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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi
Confini"
Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.
Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas,
Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.
Publisher: Schena Editore
ISBN 88-8229-567-2
Price: € 15,00
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Vorrei considerare per un momento
Victor Tausk e l'episodio della sua morte come l'esempio di una
persona, entrata nella vita di Freud, sulla quale mi è capitato di
ragionare diffusamente. In quanto leader del movimento
psicoanalitico, Freud tendeva a sollecitare nei suoi allievi
un'ampia gamma di emozioni molto intense, spesso in persone che
venivano attratte nel suo campo di indagine a causa delle loro
difficoltà personali irrisolte. Tausk era stato appunto un uomo
che aveva cercato, e ricevuto, l'assistenza di Freud: aveva poi
finito per decidere di entrare nella facoltà di Medicina sull'onda
della decisione di divenire a sua volta analista; e di fatto,
Tausk fu uno dei primi analisti a mostrare interesse nel progetto
che mirava a estendere le intuizioni di Freud al campo della
psichiatria e all'area delle psicosi. Nonostante la dimensione
notevole che Tausk era riuscito a raggiungere, alla fine del 1918
Freud, dopo aver rifiutato diverse volte le ripetute richieste di
Tausk di entrare in analisi personale con lui, decise infine di
inviarlo a una sorta di ultima arrivata nel mondo della
psicoanalisi, Helene Deutsch, che Freud aveva da pochissimo tempo
iniziato ad analizzare di persona.
Tutta questa triangolazione tra
Freud, Tausk e Helene Deutsch deve aver finito probabilmente per
esacerbare i problemi di Tausk anche se è possibile concedere a
Freud il beneficio del dubbio e pensare che egli abbia comunque
cercato di fare del suo meglio, pur mantenendosi a distanza di
sicurezza, per cercare di aiutare questo suo allievo sicuramente
molto disturbato. Oggi sappiamo che lungo tutto il corso della sua
carriera di analista Freud si era ritrovato spesso in situazioni
in cui raggiungeva un livello di intimità e di immedesimazione di
una tale intensità che si ha ragione di chiedersi come mai egli
potesse continuare a essere così ambizioso da pensare di potersi
comunque mantenere nella possibilità di capire in qualche modo
cosa diavolo stava succedendo alle persone da lui analizzate.
Esistono anche altri gruppi di intellettuali moderni che hanno
manifestato la tendenza a scambiare livelli molto elevati di
intimità in un modo che, ai nostri occhi, sembra quasi non umano
(per non dire osceno). Sto pensando, ad esempio, al circolo di
persone che si riunivano attorno a Jean-Paul Sartre e a Simone de
Beauvoir, una vicenda che la de Beauvoir finì anche per raccontare
in forma romanzata nel suo L'invitata del 1943 (ma anche il
gruppo inglese di Bloomsbury aveva manifestato una serie di
comportamenti simili). L'abitudine di certi intellettuali di
dormire insieme e di scambiare con gli amici e le amiche più
intimi i dettagli delle proprie situazioni non differisce più di
tanto dalla condizione di Freud, che aveva in analisi Helene
Deutsch mentre questa aveva in analisi Tausk.
Vengono in mente subito tantissime
altre situazioni della storia della psicoanalisi in cui questa
vischiosità di atteggiamenti si è andata verificando: 1) Freud che
analizza sua figlia Anna; 2) Freud che analizza contemporaneamente
Sandor Ferenczi e la sua figliastra, con la quale Ferenczi stava
avendo una storia; 3) Freud che analizza contemporaneamente Ruth
Brunswick, suo marito Mark e suo cognato David; 4) Anna Freud che
analizza i figli della sua più cara amica, Dorothy Burlingham. La
lista potrebbe essere prolungata quasi all'infinito, potendo ad
esempio arrivare a comprendere Erich Fromm che analizza la figlia
della sua amante Karen Horney. La storia dei primi anni della
psicoanalisi trabocca di esempi di questo genere, cioè di veri e
propri casi di violazione dei “normali” confini terapeutici. Al di
là di quali fossero le regole di distacco e di neutralità che
Freud poteva cercare di stabilire per gli altri, per quanto
riguardava invece se stesso e la cerchia dei suoi favoriti egli
sembra aver pensato di trovarsi in un certo qual modo al di là dei
limiti convenzionali del bene e del male. La situazione messa in
piedi tra Freud, Helene Deutsch e Tausk non aveva funzionato e
Freud diede quindi a Helene la consegna di interrompere o la sua
analisi con Freud o il suo trattamento di Tausk, il quale era
travolto dalla rabbia verso la sua analista per la competizione
che era stata messa in atto nei confronti di Freud (Helene, dopo
aver riempito ogni sua singola seduta di analisi con Freud di
notizie sul suo lavoro con Tausk, aveva finito per considerare un
ordine quello di portare a termine la sua analisi con Tausk).
Alcuni mesi più tardi, subito prima di uccidersi, Tausk spedì a
Freud un lettera di commiato dalla vita, in cui gli segnalava di
sentirsi in pace verso di lui:
La ringrazio per tutto il bene che
mi ha fatto. Lei ha fatto davvero tantissimo per me e ha dato un
significato agli ultimi dieci anni della mia vita. Il Suo lavoro è
sincero e immenso. Me ne vado da questa vita forte della
consapevolezza di essere stato uno di coloro che hanno potuto
assistere al trionfo di una delle più grandi idee prodotte dal
genere umano.
La devozione di Tausk verso Freud e
il sacrificio della sua stessa vita costituiscono una
testimonianza tragica del pedaggio che doveva essere pagato per il
successo degli insegnamenti di Freud. Paul Federn, a sua volta un
analista e un caro amico di Tausk, un uomo dotato di una visione
pressoché illimitata di ciò che la psicoanalisi avrebbe potuto
dimostrarsi in grado di compiere, convinto com'era che essa
sarebbe stata presto estesa al trattamento degli psicotici, finì
comunque, all'epoca del suicidio di Tausk, per addebitare in
privato a Freud la morte di Tausk.
Ecco cosa scrive Federn alla moglie
di Tausk:
La motivazione della sua morte è
stata il voltafaccia al quale Freud lo ha sottoposto. Mi è
dispiaciuto così tanto per lui (..) Se Freud gli avesse dimostrato
almeno un minimo interesse umano, e non un generico riconoscimento
e sostegno, forse suo marito avrebbe potuto continuare a
sopportare ancora per un po' la sua esistenza da martire (..) Ma
Freud non ha mostrato per lui nemmeno un centesimo della
gentilezza che è in grado di mostrare: voglio dire che Freud
possiede così tanto amore per le persone che è certamente capace
di mostrarsi molto gentile, ma invecchiando è diventato sempre più
duro. Sarà per sempre la nostra vergogna non aver saputo tenere
Tausk ancora con noi. (N.d.A.: In una traduzione più letterale, al
posto dell'aggettivo “gentile” che compare nella lettera di Federn
si potrebbe inserire “buono”).
La reazione di Freud alla morte di
Tausk ci dimostra come egli si sentisse nel pieno di una tragedia
umana, il che dovrebbe spingerci ad astenerci dall'imporre alla
valutazione di questo episodio un atteggiamento censorio.
L'autodistruzione di Tausk costituiva l'atto centrale di un
racconto che si era andato costruendo per anni: la presa di
distanze da parte di Helene Deutsch rispetto alle sue
responsabilità terapeutiche, così come l'incapacità di Freud di
reagire alla morte di Tausk se non con una sensazione di sollievo
collegata al fatto che egli si fosse infine levato di torno, sono
soltanto aspetti marginali di tutta questa storia. Continua
comunque a colpirci la lettura di ciò che Freud scriveva sulla
morte di Tausk a Lou Andreas-Salomé, che in passato era stata
intima amica di Tausk (e prima che di lui, anche di Nietsche e di
Rilke): “Devo confessarLe che non ne sento affatto la mancanza:
già da tempo lo consideravo una persona del tutto inutile, anzi
una minaccia per il futuro della disciplina” (v. Roazen, 1969).
Queste righe erano state espunte dalla prima pubblicazione della
corrispondenza tra Freud e Lou Andreas-Salomé e sono state
reintrodotte nel carteggio soltanto dopo che io, per primo, le ho
pubblicate per iscritto nel mio volume del 1969.
Lou Andreas Salomé in un
ritratto
Nella sua commemorazione ufficiale
di Tausk, Freud si mostra invece quasi adulatorio: “Nella storia
della psicoanalisi e delle sue prime lotte la figura di Tausk sarà
certamente ricordata con onore” (Freud, 1919, p. 135). Che cosa
stava facendo Freud, che da un lato dava alle stampe un elogio
pubblico della figura di Tausk (pur esprimendo alcune riserve a
proposito di qualche suo lavoro) e contemporaneamente scriveva di
lui con una tale freddezza a Lou Andreas-Salomé? Le persone con
cui Freud corrispondeva hanno conservato per anni tutte le sue
lettere, un'ipotesi su cui Freud amava scherzare, considerandola
un'ottima idea, durante gli anni della sua adolescenza, e nel caso
di Lou, troviamo una persona che ha conservato anche una copia
delle lettere da lei inviate a Freud. Ma Freud aveva anche
pubblicato uno scritto in onore del cinquantesimo compleanno di
Ernest Jones pur continuando, in privato, a esprimere tutto il suo
disappunto nei confronti di Jones; e anche il suo scritto
commemorativo nell'occasione della morte di Ferenczi suonava una
musica del tutto diversa da quella che Freud esprimeva nelle sue
annotazioni private indirizzate a Jones quando Ferenczi era ormai
nei suoi ultimi giorni di vita. Freud faceva parte di un mondo in
cui queste diverse sovrapposizioni di significati potevano essere
considerate del tutto norma li, anche se quando le riconsideriamo
noi, dalla nostra prospettiva attuale, possiamo fare molta fatica
a tollerarne tutte le discrepanze.
Nel caso di Tausk, così come in
quello di altre calamità verificatesi nel corso della carriera di
Freud, veniva perduta una vita umana nel percorso di Freud verso
il suo storico “trionfo”. Credo sia una componente ineliminabile
della tragedia il fatto che ciascuna delle figure che vi sono
coinvolte non possano fare a meno di agire così come agiscono e
non possano fare altro che rimanere cieche davanti alle
conseguenze delle loro stesse azioni. La tragedia può anche non
essere “bella”, e di certo non rientra in quella che William Dean
Howells chiama la parte “sorridente” della vita, ma rimane pur
sempre una componente intrinseca dell'esistenza umana. Shakespeare
è il maestro universale che meglio di ogni altro è stato capace di
descrivere queste esperienze dolorose dell'essere umano. Non è
stato certo facile per il principe Hal sbarazzarsi di Falstaff
nella sua scalata verso il trono. Lear ci commuove per la natura
così chiaramente drammatica della sua condizione. E lo stesso vale
per Otello, per Macbeth e per tanti altri personaggi di tante
altre tragedie.
A Freud non è capitato soltanto di
prendere parte attiva a queste tragedie che si verificavano
all'interno dello stesso movimento da lui fondato, ma ha anche
teorizzato l'inevitabilità di questi conflitti tragici nella vita
delle persone. Una delle reazioni più comuni dell'opinione
pubblica davanti alla descrizione del dilemma conflittuale di cui
ci parla Freud è quella di respingerla: Freud infatti ci dice che
dobbiamo pagare un prezzo per ciascuna delle nostre conquiste e
che ogni nostro successo fonda le sue basi su qualche perdita. Gli
americani, tutt'al contrario, hanno sempre mostrato la peculiarità
di credere che tutte le cose buone abbiano la tendenza a
raggrupparsi insieme e che possano avvenire in assenza del minimo
costo morale. La Dichiarazione di Indipendenza ha definito in
termini inequivocabili il diritto di ciascun cittadino alla vita,
alla libertà e al perseguimento della felicità, e i nostri ideali
nazionali sembra no intrinsecamente coerenti con questi dettami.
E dunque, quando un'autrice
freudiana come Helene Deutsch descriveva l'esistenza di un
conflitto tra maternità e sessualità, la cosa suonava offensiva
alle orecchie di coloro che si battevano in difesa della
possibilità di giungere al pieno compimento dell'emancipazione
femminile. Per un europeo è molto più facile rendersi conto del
modo in cui i valori tendono a stare in conflitto l'uno con
l'altro. In questi ultimi anni, i sostenitori entusiasti delle
sorti magnifiche e progressive della psicofarmacologia hanno
mostrato la forte tendenza a sottostimare i costi umani presenti
nell'atto di assumere una pillola. Freud continua sempre a
ripeterci che, da un punto di vista morale, non esiste nulla di
paragonabile a un'azione libera.
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