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"Una nuova reale speranza dalla genetica italiana

Oggi vi voglio sottoporre la solita amletica domanda: quali scelte ha oggi una coppia che aspetta un bambino e alla quale hanno diagnosticato con certezza che il nascituro sarà affetto da thalassemia?

“ che razza di domanda “ farete voi “ ma la risposta è semplice e nota a tutti, interruzione di gravidanza o accettazione di mettere al mondo un figlio malato”

Semplice e complicato ad un tempo: noi, io e mia moglie, abbiamo scelto la seconda ipotesi e non è stato facile; ma alla fine siamo stati e siamo felici di avere messo al mondo una gioia di figlio che amiamo follemente e che ci ricambia con lo stesso incondizionato amore. E poi voglio proporvi una riflessione: se mio figlio fosse nato sano, come la maggioranza, e mi chiedesse se, prima della sua nascita, avessimo fatto gli opportuni accertamenti per vedere se era sano e avessimo scoperto che era thalassemico, cosa avremmo fatto? La risposta sarebbe stata: avremmo interrotto la gravidanza; come a dire, senza metafore: avremmo scelto di eliminarti. Io al suo posto, al posto di mio figlio, avrei detestato i miei genitori per tutta la vita.

  Non è bello ciò che sto scrivendo; ma ritengo che sia, in definitiva, la cruda, terribile realtà di tante coppie.

  Sarà sempre così?   Sembra proprio di no!

  Avevo avuto notizia, da fonte bene informata, qualche tempo fa, del dramma che stava vivendo una coppia di una certa zona d’Italia, dramma del tutto simile a quello teste tratteggiato. Avevo avuto un contatto ravvicinato e da quel momento avevo appreso che al Cervello di Palermo proponevano di intervenire in utero. Avevo ammirato il coraggio di questa coppia di sposi, che dopo momenti di grande sofferenza avevano scelto di tentare: quale amore più grande per la propria creatura di chi tenta qualcosa di estremo, pur sapendo che se ci fosse stato un fallimento, avrebbero allevato un figliolo affetto da thalassemia Major.

  Adesso la notizia è stata data e siamo felici per questi cari amici e per tutto ciò che il loro coraggio potrà rappresentare per tutti.

  In effetti il Dr. Aurelio MAGGIO, capo dell’équipe che ha portato a termine questo trapianto, aveva già tentato due volte e al terzo tentativo, grazie alla esperienza acquisita, il risultato è stato coronato da successo.

  Ma in parole povere, cosa è effettivamente avvenuto?

  Sembra che sia stato fatto prima un intervento sul sistema immunitario della madre, per evitare un possibile rigetto e dopo sono state trapiantate nel feto le cellule estaminali del padre. Alla nascita, avvenuta nove mesi fa, il piccolo (al quale daremo il nome convenzionale di Primo) produceva regolarmente emoglobina fetale, la quale si è andata incrementando, tanto che oggi il valore è di grammi 11,7. Da alcuni giorni è stato rilevato che una parte di questa emoglobina, circa grammi 1,5, è emoglobina adulta, il che lascia sperare in una progressiva apertura dell’interruttore.

  In questi giorni Primo è sottoposto a continui controlli, per accertare se sia necessaria un’ulteriore seconda infusione di cellule estaminali del padre, con il quale si è stabilita una completa compatibilità anche eritrocitaria. Il bambino ha già superato brillantemente due malanni di stagione con febbre altissima, senza che il suo livello di emoglobina ne abbia risentito.

  Che dire: senza dubbio una nuova frontiera si è aperta e le prospettive sono positive per tutti i nostri figli; perché finalmente i meccanismi del trapianto di cellule stanno rivelando i loro segreti e qualcosa di magico è avvenuto e, ne sono certo avverrà ancora.

  Ai genitori di Primo tutto il nostro affetto e la nostra ammirazione incondizionata, voi avete aperto alla Thalassemia una nuova e concreta speranza.

  All’amico Dr. Aurelio MAGGIO ed ai suoi collaboratori, l’augurio scontato che Primo non rimanga a lungo Unico.

   

 

Giacomo SIRO BRIGIANO