi di costituzione e fondazione delle discipline interessate. Lo scarso rilievo dato ai rapporti intrattenuti da ciascuna delle discipline coinvolte le une con le altre e con discipline diverse da quelle del campo di volta in volta considerato, fan sì che in genere venga trascurato il ruolo svolto dai diversi contesti culturali in cui concetti e metodi hanno potuto formarsi. Ci è parso dunque necessario considerare la storia di tali saperi come costituita da rapporti complessi e da interazioni costanti, all'interno dei quali solamente hanno potuto consolidarsi e trasmettersi. Solo la presa in esame della natura interattiva e collettiva dell'impresa scientifica e della produzione di sapere, infine, consente di mostrare in che modo la ricerca e l'insegnamento abbiano potuto consolidarsi in ciò che, in mancanza di meglio, chiameremo una tradizione. Dovendo indicare il criterio teorico e metodologico per l'attraversamento della storia della cultura e dei saperi relativi alla psiche, lo identificheremo in un principio organizzatore fondato sulla necessità di stabilire e guidare associazioni, correlazioni, derivazioni, filiazioni, risonanze e assonanze, e più in generale l'insieme complesso di relazioni tra esperienze e vicende scientifiche e culturali, il cui divenire risulta per moti versi isomorfo rispetto alle tecnologie e alle modalità della trasmissione dei saperi e delle conoscenze disponibili.

E' più che mai urgente, abbiamo detto, tracciare la mappa e fare l'inventario di quei campi che hanno inaugurato, tra '800 e '900, una tradizione. E' necessario analizzare i <<programmi di ricerca>> che li hanno caratterizzati e gli effetti che hanno prodotto sull'insieme del campo culturale; descrivere i movimenti, gli orientamenti dottrinali e le tradizioni di tali campi, delineare i problemi e le discussioni che sono stati al cento delle loro attività (nuclei tematici, stili di pensiero e di indagine, linguaggi della ricerca), mostrare gli intrecci e le intersezioni con ambiti e campi adiacenti. Di qui la necessità che il progetto prevedesse la compresenza di tutti i saperi che afferiscono al campo della psiche, unitamente a una rigorosa ricostruzione dell'apparato discorsivo e concettuale di ciascuna disciplina (attraverso un lemmario delle principali categorie operanti all'interno di ciascun ambito); ma al contempo era necessario sottolineare il complesso reticolo di influenze e debiti reciproci, insieme ai trasferimenti di apparati teorici, di procedure e soprattutto di problemi, da un ambito all'altro. Proprio  da tale esigenza è sorta la necessità di un progetto innanzitutto preoccupato della sistematica dei concetti, incaricata di assicurare l'architettonica complessiva dell'opera, accanto a cui doveva essere presente, con altrettanta dignità epistemologica, la ricostruzione storica del processo di formazione e consolidamento di ciascuno dei saperi coinvolti e del loro impianto complessivo. Ciò ha comportato, inoltre, l'attenzione per le problematiche preesistenti e per i campi già costituiti, fino alle rotture rispetto al suolo di appartenenza di ogni nuovo sapere o di ogni nuovo paradigma. Si è cercato poi, più in particolare, di sottolineare il radicamento nella pratica di ciascuna disciplina, ovvero i legami costitutivi con l'insieme di procedure legate all'attività operativa connessa a ciascun ambito (sperimentazione, cura, ecc.). E' in questa prospettiva che sono stati esaminati anche alcuni dei problemi di carattere istituzionale che contrassegnano i destini dei saperi in questione. Un'ulteriore dimensione che si è cercato di far emergere, e che nelle opere di questo genere viene di solito relegata in secondo piano, quando non risulta del tutto assente, è quella relativa alla natura di <<movimento>> che molti dei fenomeni in questione hanno assunto. L'apertura nei confronti di questa dimensione implica un'attenzione assai marcata per aspetti come le forme organizzate - società, scuole, istituti, gruppi, ecc. - di cui le diverse discipline si sono dotate; per le dinamiche interne ai diversi gruppi e movimenti, ovvero per la storia delle scissioni, dei conflitti, delle alleanze (interne e con istituzioni e rappresentanti di altri campi disciplinari). Solo sullo sfondo di tali ricostruzioni abbiamo ritenuto potessero poi acquistare rilievo anche le narrazioni relative alle vicende biografiche dei principali protagonisti, tanto dei <<fondatori di discorsività>> quanto dei loro più importanti collaboratori e discepoli. E affinché le ricostruzioni delle vicende biografiche non si risolvessero in inutili medaglioni fatti della <<vita, morte e (eventuali) miracoli>> dei personaggi coinvolti, abbiamo creduto opportuno che si tentasse, per l'essenziale, di ricostruire il <<movimento di pensiero>> attuato da ciascuno di loro. Ciò ha implicato l'attenzione per i rispettivi contesti intellettuali e culturali, e per le relazioni con le scienze, con la filosofia, con le arti del proprio tempo, ma anche con le credenze e le ideologie condivise dalle società di appartenenza, e dunque dagli eventuali destinatari delle elaborazioni dottrinali e degli atti predisposti dai soggetti in questione. Inoltre ha comportato, nei limiti del possibile, attenzione anche per i rimaneggiamenti, le trasformazioni, le rivoluzioni, nei rispettivi sistemi di pensiero, a cui gli attori delle diverse vicende sono stati talvolta costretti, da un lato dai grandi eventi storici e dai grandi sconvolgimenti politico-sociali (le guerre, l'avvento dei regimi totalitari, le varie vicende politiche e sociali dell'epoca) e dall'altro dalla presenza e dai rapporti con grandi e solide strutture, dotate di apparati millenari, come le chiese o gli stati. Tutto ciò, sulla base del presupposto che l'oggetto intorno a cui le scienze e i saperi coinvolti si sono formati non sia, appunto, indifferente rispetto all'irruzione della storia. Infine, si è cercato di riservare qualche considerazione alla <<ricezione>> che tali saperi hanno avuto sulla scena storica in cui sono apparsi, alle resistenze che hanno incontrato e agli effetti che hanno prodotto all'interno dei quadri culturali e mentali della società europea, quel che hanno contribuito a modificare della percezione di sé dei singoli soggetti e dell'intera contrada occidentale. E qualche considerazione si è cercato di sviluppare anche in relazione alla questione forse più delicata, ovvero al modo in cui sono stati eventualmente obbligati a trasformarsi proprio dalle mutazioni da essi indotte, o che hanno comunque contribuito a provocare.

Le voci di questo dizionario comprendono, dunque, di volta in volta, indicazioni sull'elaborazione dei concetti, sulla vicenda cronologica e sui protagonisti, la delineazione dei programmi, l'introduzione agli ambiti correlati; la descrizione delle relazioni interne a ogni campo o ambito disciplinare, e di quelle eventuali con altri ambiti; la ricostruzione dei dibattiti, delle scissioni, degli spostamenti; e infine il rendiconto dei risultati e delle acquisizioni principali. Ogni voce si attiene, in linea di massima, a una serie di elementari principi comuni e a un insieme di regole di costruzione dei testi. 1) Innanzitutto la contestualizzazione: ogni lemma contiene le indicazioni essenziali che consentono di identificare la congiuntura storico-culturale entro cui prende vita la vicenda del <<campo>> esaminato: quando, dove e perché emerge il fenomeno considerato, e a partire da quali premesse (lo stato di una disciplina, i problemi, le aporie o gli sviluppi di un determinato ambito di sapere; i processi storici con cui si misura il fenomeno considerato). 2) I protagonisti: ogni voce prevede brevi profili dei principali protagonisti della vicenda del <<campo>>, tentando sempre di indicare da quali precedenti esperienze scientifiche e culturali provengono; con quali storie intellettuali (con quale produzione pregressa) e con quali progettualità; con quali intenzionalità dànno vita all'esperienza dell'orientamento considerato o decidono di parteciparvi; quali sono infine le figure di contorno, gli epigoni, gli attori marginali. 3) La struttura organizzativa: si è cercato di descrivere gli apparati (ed eventualmente le istituzioni) e gli strumenti di cui il campo si dota per funzionare; quali relazioni interne vengono stabilite e come esse si modificano nel corso del tempo. 4) I contenuti: ci si è proposti di delineare - nei loro tratti generali - i problemi, i temi, gli oggetti di ricerca, i campi di indagine, gli ambiti di discussione e di intervento da parte dei protagonisti. Ciò a partire dalle elaborazioni degli eventuali <<fondatori>>, dalle questioni affrontate dai diversi singoli <<attori>>, per giungere infine a quanto viene elaborato da un gruppo o da un settore della ricerca nel suo insieme, nell'ipotesi, appunto, che a partire da tutto ciò venga costruito un discorso unitario che si trasforma eventualmente in paradigma, in dottrina, in programma di intervento, o in semplice orientamento teorico generale. 5) Gli sviluppi: si è cercato inoltre di indicare quali siano stati, nel corso della storia del campo - una volta questo uscito dalla fase inaugurale - gli sviluppi teoretici e operativi, gli spostamenti tematici e le trasformazioni problematiche, nonché le eventuali polemiche interne, e soprattutto quelle esterne ( vale a dire le diatribe, i conflitti teorici e/o <<politici>>, verificatisi a partire dalle relazioni con altri orientamenti, ambiti e gruppi), intervenute con il modificarsi della congiuntura (politica, intellettuale, scientifica), a contatto con altri apporti, in relazione ad altri movimenti e ad altri campi. 6) Gli esiti: si è trattato, infine, di descrivere quali esiti abbia avuto il fenomeno considerato, una volta concluso il suo ciclo istituzionale e organizzativo o una volta chiusa la parabola della sua massima produttività: quali le successioni, le eredità, i lasciti, le frammentazioni e le diaspore, le contaminazioni e le riaggregazioni, gli sviluppi in campi adiacenti o collaterali, le (eventuali) posterità. In altri termini, si è affrontato il problema degli effetti delle elaborazioni e dei risultati della ricerca entro una ricostruzione che non vuole essere semplicemente una storia <<interna>> della cultura e delle scienze della psiche del '900 che segua le tradizionali partizioni disciplinari, ma intende mostrare la trama complessa di relazioni in gioco all'interno del processo di produzione del sapere, della conoscenza, della più generale esperienza culturale. E' stato poi particolarmente sottolineato il radicamento nella clinica di ciascuna disciplina, ovvero i legami costitutivi con l'insieme di pratiche e di procedure legate all'attività diagnostica, nosografica, eziologica, terapeutica. E' in questa prospettiva che sono stati esaminati anche i problemi di carattere istituzionale che contrassegnano i destini dei saperi in questione, nell'ipotesi che il luogo della loro elaborazione, corroborazione, consolidamento, dal manicomio ai laboratori, dalle strutture territoriali all'università, dallo studio privato agli apparati industriali (come nel caso della psicofarmacologia), non sia irrilevante.

L'arco cronologico considerato è quello del XX secolo, o più precisamente quello che va dagli ultimi decenni del XIX secolo ai giorni nostri. Questo non solo per l'ovvia ragione che si tratta di indagare una serie di campi che per l'essenziale si sono costituiti, appunto, proprio all'interno di tale arco temporale, e che solo in alcuni casi rimandano a una preistoria che si colloca in epoche precedenti, ma soprattutto perché le discipline coinvolte ci interessano in relazione alla soglia di positività raggiunta precisamente nel corso del '900. Si è trattato cioè di indagare la costituzione di saperi che solo in tale secolo, in ogni caso, hanno oltrepassato la soglia della maturità epistemologica e della consapevolezza istituzionale. Ogni riferimento a epoche precedenti è stato, pertanto, del tutto contingente e circostanziale. L'organizzazione interna dell'opera ha carattere alfabetico, onde aggirare ogni problema di gerarchia e subordinazione tra campi disciplinari diversi. A ciascuno di questi, inoltre, è stata riconosciuta pari dignità attraverso un'equilibrata distribuzione delle parti, tale da far sì che ciascuna disciplina avesse a disposizione se non lo stesso numero di voci di tutte le altre, almeno lo stesso numero di pagine. Nei casi in cui si sono verificate sovrapposizioni dei diversi campi a proposito di singole voci, si è proceduto a una loro distribuzione a più autori, dotati di competenze disciplinari specifiche diverse.

Nell'elaborare il progetto del dizionario abbiamo avuto in mente alcuni destinatari, individuati innanzitutto tra gli studenti e i ricercatori che hanno necessità di disporre di uno strumento non eccessivamente specialistico, capace di fornir loro ipotesi di ricerca, indicazioni di lettura e possibili piste per eventuali approfondimenti e prolungamenti del lavoro di indagine. In secondo luogo, il lettore generico, alla ricerca, invece, di informazioni precise e puntuali, ma sufficientemente sintetiche da non rendere necessarie ulteriori ricerche per avere a disposizione le cognizioni fondamentali intorno a campi del sapere entrati stabilmente a far parte dell'orizzonte culturale comune. Infine, gli addetti ai lavori - operatori e studiosi - che nell'ambito della loro attività professionale, accanto ai repertori specialistici già esistenti, necessitano molto spesso di strumenti di rapida consultazione in grado di fornir loro anche quelle indicazioni, relative ai campi adiacenti rispetto alla disciplina di loro competenza, che non sempre i materiali specialistici comprendono, o che hanno bisogno, nell'ambito del loro campo di attività, di quel tipo di informazioni (storiche, culturali, e così via) che raramente tali strumenti contengono. La necessità di contemperare tutte queste diverse esigenze, legate all'individuazione, come destinatario dell'opera, di un pubblico eterogeneo ed estremamente differenziato, ci ha imposto la scelta di un andamento e di uno stile, nella redazione delle voci, il più semplice e oggettivo possibile, che rifugge dalle idiosincrasie dei gerghi e degli idioletti specifici propri delle diverse scuole, orientamenti, indirizzi. Uno stile semplice, ma non banale, oggettivo, ma non neutro, in modo da fare di quest'opera non un prodotto di scuola o di gruppo, bensì la risultante di un effettivo lavoro collettivo, in cui ciascuno conserva le proprie specificità e predilezioni, ma non a scapito dell'onestà intellettuale e scientifica, e della ricchezza dei contenuti.

Il dizionario comprende complessivamente 250 voci, divise in due volumi. Alcuni lemmi sono stati estesi da più autori, che li hanno affrontati da prospettive diverse (nell'ordine, psicologia, psichiatria e psicoterapia, psicoanalisi, neuroscienze). Al termine di ciascuna voce si trovano i riferimenti alle altre più strettamente e immediatamente correlate. Alla fine del secondo volume il lettore troverà gli apparati necessari a un'efficace consultazione e fruizione dell'opera, vale a dire la bibliografia generale, comprensiva di tutti i testi citati nelle diverse voci, l'indice dei nomi e l'indice analitico dei concetti principali. Il lavoro redazionale di messa a punto finale dei testi è stato svolto da Valentina Barbero con l'ausilio e la consulenza di Carlo Bonadies e Michele Luzzatto, che hanno sostenuto il progetto, accompagnandolo con il segno più necessario per il lavoro del pensiero, ovvero, come insegnava Aristotele, quello dell'amicizia. Qui vogliamo ringraziarli.

 

    
 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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