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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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 Frenis Zero  Publisher

      "CAPACITA' DI RESILIENZA DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI: risorse interne e sistema di accoglienza"

 

 

 

 di Giancarlo Rigon

 


Questo scritto è il testo rielaborato della relazione presentata a Lecce il 7 Novembre 2014 nel corso del Convegno internazionale "Psicoanalisi, luoghi della resilienza e migrazioni. Giornata di studi con Marie Rose Moro", organizzato dalla Rivista e Casa Editrice psicoanalitica ‘Frenis Zero’

Giancarlo Rigon è Psicoanalista, psichiatra e neuropsichiatra infantile. Vive e lavora a Bologna.

            

 

 

  

   

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

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Ultima uscita/New issue:

"L'uomo dietro al lettino" di Gabriele Cassullo

 Prefaced by/prefazione di: Jeremy Holmes                                                         Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2015

Pagine/Pages: 350

ISBN:978-88-97479-07-9

Prezzo/Price: € 29,00

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"Neuroscience and Psychoanalysis" (English Edition)

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Georg Northoff                                            Writings by/scritti di: D. Mann               A. N. Schore R. Stickgold                   B.A. Van Der Kolk  G. Vaslamatzis  M.P. Walker                                                 Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Psicoanalisi e neuroscienze

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 300

ISBN:978-88-97479-06-2

Prezzo/Price: € 49,00

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Vera Schmidt, "Scritti su psicoanalisi infantile ed educazione"

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Alberto Angelini                                             Introduced by/introduzione di: Vlasta Polojaz                                                   Afterword by/post-fazione di: Rita Corsa

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 248

ISBN:978-88-97479-05-5

Prezzo/Price: € 29,00

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Resnik, S. et al.  (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica" 

Writings by:A. Ambrosini, A. Bimbi,  M. Ferri,               G. Gabbriellini,  A. Luperini, S. Resnik,                      S. Rodighiero,  R. Tancredi,  A. Taquini Resnik,       G. Trippi

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della Psicoanalisi

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 156

ISBN:978-88-97479-04-8 

Prezzo/Price: € 37,00

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Silvio G. Cusin, "Sessualità e conoscenza" 

A cura di/Edited by:  A. Cusin & G. Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 476

ISBN:  978-88-97479-03-1

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura di G. Leo e G. Riefolo (Editors)

 

A cura di/Edited by:  G. Leo & G. Riefolo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 426

ISBN: 978-88-903710-9-7

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor) 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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Tante sono le adolescenze quante le condizioni sociali, culturali e di sviluppo individuale, e altrettanto vale per tutti i segmenti secondo i quali suddividiamo lo svolgersi della vita.

Prenderò in considerazione la situazione degli adolescenti che chiamiamo ‘minori stranieri non accompagnati’ (msna), guardando in particolare alla capacità di resilienza psicologica che, come noto, dipende sia dalla dotazione naturale plasmata dal contesto famigliare e sociale di crescita sia dalle risposte che il soggetto riceve dal contesto di accoglienza dopo gli eventi stressanti che lo hanno riguardato.

 

Chi sono i MSNA.

La denominazione ‘minori stranieri non accompagnati’ è sufficientemente evocativa di ciò che caratterizza questi adolescenti. La definizione ufficiale tratta dalle Linee Guida sui minori stranieri non accompagnati, emanate nel 2003 dalla  Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione  del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, recita così: ” Ai sensi dell’articolo 1, comma 2 del D.P.C.M. n. 535/1999, per  minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello Stato […] s’intende il minore non avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell'Unione Europea che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano".

Va da sé che questo essere privi di un legale rappresentante li rende particolarmente

deboli di fronte alle istituzioni. Vedremo più avanti come la questione del rispetto dei diritti  oltre che un dovere rappresenti anche uno strumento di prevenzione e tutela della salute mentale di questi ragazzi e più in generale di tutti i bambini e gli adolescenti.

Parlando di questi ragazzi non si può non fare riferimento alle loro risorse interne che consentono di sopportare  e superare ostacoli materiali, paure e angosce non immaginabili per  chi  vive nei Paesi dell’Europa occidentale o nell’America del Nord.

Alle risorse interne fa da contraltare il sistema di accoglienza previsto per loro, che sono minorenni, migranti e soli, dunque in una situazione di particolare fragilità.

L’incrocio fra progetto migratorio, risorse interne e sistema di accoglienza  determina l’esito del processo di integrazione di questi ragazzi nei Paesi di accoglienza, un processo decisivo nella loro adolescenza e in tutto il loro percorso di vita successivo.

In questo confronto, la capacità di resilienza di questi ragazzi ha una parte decisiva; il binomio resilienza – sistema di accoglienza sarà quindi l’angolazione secondo cui trattare di questa adolescenza.

 

Resilienza

Il termine resilienza è utilizzato in diverse discipline con il medesimo sostanziale significato di capacità di adattarsi a forze esterne deformanti, resistendo in questo modo ad esse senza cedimenti strutturali.

In psicologia si é affermato grazie agli studi di Garmezy ((1974) dedicati ai bambini le cui condizioni di svantaggio li mettevano a rischio di sviluppare gravi disturbi psicopatologici   e a quelli di Rutter (1979) sulla crescita dei bambini in condizioni di povertà.

Questi studi mostrarono come una gran parte dei bambini che vivevano in condizioni di rischio evolutivo si sviluppavano senza mostrare danni o disturbi psicologici, anzi, talvolta diventavano adulti particolarmente dotati e capaci, tanto che J. Anthony (1974) utilizzò l’espressione  “bambini invulnerabili”per definirli, anche se, come vedremo, nel libro pubblicato con B. Cohler (1987), evidenzia i danni presenti nella struttura di personalità di questi soggetti.

Tra le tante formulazioni disponibili del concetto di resilienza psicologica, si possono citare quella di Luthar (2003) che la definisce “un processo dinamico che porta ad un adattamento positivo nel contesto di avversità significative” e quella di Rutter (2007) che parla di “un concetto interattivo che deriva dalla combinazione di esperienze di rischio gravi con una crescita psicologica relativamente positiva a dispetto di tali esperienze” .

 

Se pensiamo alle condizioni di vita che spingono questi ragazzi stranieri a lasciare, da soli, i loro paesi e a ciò che devono affrontare nel viaggio clandestino per arrivare in Europa, la questione delle loro capacità di superare rischi e difficoltà oggettivi, paure e angosce, e di mantenere un equilibrio accettabile fra speranze e delusioni, in una parola, la loro capacità di resilienza, appare decisamente critica.

 Va ricordato che la resilienza non è una capacità immutabile, ma si modifica nel tempo in

relazione all’esperienza: se questa favorirà il germogliare e l’irrobustirsi di fattori protettivi, crescerà la capacità di resilienza. 

Questa caratteristica fa assumere una speciale importanza,  nel caso dei msna, al sistema di accoglienza. Se consideriamo le tre fasi secondo le quali si articola il percorso di accoglienza di questi minori, emerge chiaramente come in ciascuna di esse siano presenti gli elementi e le occasioni che gli operatori che si occupano di loro possono cogliere per favorire lo sviluppo di queste capacità di resilienza: tamponando le ferite psicologiche subite durante il viaggio, come accade all’arrivo nel nostro Paese e durante il primo periodo immediatamente successivo ad esso;  facilitando le capacità di adattamento al sistema di vita delle comunità in cui i ragazzi sono accolti nelle settimane successive all’arrivo;  sviluppando le competenze e la sicurezza interiore necessarie per proseguire sulla strada della autonomia personale, lavorativa e sociale nel periodo che li separa dal compimento della maggiore età.  

 

 I fattori protettivi si possono raggruppare in tre categorie generali (Diavoletto A., 2013) a seconda che attengano al soggetto, al suo gruppo famigliare, al contesto ambientale.   

Tra le caratteristiche personali di particolare importanza in età adolescenziale sono l’autostima, la fiducia nella proprie capacità e il sentimento di poter avere il controllo sulla propria vita; fattori che nella loro genesi primaria rimandano al binomio soddisfazione dei bisogni – sicurezza di sé di cui scrive Sullivan (1972) a proposito della prima relazione madre –bambino, ma che nel corso dello sviluppo sono fortemente condizionati dagli eventi di vita. Sotto questo profilo ciò che affrontano i msna, e tutti i migranti clandestini,  durante  i loro viaggi per giungere in Europa, rappresenta sicuramente una prova estrema per le caratteristiche soggettive menzionate (autostima, fiducia nella proprie capacità, sentimento di poter avere il controllo sulla propria vita) dalla quale esse possono essere confermate sino alla distorsione onnipotente o lese sino all’irreparabile.

I fattori protettivi ambientali  sono fondamentalmente rappresentati dalle relazioni sociali e dai sistemi di sostegno, organizzati o informali. Tra i primi rivestono particolare importanza i Servizi sociali, quelli educativi  e quelli sanitari che con i loro interventi mirano ad interrompere o ad attenuare la catena negativa dei fattori di rischio a cui è esposto il soggetto e a promuoverne le sue capacità di recupero e ad attivare reti di sostegno. La fondamentale importanza che i Servizi rivestono come fattori di resilienza, si accompagna ad una pari responsabilità che la riduzione delle risorse pubbliche e la burocratizzazione dei Servizi stessi tendono a scaricare sul singolo operatore. Una discussione su questa dinamica perversa sarebbe quanto mai proficua.

Tra i sistemi informali, nel caso dei msna, ha grande importanza il gruppo dei connazionali, come fu nel caso di Mudassar, di cui si parla nel libro citato nel prossimo paragrafo. Era un ragazzino minuto, quasi imberbe, ma che già aveva diciassette anni e mezzo quando arrivò in Italia, e proprio perché mancavano soltanto sei mesi al compimento della maggiore età dovette fare in gran fretta, troppo in fretta, il percorso di autonomia: dalla alfabetizzazione alla formazione lavorativa, al lasciare la comunità. Considerando la condizione di estrema fragilità personali e del percorso, il Servizio Sociale, pur con le risorse economiche al lumicino, riuscì a ad assegnarli per tre mesi dopo il compimento del diciottesimo anno, un educatore di riferimento che lo aiutasse nella ricerca di un posto di lavoro e nel disbrigare le necessità della vita quotidiana; per l’alloggio, gli fu trovato un letto di fortuna presso una parrocchia e poco dopo si trasferì  presso un connazionale. Passati i tre mesi di sostegno da parte dell’educatore, Mudassar, come abbiamo scritto nel libro citato, “si trovò senza più alcuna rete di protezione e come un corpo che cade senza protezione, è sparito”. In realtà, nella ricerca che abbiamo condotto per verificare la situazione dei ragazzi la cui storia avevamo raccontato, abbiamo scoperto che Mudassar aveva trovato lavoro in un ristorante gestito da un connazionale e che il gruppo dei connazionali lo aveva accolto, sostenuto e protetto consentendogli di acquisire una autonomia che nessuno avrebbe immaginato possibile.  

 

 

Un libro dedicato ai minori stranieri non accompagnati

  In un libro pubblicato poco più di un anno fa, intitolato “Cercare un futuro lontano da casa” (Rigon G, Mengoli G., 2013), sono state presentate le storie di 10 adolescenti giunti in Italia come minori stranieri non accompagnati. [1]                                               

Il mio incontro con i minori stranieri non accompagnati  nasce dalla consulenza che presto ad una cooperativa che gestisce il Centro di Prima Accoglienza dove vengono ricevuti questi ragazzi appena entrano in contatto con la Polizia e il Servizio  Sociale e  dove restano per circa due mesi per passare poi a comunità cosiddette di “ seconda accoglienza” dove portano avanti il percorso di scolarizzazione, formazione e inserimento lavorativo.  

Ricordo che l’impatto ai primi incontri fu molto forte. Come scritto nel libro sopra citato (pg12) “ … i loro visi tesi, i corpi che si muovono a scatti, gli sguardi quasi mai diretti, trasmettono un’ansia, una insicurezza, un allarme, che ti investono con violenza nel profondo suscitando una reazione di pudore, quasi una vergogna che viene dalla sensazione di non poter fare qualcosa subito per alleviare quella sofferenza”

  Nel mio frequentare la comunità, anche al di fuori del lavoro professionale, ho potuto ascoltare le loro storie raccontate dagli educatori; storie con brutti finali come il carcere o la droga, oppure positivi, con il lavoro e l’inserimento sociale seppure parziale, oppure ancora, incerti come quello di Amhed, proveniente dal Marocco, che aveva sempre un problema da risolvere; e che problemi!  Per primo quello di essere in comunità come misura alternativa dopo essere stato arrestato per spaccio, poi quello di aver fornito un nome falso al momento dell’arresto, quindi si scoprì che era analfabeta nella sua lingua e dunque aveva grandi difficoltà sul lavoro, e ancora la dipendenza dal gioco, e ancora … eppure fu capace di superare tutti questi ostacoli, ma sempre uno nuovo se ne presentava tanto da far temere che non ce l’avrebbe fatta.

 

Il libro nasce dal bisogno di far conoscere questa realtà, per lasciare traccia di queste vite ignorate, vite degli ultimi, racchiuse in poche righe, piccole biografie di una parte di vita.

Alì, che veniva dalla Somalia dove era stato costretto dalle milizie Shabaab a combattere e da un lungo, pericoloso viaggio attraverso Kenia, Sudan e Libia,  al momento di lasciare quest’ultimo Paese  verso Lampedusa, aveva detto al suo compagno di avventura  :” Non andiamo con la stessa barca, perché spesso le barche affondano , e uno di noi deve sopravvivere per raccontare dell’altro, per raccontare di noi”

Il libro è stato anche il nostro modo di realizzare il desiderio di Alì e di ricordare tutti coloro che sono morti perché le barche sono affondate, e ciò vale anche per questo scritto.

Si calcola che siano 1600 nei primi 4 mesi del 2015 i migranti affogati nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa e che siano stai ben3500 nel corso dell’anno in cui è stata operativa la missione Mare Nostrum, dall’ ottobre 2013 al novembre 2014. La tragicità di questa situazione che i numeri appena citati documentano è confermata da quanto scrive una bambina di 11 anni proveniente dal Gambia e scampata al naufragio del barcone nel quale sono invece periti la sorella e il fratello[2] :

“Vengo dal Gambia e ho attraversato il mare per venire in Italia. Molte persone  sono morte, i miei amici, mia sorella e mio fratello sono morti fra le onde per arrivare in Italia. 

Vi supplico, fratelli e sorelle, basta arrivare in questo modo.

Vi prego, vi prego, vi prego.

Vi dico questo perché so cosa ho visto e ho visto molte cose che non posso raccontare.

Quello che posso dire a chi di voi sta per arrivare è: non fatelo, per favore, fratelli e sorelle”.

 

Il sistema di accoglienza

Cogliendo l’occasione di questo articolo possiamo chiederci se nell’arco di tempo trascorso dalla pubblicazione del libro – un anno e mezzo, come detto - i bisogni di questi ragazzi e i problemi che essi ci pongono sono cambiati e come, e se sono cambiate le risposte ad essi.

Quali erano i problemi e i sottostanti bisogni evidenziati nel libro?

-       migrazioni clandestine lunghissime e drammatiche, nelle quali è spesso messa a rischio l’incolumità fisica, psicologica e morale di questi adolescenti. Cito anche il rischio di ledere la dimensione morale di questi ragazzi e ragazze costretti a subire abusi fisici e sessuali o ad assistere, impotenti, alle violenze inflitte a chi con loro condivide la migrazione. 

-       normativa nazionale che contrastava l’accoglienza dei migranti e rendeva difficile l’inserimento lavorativo e sociale di questi ragazzi, perché prevedeva che per ottenere il permesso di soggiorno essi, al compimento del 18° anno di età, avessero già trascorso 3 anni in Italia e che per 2 di questi fossero stai in una comunità. In assenza di questi requisiti, non veniva concesso il permesso di soggiorno e la persona diventava un clandestino.

- questa sorta di “ghigliottina della maggiore età” troncando il percorso di integrazione  vanificava anche il lavoro di accoglienza fatto sino a quel momento, e trasformando quelle persone in clandestini, facilitava il loro passaggio sulla strada della devianza e della delinquenza.

-       per la stessa ragione c’era grande difficoltà ad assicurare interventi educativi qualificati per tutti questi ragazzi e cure specialistiche tempestive e continuate nei casi in cui la sofferenza psichica travalica il limite della sintomatologia.

-       infine, ed è questa la radice di molti dei problemi ora elencati, mancava una legge quadro che regolamenti come ordinario il flusso migratorio; il fenomeno migratorio; di conseguenza, esso viene trattato come un fenomeno emergenziale con le  note pesanti ricadute sul piano delle risorse disponibili per rispondere ai bisogni.

 

Che cosa è cambiato oggi?

-       Le migrazioni clandestine restano drammatiche e spesso tragiche; ciò che è cambiato è l’aumento esponenziale del flusso migratorio. Ormai da mesi le cronache registrano l’arrivo giornaliero di centinaia di immigrati; i dati riportati sopra dicono la dimensione del fenomeno, ormai tale da aver assunto rilevanza politica a livello europeo e anche dell’ONU; se pure vi é ormai accordo nel considerare permanente e non contingente il fenomeno, non vi è invece convergenza –e forse, a monte, non vi é la volontà politica di trovarla – sulle possibili soluzioni: si va da ipotesi puramente difensive e militari a quelle più aperte verso la realizzazione di corridoi umanitari. Il risultato nella realtà è lo stallo, che consente di proseguire una situazione da tutti definita, a parole, vergognosa e intollerabile.   

-       Con la cosiddetta “Operazione Mare Nostrum”   la risposta del Governo italiano si è invertita rispetto al tempo delle migrazioni dei ragazzi di cui si parla nel libro; si è passati infatti da un atteggiamento imperniato sul respingimento ad uno aperto all’accoglienza.  L’importanza di ‘Mare Nostrum’  – operazione dichiaratamente umanitaria e non soltanto militare - stava nello svolgere un intervento  di ricerca attiva dei migranti estesa in profondità nel Mediterraneo realizzando verso sud un primo abbozzo di un possibile “canale umanitario” che tutelasse il più possibile la vita dei migranti. La riduzione dell’area di intervento in mare che si è  realizzata con l’attuale progetto denominato Triton  in capo all’ Unione Europea, si è purtroppo dimostrata insufficiente  rispetto al bisogno, come tragicamente dimostrato dall’ immediato aumento dei migranti morti. 

-       La normativa non prevede più l’obbligo dei tre anni di presenza in Italia e due anni di formazione e per rilasciare il permesso di soggiorno:

-       Questo ha ridotto  il fenomeno della clandestinità e ha reso più facile la continuità di cura che è sancita come diritto dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’ Infanzia (CRC, New York 1989), ratificata dal nostro Parlamento nel 1991. 

-       Manca ancora, ma è in via di approvazione alla Camera, una Proposta di Legge (prima firmataria Sandra Zampa) che permetterebbe di passare da una gestione emergenziale ad una ordinaria della immigrazione minorile, prevedendo per questo anche la dotazione di un fondo economico specificamente dedicato.

A livello locale, cominciano a definirsi alcune esperienze qualificate di sostegno sociale e sanitario e di intervento educativo  a favore di questi minori. Come esempio, può essere interessante segnalare quanto realizzato a Bologna in campo sanitario. Sulla base di una analisi dei dati relativi alla utenza di minori stranieri e della propria organizzazione (Martelli M., Magnani G., Costa S. 2011), il  Servizio il Servizio di Neuropsichiatria Infantile ha attivato un ambulatorio dedicato ai minori stranieri, compresi quindi i msna,  condotto da una neuropsichiatra infantile con formazione transculturale e da una psicologa, che garantisce anche una attività di  consulenza presso l’Agenzia Sociale del Comune che si occupa di questi ragazzi .[3]

 

La Guida di Terre des Hommes

Tra le iniziative che ci aiutano a rispondere sempre meglio alle questioni che ci pongono i MSNA, va segnalata la pubblicazione recente curata da Terre des Hommes (2014) di una “Guida psicosociale per operatori impegnati nella accoglienza dei minori stranieri non accompagnati”

  La Guida presenta sinteticamente i punti di carattere generale (chi sono i msna, entità e qualità della loro migrazione, la normativa che li interessa, …) e si concentra sulla loro accoglienza nelle comunità di prima e di seconda accoglienza, una occasione di particolare importanza, come discusso più sopra, per favorire lo sviluppo delle capacità di resilienza di questi ragazzi. [4]

 

 

 

MSNA, Resilienza, Diagnosi

  A distanza di due anni , abbiamo riconsiderato le condizioni di alcuni quei minori – quelli di cui abbiamo ancora notizia - evidenziando in particolare quelli che possono essere

considerati i loro punti di forza per fronteggiare  difficoltà, ostacoli e delusioni nel loro percorso di sviluppo e integrazione.

E’ evidente che tutti  questi ragazzi hanno dimostrato di essere forti avendo superato mille pericoli, paure e violenze, e al tempo stesso tutti sono fragili  per i segni che si portano dentro  a seguito di questa esperienza.

C’è dunque bisogno di supportare quelle fragilità per tutti questi adolescenti; perché tutti, come detto, hanno subito il trauma di una migrazione clandestina, forzata e violenta.

Questo si può fare, a mio giudizio, qualificando la competenza psicologica degli educatori che li accolgono; il che non significa, ovviamente, trasformare gli educatori in psicologi, né, tantomeno, significa psicologizzare il problema. Significa medicare le ferite con gli interventi adeguati. La Guida di Terre des Hommes parla anche di questo (pgg. 28 – 33), e ad essa rimando per la trattazione specifica che di questo punto ho svolto in quel testo.

C’è bisogno di curare la psiche questi ragazzi quando le ferite sono gravi, quando il loro

malessere supera una certa soglia e diventa una condizione patologica; è necessario allora prevedere (e provvedere!) l’intervento dello psichiatra dell’età evolutiva.

 

Possiamo dunque leggere la forza che dimostrano questi adolescenti come una manifestazione della loro capacità di resistere agli eventi stressanti e di superare le prove più difficili, in altre parole della loro capacità di resilienza.

Questa capacità talvolta è tale che si potrebbe guardare ad alcuni  di questi ragazzi come a “bambini invulnerabili” secondo il titolo del libro di Anthony e Cohler (1987) ricordato più sopra. 

Questi Autori ci hanno però mostrato come dietro ai brillanti risultati di adattamento e

di successo sociale che i bambini cosiddetti invulnerabili conseguono da adulti, ci sia spesso una struttura di personalità che è invece  vulnerabile o alterata. 

A maggior ragione ciò si può pensare sia vero per quei soggetti che, pur avendo sostanzialmente superato in maniera positiva pesanti avversità,  mostrano qualche difficoltà di adattamento.

Una valutazione di tale condizione, di come essa sia organizzata nella singola persona, può essere svolta solo attraverso una diagnosi di struttura.

Con questo termine intendiamo la valutazione clinica che ci consente di ipotizzare l’organizzazione e la dinamica del funzionamento psichico dell’individuo. (Freud S., 1923), differenziandosi in questo dalla diagnosi descrittiva. 

Come ho avuto modo di richiamare in altra occasione (Rigon, 2011), va sottolineato come la diagnosi strutturale debba comprendere anche una valutazione delle capacità del soggetto e non solo dei suoi deficit, limitazioni o insufficienze, ma anche delle sue  positive capacità di fronteggiare l’angoscia e di dare soluzione ai conflitti, ovvero, dei suoi punti di forza.

Questa valutazione, che definisco “diagnosi in positivo”, va svolta, a mio parere, in tutti i casi per i quali siamo chiamati a formulare una diagnosi, ma diviene assolutamente necessaria nel momento in cui dobbiamo valutare la capacità di resilienza del soggetto.

Discutendo di valutazione diagnostica può essere utile ricordare che la diagnosi clinica è cosa diversa dalla classificazione diagnostica, così come I trattati di psicopatologia sono cosa diversa dai manuali di classificazione diagnostica.

Si direbbe un richiamo scontato, invece, va osservato che tale distinzione viene  molto frequentemente trascurata tanto da confondere le due cose, e ciò accade sia in psichiatria sia adulti che dell’ età evolutiva. E’ importante quindi che lo stesso Rutter  sia intervenuto di recente (2011) per confermare le ragioni e il valore di tale distinzione.

Valutazione diagnostica e classificazione diagnostica nascono da esigenze contrapposte, clinica la prima, epidemiologica la seconda, ma  devono essere sempre contemplate entrambe. Diversamente, infatti, avremmo una raffinata varietà  di descrizioni psicopatologiche mai però riconducibili ad un profilo unificante indispensabile ad ogni ragionamento clinico-epidemiologico. Viceversa, avremmo soltanto una somma delle diverse malattie dalle quali è scomparsa la persona. 

      Si può quindi concordare con quanto scritto nella Introduzione del Manuale Diagnostico Psicodinamico (2008, p. LVII) : “negli ultimi vent’anni c’è stata una tendenza crescente a definire i problemi della salute mentale  sulla base di sintomi, comportamenti e tratti direttamente osservabili, mentre il funzionamento globale della personalità e i suoi livelli di adattamento venivano osservati soltanto in via secondaria” (pg. LVII), e in conseguenza di ciò, “la persona nella sua interezza è divenuta dunque meno visibile  dei costrutti relativi ai diversi disturbi su cui i ricercatori possono trovare un accordo.”

 

In conclusione, riguardo alla resilienza, possiamo dire che un buon lavoro svolto durante la permanenza dei ragazzi in comunità, mirato a rassicurarli e a rafforzare i fattori protettivi (fiducia in sé e nelle proprie capacità, fiducia negli altri, riconsiderazione/rielaborazione dell’esperienza traumatica, …)  risulterà molto importante per aiutarli dopo il loro diciottesimo anno, quando dovranno misurarsi con i passaggi più duri del processo di integrazione: conquistare e mantenere un lavoro e una casa.

   Le storie dei msna  ci dicono che lavoro e casa possano essere passaggi così duri da causare il crollo delle persone, come è successo ad  Arif arrivato dall’Afghanistan, dopo un viaggio tremendo, come sono questi viaggi, durante il quale  era stato ferito da un proiettile in uno dei tanti passaggi di frontiera e aveva perso quatto denti per le percosse ricevute dai poliziotti di uno dei paesi che aveva attraversato.

Si era rimesso, qui in comunità, e si era trovato modo di mettergli a posto i denti mancanti. Arif aveva dimostrato grande capacità di impegno nello studio e poi nel lavoro tanto che era stato assunto, anche se con contratto rinnovato ogni sei mesi, e poteva permettersi di pagare l’affitto di casa; aveva anche conquistato una ragazza italiana che con orgoglio invitava a pranzo, assieme  alla madre, e cucinava per loro. Ma questo periodo di felicità durò sino a quando l’azienda, a causa della crisi economica, non gli rinnovò il contratto.

Si diede un gran da fare Arif per trovare un altro lavoro; andò anche in Germania e poi a Roma per questo, ma senza fortuna. Così, senza lavoro, perse anche l’appartamento e si trovò sbandato. Gli fu trovata una sistemazione di emergenza presso una comunità religiosa che gli offriva un letto, i pasti e qualche lavoretto, cosa che gli permetteva di ripagare in minima parte quanto riceveva, perché Arif è fatto così – a proposito di carattere e resilienza -  una persona piena di dignità.

 

La questione dei diritti dei minori

Quando c’è stato bisogno ci siamo presi in cura questi ragazzi, come è successo con alcuni di loro come Tuidul  del Bangladesh che viveva in un continuo stato di ansia perché doveva mandare i soldi a casa per ripagare il debito fatto dai genitori per il suo viaggio clandestino; o Hamin che non dormiva, aveva  malattie della pelle e disturbi del comportamento; o Tarik che si tagliava nelle braccia e nelle gambe e urlava, e non riusciva  a dormire perché ricordava che nella barca della traversata verso Lampedusa chi si addormentava veniva gettato in mare

Ma se curare é bene, ancor  meglio è prevenire.

Prevenire significa rispettare i diritti di questi adolescenti, che sono quelli di tutti i ragazzi.

I diritti dichiarati nella nostra Carta Costituzionale e nella Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia sono un buon riferimento per la tutela della salute mentale in età evolutiva. In esse è  sancito per tutti i minori il diritto alla accoglienza, all’istruzione, alle cure, al ricovero in aree separate dagli adulti.

In particolare, per i minoro stranieri non accompagnati prevenire significa:

  •   Fare una buona accoglienza. Dal punto di vista della salute mentale, questo significa assicurare una buona qualità psicologica al lavoro degli educatori e la disponibilità di  tempestivi interventi psicologici e psichiatrici qualificati in senso transculturale.

  •  Ridare loro l’adolescenza che non hanno avuto.

  • Assumere nei loro confronti un punto di vista evolutivo e un punto di vista transculturale.

Per corrispondere a questi due ultimi punti, occorre conoscere di più le caratteristiche individuali, sociali e culturali dell’adolescenza che li caratterizzano..

Ci occorrono per questa ragione studi e ricerche, oggi decisamente carenti. Altrettanto vale per gli specifici fattori di rischio evolutivo e per quelli di protezione che sono in campo nel caso di questi ragazzi. Occorre, in sintesi, una apertura alla psicologia e alla psichiatria transculturale, che è molto rara nel nostro Paese per quel che riguarda gli adulti e praticamente assente per quel che riguarda i bambini e gli adolescenti.

 

E’ facile immaginare che di fronte a quanto appena scritto su quanto occorre fare per garantire i diritti di questi ragazzi, la risposta delle istituzioni preposte a tradurre i diritti di principio in pratica quotidiana, rispondano obiettando il costo degli interventi conseguenti.

Dobbiamo allora ricordare che quando si tratta di spese a favore dei bambini e degli

adolescenti, non si deve parlare di costi ma di investimenti.

Ormai da molti anni assistiamo in Italia all’ affermarsi di “una concezione della spesa sociale intesa esclusivamente come ‘costo’, da rendere compatibile con le esigenze della finanza pubblica” (Ascoli U., 2011). L’autore prosegue affermando che “siamo molto lontani dal social investment state in cui finalmente alcuni capitoli della spesa sociale, con particolare enfasi sui servizi per l’infanzia, vengono identificati come fattori strategici su cui investire per il futuro ‘nuovo welfare state’ “. (ib.)

A favore di un buon investimento, per qualità e quantità di risorse, al fine di realizzare un buon lavoro con questi ragazzi, facilitando il loro buon inserimento scolastico, lavorativo e sociale, sta il fatto che in questo modo si evita che i loro percorsi di vita si orientino e si strutturino nella devianza, con costi personali pesanti per loro, e costi economici e sociali altrettanto pesanti per la comunità.

 

 



[1]          Il libro contiene dieci storie scelte per illustrare i diversi aspetti della accoglienza e del percorso di integrazione di questi ragazzi; a queste storie si aggiungono alcuni autorevoli commenti.

              Il libro è stato scritto con Giovanni Mengoli, religioso Dehoniano che dirige le comunità che ospitano i minori stranieri non accompagnati. Le storie, tranne una, sono state raccolte dal racconto degli educatori per non obbligare i ragazzi  a rivivere vicende ed episodi tristi e dolorosi, spesso veramente traumatici.

 

[2]           L’articolo che riporta la notizia e la lettera della bambina, firmato da Giusi Fasano,  è apparso su ‘Il Corriere della Sera’ del 29 Aprile scorso, a pagina 21.

[3]              Di questa attività sarà presto disponibile una interessante analisi (Magnani G., Pellicciari A., Massi L., Martelli M. in corso di stampa)

[4]          Chi fosse interessato a riceverla, la può richiedere a Terre des Hommes o la può  scaricare liberamente dal suo sito. www.terredeshommes.it

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

Anthony E. J. The Syndrome of the psycologically invulnerabile child  in Anthony E.J., Koupernik C., The Child in His Family: Children at  Psychiatric Risk. 1974, Intenational Yearbook, Vol.3, New York, Wiley.

 

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Ascoli U. (a cura di), Il welfare in Italia, Il Mulino, 2011 (pg. 313)

 

CRC. Convention of the Rights of the Child, New York, 20 novembre 1989 - ratificata e resa esecutiva in Italia con Legge 27 maggio 1991, n. 176

 

 

Diavoletto A. Traiettorie evolutive. L’adolescenza tra deriva sociale, bisogni di cura e significati personali, 2013, Edisud, Salerno

 

 

Freud, S. L’Io e i’Es, 1923. OSF, 9: 443-472. 1977,Torino: Boringhieri

 

Garmezy N.,    The Study of competence in children at risk of severe psychopathology,  in Anthony E.J., Koupernik C., The Child in His Family: Children at  Psychiatric Risk. 1974, Intenational Yearbook, Vol.3, New York, Wiley.

 

 

Luthar S.S. Resilience and vulnerability: Adaptation in the context of childhood adversities, Cambridge - UK, Cambridge University Press, 2003 

 

 

Magnani G., Pellicciari A.,  Massi L., Martelli M.  Mineurs isolés étrangers. Présentation d’un dispositif de soin spécifique dans le territoire de Bologna (Italie) in stampa su L’autre, Cliniques, Cultures et Sociétés.

 

 

Martelli M., Magnani G., Costa S. Bambini e adolescenti venuti da altrove: lavoro di rete, opportunità e nuove pratiche Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Vol. 78, N.3, 2011.

 

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione, Linee Guida sui minori stranieri non accompagnati, 2003

 

PDM. (2008) Manuale Diagnostico Psicodinamico, 2008, Raffaello Cortina Editore, Milano

 

Rigon G.  Dimensione clinica ed esistenziale  nel percorso diagnostico in psichiatria dell’età evolutiva,  Giornale di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva, Vol.31, Supplemento 1 al N.1, Aprile 2011   n. 23

 

Rigon G., Mengoli G., Cercare un futuro lontano da casa. Storie di minori stranieri non accompagnati  EDB, 2013   

 

 

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Rutter M.,  Child Psychiatric Diagnosis and Classification: Concepts, Findings, Challenges and Potential. Annual Research Review. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 1-15,  2011

 

Sullivan H. S., Teoria interpersonale della psichiatria, 1972 Feltrinelli, Milano. 

 

Terre des Hommes  Guida psicosociale per Operatori impegnati nell’accoglienza dei Minori stranieri Non Accompagnati, 2014. www.terredeshommes.it  

 

Zampa S. et al.,   Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati, Proposta di Legge  (C.  1658 ), Camera dei Deputati 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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