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Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività

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Chronos. Tempo, Mito, Storia.

 

 

     "Time" di Kim Ki-Duk (2006)

 

 Recensione di Giuseppe Leo

 



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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini"

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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"Time" (Corea del sud/Giappone, 2006) è l'ultimo film di Kim Ki-Duk, autore di altre fortunate pellicole come "L'isola", "Primavera, estate, autunno, inverno ... e ancora primavera", "Ferro 3 - La casa vuota", "La samaritana" e "L'arco". In "Time"  Kim Ki-Duk   torna a parlare del tempo, della sua relazione con il corpo e con l'identità. Il film racconta la storia di una passione drammatica della giovane Seh-hee (l'attrice Hyeon-a Seong) per il suo fidanzato Ji-woo (l'attore Ha Jung-woo), la quale è assediata dal continuo terrore che egli si stanchi di lei e finisca per abbandonarla.

 

 

 

                                                               

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

     La STORIA

 
 

 

Le fantasie ed i timori di essere abbandonata si traducono, nel comportamento visibile della protagonista,  dapprima in violente scenate di gelosia, quindi in una fantasia (che da individuale vuole imporsi anche all'altro) di essere un'altra donna, con cui il partner dovrà fare l'amore. Il giorno dopo quest'ultimo episodio la donna scompare senza lasciare alcuna traccia, lasciando il partner in una condizione di disperata ricerca dell'amata. La donna si sottopone ad un intervento di chirurgia estetica, ed in seguito, ancora con il volto coperto dalle bende, finisce per ripercorrere i luoghi in cui aveva vissuto col fidanzato la propria storia d'amore. Ciò fa pensare, e lo svolgimento del film lo confermerà, che ella voglia ri-vivere con lo stesso uomo, 'sotto mentite spoglie', una "nuova" storia d'amore, essendo ricorsa alla chirurgia estetica allo scopo di riaccendere una passione che lei avvertiva come ormai esausta. Devono trascorrere sei mesi prima che l'uomo possa incontrarla nel solito bar e re-innammorarsi di lei, pur non sospettando egli all'inizio che si trattasse della stessa persona. Il suo pensare alla vecchia Seh-hee rimane come un 'fantasma', un fantasticare incessante cioè, che impedisce il decollo della 'nuova' storia. Quando Ji-woo scopre la verità, finirà egli stesso per decidere di farsi operare. See-he allo scadere dell'anno solare dal principio del racconto cercherà in ogni volto maschile un segno che possa farle riconoscere la presenza dell'amato.

 

     Il  TEMPO
 

 

Il film è caratterizzato da una reiterazione  di scene, di luoghi, di situazioni che rimandano ad una struttura circolare della temporalità, un tempo narrativo in cui il nostro orientamento nel tempo e nello spazio viene gradualmente perduto, e ciò che ci sembrava far seguito ad un dato episodio finisce per trovarsi nel ruolo di pre-condizione narrativa. Questa circolarità nel tempo narrativo del film sembra far riferimento ad un sovvertimento dell'inevitabilità dello scorrere del tempo e della morte (Money-Kyrle, 1968), ad un'intolleranza del tempo in quanto non ripetizione. Il gioco dei due protagonisti del film assomiglia a quello ritmico del rocchetto descritto da Freud, un gioco in cui la dimensionalità temporale e spaziale, strutturante il pensiero (Noel-Smith, 2003), viene perduta, a vantaggio di un rassicurante quanto delirante pensiero di poter, onnipotentemente, ripristinare ogni volta che lo si voglia il primitivo ordine delle cose. Attraverso il cambiamento fisiognomico, che i due protagonisti del film esercitano sui propri corpi , si produce l'effetto paradossale di cambiare il proprio aspetto esteriore - la persona (la cui etimologia rinvia alla 'maschera') - per farlo restare immutabile in un tempo sottratto   al lineare  ed inesorabile fluire. E' <<l'odio per il tempo progressivo a produrre un attacco al tempo retroattivo>>   (Birksted-Breen, 2003), alla biografia del proprio corpo vissuto ( Leib). Come afferma la Birksted-Breen nel suo articolo del 2003 apparso sull'Intern. Journal of Psychoanalysis ed intitolato "Il tempo e l'après-coup"<< il movimento in avanti necessita di un contemporaneo movimento all'indietro  e, allo stesso modo, la continua incorporazione e ristrutturazione del passato nel movimento all'indietro necessita della capacità di muoversi in avanti. La capacità di simbolizzazione e di autoriflessione impone un rapporto con il tempo che consenta il doppio movimento in avanti e all'indietro nel tempo. Quando non si può tollerare il "fatto della vita" del tempo, con il suo riconoscimento della configurazione edipica delle differenze generazionali, abbiamo il mondo paranoide o melanconico dove il tempo è bloccato in un momento che non ha mai fine>>. Questo momento nel film può collocarsi non in un passato  paralizzato nel risentimento nostalgico  del tempo vissuto (Minkowski, 1968) del melancolico, ma in un eterno presente in cui le trasformazioni del corpo e dell'identità sono reversibili, o in un futuro che ritorna all'origine della storia, come avviene nel finale del film.            

  Il MITO

 

 

 

Varie sono le contaminazioni mitologiche che sembrano influenzare il soggetto del film. Il mito di Crono, innanzitutto, che fa riferimento secondo Leach (1953)   al fatto che <<Crono separa il cielo dalla terra, ma (...) la creazione del tempo comporta qualcosa in più. Non solo il maschio deve essere distinto dalla femmina ma occorre postulare anche un terzo elemento, mobile e vitale , che oscilla tra i due. Sembra che i Greci considerassero questo elemento in forma esplicita e concreta come sperma umano>>.  Nella trama del film l'annullamento del fluire lineare del tempo sembra alludere ad una cancellazione delle differenze generazionali, anche se non si spinge fino al punto da annichilire quelle sessuali. Ciascuno dei due protagonisti non sembra aver alle spalle delle figure parentali, dei rimandi ad una storia transgenerazionale. Di ciò nulla è dato sapere. Ciascuno porta con sé alle spalle non una storia, ma dei simulacri (le foto di quando  erano ragazzi, e quelle compulsivamente scattate nel parco di Beamiguni che ospita le sculture di Lee II-Ho).

Ma anche il mito di Narciso trova i suoi riferimenti obbligati in un film in cui lo specchio appare come inevitabile compagno di una delirante ricerca di identità. Sin dall'inizio  il tema dell'identità si coniuga con quello del rispecchiamento negli occhi e nel desiderio dell'altro. E  nella passione amorosa <<non si tratta di avere ma di essere; in essa prevale il rapporto non con un oggetto che si desidera o si può perdere, bensì con l'Altro da cui si attende l'amore. E la forma che la passione assume è proprio quella che, secondo Freud, rappresenta per l'uomo il pericolo più angosciante: la forma passiva>> (Kress-Rosen, 1994).

 "Time", in conclusione, è un film che ha al centro un paradosso: cambiare artificialmente il proprio aspetto esteriore, la propria facies, per sfuggire non solo al terrore del suo cambiamento, inesorabile come lo scorrere del tempo, ma anche per rincorrere la proteiforme fuggevolezza dell'immagine riflessa che ci viene data rispecchiandoci nel  desiderio dell'altro .

 

 

 

   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
Note:
 


 

Birksted-Breen D., "Il tempo e l'après-coup", in L'Annata Psicoanalitica Internazionale, n.1/2005, Borla, Roma.

Kress-Rosen N. ,  "Trois figures de la passion", Editions Arcanes, Paris, 1994, trad.italiana "La passione di Sabina. Freud, Jung e Sabina Spielrein", La Tartaruga, Milano, 2003.

Leach E. (1953), "Cronus and Chronos", in S. Hugh-Jones, J. Laidlaw (a cura di) (2001), The essential Edmund Leach, Yale Univ. Press, New Haven.

Minkowski E. (1968), "Il tempo vissuto", trad.italiana Einaudi, Torino, 1971.

Money Kyrle  R. (1968), "Cognitive development", in Int J Psychoanal., 49: 691-98.

Noel-Smith K., "Time and Space as necessary forms of thought", in Free Associations, vol.9, part 3 (n. 51), 2003 .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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