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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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 Frenis Zero  Publisher

       "Il velo delle adolescenti. Lo sguardo di quelle che lo portano"

 

 

 

 di Marie Rose Moro

 



 

            

 

 

  

   

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

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EDIZIONI FRENIS ZERO

 

Ultima uscita/New issue:

"Neuroscience and Psychoanalysis" (English Edition)

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Georg Northoff                                            Writings by/scritti di: D. Mann               A. N. Schore R. Stickgold                   B.A. Van Der Kolk  G. Vaslamatzis  M.P. Walker                                                 Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Psicoanalisi e neuroscienze

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 300

ISBN:978-88-97479-06-2

Prezzo/Price: € 49,00

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Vera Schmidt, "Scritti su psicoanalisi infantile ed educazione"

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Alberto Angelini                                             Introduced by/introduzione di: Vlasta Polojaz                                                   Afterword by/post-fazione di: Rita Corsa

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 248

ISBN:978-88-97479-05-5

Prezzo/Price: € 29,00

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Resnik, S. et al.  (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica" 

Writings by:A. Ambrosini, A. Bimbi,  M. Ferri,               G. Gabbriellini,  A. Luperini, S. Resnik,                      S. Rodighiero,  R. Tancredi,  A. Taquini Resnik,       G. Trippi

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della Psicoanalisi

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 156

ISBN:978-88-97479-04-8 

Prezzo/Price: € 37,00

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Silvio G. Cusin, "Sessualità e conoscenza" 

A cura di/Edited by:  A. Cusin & G. Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 476

ISBN:  978-88-97479-03-1

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura di G. Leo e G. Riefolo (Editors)

 

A cura di/Edited by:  G. Leo & G. Riefolo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 426

ISBN: 978-88-903710-9-7

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor) 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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Interrogarsi sulla società attuale e sui suoi cambiamenti, sulla diversità e sulla sua complessità, sugli incontri degli esseri e dei modi di pensare e di fare, ci porta inevitabilmente a porci delle domande che son quelle che hanno attraversato la società francese  in questi ultimi mesi1, in particolare quella del velo delle ragazze "mussulmane" a scuola. La riflessione che proponiamo qui vorrebbe contribuire ad uno sguardo nuovo, quello della clinica, quello delle ragazze che lo portano temporaneamente, o talora più a lungo, e che noi incontriamo nella periferia nord di Parigi dove lavoriamo, per strada o nel nostro servizio di consultazione. Partire da ciò che mostrano e da ciò che dicono, da una posizione decisamente "emic" nel senso dell'antropologia anglo-sassone, a partire dalle stesse persone e non da un osservatore esterno. Ho  molto tardato nel pubblicare questo testo poiché la mia posizione si è costruita nel corso di tali incontri e devo confessare che ero riluttante a lasciarmi influenzare da questi discorsi singolari, rifugiandomi dietro la mia identità di donna occidentale femminista che nega la soggettività a favore di ciò che è generale. Inoltre, l'incontro con le prime ragazze col velo, escluse dalla scuola pubblica sotto la pressione dei media, del sapere e dunque di tutto il possibile, e la minaccia che pesa sulle altre mi ha resa sensibile alle loro contraddizioni, ai loro conflitti. La conseguenza diventa più orribile del male. E' importante allora ascoltarle più attentamente, perché comprendere come ciò accada in Francia, nel 2004 e non altrove in un contesto poco o per nulla comparabile all'Algeria o all'Iran ad esempio, comprendere aiuta ad agire, perfino se necessario a combattere. Infine, la reazione che gli altri paesi europei hanno avuto rispetto alla posizione francese, considerata come eccessiva ed ideologica, ha finito per farmi pensare che bisognasse guardare i fatti per quello che semplicemente sono. 

Queste ragazze col velo hanno minacciato l'identità francese al punto che il Governo, e a seguire il legislatore, hanno creduto utile proporre una legge per proibirlo nella scuola pubblica. Tale legge è stata quindi votata dai deputati. Prima di portare le argomentazioni del dibattito, è importante esporre i fatti: nel dipartimento Seine-Saint-Denis, ad esempio, dipartimento per eccellenza multiculturale della periferia parigina, c'erano prima del voto della legge meno di dieci situazioni problematiche di ragazze col velo a scuola2. E tra queste situazioni la maggior parte di loro lo portava senza il consenso dei genitori a cui esso era da loro stato imposto. Si tratta di una situazione lontana da quella di ragazze sottomesse e terrorizzate che non  scelgono nulla e che subiscono la legge della famiglia, del gruppo o dei fratelli maggiori che fanno la guardia alle porte delle città. Il vincolo comunitario costituisce un autentico fattore di rischio, ma esso non può spiegare la maggioranza delle situazioni che si vedono oggi dato che all'interno della scuola la comunità non può intervenire direttamente. E ridurre questa posizione ad una interiorizzazione da parte di queste ragazze della regola comunitaria non è per nulla sufficiente per una semplice ragione: non è ciò che dicono, non è ciò che mostrano, anche se ciò ci disturba, invece bisogna partire da ciò che esse vivono se non altro per modificarlo. D'altronde la stampa aveva evidenziato l'apparente contraddizione, comunque in rapporto alla lettura che si faceva di loro come vittime espiatorie, contraddizione nel portare, per alcune di loro, un velo islamico insieme al tanga. Da parte mia mi sono rallegrata che non abbiano rinunciato al tanga, quindi che non abbiano per nulla rinunciato alla sessualità, semmai se ne fosse dubitato! L'alchimia è quindi più complessa.

RAGAZZE VELATE INCONTRATE NEL METRO'...

Se la questione non è quella della minaccia dell'identità francese né della laicità alla francese, grande battaglia della Repubblica, piuttosto ci chiediamo perché in Francia nel 2004 delle ragazze, per lo più figlie di migranti, abbiano scelto tale modalità di reazione, di affermazione che noi, donne di qua, possiamo legittimamente trovare come reazionaria? Perché reagiscono andando a cercare un segno che le loro madri non usavano più e che loro stesse non conoscevano?

Mi ricordo di quella ragazza nel metrò che per essere alla moda coi tempi e coi media, nel periodo in cui si votava la legge in parlamento, si era andata a comprare un velo con una delle sue amiche che non aveva, nemmeno lei, il velo. Tutte e due, graziose magrebine dall'accento della 'banlieu' sincopato come in una canzone rap, chiacchieravano allegramente sul velo appena comprato e subito messo sulla testa con qualche consiglio dato velocemente dal venditore del 'foulard' islamico di 'rue Myrrha" a Parigi. Quella che portava il 'foulard' non si sentiva a proprio agio, si guardava nel vetro dei finestrini del metrò e chiedeva con voce angosciata alla sua amica: "Trovi che mi stia bene?". "Ma certo" le rispondeva l'altra, risistemandole addosso il 'foulard' per rassicurarla e nascondendo un ciuffo di capelli ribelli con delle 'mèche' che fuoriusciva. Si vedevano solo i suoi occhi, truccati, molto truccati, forse troppo. Il 'foulard',  che faceva risaltare i suoi occhi truccati, metteva anche in evidenza la sua voglia di piacere, implicitamente o manifestandola in modo goffo,  come fanno gli adolescenti, dicendo una cosa e insieme il suo contrario.

... O IN CONSULTAZIONE

Mi ricordo di un'altra ancora, che ho visto quando le era stato proibito di andare al liceo a poche settimane dal diploma. Ragazza brillante e un po' a disagio, in crisi per i suoi desideri e al contempo molto ambiziosa. Aveva un ideale dell'io molto forte:  era "pura e pulita", diceva, e non voleva subire la sorte di sua madre e di suo padre, costantemente umiliati e ridotti a "degli stracci", sporchi, secondo le sue parole adolescenti che non si imbarazzavano di non usare alcuna sfumatura. Perché me l'avevano inviata dopo la sua esclusione e non prima, per tentare di comprendere e di mediare, per permettere delle negoziazioni? Le interviste con me servivano allora solo a esprimere la sua sofferenza e anche la sua rabbia contro tale istituzione che, perché lei avesse successo, l'escludeva: tragica contraddizione. Il preside con il consiglio di disciplina l'hanno dunque esclusa, ben prima della promulgazione della legge, appellandosi al pronunciamento circostanziato del Consiglio di Stato. Lei accettava di toglierlo per fare sport e seguiva con piacere i suoi corsi di biologia, dato che si proponeva di diventare medico. Allora, perché era stata esclusa? Per dare l'esempio, certamente, ma anche per la sua posizione: aveva una forza, una sicurezza in se stessa che dava a intendere almeno in un primo tempo. Quando il Consiglio di disciplina le aveva chiesto se cercasse di convertire altre allieve, lei aveva spiegato che l'Islam era la religione migliore, non solo per se stessa ma per tutti... La reazione non si fece attendere, sullo stesso piano e per una questione, come era per lei, di principio, di forza: quella del non lasciarsi umiliare. Le reazioni dell'adolescente e della scuola sono simmetriche, come in uno specchio, reazioni puramente narcisistiche. Ma abbiamo, da una parte, una ragazza che vorrebbe essere 'mussulmana' a modo suo, con fierezza e in un modo moderno, e, dall'altra, un'istituzione che si regge su dei principi e delle regole che non sono minacciati da una 'bravata' di un'adolescente che è alla ricerca di se stessa. La situazione è quanto meno asimmetrica.

Al di là di queste giovani adolescenti ci si può chiedere se il velo, in Francia, non stia diventando, e a vantaggio di una legge che rischia di fissare le posizioni, una nuova forma d'essere al mondo di queste donne mussulmane che non assomigliano in nulla alle loro nonne confinate nei loro focolari domestici ed il cui velo non minacciava nessuno, e giustamente, esso era invisibile nello spazio pubblico. Insomma, secondo il modello di ciò che accade attualmente in Turchia, "il 'foulard' islamico è testimone di una riappropriazione attiva e personale da parte delle donne mussulmane che si affrancano dagli spazi di vita tradizionali e rivendicano l'accesso all'insegnamento, al lavoro ed alla vita pubblica. Esso rinvia ad una reinterpretazione critica della religione e ad una ri-adozione di una modalità di vita islamica piuttosto che alla loro banalizzazione all'interno delle abitudini tradizionali"(Göle 1991, p.168)3.

 

MINACCIA DELLA TRADIZIONE E DELLA MODERNITA'

Queste studentesse velate, contrariamente alle loro madri che lo tenevano per abitudine o talora lo abbandonavano senza rimpianti nel corso della migrazione, aspirano all'acquisizione di un "capitale simbolico", nel senso di Bourdieu, emerso da due fonti differenti, una religiosa e l'altra laica. Una strategia di legame che comporta dei rischi politici senza alcun dubbio, dato che gli islamisti vegliano, ma essi stessi potrebbero essere superati da queste nuove figure che non sono dei ritorni ai testi ma sono delle nuove interpretazioni legate al contesto. Se la differenza tra i sessi e tra gli spazi sono al centro di tali movimenti, è chiaro che le nuove interpretazioni fatte dalle ragazze velate, che prendono la parola nello spazio pubblico, sfociano "in una critica delle tradizioni assoggettanti della religione e dei valori assimilatori della modernità" (Göle, ibidem, p.169). E spesso, si vede solo una di queste critiche: il nuovo velo, così come appare o come lo mostrano alcune di loro o come ne parlano nell'intimità delle mie consultazioni, minaccia sia la tradizione che la modernità. Ci si trova qui in uno spazio di elaborazione e di riflessione appassionante ma instabile che suscita molta emotività.

Personalmente, provo spesso molta inquietudine davanti ad una giovane mussulmana velata per strada e talora sono presa dal dubbio: "Si sta forse creandosi degli ostacoli da sola? Non è per caso presa in un meccanismo di esclusione e di assoggettamento? Sa cosa questo significa per lei, e per me? e, senza alcun dubbio, per tutte le donne, poiché in quel momento lei rappresenta tutte le donne, lei lo sa?". In più, ogni volta che mi è stata data l'occasione di parlare con loro, di ascoltarle, per strada, nei giornali, in ospedale o nella mia stanza di consultazione, finisco per accettare l'idea che il velo non sia altro che un piccolo elemento che non si può comprendere se non riposizionandolo nella soggettività del soggetto e nel contesto in cui appare. Si tratta quindi del riconoscimento della modernità dei figli dei migranti, del loro posto nelle nostre società multiculturali e meticciate e del posto della loro parola nello spazio pubblico. 

 

LA TENTAZIONE DELLA SINGOLARITA'

Le ragazze che hanno la tentazione del velo, oltre alla problematica classica dell'adolescenza ("cosa posso trovare su cui appoggiarmi nel mio oppormi? Sia sui miei genitori che sulla società francese?), cercano anche delle modalità moderne di essere differenti senza sentirsi umiliate, e mantenendo una stima di se stesse. Parlano spesso di onore, di purezza, di pudore, di etica della libertà come se fosse un argomento che noi rifiutiamo. Quanto ai ragazzi, che si scoprono desiderosi di religione dopo essere stati atei o non credenti, dicono talvolta di non voler più avere vergogna di ciò che sono. Rivendicano una posizione esattamente opposta a quella dei loro genitori che erano come cancellati, trasparenti;  essi cercavano di non disturbare la loro religione.

Mi ricordo di quel giovane paziente tossicomane, venuto a consultarmi e a cui avevamo proposto una terapia sostitutiva per aiutarlo a uscire dall'inferno della tossicomania. Dopo aver riflettuto, decise di disassuefarsi in modo 'duro', cioè senza l'aiuto né di farmaci né di curanti, ma con l'aiuto di un imam che si era scelto contro il parere della famiglia che, a sua volta, l'aveva portato alla nostra consultazione. Questo imam gli parlò della religione che suo padre aveva abbandonato per negligenza, secondo le sue stesse parole. Ed una volta uscito dalla tossicomania, che lo riduceva ad "un animale che cercava costantemente la sua preda", come diceva lui stesso, cambiò il suo aspetto fisico, la sua maniera di vestirsi e di vivere per essere più adeguato con ciò che non era mai stato, né lo era stato nessuno della sua famiglia del resto, un uomo mussulmano pio, che dimostra di esserlo, che lo esprime e lo impone all'altro in un certo modo. Questa seconda metamorfosi faceva seguito alla prima, vissuta con l'entrata nella droga. Il passaggio dal mondo dell'infanzia a quello degli adulti si era potuto realizzare per lui solo al prezzo di una violenta trasformazione interiore che lo avrebbe portato a rifiutare quel mondo che gli assomigliava così poco.

 

DALL'"IO" AL NOI E VICEVERSA

Altrove abbiamo dimostrato, per gli adolescenti figli di migranti, ancora di più che per ogni altro adolescente, anche se tale processo appartiene a tutti, l'importanza della dialettica tra filiazione ed affiliazione (Moro, 2002)4: Di chi sono il figlio o la figlia? Cosa mi è stato trasmesso? E a quale gruppo, al plurale, appartengo? In che modo comportarmi in quanto essere umano, come differenziarmi dagli altri restando però legato a loro grazie allo stesso legame sociale? "Il velo può in effetti rappresentare l'espressione più reazionaria del comunitarismo, ma parimenti può essere una delle molteplici espressioni di tale differenziazione personale che creano la singolarità di ciascuno" (De Singly, 2004, p.46)5

E tale questione che si pone per ognuno si pone innanzitutto per chi deve dare una forma unica alla propria alterità, alla propria storia, che d'altronde lo preme spesso piena di buchi, di rinunce, di ambivalenze. Ne deriva la passione per le origini, questo rifiuto talora incomprensibile e privo di senso per il futuro, questa ricerca sfrenata della purezza, dell'ideale. "Ne intuisco la complessità, non ne so nulla o quasi, talvolta non ho nemmeno la stessa lingua dei miei genitori e di tutti coloro che potrebbero trasmettermi questa storia in tutta la sua complessità, nelle sue sfumature, nelle sue ambivalenze e anche grandezze. Allora, tento di ri-crearla. Come dire che io sono e in quale lingua dirlo perché tutti coloro che sono importanti per me ne comprendano il significato e anche gli altri?".

 

IL VELO E' IN SE STESSO UN SEGNO, NE' PIU' NE' MENO.

Tutte le questioni cui abbiamo qui accennato attraverso il pretesto del velo meritano un approfondimento e un confronto. Coi testi sulla laicità a scuola6 e in ospedale7, negli ultimi numeri della rivista L'autre, quello sull'identità francese nel presente numero8 e questo sul velo nelle adolescenti, nella nostra rivista viene stimolata ora una riflessione che speriamo approdi presto ad un prossimo numero della rivista L'autre.

 

 

 

 

 

 

 

Note:

1 Questo articolo è stato originariamente pubblicato nel 2004 nella rivista L'autre, Cliniques, Cultures et Sociétés. La presente traduzione in italiano è di Giuseppe Leo. 

2 Dati del ministero dell'"Education nationale".

3 Göle N. (1991) Musulmanes et modernes. Voile et civilisation en Turquie. Paris : La Découverte ; 2003.  

4 Moro MR. Enfants d'ici venus d'ailleurs. Paris : La Découverte ; 2002. (Nouvelle édition en poche. Paris : Hachette, Coll. « Pluriel » ; 2004). Traduzione italiana "Bambini di qui venuti da altrove. Saggio di transcultura", Franco Angeli, Milano 2005.

5 Intervista apparsa su Libération, 20-21 dicembre 2003, 46-47, p.46.

6 Giraud F. L'école, les cultures et la laïcité. L'autre, Clinique, Cultures et Sociétés 2004 ; 4(3) "Cliniques des Amériques" : 439-54. 

7 Bilis M. A propos de la laïcité à l'hôpital, L'autre, Cliniques, Cultures et Sociétés 2004 ; 5(1) "Les mondes de la nuit" : 5-6.

8 Ouakine L. Le paradoxe de l’identité française. Entre universalisme et différentialisme. L’autre, Cliniques, Cultures et Sociétés 2004 ; 5(1) « Les mondes de la nuit » : 287-300.

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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