Il
fatto tipicamente umano dello scrivere presuppone una generalità,
della quale un membro rivendica l'adesione, testimoniando attraverso
questa adesione la propria appartenenza a tale generalità. Sade,
nel suo caso particolare, concepisce lo scrivere come una verifica
della suddetta appartenenza. L'organo della generalità è all'epoca
di Sade il linguaggio logicamente strutturato della tradizione
classica: con la sua struttura, quel linguaggio riproduce e
ricostituisce nell'ambito del gesto comunicativo la struttura
normativa della specie umana negli individui. Detta specie,
fisiologicamente parlando, si esprime attraverso una subordinazione
delle funzioni vitali, subordinazione che assicura la conservazione
e la propagazione della specie stessa. Il bisogno di riprodursi e
perpetuarsi, agente in ogni individuo, corrisponde al bisogno di
riprodursi e perpetuarsi per mezzo del linguaggio. Viene a
stabilirsi in tal modo la reciprocità di persuasione che permette
lo scambio delle singolarità individuali entro il circuito della
generalità. La reciprocità di persuasione si effettua
esclusivamente secondo il principio d'identità o principio di
contraddizione, il quale fa coincidere il linguaggio logicamente
strutturato con il principio generale dell'intelletto, cioè la
ragione universale. Conformemente
a questo principio della generalità normativa della specie umana,
Sade intende stabilire una controgeneralità corrispondente alla
specificità delle perversioni, in grado di permettere uno scambio
tra i vari casi di perversione che, in base alla generalità
normativa esistente, si definiscono per un'assenza di struttura
logica. Così si proietta la nozione sadiana di mostruosità
integrale. Ma
questa controgeneralità, riferita alla specificità della
perversione, egli la suppone già implicita nella generalità
esistente: per Sade, l'ateismo proclamato dalla ragione normativa,
in nome della libertà e della sovranità dell'uomo, è destinato a
rovesciare la generalità esistente in detta controgeneralità. In
tal modo l'ateismo, atto supremo della ragione normativa, deve
istituire il segno della totale assenza di norme. Eleggendo
a testimonianza dell'atto di ragione ch'è l'ateismo la maniera
perversa di sentire e di agire, sprovveduta di logica, Sade rimette
immediatamente in causa da un lato la ragione universale, in quanto
la rende contraddittoria nell'applicazione, e dall'altro il
comportamento umano quale espressione della subordinazione delle
funzioni del vivere.
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