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"Max e l'etica dell'incestuosità"

 

   di Alessandro Melazzini

 

 

 

Recensione del libro di Joachim Radkau "Max Weber. Die Leidenschaft des Denkes".

                              Joachim Radkau, "Max Weber. Die Leidenschaft des Denkes", Carl Hanser Verlag, Munich, 2005, pagg. 1008, euro 45.

 

 

 La personalità di Max Weber (1864-1920) non è meno complessa della sua magistrale opera teorica. Ma, a differenza di quest'ultima, finora non è mai stata oggetto di una vera e attenta analisi. Certo abbiamo la corposa biografia della moglie Marianne, una fonte importante che tuttavia glissa su diversi aspetti della vita privata e della personalità del marito, edulcorandone altri a maggiore gloria di entrambi.

A colmare la lacuna ci pensa ora lo storico tedesco Joachim Radkau, smaliziato outsider della comunità weberiana eppure autore di un lavoro tanto imponente quanto godibile: Max Weber. Die Leidenschaft des Denkes ( La passione del pensare), Carl Hanser Verlag, Monaco 2005, pagg. 1008, euro 45,00.

Alla base del lavoro di Radkau vi è la convinzione che l'esperienza famigliare del "grande tedesco", come lo definì Karl Jaspers, suo fervente ammiratore, si sviluppi come un filo rosso per tutta la sua vastissima produzione scientifica, a cominciare dalla tesi di dottorato sulle società in nome collettivo italiane. Per il giovane Weber il capitalismo si fonda innanzi tutto sulla capacità di affrontare il rischio. E ciò è possibile grazie a quell'affidabilità creditizia scaturita da un solido rapporto di fiducia tra i membri della "comune economia famigliare". Weber mostra come l'essenziale solidarietà reciproca tra gli attori economici si rafforzi non solamente durante il concreto svolgimento degli affari, ma anche nei momenti di comune svago, quando ad esempio ci si ritrova assieme per godere dei piaceri della tavola.

Ma la comunanza tra gli uomini - che sia di parentela o di spirito - non ricopre solamente un ruolo importante per i suoi studi teorici. Anzi,è proprio nell'ambito dei rapporti domestici che il pensoso professore trova il riparo, la quiete e l'ispirazione necessarie per affrontare il gravoso impegno dell'analisi sociale:<<solamente in grembo alla famiglia matura l'uomo>>, dichiara egli convinto. Osservando la zia materna Ida Baumgarten Weber fa esperienza diretta, rabbrividendo un poco, di quella rigorosa e implacabile "etica della coscienza" che analizzerà in futuro affiancandola e contrapponendola alla più concreta "etica della responsabilità". E' poi sempre all'ambito dei rapporti di parentela che egli limita il proprio orizzonte erotico: prende prima una cotta per la cugina Emmy Baumgarten, poi sposa la nipote di secondo grado Marianne, s'invaghisce più volte di Else Jaffé, amica intima della moglie nonché amante del fratello minore Alfred e infine s'infervora per la pianista Mina Tobler, usa a frequentare casa Weber. Insomma, la tesi freudiana sull'origine incestuosa della libido sembra scritta apposta per lui.

Non si pensi tuttavia che la famiglia di Max Weber formi un idillio quieto e sereno. La mamma Helene, ad esempio, si intrufola volentieri nelle faccende private del figlio già grandicello. Max la ripaga anni dopo con parole sprezzanti, spalleggiato da Marianne, protagonista di primo piano del movimento femminista tedesco, che accusa la suocera di avergli inibito sessualmente il marito. Critica peraltro ingenerosa, poiché Helene Weber, seppur madre dominante e donna a suo modo profondamente religiosa, all'occorrenza sa anche trasformarsi in una maliziosa consigliera. Come avvenne nel 1903 quando suggerisce agli attoniti sposi di cercare sollievo dagli acciacchi invernali riscaldandosi al sole di Biskra, quello stesso torbido lembo di terra africana descritto l'anno prima dallo scandaloso André Gide nel suo L'immoralista.

Al fratello Alfred Max Weber è legato da un rapporto intenso ma contrastato, carico di una tensione e rivalità intellettuali simili al legame tra Heinrich e Thomas Mann. Il loro carteggio giovanile, fitto di temi religiosi, politici e storici, rappresenta in nuce ciò di cui Max s'interesserà negli anni a venire.

Sebbene Max Weber appaia a molti come una personalità severa, taciturna e sprofondata nei suoi pensieri, egli è ben consapevole dell'importanza dell'elemento conviviale nella formazione sociale di un individuo. Forse per questo, al tempo degli studi universitari e dei primi successi professionali, i suoi momenti più lieti e divertenti sono quelli trascorsi insieme ai ruvidi e genuini compagni di bevute. Come testimonia il nipote Eduard Baumgarten, ricordando quanto lo zio sia <<con tutta l'anima un compagno: [...] nel bere, nel cantare, nel fare lo spaccone e raccontare fanfaronate>>.

Ma Weber è ben lungi dall'essere estraneo all'esperienza del dolore. Se in tenera età è colpito dalla meningite, da adulto soffre di seri "problemi di nervi", quali depressione e nevrastenia. Tanto che nel 1898 proprio a causa dei frequenti tormenti d'animo egli subisce un vero e proprio tracollo psicofisico. Da cui si riprenderà con successo solamente numerosi anni dopo, quando lascerà l'insegnamento universitario e si interesserà con sempre maggiore passione alla politica, fino a prestare il proprio significativo contributo alla stesura della Costituzione della Repubblica di Weimar. Secondo il biografo causa di tutte le sofferenze di Max Weber, come le frequenti e tormentose polluzioni notturne, è un irrisolto rapporto di origine masochista con la sessualità, tale da impedirgli per anni di appagare la moglie.

Che minuziosamente annota e riferisce alla suocera tutto quanto (non) accade sotto il tetto coniugale.

 

 

   

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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