Partendo
dal vantaggio di parlare oggi, possiamo vedere che i conflitti
all'interno della "British Society" sono
significativamente diversi da quelli che erano qualche decennio fa,
anche se essi sono, in un certo senso, derivati da conflitti del
passato. Pertanto i Kleiniani non pongono la stessa enfasi
sull'interpretazione delle angosce profonde ed i Freudiani
contemporanei sono molto più sensibili alle sottigliezze del
transfert di quanto lo fossero anni fa. E certamente entrambi i
gruppi hanno influenzato gli Indipendenti, che rappresentano uno
spettro molto ampio di vedute, ed a loro volta i membri di entrambi
i gruppi si sono resi sempre più consapevoli dei fattori
interpersonali provenienti dai teorici delle relazioni oggettuali
del gruppo degli Indipendenti. Ci sono pochi dubbi che molto
dell'impeto di questa fecondazione crociata sia venuto dalla
discussione sistematica del materiale clinico, mentre i fini
dettagli della teoria psicoanalitica avevano un posto secondario. Nonostante
il fatto che si siano verificati cambiamenti nella teoria e nella
tecnica nella 'British Society' come risultato dei diversi gruppi
che sono stati insieme sotto lo stesso tetto, ci sono ancora
sostanziali differenze tra le teorie professate dai membri di questi
gruppi. Ancora i membri sono chiusi nella loro valutazione di quanto
costituisca un buon lavoro clinico analitico. Ciò implica che c'è
una sottostante teoria o sistema di teorie in relazione alla pratica
clinica psicoanalitica, un corpo di teorie essenzialmente
inconscio, ossia privato o latente che può essere una base per una
comprensione comune ed una comunicazione, anche se le teorie
cosiddette pubbliche non possono mostrare le stesse corrispondenze. Lasciatemi
dire poche parole su questo punto delle teorie pubbliche e private.
Qualche anno fa, in un articolo sulla relazione tra concetti
psicoanalitici e pratica psicoanalitica, mio marito propose il
suo punto di vista per cui <<Con
un'esperienza clinica crescente l'analista, diventando più
competente, costruirà in maniera preconscia (descrittivamente
parlando, inconscia) un'intera varietà di segmenti teorici che si
riferiscono direttamente al suo lavoro clinico. Essi sono i prodotti
di pensiero inconscio, sono teorie molto parziali, modelli o
schemi... Il fatto che si possano contraddire tra di loro non è un
problema. Coesistono felicemente per tutto il tempo in cui sono
inconsci. Non appaiono alla coscienza finché sono consoni con ciò
che ho chiamato teoria ufficiale o pubblica, e possono essere
descritti con parole adatte. Tali teorie parziali possono
rappresentare meglio (cioé in maniera più utile ed appropriata) le
teorie di quanto lo facciano quelle ufficiali, ed è probabile che
molte importanti aggiunte alla teoria psicoanalitica siano accadute
poiché sono maturate delle condizioni che hanno permesso che queste
teorie parziali preconsce arrivassero ed emergessero in una
modalità socialmente accettabile per la psicoanalisi>> (Sandler,
1983) Foto:
Joseph Sandler In
questo capitolo spero di presentare una cornice teorica di
riferimento che emerga dal lavoro congiunto con mio marito sulla
base dell'esame di ciò che realmente facciamo quando lavoriamo con
i nostri pazienti in analisi e l'atteggiamento tecnico che assumiamo
in supervisione e nei seminari di discussione dei casi. Molto
brevemente, inizierò a descrivere il bisogno di riassorbire in
maniera molto esplicita la dimensione topografica (quella che
adoperiamo tutto il tempo, e cioé la dimensione di
profondità rispetto alla superficie) nella nostra cornice teorica
di riferimento, allo stesso modo in cui adottiamo un punto di vista
essenzialmente evolutivo nel pensare alla tecnica. In questo
contesto 'evolutivo' ci si riferisce sia allo sviluppo a partire
dall'infanzia alla prima fanciullezza, latenza, adolescenza, età
adulta ed avanzata sia anche al processo evolutivo interno rispetto
al movimento dalla profondità alla superficie, dal primitivo al
più sofisticato, che continua costantemente nel presente. Dopo
alcuni commenti sui concetti dell'inconscio e del preconscio come
sono stati formulati nella teoria topografica di Freud, mi riferirò
ad una distinzione che mio marito ed io abbiamo suggerito tra ciò
che può essere chiamato l'inconscio passato e l'inconscio presente.
L'inconscio presente assomiglia in qualche modo al sistema Pcs. ('preconscious')
di
Freud, ed ha anche delle caratteristiche dell'Io inconscio
della sua teoria strutturale. Ciò che verrà enfatizzato rispetto
all'inconscio presente è il fatto che i suoi contenuti non sono
liberamente accessibili alla coscienza. Sebbene
questi contenuti siano il prodotto di processi difensivi ed
adattativi, essi sono ancora soggetti ad un'ulteriore censura prima
che sia concesso loro l'accesso alla consapevolezza conscia. L'area
di questa censura, che è correlata a ciò che Freud chiamò la
censura secondaria, tra il preconscio ed il conscio, può essere
considerata come il 'focus' primario del nostro lavoro analitico. L'inconscio
passato può essere visto come 'il bambino che c'è dentro' ('the
child within') ed è molto
diverso dal sistema Ucs.('unconscious') della teoria topografica, ed ugualmente
molto diverso dall'Id. Questo 'bambino che c'è dentro' (l'inconscio passato)
può essere concepito come strutturante, come quello che dà forma
ad ogni contenuto intrapsichico che proviene dal profondo - in
particolare i desideri inconsci e le fantasie di desiderio. Questo
contenuto inconscio allora viene modificato nell'inconscio
presente nel momento in cui si muove dal profondo alla superficie.
Spero che ciò che questo significa diverrà più chiaro in seguito,
dato che ha delle importanti implicazioni tecniche. Vorrei
sottolineare che ciò che si sta descrivendo in questo capitolo non
è una teoria intesa a rimpiazzare altre teorie, ma piuttosto una
cornice di riferimento volta a completare altri modelli
psicoanalitici del funzionamento mentale. E' una cornice di
riferimento finalizzata specificamente a cercare di ridurre il
divario tra teoria e pratica. E', naturalmente, inevitabile che nel
cercare di far ciò indicherò un piccolo numero di problemi
concettuali e di contraddizioni che hanno impacciato le nostre
teorie psicoanalitiche sin dai tempi di Freud in poi. E'
utile iniziare col considerare il concetto solitamente riferito come
'l'inconscio'. Sin da ora dobbiamo tutti essere consapevoli della
distinzione concettuale tra il sistema Ucs. della teoria
topografica e la più estesa nozione descrittiva del termine,
qualcosa che possiamo chiamare l'inconscio "descrittivo",
un termine che, nella teoria topografica di Freud, si riferiva sia
al sistema Ucs. (l'Ucs. dinamico) che al Pcs. La mancanza di
distinzione tra Inconscio dinamico ed il concetto descrittivo è
stata fonte di confusione senza fine, e sebbene molti sperassero che
la teoria strutturale avrebbe eliminato il problema, la nozione de
'l'inconscio' non è scomparsa, ed è rimasta come un nome che si
riferisce a tutto ciò che è, descrittivamente parlando, inconscio.
Un'uguale fonte di confusione è esistita a partire
dagli inizi rispetto al sistema Pcs. ed ai processi mentali
preconsci. Questi processi mentali furono considerati come se il
loro contenuto fosse facilmente accessibile alla coscienza mentre al
contempo erano descritti come appartenenti all'inconscio. A causa di
questa confusione diversi autori raccomandarono l'abbandono del
termine 'preconscio' a motivo della sua ambiguità. Questo
suggerimento non apparve convincere Anna Freud, che commentò alcuni
anni dopo che <<Appartengo
definitivamente a coloro che si sentono liberi di ricorrere agli
aspetti topografici ogniqualvolta sia conveniente e di lasciarli da
parte e di parlare in modo puramente strutturale quando ciò sia
conveniente... una tale mia cattiva abitudine di vivere tra queste
due cornici di riferimento - quella topografica e quella strutturale
- è molto da raccomandare in quanto semplifica enormemente il
pensare, e semplifica la descrizione quando necessario ... Ho
cercato di mantenere quello che è stato perduto [con la teoria
strutturale] ritornando quando lo sento necessario alla prima [cioé
alla teoria topografica], poiché siamo andati molto bene con la
prima per molto tempo. (Freud,
1985:31) L'uso
di Anna Freud dei due modelli psicoanalitici della mente non la
rende un'eclettica. Invece, credo che la sua posizione abbia molto
più senso dell'idea che bisognerebbe usare solo un modello del
funzionamento mentale. Coloro che criticano i cosiddetti teorici a
due binari oppure a molti binari hanno, dal mio punto di vista,
sostenuto modelli alternativi o supplementari,
teorie o cornici di riferimento in maniera occulta; cioè, questi sono
usati da loro in maniera inconscia. Un solo esempio di ciò è il
modo in cui noi come psicoanalisti per la maggior parte ci muoviamo
in maniera inconscia tra una visione intrapsichica ed un'altra
interpersonale, senza renderci conto che stiamo cambiando le nostre
cornici di riferimento. Una teoria è buona se lavora nel modo in
cui è stata intesa, ma ci sono molti tipi di lavoro che siamo
chiamati a fare come analisti. Un approccio a binario singolo, se è
pensato che debba essere comprensivo e strettamente aderente,
sarebbe di necessità severamente limitante, e le richieste ad esso
sottoposte devono inevitabilmente portare al suo fallimento, proprio
allo stesso modo in cui la teoria topografica è crollata ed il
modello strutturale sta mostrando segni di invecchiamento.
L'approccio che assumerò in questo capitolo consiste nel
fatto che, ai fini della psicoanalisi clinica, i modelli
teorici che abbiamo e con cui lavoriamo necessitano di essere
complementari - non da sostituire l'uno con l'altro - grazie
all'aggiunta di una cornice di riferimento orientata in senso
tecnico. In
maniera molto chiara un punto di vista topografico è inerente al
nostro pensare clinico, un punto di vista che sembra esser stato
perso nella teoria strutturale di Freud. Non possiamo lavorare in
senso psicoanalitico senza far uso di nozioni superficie e di
profondità, del movimento dalla profondità alla superficie. Sembra
come se le nozioni di inconscio e di preconscio siano qui per
esserci, ma necessitino di qualche aggiustamento se non vogliamo
ricorrere alla teoria topografica con tutte le sue connesse
difficoltà. Quali
sono questi aggiustamenti? Considerare il termine descrittivo
"preconscio", riferentesi al contenuto nel sistema Pcs.,
localizzato appena al di sotto della coscienza. Credo che sia
generalmente non considerato che Freud usasse il termine
"preconscio" in una varietà di modi molto diversi. Il
primo è in riferimento ad un sistema psichico che tende a
funzionare secondo il processo secondario, cioé a far uso dei
processi di pensiero formale di complessità maggiore o minore. Poi,
esiste il significato descrittivo di "preconscio",
riferentesi al contenuto mentale che è prontamente accessibile alla
coscienza (questo è forse l'unico significato in cui sarebbe
utile mantenere il termine "preconscio"). Ma c'è un terzo
significato in cui il termine era usato da Freud, quello che non si
adatta con l'uso più generale del termine ma che è di
estrema importanza. E' il concetto di contenuto preconscio che non
è liberamente accessibile alla coscienza. Come Freud lo ha definito
nel 1900 nella "Interpretazione dei Sogni" <<Il
secondo agente (il Pcs) non consente che passi nulla senza
esercitare i suoi diritti e operando tali modificazioni nel modo in
cui pensa sia opportuno in quel pensiero che sta cercando di essere
ammesso alla coscienza>>. Nel
suo lavoro del 1915 su "L'inconscio" Freud fa una serie di
ulteriori riferimenti ad una censura che si situa tra il
preconscio e la coscienza. Egli parla lì, ad esempio, di una
"nuova frontiera di censura", e dice che <<Si
potrebbe supporre che nel corso dello sviluppo individuale la
censura avesse fatto un passo avanti.... nel trattamento
psicoanalitico l'esistenza di una seconda censura, situata tra
i sistemi Pcs e Cs è provata senza dubbi>>. Freud
qui postula una seconda censura in aggiunta a quella che aveva visto
esistere tra i sistemi Ucs. e Pcs. nella sua teoria topografica, e
per tutto il tempo in cui saremo all'interno del nostro modello
continueremo a riferirci ad essa come la seconda censura, sebbene
ora diremmo che è utile considerarla come posta tra l'inconscio
presente e la coscienza. Oramai
si è avuta l'impressione che si sia sostenuto un ritorno al
modello topografico di Freud del 1900 o del 1915. Lasciatemi
scacciare via quest'impressione dicendo che ciò che viene qui
proposto è una visita anziché un ritorno permanente, una visita
finalizzata a recuperare, per usare le parole di Anna Freud, ciò
che è stato perso con la teoria strutturale. Tutti
gli analisti praticanti devono essere attenti nei confronti della resistenza alla
consapevolezza conscia che la gente ha rispetto ai pensieri
preconsci, impulsi e sentimenti o, come preferisco dire, ai
contenuti dell'inconscio presente. E' clinicamente opportuno
descrivere questa resistenza come dovuta ad una censura che ha come
sua fondamentale motivazione l'evitamento dei sentimenti consci di
vergogna, di disagio e di umiliazione. In termini evolutivi ciò
può essere legato in primis con la fase della sostituzione di
fantasie consce per gioco, e poi col bisogno di tenere tali fantasie
segrete. Ciò che accade allora è stato descritto in questo modo: <<Come
il bambino sviluppa una crescente capacità di anticipare le
reazioni degli altri in grado di provocare vergogna ed
umiliazione (con tutte le aggiunte che egli ha fatto alle sue
aspettative provenienti dalle proprie proiezioni), così egli
diventerà il proprio pubblico disapprovante e continuamente
internalizzerà la situazione sociale nella forma della seconda
censura. Il solo contenuto che sarà accettabile sarà consentito
attraverso la coscienza. Deve essere plausibile e non
ridicolo o "stupido". In un certo senso la seconda censura
è molto più di una censura narcisistica rispetto alla
prima, ma il narcisismo coinvolto spesso tende a centrarsi intorno a
timori di essere deriso, di essere creduto stupido, pazzo, ridicolo
o infantile- essenzialmente timori di essere umiliato>>. (Sandler
& Sandler, 1988). Quella
parte dell'inconscio a cui possiamo fare riferimento come inconscio
presente può essere pensato come avente un tipo molto differente di
organizzazione funzionale da quella del sistema Ucs.; e
cioé, l'inconscio dinamico della teoria topografica di Freud. In
molti aspetti l'inconscio presente rassomiglia al Preconscio del
modello topografico o dell'io inconscio della teoria strutturale,
ma differisce dall'io strutturale nell'avere una dimensione di
profondità. I contenuti dell'inconscio presente sono accessibili in
analisi se possiamo verbalizzare il contenuto latente più prossimo
alla superficie, dando le nostre interpretazioni in un modo tale
come per rendere il contenuto latente sintonico alla coscienza, e
cioé accettabile dalla coscienza. L'inconscio
presente può essere distinto dall'inconscio passato, una
nozione che si può ben provare essere la parte più
controversa dell'argomento.Ma prima è necessario dire qualcosa di
più circa il funzionamento dell'inconscio presente. Per motivi di
opportunità farò riferimento alla fantasia inconscia, usando
questo termine - per il momento essendo in ogni caso - come un
opportuno rappresentante di tutti i pensieri, desideri, ed impulsi;
e cioè, tutte le rappresentazioni mentali ed i loro stati emotivi
di accompagnamento come esistono nell'inconscio presente. Quando le
fantasie inconsce nascono nelle profondità dell'inconscio presente
- fantasie che possono essere considerate, a vario grado, derivati
dell'inconscio passato - esse devono essere trattate dalla persona
del presente, al fine di mantenere l'equilibrio nel presente.
Queste fantasie possono essere considerate come differenti in quanto
a struttura rispetto alle fantasie della prima infanzia. Le fantasie
nell'inconscio presente sono strettamente legate a rappresentazioni
della persona attuale, e sono soggette a un più alto livello di
funzionamento del processo secondario inconscio di quanto esista
nell'inconscio passato. Perciò, i pensieri o le fantasie inconsce
transferali esistono nell'inconscio presente, non
nell'inconscio passato. Le fantasie o gli impulsi che nascono
nell'inconscio presente, per il grado in cui stimolano il
conflitto, disturbano l'equilibrio dell'inconscio presente,
devono essere trattate, fuori dalla coscienza, e devono
essere modificate, mascherate o represse. E' qui che entra in gioco
l'intera gamma dei meccanismi di difesa, e tutte le varietà degli
altri meccanismi compensatori e adattativi, tutti i tipi di
formazioni di compromesso. Tali
meccanismi servono a mascherare la fantasia inconscia per mezzo
delle manipolazioni del sè e delle rappresentazioni oggettuali come
anche dei sentimenti coinvolti nella fantasia. Parti di questa
rappresentazione del sè verranno scisse e dislocate a livello della
rappresentazione oggettuale, e parti della rappresentazione
oggettuale assorbite nella rappresentazione del sè. Tutto ciò è
una riflessione di cosa possa essere considerato come la funzione
stabilizzante dell'inconscio presente. Questa funzione coinvolge
una risposta nell'inconscio presente ad ogni sorta di turbamento
affettivo dell'equilibrio interno, qualsiasi possa essere la fonte
di questi disturbi, senza alcuna importanza se essi provengano dal
mondo esterno, dall'inconscio passato, oppure - come accade più
spesso - da una combinazione dei due. La funzione stabilizzante
lavora essenzialmente per mantenere l'equilibrio interno, per
mantenere un senso di sicurezza ed integrità del sè, riorganizzando
le rappresentazioni inconsce dal contenuto minaccioso, mediante
l'uso di una varietà di misure difensive - essenzialmente misure
per mezzo delle quali il contenuto inconscio viene trasformato.
Queste difese possono essere ogni sorta di proiezione, di
identificazione e di identificazione proiettiva, di spostamento, di
esternalizzazione, come anche le inversioni da un tipo ad un altro. Sebbene
una fantasia inconscia colma di desiderio possa essere stata
sostanzialmente modificata all'interno dell'inconscio presente al
fine di renderla meno disturbante, meno conflittuale, il suo
percorso verso la superficie,verso la consapevolezza cosciente, può
essere ostacolato ancora dalla resistenza dovuta a ciò che possiamo
considerare come l'operazione della censura tra l'inconscio presente
e la coscienza. Al fine di passare la seconda censura, i prodotti
della funzione stabilizzante devono essere ulteriormente modificati.
Essi devono sottostare ad una sorta di revisione secondaria al fine
di essere resi plausibili, non banali, non stupidi (ad eccezione
forse di certe forme con permesso speciale come i sogni e le battute
umoristiche, in cui le forme dell'irrazionalità sono permesse). Così,
ad esempio, un desiderio ostile verso l'analista proveniente
dall'inconscio presente può essere una fonte di conflitto, e
può allora essere modificato dalla proiezione o da altri
spostamenti all'interno del contenuto del pensiero o della fantasia
inconscia. Verrà formato un pensiero o una fantasia revisionata.
Ciò che questo significa è che la parte ostile della
rappresentazione del sè può essere stata spostata sulla
rappresentazione dell'analista, ed il risultato di ciò può essere
il pensiero che l'analista sia ostile nei confronti
dell'analizzando. La consapevolezza conscia di un tale pensiero,
comunque, può incontrarsi con resistenze (è qui la nostra seconda
censura). Il paziente può parlare, ad esempio, di qualcun altro che
non piace ad un datore di lavoro, ma questa è una conseguenza delle
angosce sociali inconsce che il paziente ha internalizzato, nella
forma della censura, che non consentono il pensiero che l'analista
sia ostile, per entrare nella coscienza. E' allora che il
compito dell'analista, se capisce cosa sta succedendo, è quello di
interpretare la fantasia inconscia che esiste appena sotto la
superficie - il contenuto che l'analista sia ostile - in un modo
tale da renderla accettabile al paziente, da renderla sintonica alla
sua coscienza. Una volta che ciò è stato fatto, ed il paziente
può accettare e tollerare il precedente pensiero transferale
inconscio, ne dovrebbe derivare l'opportunità per il lavoro
successivo di permettere che il pensiero transferale ostile
originario divenga esso stesso accettabile alla coscienza. Sarebbe
stato, naturalmente, un errore tecnico da parte dell'analista
interpretare il pensiero ostile direttamente senza passare
attraverso la tappa intermedia dell'interpretare ciò che era stato
tenuto a bada dalla cosiddetta seconda censura. Nel
lavoro molto attivo che si verifica continuamente nell'inconscio
presente è coinvolto un' importante quantità di dialogo
fantasmatico. Questo dialogo si può dire avvenga con gli oggetti
introiettati (Sandler & Sandler, 1978), ma più precisamente
sono dialoghi in fantasia con i rappresentanti degli oggetti
introiettati nella sua vita fantasmatica inconscia. Vale la pena
commentare il fatto che c'è sempre una pressione ad ancorare i
pensieri o le fantasie di desiderio, che esistono nell'inconscio
presente, alla realtà. In qualche modo cerchiamo di attualizzare
le nostre fantasie inconsce piene di desiderio (Sandler, 1976a,
1976b), ma facciamo questo in un modo inconscio facendo un uso
estensivo di ciò che è forse la funzione più sfruttata
dell'apparato mentale - la razionalizzazione - al fine di rendere
plausibili le nostre azioni implausibili nei confronti di noi stessi
e degli altri. Abbiamo una pressione ad ancorare, ad esternalizzare,
ad adattare le nostre fantasie inconsce alla realtà in un modo o
nell'altro. E'
stato relativamente tardi nello sviluppo della teoria psicoanalitica
che le difese cominciarono ad essere in modo esplicito collegate
alle rappresentazioni del sé e dell'oggetto (Sandler &
Rosenblatt, 1962), e questa comprensione è stata incrementata
quando gli analisti vennero a capire quelle resistenze in cui lo
spostamento difensivo tra rappresentazioni del sé e dell'oggetto si
verificavano nel contesto generale del transfert. Sono tali
spostamenti di rappresentazioni che si verificheranno nel processo
di modifica difensiva di fantasie inconsce al fine di ripristinare
il senso del soggetto di coesione e di integrità del sé. Ho
fornito un profilo piuttosto vago del modo in cui l'inconscio
presente funzioni. Forse sarebbe d'aiuto visualizzarlo come un io
strutturale che ha una profondità, il quale abbia come fine
principale quello della protezione della coscienza, che mantiene un
equilibrio affettivo interno attraverso la soluzione dei conflitti e
che ha stabilito una speciale censura in aggiunta alle difese
utilizzate nella risoluzione del conflitto. Tale censura, che
funziona appena al di sotto del livello della coscienza, serve a
proteggere l'individuo dal contenuto mentale che potrebbe generare
sensazioni consce di dispiacere, essendo tra queste predominanti
quelle di vergogna, di disagio, di umiliazione ed altre forme di
ansietà sociale internalizzata. Quello
a cui ho fatto riferimento come l'inconscio passato - ossia
il bambino che c'è dentro - è molto differente, non solo
dall'inconscio presente ma anche dall' Inconscio dinamico del modello
topografico e dall'Id della teoria strutturale. Prima di continuare
a descrivere l'inconscio passato, comunque, vorrei fare una o due
osservazioni preliminari. La prima concerne la teoria psicoanalitica
della motivazione, la seconda la presunta età dell'ipotetico
bambino che c'è dentro. La
maggioranza di noi si rende conto che la teoria psicoanalitica della
motivazione è di gran lunga più complessa di quanto si tese
a vederla in passato. Abbiamo accettato la visione che non
tutti i desideri inconsci possano essere considerati come motivati
da pulsioni istintuali in cerca di scarica. Neppure possiamo
scansare questo punto riferendoci a pulsioni istintuali ed a loro
derivati, come se l'intero comportamento teso a soddisfare i
desideri fosse, in ultima analisi, alimentato da libido e da
aggressività. Da un punto di vista clinico è della massima
importanza riconoscere che l'ansietà, o ogni altro affetto
spiacevole, possa essere una motivazione estremamente potente per un
desiderio inconscio, a volte persino più potente delle stesse
pulsioni istintuali. Inoltre, se una soluzione a qualche conflitto
particolare è stata trovata nel corso dello sviluppo
dell'individuo, forse - ma non necessariamente - una formazione di
compromesso, la pressione a imporre quella soluzione
acquisisce una qualità perentoria rispetto a simili conflitti
(comparsi) in seguito. Così, ad esempio, se un bambino
effettivamente gestisce un conflitto sulla separazione
diventando appiccicoso, allora l'adattamento evolutivo nel bisogno
urgente di essere adesivo avrà dietro di sè una forza potente
rispetto alla temuta separazione. Naturalmente, una tale soluzione,
un tale desiderio, che erano sintonici durante l'infanzia, possono
diventare distonici più tardi nello sviluppo e creare ulteriore
conflitto nel momento in cui questo nasce nell'inconscio presente -
conflitto che dovrebbe essere risolto in un modo nuovo, ad
esempio essendo quello che respinge. E',
credo, un errore fondamentale considerare ogni desiderio inconscio
come un desiderio istintuale o addirittura un derivato della
pulsione. (Così, ad esempio, il bisogno prepotente di essere
aderente ad un oggetto materno, o semplicemente a ciò che è
familiare come risposta all'ansietà, non dovrebbe essere
considerato come sempre motivato da una pulsione parziale orale o
come una qualche forma di derivato della pulsione). La forza
motivante è molto più probabilmente l'ansietà. Questa
visione in alcun modo sminuisce l'importanza delle pulsioni nello
sviluppo e nel funzionamento in corso dell'individuo, ma la teoria
psicoanalitica della motivazione non dovrebbe essere ridotta al
funzionamento dell'Id. Per
quanto riguarda l'età del nostro ipotetico 'bambino che c'è dentro',
suggeriremmo che esso va posto più o meno all'età di cinque anni,
con un eccesso o un difetto di un anno. Le ragioni per ciò che
potrebbe sembrare una scelta arbitraria sono le seguenti. L'età di
cinque anni è più o meno quella a cui risale l'amnesia infantile,
dovuta forse alla repressione massiccia responsabile della prima
censura di Freud. Siamo tutti consapevoli di quanto poco possa
essere ricordato a partire dai primi quattro o cinque anni di vita.
Ciò che ricordiamo o richiamiamo in analisi tende ad essere nella
forma di frammenti isolati che sono stati rivisti nel processo del
successivo ricordare - se essi hanno coerenza questa è stata
solitamente aggiunta in seguito. In più, molto di quello che viene
richiamato alla memoria proveniente dai primi anni di vita è stato
acquisito di seconda mano. L'età
di cinque anni è quella in cui osserviamo seri tentativi di gestire
il conflitto edipico, aventi come risultato importanti
identificazioni ed altre introiezioni di figure significative nella
vita del bambino. E' l'età in cui il livello cognitivo del bambino
cambia radicalmente - nel modello di Piaget, dal pensiero
pre-operazionale a quello operazionale. E' l'età in cui il bambino
normalmente fa maggiori passi in avanti verso la
separazione-individuazione.
Foto: Margaret Mahler E,
da ultimo ma non meno importante, è l'età in cui c'è un
significativo sviluppo nel bambino della teoria della mente. Con
ciò intendo il raggiungimento da parte del bambino della capacità
di attribuire ad altri convinzioni, pensieri o sentimenti differenti
dai propri (Mayes & Cohen, 1993), la capacità di mettere se
stesso nei panni di un'altra persona, per così dire, senza perdere
la consapevolezza dei propri sentimenti. Non
possiamo considerare questo bambino ipotetico come un bambino-Id,
come un bambino guidato esclusivamente dagli istinti, la cui
organizzazione psichica è dominata dal funzionamento del processo
primario. E' un bambino che è passato attraverso importanti fasi
evolutive, che possono o meno essere padroneggiate con successo, che
può o meno aver avuto uno sviluppo deviante, le cui pulsioni
istintuali devono sottostare a molte vicissitudini, il cui sviluppo
cognitivo è stato contrassegnato da successive fasi di
funzionamento del processo secondario, che ha delle risorse e delle
vulnerabilità narcisistiche, che ha specifiche paure ed ansietà,
che può aver raggiunto delle utili sublimazioni, e che ha
escogitato una varietà di soluzioni al conflitto e di adattamenti
al proprio specifico ambiente. E' un bambino che, soprattutto, è un
bambino che si rapporta agli oggetti ('object-related'), che
ha fatto significative identificazioni, un bambino con una vita
fantasmatica profondamente influenzata da i suoi oggetti interni
strutturati, compresi quelli che costituiscono il Super-Io. E' un
bambino con specifici punti di forza e di vulnerabilità, che avrà
una maggiore o minore tendenza a regredire di fronte al conflitto o
a qualsiasi altra fonte di emozioni spiacevoli. E' un bambino da cui
ci si aspetta di essere pronto per la scuola e capace di superare
gli aspetti immaturi. E' uno specifico bambino - individuo con la
propria personalità individuale che riflette lo sviluppo
individuale. Qual
è allora la relazione del 'bambino che c'è dentro' con l'inconscio presente
del bambino più grande o dell'adulto? In formulazioni precedenti si
assumeva che gli impulsi e i desideri entrassero nell'inconscio
presente provenienti dall'inconscio passato, e dovessero essere
gestiti là per mezzo della funzione stabilizzante, poiché essi
possono non essere più opportuni, e quindi esplosivi. Un pò
dopo mio marito ed io ponemmo la questione in modo alquanto
differente. Quello che accade, crediamo, è che le iniziali reazioni
o impulsi inconsci dell'individuo si formano come se la
persona fosse un particolare bambino di cinque anni; e queste
reazioni allora devono essere gestite nell'inconscio presente da
parte della persona presente. Il 'bambino che è dentro' agisce
come un modello, una organizzazione strutturante, un sistema
di regole, per gli immediati sforzi e risposte inconsci che nel qui
ed ora mette in atto l'individuo più grande. Potremmo persino
essere tentati di chiamare ciò un agente psichico, una
macrostruttura. L'impulso o il desiderio che nasce nelle profondità
dell'inconscio presente non ha bisogno di essere considerato come
quello che è stato sottoposto attraverso una censura a partire dal
'bambino che sta dentro'. La censura, se la si vuole chiamare così,
ha luogo per tutto l'inconscio presente, con una censura finale o
trasformazione difensiva - La seconda censura di Freud - che si
verifica prima dell'ammissione alla consapevolezza conscia. Il
desiderio inconscio che nasce nell'inconscio presente è modellato
sulla base dei desideri del bambino interiore, ma gli oggetti
coinvolti sono oggetti del presente. Questo può essere espresso
in un altro modo in riferimento all'esempio da me citato in
precedenza. Se un desiderio inconscio pieno di ostilità verso
l'analista nasce nell'inconscio presente di un paziente, allora non
si tratta di un desiderio di morte verso il padre spostato
sull'analista nel transfert. Piuttosto, è un impulso ostile
che nasce nel qui ed ora nei confronti dell'analista, forse modellato
sulla base dei desideri ostili del bambino interiore verso il
padre. Comunque,
non abbiamo solo a che fare con impulsi o desideri in questo
contesto. Reazioni a stimoli ed a richieste del mondo esterno
possono essere considerate inizialmente risposte come
se da parte del 'bambino che c'è dentro' ('the child within'
), ma dato che le risposte nel presente, modellate sulla base
dell'inconscio passato, sono azioni di prova trovate inappropriate
al presente oppure minaccianti l'equilibrio dell'individuo, esse
verranno difese e censurate, o inibite oppure si permette loro di
procedere all'azione ed all'esperienza cosciente in una forma
modificata. Tutto ciò accade, ovviamente, in modo estremamente
rapido. Ci
si può ben chiedere cosa tutte queste idee abbiano a che fare con
il lavoro analitico, e tenterò di fornire una parziale risposta. Il
primo punto consiste nel fatto che il campo primario di azione nel
rapporto analitico è situato intorno alla censura tra inconscio
presente e coscienza. E' vitale che l'analista dia una priorità
assoluta alla comprensione, e se possibile interpretare, a ciò
che si sta sviluppando nel qui ed ora dell'analisi. Molto del
materiale protetto nei confronti della seconda censura - se possiamo
chiamarla ancora così - farà riferimento al transfert analitico, e
l'interpretazione del transfert ha, naturalmente, priorità
assoluta. Con questo non voglio dire che l'analista dovrebbe
impegnarsi in interpretazioni compulsive del transfert, ma voglio
dire che l'interpretazione permetterà che il materiale più
intensamente oppresso dalle emozioni che è vicino alla superficie ,
ma evitato, divenga accettabile per l'analizzando. Se, in
certi casi, può essere necessario fare riferimento al passato prima
di parlare del presente, allora ciò si dovrebbe fare allo scopo
di mostrare al paziente ciò che sta accadendo nel presente. Se
l'interpretazione del conflitto nel qui ed ora del paziente ha
successo, ed il paziente è in grado di accettare l'aspetto di sé
carico di desiderio (ma) censurato, respinto, allora abbiamo,
naturalmente, l'opportunità di ancorare la
comprensione del paziente sia a costruzioni (cioé mostrando
al paziente le sue modalità abituali di funzionamento) sia a ricostruzioni
del passato. Ma qui dovremmo ricordare che la nostra conoscenza
del 'bambino che c'è dentro' ('the child within') è basata
quasi interamente su ricostruzioni informate. Ricostruiamo il
passato, non lo scaviamo. E, lasciatemi aggiungere, della più
grande importanza rispetto a tutto ciò è il bisogno di evitare la
riduzione di ogni conflitto a conflitto tra pulsioni e difese, di
evitare il riduzionismo semplicistico che è stato responsabile di
analisi fatte così male in passato. La
cornice di riferimento delineata qui è, lo spero, un utile
approccio allo sviluppo di una teoria della tecnica psicoanalitica.
E' essenzialmente un approccio evolutivo alla tecnica, ma anche
permette l'assorbimento della nostra accresciuta consapevolezza
dell'importanza dell'interazione tra analista e paziente. E
certamente ci sono molte direzioni in cui bisogna che sia elaborato
ed esteso. La teoria psicoanalitica così come la pratica
psicoanalitica è in uno stato di continuo sviluppo, e sono grata
per l'opportunità che questa pubblicazione mi dà di cercare di
contribuire alla dialettica di questo sviluppo. |